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RANZI, Andrea

di Donatella Lippi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86 (2016)
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RANZI, Andrea

Donatella Lippi

RANZI, Andrea. – Nacque a Pesaro il 13 settembre 1810, figlio naturale del conte Giulio Perticari della Petrella e di Teresa Ranzi Furlani.

A Pesaro compì i primi studi, per poi frequentare il seminario di Tolentino, sotto la guida dell’abate don Caterro Serrani.

Nel 1831 si iscrisse all’Università di Pisa, dove insegnava medicina operatoria il forlivese Giorgio Regnoli, che aveva esercitato la chirurgia a Pesaro. Il 4 giugno 1835 si laureò in chirurgia con Ranieri Gerbi, e pubblicò nello stesso anno a Pisa le Osservazioni chirurgiche di malattie trattate nella clinica esterna dell’I. e R. Spedale di Pisa e dal chiarissimo prof. Giorgio Regnoli, e raccolte dai dd. Andrea Ranzi e Girolamo Regnoli.

Dal 1836 al 1837 soggiornò a Parigi per perfezionarsi con i chirurghi César Roux, Jacques Lisfranc, Alfred Armand Louis Marie Volpeau, Gabriel Andral e con François Joseph Victor Broussais, Jean Civiale, François Magendie. A Vienna, frequentò corsi di oftalmologia. Conseguì la matricola per l’esercizio della professione a Firenze il 24 febbraio 1838 presso la Scuola di complemento e perfezionamento di S. Maria Nuova, e fu nominato assistente di Regnoli; nel 1840 divenne suo aiuto alla cattedra di clinica chirurgica dell’Università di Pisa.

Risale al 1838 la pubblicazione a Pisa del Nuovo metodo per l’estirpazione della lingua, immaginato ed eseguito dal professor Giorgio Regnoli ed esposto dal dottor Andrea Ranzi, che avviò un acceso dibattito scientifico, e al 1840 altri due contributi: Del rinnovamento dell’antica maniera di considerare le malattie dette veneree: libri due del dottore Andrea Ranzi e Della degenerazione cancerosa e della completa estirpazione della tonsilla praticata dal cav. prof. Giorgio Regnoli: nota del dott. Andrea Ranzi, ajuto alla cattedra di clinica chirurgica nell’I. e R. Università di Pisa. In quest’ultimo saggio, seguendo un metodo già sperimentato nelle sue pubblicazioni, prendeva avvio dalla storia di quel tipo di intervento, per poi descrivere il caso clinico, aggiungendo un commento personale.

Nel 1839, 1841 e 1843 partecipò alla I, alla III e alla V Riunione degli scienziati italiani, che si tennero, rispettivamente, a Pisa, Firenze e Lucca, pubblicando, nel 1842, Ulteriori argomenti intorno alla terapeutica dei morbi detti venerei: lettera del dottor Andrea Ranzi al professore Telemaco Metaxa, e nel 1843, Dello esperimento d’inoculazione del pus venereo istituito ne’ tempi odierni come valido sostegno del virus e come infallibile criterio diagnostico de’ morbi sifilitici: nota del dott. Andrea Ranzi con un saggio di pratiche osservazioni del medesimo. Riallacciandosi alla pubblicazione del 1840, Ranzi introduceva un approccio sperimentale, portando come prova gli esiti delle sue ricerche, con cui criticava le inoculazioni di Philippe Ricord, primario all’Hôpital du Midi di Parigi, il sifilografo che aveva distinto, per primo, i tre stadi della malattia, differenziando l’ulcera sifilitica dall’ulcera molle.

