ANDRONICO Callisto ('Andránikoq KÁllistoq)
Mancano precise notizie ,sulla data della sua nascita, che si può tuttavia porre intorno ai primissimi anni del secolo XV. È certo invece che egli nacque a Costantinopoli, e non a Tessalonica, come sulla base di una notizia del Volterrano aveva affermato il Boemer. Nulla sappiamo dei primi decenni della sua vita, salvo che è probabile che a Costantinopoli abbia conosciuto Teodoro Gaza, suo parente, e Francesco Filelfo. Ipotesi pure probabile, ma non confermata, è che egli sia passato in Italia, come tanti altri dotti greci, in occasione del concilio di Ferrara (1438); mentre si può ragionevolmente pensare, con il Perosa, che con lui debba identificarsi quel "greco dottissimo" che secondo la testimonianza di Vespasiano de' Bisticci, si trovava insieme con l'Argiropulo, tra il 1441 e il 1444, a Padova, in casa di Palla Strozzi. Con sicurezza si sa, come ancora ha dimostrato il Perosa, che egli viveva a Bologna intorno al 1453-1455, e che in seguito nell'università bolognese insegnò lettere greche, e poi anche filosofia morale, tra il 1458 e il 1466, salvo un intervallo di tre anni (1459-1462), durante il quale fu di nuovo a Padova ancora presso Palla Strozzi. Appunto durante tale soggiorno padovano, e precisamente nel 1461, egli partecipò alla famosa questione aristotelico-platonica scrivendo contro l'Apostolios, e in difesa di Teodoro Gaza e di Aristotele, un equilibrato opuscolo che incontrò l'approvazione dello stesso cardinale Bessarione, desideroso di por fine alla contesa. Proprio accanto al Bessarione, a Roma, ritroviamo A. cinque anni dopo, nel 1466. Il soggiorno a Roma, dove egli ebbe modo di rivedere il Gaza e di conoscere umanisti amici del cardinale, come il Perotti e il Platina, non si protrasse oltre il 1471, quando cioè, per l'autorevole intervento del Bessarione, fu chiamato a Firenze per sostituire l'Argiropulo. Non sappiamo se l'insegnamento di A. in questa città fosse un vero e proprio incarico ufficiale. Ma importanti testimonianze della notevole influenza da lui esercitata sulla cultura fiorentina sono le lodi che il Poliziano gli tributa in un epigramma latino diretto a Lorenzo (cfr. Prose volgari inedite e poesie latine e greche edite ed inedite, a cura di I. Del Lungo, Firenze 1867, pp. 227 s.) e in una elegia al Fonzio (un tempo attribuita al Pannonio), ricordando le sue lezioni sull'Iliade e su Demostene; senza dire che, secondo una suggestiva e fondata ipotesi del Perosa, è assai probabile che ad A. il Poliziano debba anche il primo impulso a leggere e a gustare gli epigrammi dell'Antologia. Si sa pure, da una notizia del Fonzio, che A. traduceva a Firenze gli Argonautica di Apollonio Rodio. Né va trascurata la sua attività nel campo filosofico, orientata in senso aristotelico (come dimostra una sua traduzione del trattato aristotelico Perè cenÉsewq kaè zVorËq, dedicata a Lorenzo e lodata dal Poliziano nei testi citati), ma animata da quell'alta considerazione per il pensiero platonico, che appariva già nell'opuscolo in difesa del Gaza. Da Firenze, nel marzo 1475, A. passò a Milano, forse con la speranza di una migliore sistemazione economica: speranza comunque delusa, se poco dopo ripartì per la Francia, dopo aver venduto i suoi libri per procurarsi i danari del viaggio. Anche in Francia dovette trattenersi poco, poiché già nel marzo 1476 si trovava a Londra, dove morì non sappiamo in quale data precisa, ma certo prima del 1487.
Delle sue opere sono pubblicate: Monjdéa ‚A. t. K. Ëpè té dustuxeì Kwnstantinoupálei, in Migne, Patr. graeca, CLXI, coll. 1131-1142; l'opuscolo in difesa dei Gaza, in L. Mohler, Kardinal Bessarion als Theologe, Humanist und Staatsmann, III, Paderborn 1942, pp. 170-203; quattro epigrammi greci: uno diretto al Bessarione ‚YpÈr PlÁtwnoq Bibléon, in É. Legrand, Cent-dix lettres grecques de Fr. Filelfe, Paris 1892, p. 220 s.; due in morte di Albiera degli Albizzi, nell'art. di G. Cammelli, cit. più avanti, p. 105; e inoltre la traduzione di un epigramma latino del Poliziano, nell'art. di A. Perosa, cit. più avanti, p. 15; alcune lettere: una a Giorgio Paleologo Disipato in Migne, Patr. graeca, CLXI, coll. 1017-1020; due a Demetrio Calcondila, in J.E. Powell, Two letters of A.C. to Demetrius Calcondyles, in Byzantinísch-neugriechische Jahrbücher, XV (1939), pp. 14-20; una a Palla Strozzi, nell'art. di A. Perosa cit. più avanti, p. 10. Ancora inedita è la traduzione latina del Perè cenÉsewq kaè zVorËq di Aristotele, (cod. Laur. gr.,pl.58, 33); e inediti sono alcuni brevi opuscoli elencati da É. Legrand, Bibliographie hellénique,cit. oltre, p. LVII.
Bibl.: Ch. F. Boerner, De doctis hominibus graecis litterarum graecarum in Italia instauratoribus, Lipsiae 1701, pp. 164-169 (anche in Migne. Patr. graeca, CLXI, coll.1014 s.); E. Legrand, Bibliographie hellénique, I, Paris 1885, pp. L-LXII; E. Motta, Demetrio Calcondila editore, con altri dommenti riguardanti Demetrio Castreno, Costantino Lascaris ed A. C., in Arch. stor. lombardo, XX (1893), pp. 143 ss.; G. S. Mercati, voce dell'Encicl. ital., III, pp. 224 s.; G. Cammelli, A. C., in La Rinascita, V(1942), pp. 104-121 e 174-214; A. Perosa, Inediti di A. C., in Rinascimento, IV (1953), pp. 3-15 (rettifica alcuni dati importanti della biografia di A.). Utile la consult. dell'opera cit. del Mohler, Kardinal Bessarion...3 voll., Paderborn 1923-1942.