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LASKARÃTOS, Andréas

di Silvio Giuseppe Mercati - Enciclopedia Italiana (1933)
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LASKARÃTOS (Λασκαρᾶτος), Andréas

Silvio Giuseppe Mercati

Poeta e scrittore greco, nato a Lēxoúrion (Cefalonia) nel 1811, morto ad Atene il 28 luglio 1901. Studiò a Corfù sotto A. Kálbos e V. Nannucci, poi a Parigi e a Pisa, dove si laureò in giurisprudenza. Abbandonata la carriera legale, si recò a Creta per studiarvi la lingua e raccogliere canti popolari. Nel 1845 pubblicava ad Atene Lixuri nel 1836 (Τὸ Ληξοῦρι εἰς τοὺς 1836), poemetto eroicomico su rivalità paesane a imitazione della Secchia rapita del Tassoni. Disgustato della società di Cefalonia e dall'insuccesso della sua candidatura politica, emigrò nel 1851 a Londra, dove impartiva lezioni di greco e d'italiano. Costretto a rimpatriare per motivi di salute, pubblicò, coadiuvato dalla moglie, I misteri di Cefalonia (Τὰ μυστήρια τῆς Κεϕαλληνίας, Cefalonia 1856; nuova ed., Atene 1924) ossia riflessioni sulla famiglia, la religione e la politica a Cefalonia, che suscitarono l'indignazione del popolo e del clero e furono scomunicati dal Sinodo ortodosso. L'autore riparò a Zante, poi a Londra, ritornando dopo un anno a Zante. Allora condusse nel suo periodico La lanterna (‛Ο λύχνος) violenti polemiche, per cui subì anche la prigionia, sulla quale scrisse in italiano Le mie sofferenze e le mie osservazioni sulle prigioni di Cefalonia (1860). Cessate le persecuzioni dopo la sua assoluzione davanti la corte d'assise (1869), il L. smorzò l'impeto battagliero e svolse una nuova attività letteraria.

Pubblicò allora la raccolta delle sue poesie (Στιχουργήματα δίαϕορα, Cefalonia 1872, Patrasso 1905; Atene 1915), quasi tutte satiriche e bernesche, in una lingua ricca d'idiotismi locali e in una metrica italianeggiante, di cui aveva tracciato le norme nella Versificazione (Στιχουργικὴ τῆς γρεκικῆς γλώσσας, 1865). Ma più che poeta e stilista, il L. è fine osservatore e profondo pensatore, quale si rivela nell'Ecce homo o Caratteri umani ('Ιδοὺ ὁ ἄνϑρωπος ἤ ἀνϑρώπινοι χαρακτῆρες, Cefalonia 1886, Atene 1927), negli Usi, costumi e credenze di Cefalonia (Atene 1924) e nei Pensieri (Στοχασμποί, Atene 1921). Molto interessanti I miei ricordi biografici, scritti in italiano, conosciuti solo attraverso la traduzione francese del Pernot. Un anno prima della morte il Sinodo revocò la scomunica.

Bibl.: G. Zerbos, 'Α. Λ., in Διαλέξεις περὶ ‛Ελλήνων ποιητῶν τοῦ ιϑ′ αἰῶνος (Atene 1916 e 1925), pp. 279-327; H. Pernot, Études de littérature grecque moderne, 2ª série, Parigi 1918, pp. 131-276.

Vedi anche
Corfù Corfù (gr. Κέρκυρα) Isola (585 km2 con circa 119.000 ab. nel 2005) della Grecia, nel Mar Ionio settentrionale. Il rilievo calcareo, con estesi fenomeni carsici, si innalza a NE in un massiccio dagli orli rilevati, che racchiudono un altopiano. Date la natura del terreno e le condizioni climatiche tipicamente ... Parigi (fr. Paris) Città capitale della Francia (2.181.371 ab. nel 2006; 10.142.977 ab. nel 2008, considerando l’intera agglomerazione urbana). È situata sulle rive della Senna, al centro dell’Île-de-France, e alla confluenza nella Senna della Marna e dell’Oise. Amministrativamente la città era compresa nel ...
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    Scrittore satirico greco (Lixùrion, Cefalonia, 1811 - Atene 1901); allievo di D. Solomòs e A. Kàlvos, pubblicò (1856) il racconto satirico Τὰ μυστήρια τῆς Κεϕαλληνίας ("I misteri di Cefalonia"), spietata pittura della società greca; il racconto fu condannato dal Santo Sinodo; scrisse numerose poesie ...
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