REDUSI, Andrea
REDUSI (Redusii, Redusio, Quero, da Quero), Andrea. – La famiglia di Redusi, cancelliere del Comune di Treviso vissuto fra Tre e Quattrocento e autore del Chronicon tarvisinum, si trasferì in città dalla località di origine (Quero, nelle Prealpi trevigiane), agli inizi del Trecento.
Con il fratello Ferruccio, fu Redusio di Bartolomeo di Quero, nato verso la fine del Duecento, a inurbarsi (prima del 1314), acquisendo la cittadinanza (1331) e affermandosi nel commercio all’ingrosso fra Venezia, Treviso e l’area alpina (Quero, ove i Redusi mantennero casa, beni e relazioni, si trova alle chiuse del Piave). Nel 1335 Redusio acquisì la qualifica, importante, di nobilis rusticanus; ma soprattutto fece un matrimonio, di assoluto rilievo, con Alice di Manfredo di Collalto, della (ancora potente e prestigiosa) famiglia comitale trevigiana. La scelta segnò indelebilmente l’orientamento politico e la storia stessa della casata.
Redusio morì attorno al 1364. Dei suoi otto figli, due fra i tre maschi ebbero un particolare rilievo. Bartolomeo fu notaio di prestigio, e tra il 1377 e il 1384 svolse le funzioni di cancelliere del Comune di Treviso; ma fu soprattutto Taddeo (nato verso il 1330), a stringere vieppiù i legami con i Collalto e in particolare con Rambaldo IX, del quale fu sovente procuratore, amministratore e, per così dire, factotum. Svolse anche una non trascurabile attività pubblica per il Comune di Treviso (una missione presso il doge è del 1374), e seppe abilmente acquisire la fiducia di Francesco il Vecchio da Carrara durante il dominio di costui su Treviso (1384-88), anche dopo che il signore di Padova aveva occupato (per la sua importanza strategica) Quero.
Oltre ad Andrea, Taddeo Redusi ebbe altri due figli: Giovanni, che collaborò con il fratello nell’attività politica e militare, e Giacomo, a sua volta castellano per conto della Repubblica veneta (1406) e poi laureato in diritto, giudice (fu committente di un codice con il commento di Bartolo da Sassoferrato oggi al British Museum, Ms. Arundel 473) e vicecancelliere del Comune di Treviso a fianco del fratello. Una parte delle vicende del padre sono narrate con efficacia da Redusi nel Chronicon.
Andrea Redusi nacque forse negli anni Sessanta, visto che attorno al 1384 era già in grado di collaborare con il padre Taddeo nella ricostruzione delle case avite a Quero. Fra il 1384 e il 1391 studiò a Padova grammatica, retorica e ars notarie, assistendo nel 1390 alla restaurazione del dominio carrarese in città da parte di Francesco Novello, e gestendo almeno in un’occasione la borsa di studio costituita da Tommaso Salinguerra per gli studenti trevigiani. Attorno al 1395 sposò una Clara, di famiglia ignota, dalla quale ebbe negli anni successivi cinque figli (Redusio, Taddeo, Gabriele, Flordiana e Costanza, detta Casta, che fu moglie del suo successore nel cancellierato); si risposò successivamente con Rica del fu Antonio Montanaro da Vicenza, che gli sopravvisse.
Uomo d’azione oltre che di pensiero, abile a governare gli uomini e a maneggiare le armi non meno della penna, competente e interessato al fatto bellico, Redusi dal 1390 lavorò nella Cancelleria comunale di Treviso (dal 1388 nuovamente soggetta a Venezia dopo le parentesi asburgica e carrarese). Ivi nel 1391 compare a fianco del colto cancelliere veneziano Paolo de Bernardo; almeno dal 1399 fu poi notaio del ‘maleficio’. La sua carriera militare e diplomatica iniziò invece nel 1404. Forse per la carica ricoperta in città, risultava già godere della piena fiducia del governo veneziano: nell’incerta fase determinata dalla morte di Gian Galeazzo Visconti, che portò Venezia ad acquisire il dominio di Feltre e Belluno (1404) fu inviato ad acquisire il controllo dei castelli di Zumelle (Belluno) e di Scala (in Valsugana); nel 1406 inoltre, gestendo molto denaro, con Francesco Bembo acquisì per Venezia il controllo di Bassano (dove subito dopo fu castellano) e del suo territorio. Continuò negli anni successivi la sua professione, ma a ogni crisi militare e politica fu chiamato a operare. Nel 1411, quando Pippo Spano e gli ungheresi conquistarono Feltre, sfruttando la conoscenza dell’ambiente riacquisì a Venezia il controllo di Castelnuovo di Quero; dallo stesso anno fu castellano a Bassano, e nel 1414 – correndo anche dei rischi durante un avventuroso viaggio nelle Prealpi vicentine – fu inviato presso Pandolfo Malatesta per indurlo ad assumere il comando dell’esercito veneto. Ebbe successo, e rientrato immediatamente a Bassano dovette difendere la cittadina dagli ungheresi. Anche dopo che, il 6 ottobre 1416, divenne cancelliere di Treviso, si distinse nel prendere precauzioni per la difesa della città in occasione dell’ingresso di truppe mercenarie (1417), nel recupero di 300 fanti trevigiani disertori (1418), nel guidare nei sentieri delle Prealpi tra Quero e Feltre l’esercito veneto che riconquistò la città (1419). Nel 1420 prese parte all’assedio di Cordignano nel Friuli occidentale (1420), mobilitando insieme con il fratello Giovanni complessivamente un migliaio di distrettuali trevigiani. Una missione diplomatica di rilevante importanza fu quella del 1425: fu inviato a Sarzana e Pontremoli per indurre i reggitori fiorentini a sostenere i fuorusciti genovesi ostili a Filippo Maria Visconti (che governava la città ligure dal 1421). Partecipò attivamente anche alla successiva guerra contro il duca di Milano, che portò alla dedizione di Brescia alla Repubblica veneta, entrando il 10 gennaio 1427 come castellano del castello maggiore di Brescia.
