ANDROMEDA (᾿Ανδρομέδα, Andromĕda)
Figlia di Cefeo, re degli Etiopi, e di Cassiopea.
La madre, insuperbitasi della propria bellezza, si era paragonata alle Nereidi, provocando l'ira di Posidone che mandò sulle spiagge del regno di Cefeo un mostro marino (κῆτος). L'oracolo consiglia il re di esporre al mostro A. per liberare il paese, ma sopraggiunge Perseo con la testa della Gorgone, affronta il mostro, libera la fanciulla, di cui si innamora e che sposa dopo aver sconfitto il fidanzato Fineo. Il mito che appare in Ferecide, trova particolare sviluppo nei tragici: Sofocle scrisse un Andromeda, di cui abbiamo pochi frammenti; più numerosi sono quelli dell'Andromeda che Euripide scrisse nel 412 a. C., nella quale era svolto il tema patetico dell'amore fra i due protagonisti. Nuovi accenti assumerà poi il mito in Ovidio (Met., iv, 665 ss.) e nei Dialoghi marini di Luciano (xiv).
La rappresentazione più antica l'abbiamo in una anfora corinzia della prima metà del VI sec. a. C. all'Antiquarium di Berlino, nella quale, peraltro, A. non è legata alla roccia, ma accorre in aiuto di Perseo che, munito della borsa con la testa della Gorgone, scaglia sassi contro il mostro; anche A. ha in mano un mucchio di sassi (v. Andromeda, Pittore di).
Il mito di Perseo, eroe argivo, non trova sviluppo nell'arte attica arcaica e non compare nella ceramica a figure nere. In quella a figure rosse abbiamo forse il tema dell'incatenamento di A., o almeno dei preparativi, in una hydrìa dell'arcaismo maturo, da Vulci, nel British Museum: vi compaiono schiavi etiopici che portano i doni nuziali e due che stanno alzando i pali a cui dovrà essere legata Andromeda. Cefeo siede mesto a destra e dietro a lui giunge Perseo che osserva la scena, al cui centro una figura, con brache, breve tunica e copricapo orientale, è sorretta da due Etiopi: alcuni l'interpretano come A. in costume amazzonico, altri invece come l'effeminato Fineo.
Già legata a tre pali compare A. con cappello frigio su un cratere a calice a fondo bianco nel museo di Agrigento, del 440 circa a. C., mentre Perseo, che ha in mano due lance, la guarda. Legata invece ad una roccia è A. in ricco costume orientale nel cratere a calice a figure rosse di Berlino (n. 3237), dei primi del IV sec. a. C.: fra le rocce spuntano ramoscelli, Perseo a destra la guarda; Cefeo siede a sinistra, assistono Hermes ed Afrodite e una figura, forse personificazione dell'Etiopia, in costume variopinto, che, come gli altri fa pensare a un influsso del teatro.
Queste due tradizioni iconografiche di A. legata ai pali e legata alla rupe, ritornano nella serie più numerosa dei vasi italioti del IV sec., nello stile fiorito e pomposo che si traduce nei costumi, nelle figure che riempiono la scena, nei mostri contro i quali combatte Perseo. Alla prima tradizione appartengono un'anfora àpula del museo di Napoli (H. 3225), una pelìke dello stesso museo (Stg. 708), una grande kölix di Canosa, al museo di Taranto (n. 5161), medita. Alla seconda tradizione un'anfora del museo di Napoli (Stg. 24), un frammento del museo di Halle (inv. 204), una hydrìa campana del museo di Berlino (n. 3238). Una variante è rappresentata da una hydrìa lucana del British Museum (F. 185), dove A. è legata per i polsi a due colonne ioniche con base a cespo di acanto, e una seconda variante appare in una brocca del museo di Bari (n. 1061), nella quale A. è legata per i polsi all'estremità della spalliera di un ricco trono, inquadrato dai doni nuziali, con Perseo a destra che la guarda e un'ancella a sinistra con ventaglio.
Su un rilievo fittile frammentario del museo di Berlino ritroviamo A. legata alla roccia con Perseo a sinistra. Il mito è trattato anche nell'arte etrusca che rielabora i temi greci: in una cista bronzea incisa del Louvre A. appare nuda, con collana etrusca, legata a un'intelaiatura di tre pali, mentre Perseo, in costume orientale, lotta a sinistra contro il mostro. Nelle urnette etrusche invece è sempre vestita e, generalmente, legata alla rupe a forma di arco, di grotta, mentre Perseo presenta la testa della Gorgone al mostro che emerge con la testa; Cefeo siede in un angolo. In due urnette compare una Lasa.
