Jackson, Andrew
Politico statunitense (Waxhaw, Carolina del Sud, 1767-«The Hermitage» presso Nashville, Tennessee, 1845). Di origine irlandese, ebbe una fanciullezza avventurosa e prese parte alla guerra d’Indipendenza. Stabilitosi a Salisbury, dove iniziò la sua carriera politica (1787), fu eletto alla Camera dei rappresentanti (1796) dove sedette all’opposizione con i repubblicani estremisti. Fu senatore per pochi mesi; tornò poi nel Tennessee, dove fu nominato giudice alla Corte suprema dello Stato. Difensore dell’Unione, comandò vittoriose azioni contro la tribù creek (1813-14). Nominato generale, conquistò Pensacola (1814), batté gli inglesi a New Orleans (1815) e diresse le azioni contro le tribù dei seminoles (1818). Eletto governatore della Florida (1821), fu candidato alla presidenza (1824), ma, poiché nessuno dei candidati aveva riportato la maggioranza assoluta, la Camera dei rappresentanti scelse J.Q. Adams. Nel 1828 vinse facilmente le elezioni e fu presidente fino al 1837. Democratico, contrario alla tradizione dell’aristocrazia parlamentare dei proprietari e della grande banca, tese al rafforzamento del potere esecutivo. Sotto la sua presidenza il suffragio universale fu introdotto in tutti gli Stati e divenne più profonda la separazione tra Stato e Chiesa. Unionista convinto, ottenne dal Congresso l’autorizzazione all’impiego della forza per la difesa dell’Unione. Le sue misure contro la Bank of the United States e la conseguente cessazione di questa provocarono una crisi che spezzò il monopolio finanziario (1836). Si ritirò a vita privata (1837) dopo aver appoggiato l’elezione del suo successore M. Van Buren.