ANFIONE (᾿Αμϕίων, Amphīon)
Figlio di Zeus e di Antiope, fratello gemello di Zeto.
Abbandonati sul Citerone da Antiope, fatta prigioniera da Lico e affidata alla dura sorveglianza della consorte di questi, Dirce, sono allevati da pastori. Raggiunti dalla madre, fuggita dalla prigionia, la vendicano facendo strazio di Dirce. La leggenda fu profondamente elaborata dal-l'Antiope di Euripide (v. Antiope). A. era dedito alla musica, Zeto alla pastorizia e alla caccia. Ambedue eressero le mura di Tebe; A. muovendo le pietre con il suono della lyra donatagli da Hermes, Zeto unendole insieme con la forza. A. ebbe come moglie Niobe e, dopo la morte dei figli (v. Niobidi), si uccise o fu ucciso da Apollo. Ebbe tomba e culto in Tebe.
Soprattutto l'Antiope di Euripide ha influenzato l'iconografia di Anfione. Forse la scena di questa tragedia in cui i gemelli difendono ciascuno la propria passione, l'uno per la musica, l'altro per la caccia, è ripresa nel bel rilievo di Palazzo Spada, una copia del quale è nel museo di Ravenna. Zeto è seduto su una roccia, davanti a un santuario agreste di Artemide cacciatrice, con accanto il cane; A., in piedi, appoggia la lyra su un pilastro; i due giovani si guardano come se stessero parlando tra loro. L'incontro di Antiope con i suoi figlioli, allevati da un pastore sul Citerone, è forse raffigurato su uno specchio etrusco, in cui due giovani, uno con cetra (A.?), l'altro con balteo e spada (Zeto ?) sono ai lati di una donna vestita di pelle ferma. Numerosi sono i monumenti rappresentanti A. e Zeto che puniscono Dirce legandola al toro (v. Dirce), tra cui il celebre gruppo degli scultori Apollonios e Tauriskos di Tralle, noto come il Toro Farnese, nel Museo Naz. di Napoli. Quale sposo di Niobe, A. partecipa alla scena della strage dei Niobidi in un gruppo di sarcofagi romani, proteggendo il figlio minore colpito a morte. Il fatto che A. vi sia rappresentato armato come un guerriero romano, con barba e capigliatura dell'età degli Antonini, fa credere si tratti di un'aggiunta degli scalpellini.
Monumenti considerati. - Rilievo Spada: Helbig-Amelung, Führer, ii, 1913, n. 1813. Rilievo del museo di Ravenna: Brunn-Bruckmann, Denk., 622 a, fig. I nel testo. Specchio etrusco: E. Gerhard, Etrusk. Spiegel, i-ii, Berlino 1840, p. 210, tav. ccxix. Sarcofagi romani: C. Robert, Sarkophagrel., iii, pp. 373, 374, 381 ss., n. 315-317.
Bibl: O. Jahn, Antiope und Dirke, in Arch. Zeit., XI, 1853, c. 82 ss.; K. Wernicke, in Pauly-Wissowa, I, 1894, cc. 1947-48, s. v. Amphion.