Il tema aveva attratto i grandi pittori greci: Nikias (v.) di Atene, nel IV sec. a. C. aveva dipinto una celebre A.; Euanthes, forse alessandrino, avrebbe affrescato (secondo Achille Tazio, iii, 6 ss.) nell'opistodomo del tempio di Zeus Kàsios a Pelusio, un quadro con A. incatenata e Perseo in lotta con il mostro. Echi della creazione di Nikias sono forse da vedere e da enucleare attraverso la tradizione iconografica di sette pitture pompeiane, delle quali la più nota è quella della Casa dei Dioscuri raffigurante Perseo che, ucciso il mostro, aiuta A. a scendere dalla roccia, dandole la mano. Nella pittura pompeiana è rielaborato peraltro largamente anche il motivo di A. legata alla rupe con Perseo che lotta contro il Ketos in una decina di copie varie (v. Nikias e tav. a colori).
A una creazione pittorica ellenistica di tono idilliaco e romantico si riallaccia, invece, un altro soggetto, noto attraverso undici pitture pompeiane, con Perseo ed A. seminudi, seduti su rocce ai piedi di uno specchio d'acqua, in cui si riflette la testa della Gorgone che l'eroe solleva con il braccio destro e che forma il vertice del gruppo piramidale, in uno sfondo paesistico. Il motivo è semplificato in un cammeo del Museo dell'Ermitage e ritorna in lucerne fittili del primo periodo imperiale.
In età romana il noto rilievo marmoreo del Museo Capitolino rielabora, in tono accademico, il classico motivo pittorico della liberazione di A., dando una grazia leziosa alla figura di A., dal panneggio trasparente, e al cavalleresco eroe nudo.
Il tema della liberazione appare su rilievi di Palazzo Mattei (Roma), del Museo Naz. di Napoli, in un gruppo marmoreo ad Hannover, mentre sui sarcofagi romani troviamo rappresentato il momento precedente in cui Perseo trova A. legata. Descrizioni retoriche del tema di A. si hanno in Filostrato (i, 29).
Come costellazione A. sarà rappresentata poi semipanneggiata con le mani legate alla roccia sul codice carolingio di Arato a Leida; completamente nuda con capelli corti appare invece su un codice anglo-sassone a Durham, senza roccia e legamenti.
Monumenti considerati. - Anfora corinzia: H. Payne, Necrocorinthia, Oxford 1931, p. 110, n. 1431; E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., Monaco 1923, fig. 190; Bull. Gorr. Hell., lxxvi, 1953, p. 301, n. 3, fig. 6.
Idria attica di Londra: C. V. A., British Museum, v, iii, 1 c, p. 12, tavv. 75-76, 1.
Cratere attico di Agrigento: P. Griffo, Il Museo civico di Agrigento, fig. 9; Arch. Anz., 1954, c. 629.
Cratere attico di Berlino: inv. 3237. L. Séchan, Études sur la tragédie grecque dans ses rapports avec la céramique, Parigi 1926, p. 258, fig. 76; Woodward, Perseus, fig. 30.
Anfora di Napoli H. 3225: Séchan, op. cit., p. 259, tav. 6; Woodward, op. cit., fig. 31; Arch. Class., v, 1953, p. 173 ss., tav. 81-83.
Pelìke di Napoli Stg. 708: Mon. Inst., ix, 38; Séchan, op. cit., p. 259, fig. 77.
Anfora di Napoli Stg. 24: Séchan, op. cit., fig. 80.
Frammento di Halle n. 214: Séchan, op. cit., p. 261, fig. 79.
Idria di Berlino 3238: Séchan, op. cit., fig. 78; Fr. Brommer, Königstochter (V. bibliografia), tav. 2.
Idria di Londra F. 185: Séchan, op. cit., p. 261, fig. 81.
Brocca di Bari 1016: Séchan, op. cit., fig. 82.
Rilievo fittile di Berlino: Die Antike, i, 1925, tav. 5.
Cista etrusca del Louvre: Mon. Inst., vi, 186o, tav. xl.
Urnette etrusche: G. Körte, I rilievi delle urne etrusche, ii, 1, tavv. xxxix-xl.
