ANDREA
Marmoraro romano il cui nome è associato a quello di Giovanni nel pulpito cosmatesco della chiesa di S. Pietro ad Alba Fucense (presso Albe); dall'iscrizione ("Civis romanus doctissimus arte Iohannes cui collega bonus Andreas detulit honus hoc opus excelsum strusserunt mente periti nobilis et prudens Oderisius abfuit abas") si rileva che A. ebbe una posizione di secondo piano rispetto a Giovanni e che l'opera fu eseguita quando era abate un Oderisio, del quale peraltro non si hanno altre notizie. L'esecuzione del pulpito, assai simile a quello di S. Lorenzo fuori le Mura a Roma, può collocarsi nei primi decenni del sec. XIII. Il nome del solo A. riappare, nella stessa chiesa di S. Pietro, nell'iscrizione che indica l'autore dell'iconostasi ("Andreas magister romanus fecit hoc opus"), composta di un parapetto, sei colonnine tortili e un architrave; tutto il complesso, incrostato di mosaici, ricorda l'iconostasi della chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta presso Alba Fucense; le colonnine richiamano quelle che fungono da candelabro nella chiesa dei S S. Nereo ed Achilleo a Roma e le altre del chiostro di S. Paolo fuori le Mura. La chiesa di S. Pietro fu interamente distrutta nel terremoto del 1915; ricostruita solo di recente, in essa sono stati nuovamente sistemati l'ambone, che si era ben conservato, e i frammenti superstiti dell'iconostasi.
Un'iscrizione del campanile del duomo di Rieti dell'anno 1252, che ne ricorda gli architetti, i maestri Pietro, Enrico ed Andrea, ed un'altra dei palazzo vescovile della stessa città del 1283, che indica un A. come "praefectus" della costruzione, hanno fatto avanzare l'ipotesi che il maestro A. attivo a Rieti sia lo stesso che ha lavorato ad Alba Fucense. Tale identificazione appare in verità assai problematica, anche in considerazione della data molto avanzata dell'ultima costruzione.
Ugualmente difficile è l'identificare A con quell'Andreas Raineri che appose il suo nome nel 12o8 in un portale della chiesa di S. Maria in Castro Nuovo a Cometo. Più probabile invece è riconoscere A., autore dei lavori ad Alba Fucense, nell'omonimo maestro ricordato da un'iscrizione del 1227, oggi non più esistente, in un lavoro cosmatesco della chiesa di S. Maria in Monticelli a Roma. Ne dà notizia il Frothingham (in Bullett. di archeologia cristiana del Commend. G. B. De Rossi, s. 4, II [18831, p. 111), che comunica un passo estratto dal Theatrum Urbis Romae di Pompeo Ugonio con la descrizione della chiesa di S. Maria in Monticelli e del coro, di genere cosmatesco, opera di un Andrea e del figlio, come è detto appunto nell'iscrizione: "Magister Andreas cum filio suo Andrea hoc: opus fecerunt A. D. MCCXXVII".
Bibl.: C. Promis, Notizie epigrafiche, Torino 1836, pp. 12-14; Id., Le antichitá di Alba Fucense, Roma 1836, pp. 226 s.;H. W. Schulz, Denkmäler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, II, Dresden 1860, pp. 82 s.; G. Clausse, Les marbriers romains, Paris 1897, pp. 224-228; E. Bertaux, L'Art dans l'Italie méridionale, I, Paris 1904, pp. 575 s.; A. Venturi, Storia dell'Arte italiana III, Milano 1904, p. 774 nota 2; P. Toesca, Storia dell'Arte italiana, Il Medioevo, Torino 1927, p. 668 nota 76; E. Hutton, The Cosmati, London 1950, pp. 18, 34, 40, 51; R. Delogu, Ad Alba Fucense... risorta dalle rovine la basilica di S. Pietro, in Le Vie d'Italia, LXIV (1958), pp. 1057-1064; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p. 471 (sub voce Andreas) e 473 (sub voce Andreas von Rieti).