PORTILIA, Andrea
PORTILIA, Andrea. – Nato a Torino poco prima della metà del XV secolo da un certo Stefano di cui non si hanno altre notizie, è ritenuto il primo tipografo attivo nella città di Parma per la pubblicazione, il 23 settembre 1472, di un volumetto con tre brevi testi sull’educazione, il De liberis educandis di Plutarco, il De officis liberorum erga parentes di san Girolamo e il De legendis gentilium libris di san Basilio (Indice generale degli incunaboli [= IGI] 7914).
Sono da ritenere non provate le attribuzioni alla città di Parma di edizioni precedenti: un De oratore di Cicerone (1465), una Historia naturalis di Plinio (1470), e una Passione di Cristo ora attribuita, pare con più stringenti ragioni, al piccolo centro di Bondeno vicino a Ferrara e all’anno 1463.
Subito dopo la prima edizione parmense, Portilia si recò a Bologna dove pubblicò una ben più impegnativa opera giuridica, le lezioni di Alessandro Tartagni Super secunda parte Digesti veteris cum apostillis, datate 21 dicembre 1472 nella casa e a spese del notaio Antonio dalle Tuate e del figlio Achille (IGI 9283, 9337). Il parmigiano Francesco Dal Pozzo, docente di retorica presso lo Studio e attivo nel favorire imprese tipografiche di ogni genere, nella lettera di dedica al curatore, Achille Tuvato, ne loda la perizia tipografica: fu un buon viatico per Andrea che, rientrato a Parma, portò a termine il 6 marzo 1473 la stampa dei Trionfi di Francesco Petrarca (IGI 7542) con il commento attribuito a Francesco Filelfo. La bella e nitida impostazione della stampa sembra corrispondere agli elogi che nel colophon il tipografo si attribuisce di «dedalicus» e di «gloria magna» della sua patria.
Il 22 ottobre 1473 il bidello dell’Università dei giuristi, Lazzaro della Penna, e due studenti siciliani costituirono una società per la stampa di 440 esemplari dell’imponente Repertorium utriusque iuris di Pietro da Monte (IGI 6720). Ne affidarono la correzione al dottore Pietro Zoni per 120 ducati e la stampa, per 700 ducati, ad Andrea Portilia, ormai in grado di realizzare edizioni di alta qualità. Ma l’impresa fu più ardua del previsto, con grandi difficoltà nell’assetto finanziario, nell’approvvigionamento della carta, nell’allestimento delle attrezzature tipografiche, nella preparazione degli esemplari e nella correzione dei testi. Nella società al posto di uno studente, tornato in Sicilia, subentrarono i notai Giovanni Battista Grassi e Pietro Aimerici che si impegnarono a fornire la carta necessaria. A rallentare i tempi di produzione si intromise anche Antonio dalle Tuate, che accusava Portilia di servirsi nella nuova impresa di un torchio di sua pertinenza e di aver sottratto, nel 1473, dodici esemplari dell’edizione di Tartagni: solo nell’estate del 1475 Portilia vinse la causa poiché dimostrò di aver ritirato il torchio e i dodici esemplari con il consenso di Achille dalle Tuate figlio di Antonio.
Inoltre Portilia, contro i patti stipulati con Lazzaro della Penna e gli altri soci, aveva stampato alcune opere di poche carte, come la Repetitio de fide instrumentorum di Andrea Barbazza (IGI 1226) e i Singularia iuris di Francesco da Crema (IGI 4088). Nuove clausole tra le parti non riuscirono tuttavia a rendere più spedita l’edizione del Repertorium; solo il 31 gennaio 1475 si giunse alla stipulazione di accordi più efficaci.
