POZZO (anche Pozz1, Del Pozzo, Dal Pozzo), Andrea
Pittore, architetto, prospettico, nato a Trento il 30 novembre 1642, morto a Vienna il 31 agosto 1709. È falso che egli fosse tedesco e portasse il nome di Brunner, italianizzato poi in Pozzo. Scolaro dei gesuiti a Trento, studiò con ignorati maestri veneziani; nel 1665, a Milano, entrò nella Compagnia di Gesù, dove raggiunse soltanto il grado di coadiutore, per cui gli spetta il titolo di fratello e non quello di padre che gli si dà spesso. Abbandonata per qualche tempo la pittura, poi la riprese; visitò Genova (dip. al Gesù), Venezia (dip. agli Scalzi e a S. Maria dei Gesuiti?). Dipinse nel 1679 a Mondovì nella chiesa dei gesuiti la sua prima opera importante, la vòlta, preludio a quella romana di S. Ignazio; dal 1678 a Torino, nella chiesa dei gesuiti (Ss. Martiri). Fu chiamato a Roma, su consiglio del Maratta, dal p. generale Oliva, nel 1681. Progettò l'altar maggiore e quello di S. Ignazio al Gesù, l'altare di S. Luigi Gonzaga a S. Ignazio (ultimati entrambi nel 1700); un altare per S. Sebastiano a Verona; e l'altar maggiore di S. Maria delle Grazie presso Arco (1687). Dipinse in questo periodo, con molti quadri di altare, il corridoio davanti alla stanza di S. Ignazio nella Casa Professa, l'architettura dipinta sopra l'altar maggiore di S. Pantaleo, e il suo capolavoro, la vòlta di S. Ignazio, a cui lavorò per sei anni. Fuori di Roma, architetture e quadri d'altare al Gesù di Frascati e al Gesù di Montepulciano; la cupola a Ss. Fiora e Lucilla ad Arezzo, il presbiterio e la navata maggiore a S. Bartolomeo di Modena. Da Roma diede (1700) i piani per il duomo di Lubiana; e al più tardi nel 1702, chiamato dall'imperatore Leopoldo a cui aveva dedicato il trattato di prospettiva, si trasferì a Vienna. Colà ricostruì l'interno della chiesa dei gesuiti, affrescò la vòlta della biblioteca e la vòlta del palazzo Liechtenstein (1704-07). Altri affreschi nelle chiese di S. Anna e di S. Pietro, l'altar maggiore della chiesa dei francescani, ecc.
Nella sua architettura sono manifeste le tracce del Borromini, il cui verbo egli propagò in Austria, con qualche materialità di traduzione. Nel suo trattato di Prospettiva de' pittori e architetti (1ª parte, 1693; 2ª, 1698; poi molte ristampe), che contiene due progetti per la facciata di S. Giovanni in Laterano, il P. cerca evidentemente stravaganze di composizione e di particolari, aspramente censurate dal Milizia, e da cui si astenne nella pratica dell'arte. In questa portò una fantasia ricchissima, un po' teatrale, frenata da un gusto sicuro anche nella scelta dei materiali svariatissimi.
V. tavv. XXXIII e XXXIV.
Bibl.: J. Braun, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVII, Lipsia 1933 (con ampia bibl.). Da aggiungere: F. Milizia, Memorie degli architetti antichi e moderni, II, Parma 1781, p. 275; Gallaccini, Sopra gli errori degli architetti, Venezia 1767; A. Bergner, Das barocke Rom, Lipsia 1914; A. Muñoz, Roma barocca, Milano-Roma 1919, p. 381 segg.; A. E. Brinckmann, Baukunst des 17. und 18. Jahrh. in den romanischen Ländern, Berlino 1919; N. Pevesner, Die it. Malerei vom Ende der Renaissance bis zum ausgehenden Rokoko, Berlino 1928; M. Labò, Il Gesù (S. Ambrogio), Genova 1933.