Pitture pompeiane con Perseo che libera A.: 1) Napoli 8928, dalla Casa dei Dioscuri: G. E. Rizzo, La pittura ellenistico-romana, tav. 41; Hermann-Bruckmann, tav. 129; 2) Napoli 8997 dalla Casa dei 5 scheletri: Oesterr. Jahreshefte, xv, 1912, p. 146, fig. 91, Helbig, n. 1187; 3) Napoli 8993: Helbig, n. 1188; 4) dallo scavo del Principe di Montenegro: Helbig, n. 1189; 5) da Pompei ix, 7, 14: Röm. Mitt., v, 1890, p. 233; 6) da Pompei vi, 13, 19: Sogliano 518; 7) da Pompei: Sogliano 519: Oesterr. Jahreshefte, xv, 1912, p. 143, nota 1, fig. 90.
Pitture pompeiane con A. legata alla rupe e Perseo: 1) Casa della Parete nera, vii, 4, 59: Helbig n. 1183; Oesterr. Jahreshefte, xix-xx, 1919, p. 284, nota 27; 2) Regio vi: Pitture d'Ercolano, iv, tav. 61; Helbig, n. 1184; Oesterr. Jahreshefte, cit., p. 289, fig. 187; E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., fig. 732; 3) Casa del Centenario, ix, 8,6: Oesterr. Jahreshefte, cit., p. 284, nota 27; 5) Pompei vii, 7, 16: Oesterr. Jahreshefte, cit., p. 284, fig. 185; 6) Pompei i, 8: Mon. Pitt. Ant., iii, Pompei ii, p. 9; 7) New York, da Boscotrecase: Not. Scavi, 1922, pp. 459-478; Metropolitan Museum Studies, 1, 1928-9, pp. 176-186, figg. 7-8; 8) Casa del Sacerdos Amandus, 1, 7, 7: G. E. Rizzo, op. cit., tav. 166; Mon. Pitt. Ant., iii, Pompei ii, tav. B; 9) Casa del Menandro, 1, 10, 4: A. Maiuri, Casa del Menandro, p. 163, fig. 77; 10) Casa del Primo Cenacolo Colonnato: Spinazzola, Pompei alla luce, fig. 695.
Pitture pompeiane con Perseo ed A. seduti: elenco completo in Fr. Matz, Ein hellenistisches Bild, in Marburger Winckelmannsprogramm, 1947, p. 9: fra le quali vedi: A. Sogliano, in Not. Scavi, 1897, p. 36, fig. 5; W. Klein, in Oesterr. Jahreshefte, xiii, 1910, p. 130, fig. 63; A. Maiuri, in Not. Scavi, 1927, p. 37, fig. 13; G. E. Rizzo, Pittura ellenistico-romana, Milano 1929, tav. 41, 82, 166.
Cammeo dell'Ermitage: A. Furtwängler, Ant. Gemmen, tav. 58, n. 1.
Lucerne fittili: Loeschcke, Lampen aus Vindonissa, 1919, p. 487, 462, a. 7; Millingen, Anc. Med. Mon., ii, tav. 18, 1; Catai. Campana, iv, 10, 241.
Rilievo del Capitolino: T. Schreiber, Hellenistische Reliefbilder, tav. xii. Rilievo di Pal. Mattei: Matz-Duhn, 2893; Mon. Matth., iii, 28, 2; Rilievo di Napoli, Museo Borbonico, vi, 40: T. Schreiber, in Arch. Zeit., 1880, p. 148; gruppo di Hannover: C. F. Hermann, Perseus u. A., Gottinga 1851; sarcofagi romani: Matz-Duhn, 2894, 4105.
Bibl: K. Wernicke, in Pauly-Wissowa, cc. 2154-2159, s. v.; Roscher, I, c. 345 ss., s. v.; Fedde, De Perseo et Andromeda, Dissert., Berlino 1860; Trendelenburg, in Ann. Inst., 1872, p. 108 ss.; E. Séchan, Études sur la tragédie grecque dans ses rapports avec la céramique, Parigi 1926, pp. 148-155; 256-273; M. Della Corte, Due dipinti murali dell'agro pompeiano e la loro derivazione dalla tragedia, in Simbolae litterariae in honorem Julii De Petra, Napoli 1911, p. 216 ss.; Fr. Brommer, Die Königstochter und das Ungeheuer, in Marburger Winckelmannsprogramm, 1955, pp. 3-15.