Con l’assunzione di nuovi collaboratori Portilia avrebbe lavorato su tre torchi con il compenso di 30 ducati ogni cinque quinterni di carte stampate, mentre un altro tipografo, Stefano Merlini da Lecco, avrebbe stampato su un quarto torchio con uguale compenso; inoltre dal 24 settembre 1474 la correzione dei testi non era più affidata a Pietro Zoni ma al rettore e a uno studente del Collegio di Spagna. Portilia continuò a lavorarvi fino al mese di aprile 1475, poi in accordo con gli editori consegnò tutte le attrezzature tipografiche al notaio Giacomo Cevenini da loro delegato. Terminata finalmente la stampa, ripartite tra loro le spese e gli utili, il 5 dicembre 1475 gli editori consegnarono al libraio Michele da Casale le copie rimaste per facilitarne la vendita.
Nel 1478 Portilia risulta di nuovo a Parma, dove nel frattempo era molto attiva, in ambito giuridico e umanistico, anche la tipografia del lionese Stefano Corallo, le cui edizioni presentavano caratteristiche simili alle sue, tanto da far ritenere, a torto, che operassero di comune accordo, mentre in realtà rispondevano in modo simile alle sollecitazioni degli ambienti intellettuali di Parma e delle altre città emiliane al cui servizio si ponevano.
Se si escludono alcune brevi pubblicazioni di facile smercio e di poche carte, come il Sermone dei dodici frutti della confessione di Antonio da Vercelli (1479), il compendio dei Notabilia di Matteo Matesillani (1480), la Certatio deorum di Andrea Aicardi (1480) e poco altro, nei cinque anni trascorsi a Parma dal 1478 al 1482, tutta la produzione di Andrea Portilia rispose alle esigenze degli studia humanitatis: oltre a strumenti per la scuola come le Elegantiolae di Agostino Dati (1478) e le Regulae grammaticales di Guarino Veronese (1480), troviamo due edizioni di Virgilio (1479 e 1482), due di Ovidio (1480 e 1481) oltre al commento di Antonio Volsco (1481), due dell’Historia naturalis di Plinio (1480 e 1481), due di Esopo (1481 e 1482) e infine il De mirabilibus mundi di Solino (1480) e le Epistolae ad familiares di Cicerone (1482). Due anni più tardi, nel 1484, Portilia stampò a Reggio Emilia una imponente edizione della lettura Super prima parte Digesti veteris di Alberico da Rosate (IGI 138) e alcune opere di minor mole non sottoscritte.
Dopo il 1484 non sono attestate più sue edizioni. Si pensa sia morto poco più tardi, all’età di circa quarant’anni.
Fonti e Bibl.: E. Orioli, Alcune notizie di stampatori del secolo XV, in Il Bibliofilo, X (1889), pp. 41-43; Id., Contributo alla storia della stampa in Bologna, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 3, XVII (1898-1899), pp. 161-205; L. Sighinolfi, Francesco Puteolano e l’origine della stampa in Bologna e in Parma, in La Bibliofilia, XV (1913), pp. 263-266, 331-344, 383-392, 451-467; V. Ferrari, Lo stampatore A. P. a Reggio nel 1479, in Il libro e la stampa, VIII (1914), 1-2, pp. 13-22; A. Sorbelli, Storia della stampa in Bologna, Bologna 1929, pp. 15-18; D. Fava, La cultura e la stampa italiana nel Quattrocento. Modena - Reggio Emilia - Scandiano, Modena 1943, pp. 133-135; A. Ciavarella, L’Aesopus moralisatus stampato in Parma da A. P. nel 1481, Parma 1962; L. Balsamo, Produzione e circolazione libraria in Emilia, Parma 1983, pp. 11-39; Id., Editoria e umanesimo a Parma fra Quattro e Cinquecento, in Parma e l’umanesimo italiano, a cura di P. Medioli Masotti, Padova 1986, pp. 77-95; G. Montecchi, Il libro nel Risorgimento, Roma 1997, pp. 157-163; R. Lasagni, Dizionario biografico dei parmigiani, IV, Parma 1999, p. 5; Id., L’arte tipografica in Parma, I, Parma 2013, pp. 255-282.