Tutte queste vicende le conosciamo particolareggiatamente dal Chronicon, nel quale Redusi – consapevole di sé e del proprio prestigio – ‘si racconta’ volentieri. La narrazione si arresta al 1428, ma è comunque probabile che sia stata quella ora menzionata l’ultima esperienza militare di un uomo ormai anziano, sicuramente sui settant’anni. Negli anni successivi, egli continuò invece a svolgere le funzioni di cancelliere, circondato da rispetto e ammirazione: ne è prova la lettera piena di sperticate lodi che il grammatico Stefano Fieschi di Soncino indirizzò nel 1435 a Zanandrea da Orsenigo (laureato a Padova nel 1431, marito di Casta Redusi). Avveduto e abile come sempre (aveva anche coinvolto, negli anni, diversi nipoti e parenti, nelle varie cariche disponibili a palazzo), si dimise da cancelliere nel giugno del 1442 verosimilmente per gestire in prima persona l’avvicendamento nella carica, e morì pochi mesi dopo, il 4 dicembre 1442.
L’impeccabile fedeltà marciana di Redusi è molto significativa: nei decenni nei quali Venezia costituì il dominio di Terraferma, nessun funzionario padovano, veronese o vicentino poteva minimamente esibire un simile curriculum. Il fatto è che i rapporti tra Venezia e Treviso erano ben più stretti, e il patriziato lagunare aveva piena conoscenza delle élites trevigiane. La formula con la quale il Senato veneto approvò, nel 1416, la nomina a cancelliere di Redusi non era solo retorica: «cum ipse Andrea multum recomendetur de maxima fidelitate, sufficientia et fama, qui pro honore et statu nostro diversimode et in diversis partibus multum insudavit» (Beda Pazé, 1990, I, p. 224 n. 132).
Il Chronicon tarvisinum (l’etichetta è muratoriana) fu redatto da Andrea «negli anni tra il 1420 e il 1430» (Beda Pazé, 1990, I, p. 159); certamente l’autore vi attendeva nel 1427, durante il suo soggiorno bresciano. Il codice che lo tramandava (impegnativo e di grande formato: «in gran folio di pergamena, e maggiore d’un messale»: Beda Pazé, 1990, II, p. 775, doc. 148), forse autografo, fu donato da un Bartolomeo Redusi nipote dell’autore – probabilmente, un notaio Bartolomeo di Giovanni di Bartolomeo – ad Antonio conte di Collalto, che lo fece rilegare nel luglio 1460. Andò poi smarrito a fine Cinquecento (un erudito trevigiano, il Burchelati, lo vide negli anni Ottanta ma poco dopo Niccolò Mauro ne lamentava la scomparsa). Nel 1723 Antonio Rambaldo da Collalto (sollecitato da Muratori, informato a sua volta da Gerard Voss) lo ritrovò e annunciò orgoglioso a Muratori di averlo «comperato a peso d’oro e miracolosamente trovato quando stava imbarcato per passare nell’Inghilterra» (doc. 148). Per conto di Muratori, da questo manoscritto trasse copia (anch’essa persa) dell’opera P.E. Gherardi. Conservato nel castello di S. Salvatore di Collalto, presso il Piave, il manoscritto fu distrutto durante la prima guerra mondiale.