Alla scomparsa di Filippo Civinini, nel 1844 fu affidata a Ranzi la supplenza alla cattedra di patologia chirurgica dell’Università di Pisa, di cui divenne titolare l’anno successivo, fino al 1849. Dopo aver partecipato alla prima guerra di indipendenza, fu chiamato a sostituire Ferdinando Zannetti alla cattedra di clinica chirurgica e medicina operatoria presso la Scuola di complemento e perfezionamento, istituita a Firenze, in S. Maria Nuova, come sezione dell’Ateneo pisano. Terminata la guerra, infatti, Zannetti era tornato a Firenze; il suo rifiuto dell’onorificenza del granduca, ripristinato sul trono, gli costò dieci anni di allontanamento dalla docenza nella Scuola di S. Maria Nuova, che poté assumere nuovamente solo nel 1860, come professore di clinica chirurgica.

Dopo avere correttamente chiesto a Zannetti il beneplacito a succedergli nell’incarico, Andrea Ranzi iniziò i corsi nel 1850, pubblicando a Firenze, l’anno successivo, una riflessione Delle principali cagioni che portarono la decadenza della professione del medico: discorso del professore Andrea Ranzi pronunziato il 4 novembre 1851 nella solenne apertura della Scuola medico-chirurgica di complemento e perfezionamento nell’Arcispedale di S. Maria Nuova, in cui sottolineava le modifiche della didattica e l’eccessivo impegno mnemonico richiesto, invocando un aumento del tirocinio pratico, ma non sul vivente, e, dal punto di vista dell’esercizio professionale, una maggiore solidarietà sociale, attraverso il potenziamento dell’associazionismo.

Punto focale della sua riflessione era, generalmente, il riconoscimento dell’alta dignità della chirurgia, sostenuta da forti istanze etiche e deontologiche. Supportato da questa esperienza, nell’agosto del 1853 ottenne un congedo di tre anni per recarsi al Cairo come medico di Abbas pascià, viceré d’Egitto. In questo periodo si dedicò anche alla ricerca, studiando la scarica elettrica del siluro del Nilo, tanto potente da invertire l’ago astatico del galvanometro che si era fatto spedire da Parigi, e pubblicando poi studi redatti negli anni precedenti, tra cui i Trattenimenti di clinica chirurgica per i semestri degli anni scolastici 1850-51-52-53 avuti coi giovani praticanti nell’Arcispedale di S. Maria Nuova dal prof. cav. Andrea Ranzi (Firenze 1855). Tornò in Italia nel 1855, alla morte di Abbas pascià, dopo aver contribuito alla fondazione di un sistema di istruzione medico-chirurgica sul modello toscano, passando per Parigi e Londra: a Parigi, frequentò le lezioni di Auguste Nelaton.

Fino al 1858 tenne di nuovo il corso di clinica chirurgica e medicina operatoria a Firenze, che cominciò con una prolusione dedicata alle dottrine vitalistiche, da lui screditate nel confronto con l’approccio sperimentale della Scuola toscana. Dava nel frattempo alla luce diverse pubblicazioni, tra cui lo studio Intorno alle ernie addominali e più particolarmente di quelle strangolate, in Gazzetta medica toscana, VII (1856), 1, pp. 413-417), in cui richiamava la necessità di individuare un modello operatorio efficace, che non mettesse a rischio la vita del paziente, utilizzando anche dati statistici, raccolti nell’esercizio chirurgico in S. Maria Nuova e messi a confronto con quelli degli ospedali di Parigi, dove la mortalità era molto più alta. Esaminava inoltre le tecniche proposte dai chirurghi più accreditati di tutta Europa, per poi sottolineare l’inutilità delle varianti minime introdotte dalle varie scuole.

Collaborò a Lo sperimentale, che succedeva alla Gazzetta medica toscana, e si apprestava a pubblicare la seconda edizione delle Lezioni di patologia chirurgica in tre volumi, che rimasero incompiute e pubblicate postume (Firenze 1860-1863), a cura di Antonio Marcacci. La malattia cardiaca che lo affliggeva lo portò infatti a morte il 4 gennaio 1859. Venne sepolto a Firenze, nella chiesa di S. Miniato al Monte.

