ANET (A. T., 32-33-34)
Città della Francia, nel dipartimento di Eure-et-Loir, sulla riva destra dell'Eure.
Del castello, costruito a partire dal 1342 da Philibert Delorme per Diana di Poitiers e incendiato durante la Rivoluzione, non restano altro che pochi avanzi; e, per di più, i migliori sono stati dispersi: la gran porta monumentale è stata collocata nel cortile della Scuola di belle arti a Parigi; la Diana, attribuita a Jean Goujon, ora supposta del Cellini, e la Ninfa in bronzo, che aveva modellato Benvenuto Cellini, sono al Louvre, mentre gli smalti di Leonardo Limosino sono toccati a Saint-Père di Chartres. Di là dai fossati, si apre ancora il gran portale d'ingresso (1552), costituito da un arco di trionfo sormontato da un frontale con una scena di caccia al cervo. Il contrasto tra il marmo e la pietra produce un bell'effetto. L'ala sinistra del castello, che è l'unica rimasta, fu rimaneggiata nel sec. XVII da Joseph de Vendôme. Sul pianterreno, di linee molto sobrie, si eleva un solo piano, con grandi finestre coronate alternativamente da timpani a triangolo e a semicerchio; dal gran tetto alla francese spuntano comignoli monumentali. Nell'interno dell'edificio si trova ancora qualche locale con la disposizione primitiva; e ben conservato è un certo numero di vetrate a chiaroscuro attribuite ora a Jean Cousin, ora al Primaticcio. La cappella, che soprattutto stava a cuore all'architetto, e che non ha molto sofferto, è a croce greca, a braccia cortissime, tre delle quali arrotondate all'estremità, con chiaro influsso del Bramante; ma la cupola, che costituisce un'eccezione alle consuetudini francesi, è fiancheggiata da due piramidi, che ricordano i campanili tradizionali. Nella decorazione ritorna l'influsso latino. Le Fame dei pennacchi sulle quattro arcate interne vengono attribuite a Jean Goujon da tutti gli autori; meno sicura è però l'attribuzione, che gli si fa, degli Angeli con gli strumenti della passione. Una cappella funeraria, finita del 1575, mostra che cosa fossero capaci di fare le maestranze addette al castello, dopo la scomparsa del maestro. Nell'interno della chiesa parrocchiale è facile scorgere la mano degli stessi artisti.
Bibl.: Androuet du Cerceau, Les plus excellents bâtiments de France, Parigi 1568-1579; A. Lenoir, Musée des monuments français, 8ª ed., Parigi 1806; L. Pfnorr, Le Château d'Anet, Parigi 1876; G. Courajod, Le Journal d'Alex. Lenoir et le Musée des monuments français, II, Parigi 1886; H. Clouzot, Philibert de l'Orme, Parigi 1910; Roux, Le Château d'Anet (Collection des petites monographies des grands édifices de la France), Parigi 1912; M. Roy, Artistes et monuments de la Renaissance en France, Parigi 1929, pp. 285-347.