Muratori si avvide che nella Chronica erano riprodotti altri testi, alcuni già editi nei Rerum quali il Pomerium Ravennatis ecclesie di Riccobaldo da Ferrara cui si doveva il racconto sino all’anno 1297, e la Chronica de novitatibus Padue et Lombardie di Guglielmo Cortusi che copriva il racconto dal 1308 – forse riportando quanto detto sulla Guerra di Ferrara – al 1358 (l’arco di tempo dal 1294 al 1307 era lasciato scoperto). Terminate le pagine che riproducevano l’opera di Cortusi, la Chronica riprendeva, dopo un altro salto cronologico, dal 1368 – proponendo il resoconto dell’assedio che i veneziani posero a Trieste – per giungere sino al 1428. Ma l’editore segnalava che anche per gli anni più recenti il testo non era omogeneo e che ospitava al proprio interno altri scritti tra i quali – senza fare ulteriori ricerche – citava la lettera del 1416 di Poggio Bracciolini a Leonardo Bruni nella quale si narrano il processo e la morte sul rogo di Girolamo da Praga (edita in Prosatori latini del Quattrocento, a cura di E. Garin, Milano-Napoli 1952, pp. 228-240). Muratori decise, quindi, di pubblicare nel volume XIX dei Rerum Italicarum scriptores (Milano 1731, coll. 741-866) solo l’ultima parte della Chronica – l’unica che rimane, poiché altri testimoni sono al momento irreperibili – riproducendo il breve prologo d’autore (in cui Redusi dedicava il suo scritto a un doge di Venezia di cui non era riportato il nome, probabilmente Francesco Foscari eletto nel 1423), una descrizione dell’opera da cui si evinceva che Andrea aveva scritto una storia universale (ma questo brano rischia di essere fuorviante, perché l’editore non ha indicato che riproduce un passo del prologo del Pomerium in cui Riccobaldo illustrava la struttura della sua compilazione) e la parte di testo che partiva dall’anno 1368.
Le pagine della Chronica ancora conservate – in cui il preponderante rilievo per le vicende militari è forse acuito dal conflitto tra Venezia e Milano che risale ai primi anni del dogado di Foscari – possono essere divise in due blocchi principali dalle caratteristiche assai diverse: la prima sezione copre gli anni dal 1368 al 1380 ed è costituita da una sintetica e ordinata esposizione dei fatti bellici svoltisi in quei decenni a Venezia, nel Veneto e in Friuli; la seconda è costituita dal disordinato susseguirsi di racconti riguardanti fatti di argomenti disparati (prevalentemente militari), accaduti di norma entro i confini della Marca trevigiana e del Friuli, sui quali sino al 1426 quasi mai si forniscono indicazioni cronologiche (neppure approssimative come nelle molte pagine dedicate alla spedizione di Pippo Spano del 1411). La dipendenza dell’intera prima parte della Chronica da altre fonti si evince con chiarezza accostandola all’unico testo che permette un confronto puntuale, la Cronica della Guerra da Veneciani a Zenovesi, composta tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento dallo speziale trevigiano Daniele da Chinazzo (a cura di V. Lazzarini, Venezia 1958): sino al 1379 il testo in latino di Redusi (coll. 756 C-775 C) ripropone, con pochi tagli e ancor meno aggiunte, la cronaca in volgare di Daniele (pp. 17-48 dell’edizione Lazzarini). Poi il legame tra i due testi si rompe all’improvviso, proprio nel luogo della Cronica in volgare in cui Daniele, dopo essersi ricordato testimone diretto dei fatti che stava per narrare, iniziò un racconto assai dettagliato, forse così prolisso da dissuadere Redusi dal continuare nella traduzione. Per gli anni posteriori al 1380 tra le fonti della Chronica assume un posto di rilievo la memoria dell’autore: Andrea registra voci che circolavano tra Venezia e Treviso (come, ad esempio, quelle sulla spedizione di Tamerlano, ricostruita grazie al racconto di Pietro Miani, in quel tempo alla Tana: col. 802 B), propone aneddoti che gli erano stati riferiti dal padre e dal nonno materno, Gabriele de Solagna, familiari entrambi dei conti di Collalto (casata che riceve speciale attenzione nella Chronica), e compare anche come personaggio, trasferendo in qualche caso il centro della narrazione a Brescia (punto d’osservazione privilegiato per la guerra che oppose Venezia a Milano nel 1426 narrata nelle ultime pagine della Chronica) dove era impiegato negli uffici veneziani, riferendo numerose informazioni sulla sua famiglia e sulle persone da lui incontrate. Tra queste compare il cancelliere Antonio Zuccato (col. 814 C-E), bisnonno del cronista Bartolomeo Zuccato che poté forse consultare l’opera di Redusi quando redasse la sua Cronaca di Treviso.
Fonti e Bibl.: A. Redusio, Chronica, in RIS, XIX, a cura di L.A. Muratori, Milano 1731, coll. 741-866; B. Pagnin, Prefazione, in G. Cortusii Chronicon de novitatibus Paduae et Lombardiae, in RIS, XII, 5, Bologna 1941, p. XI; L.A. Muratori, Cortusiorum historiam praefatio, ibid., p. XVIII.
L. Pesce, Vita socio-culturale in diocesi di Treviso nel primo Quattrocento, Venezia 1983, pp. 87 s., 111 s., 114 s., 123, 286, 395 s.; P.A. Passolunghi, I Collalto, Treviso 1987, p. 164 (lettera a Muratori); B. Beda Pazé, Quero dalle origini al XVIII secolo, I, Quero 1990, pp. 147-166 (fondamentale per la ricostruzione biografica e ricchissimo di documentazione); F. Bianchi, Imprese e fama di Facino Cane in area veneta, in Facino Cane. Predone, condottiero e politico, a cura di B. Del Bo - A.A. Settia, Milano 2014, p. 141.