ANDREA
Fu eletto alla cattedra arcivescovile di Acerenza in seguito alla morte di Rinaldo, vicecancelliere di Innocenzo III (dopo il 30 sett. 1200), e consacrato tra l'aprile 1201 e il marzo 1202. Il 7 maggio 1203 ricevette dal pontefice il privilegio di unione della cattedra di Matera a , quella di Acerenza; il 5 settembre dello stesso anno il papa lo incaricava di indagare sull'eventuale impedimento di natali del vescovo eletto di Tricarico.
Successivamente, macchiatosi di simonia e di conseguenza scomunicato e sospeso a divinis, otteneva il perdono da Onorio III, purché si presentasse al cospetto del papa; non avendo però ottemperato a questa condizione, il medesimo pontefice da Ferentino gli confermava, il 23 sett. 1217, scomunica e sospensione, privandolo di qualsiasi beneficio. Sembra che questa volta A. abbia fatto completa sottomissione, poiché nel 1219 si trova reintegrato nella sua carica allorché il 17 luglio Onorio III dà mandato a lui e al vescovo di Gravina di immettere nel possesso di una chiesa l'Ospedale gerosolimitano di Barletta.
Si trattò tuttavia di breve resipiscenza, se nello stesso anno osò consacrare un intruso vescovo di Anglona, provocando, dietro mandato del papa (3 sett. 1219), una inquisizione sul suo operato da parte dell'arcivescovo di Cosenza. Il 4 maggio 1226 la questione si trascinava ancora, e Onorio III, rimossi i primi inquisitori, incaricò i vescovi di Ruvo e Molfetta nonché il priore di S. Nicola di Bari di svolgere le indagini suIroperato di A. accusato di spergiuro, simonia e altri crimini. Non si conosce l'esito di questo procedimento: certo nel marzo 1231 A. si considerava ancora validamente investito del carattere episcopale, poiché è di questa data un diploma, datato con l'anno XXX del suo pontificato, col quale egli concesse alle suore claustrali agostiniane di S. Maria e tutti i Santi di Accon la chiesa di S. Maria Nova presso Matera, diploma confermato più tardi da Gregorio IX. Tuttavia questo stesso pontefice già il 26 luglio 1231 ordinava agli arcivescovi di Bari e di Reggio e a Giuseppe monaco florense una nuova inquisizione contro A., e sembra che in questa occasione egli abbia tentato di corrompere i testimoni e gli stessi inquisitori.
Infine, incapace di giustificarsi, preferì abbandonare la cattedra episcopale senza attendere la sentenza, per cui il 17 febbr. 1233 Gregorio IX ordinava al vescovo di Isernia di sciogliere A. dall'eventuale sentenza di scomunica e di interdetto comminatagli dagli inquisitori e nove giorni più tardi scriveva al capitolo di Acerenza perché, proibendo al vescovo deposto l'esercizio delle funzioni sacerdotali ed episcopali, provvedesse a eleggere il successore. Si ignora la data di morte di Andrea. Secondo notizie tarde e incontrollate sarebbe stato sostituito da un omonimo che avrebbe governato la diocesi di Acerenza prima di Anselmo, canonico napoletano creato da Innocenzo IV il 18 apr. 1253.
Fonti e Bibl.: A. Potthast, Regesta pontificum Romanorum, I, Berolini 1874, nn. 1898, 1991, 8774, 9600, prima di 9679; P. Pressutti. Regesta Honorii Papae III, I, Romae 1888, nn. 808, 2147, 2189; II, ibid. 1895, n. 5914; L. Auvray, Les registres de Grégoire IX, I, Paris 1896, nn. 686. 1097, 1134; II, ibid. 1907, nn. 4007, 4008; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra..., VIII, Venetiis 1721, coll. 36-43; F. P. Volpe, Memorie storiche profane e religiose su la città di Matera, Napoli 1818, pp. 256, 274 s.; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia..., XX, Venezia 1866, pp. 427 s.; F. Festa, Notizie storiche della città di Matera, Matera 1875, p. 128; G. Gattini, Note storiche nella città di Matera, Napoli 1882, pp. 225-227; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I, Monasterii 1913, p. 7; II, ibid. 1914, p. XII.