Fu socio di molte Accademie, membro del Collegio medico fiorentino, presidente della Società di mutuo soccorso e di quella medico-fisica fiorentina.

Ebbe un figlio naturale, Giulio (1832), che riconobbe, e due figlie, Teresa (1842), nata dalla prima moglie, Mary Higgins, e Matilde (1851), dalla seconda moglie, Hellen Georgiana Minshull.

Fonti e Bibl.: Per iniziativa del marchese Pierandrea Dosi Delfini di Milano, l’archivio personale di Andrea Ranzi è stato donato al Centro interdipartimentale di ricerche di farmacologia clinica e terapia sperimentale dell’Università di Pisa. L’inventario (Un umanista illuminato. Inventario dell’archivio di A. R., docente di chirurgia nell’Ateneo pisano dell’Ottocento, a cura di D. Ronco - A. Mallegni, Pisa 2008), insieme ad altri materiali relativi alla vita e all’attività professionale, è reperibile all’indirizzo: www.sba.unipi. it/it/risorse/archivio-fotografico/persone-in-archivio/ranzi-andrea (28 maggio 2016).

G. Brugnoli, Cenni necrologici su Agostino Capello, A. R., Domenico Cavazzi, Francesco Freschi, Michele Medici, Vincenzo Michelini […] discorso letto nella sessione del 14 luglio 1859, Bologna 1859 (estr. da Bullettino delle scienze mediche di Bologna, nov.-dic. 1859); C. Burci, Sul professore A. R.: parole aggiunte al di lui ritratto pubblicato per cura dei giovani studenti di medicina e chirurgia alla Università pisana, Pisa 1859; C. Ghinozzi, Della necessità di considerare sempre mai le attinenze del fisico col morale segnatamente per riguardo ai costumi degli uomini e alle leggi punitive: discorso letto nell’aula delle scuole di complemento e di perfezionamento..., Firenze 1859; Cenni sulla vita scientifica del cav. professor A. R., Firenze 1859; G. Gray De Cristoforis Dosi-Delfini, Un illustre clinico nel battaglione universitario pisano, Parma 1982, pp. 91-111 (estr. da Archivio per le province parmensi, s. 4, 1981, vol. 33).

Vedi anche
Pilla, Leopoldo Geologo (Venafro 1805 - Curtatone 1848); prof. (dal 1841) di mineralogia e geologia nell'università di Pisa. Si occupò soprattutto di vulcanologia, con particolare riguardo al Vesuvio, all'Etna e allo Stromboli, e compì studî geologici sulla Toscana. Pubblicò il Cenno storico sui progressi della orittognosia ... Mossòtti, Ottaviano Fabrizio Fisico e patriota (Novara 1791 - Pisa 1863). Assistente (1813) all'osservatorio di Brera, nel 1823 fu costretto a lasciare l'Italia perché sospetto alla polizia austriaca. Esule a Ginevra e a Londra, fu poi (1827) prof. di astronomia e di fisica all'univ. di Buenos Aires; chiamato (1835) all'univ. di ... Pìria, Raffaele Chimico (Scilla, Reggio di Calabria, 1813 - Torino 1865). Laureatosi in medicina, studiò chimica con Dumas a Parigi, dove realizzò importanti ricerche sulla salicina. Fu docente di chimica all'univ. di Pisa, dove ebbe fra i suoi allievi C. Bertagnini e S. Cannizzaro, e in seguito all'univ. di Torino. ... Matteucci, Carlo Chimico, fisiologo, fisico (Forlì 1811 - Ardenza 1868). Tra il 1831 e il 1838 fu prof. di fisica a Bologna e poi a Ravenna e a Pisa; si occupò di elettrofisiologia e di elettrochimica, dimostrando tra l'altro, indipendentemente dalle note esperienze di M. Faraday, le leggi sull'elettrolisi e traendone ...
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