ANFISSA (greco "Αμϕισσα, A. T., 82-83)
Centro principale della Focide, situato a pochi chilometri a nord del golfo di Corinto, fu sempre fiorente e rinomato per i suoi olî. La graziosa borgata moderna giace sull'altura tutta verdeggiante di platani, dove sorgeva l'antica acropoli. Fino alla guerra mondiale fu capoluogo di provincia, ora fa parte della provincia di Ftiotide e Focide (Νομὸς Φϑιωτίδος καὶ Φοκίδος) come semplice comune (Κοινότης). È sede di un tribunale di pace (1ª istanza) e dell'episcopato della Focide. Ha una scuola media inferiore e un ginnasio. È unita con strade provinciali al porto di Itea e alla ferrovia della Tessaglia. Esporta annualmente una media di 50.000 q. di olive (dette di Salona, dal nome che portava Anfissa nel periodo turco), oltre a cotone e a pelli d'animali.
La città antica. - Poco è noto della topografia della città antica, e pochi resti ne sono attualmente conservati; della città propria nulla appare sul soprassuolo; si riconosce invece, su un colle piuttosto erto, l'acropoli, dove sono tracce visibili delle mura di struttura poligonale, con tracce di due porte. È da notare che questi documenti topografici sono arcaici tardi, e non sembrano risalire oltre il sec. V; all'epoca ellenistica, d'altronde, risalgono i principali dati storici. Secondo Pausania (X, 38, 5), ad Anfissa era un tempio di Atena, dove si conservava una statua molto antica della dea; vi era anche onorata una coppia di divinità, simili ai Dioscuri, denominati "Ανακτες παῖδες.
L'assenza di ricerche approfondite ha impedito finora di ottenere dati archeologici precisi a conferma ed integrazione della tradizione storica. Monete di Anfissa restano di età greca (specie ellenistica) e romana. Il nome della città è spiegato, o dalla posizione naturale del luogo dov'essa sorse, posto tra due monti; o ricorrendo al nome di Anfissa, figlia di Macare, la cui tomba si indicava nella città. Fondatore sarebbe stato Andremone ('Ανδραίμων), di cui pure la tomba era nella città.
Le vicende di Anfissa cominciano ad essere note nella storia nel sec. IV; verso il 350 a. C. essa è conquistata dal focese Onomarco, riavendo poco dopo l'indipendenza. Ma di lì a pochi anni, bandita contro di essa dagli Anfizioni la guerra sacra, Filippo di Macedonia, cogliendola indifesa, la occupò nel 339 a. C., e la devastò, distruggendone le mura e punendone gli abitanti, nonostante la vicinanza di un esercito di Ateniesi e Tebani, comandato da Chare e Prosseno: compiendo, con questa operazione, il suo mandato anfizionico, il re macedone veniva a stringere il cerchio contro le città greche ancora a lui opposte e preparam la vittoria di Cheronea.
In questo periodo Anfissa ha dunque una parte importante nei fatti che decidono dell'indipendenza ellenica; la sua vita è in seguito molto meno importante.
Ben presto gli abitanti di Anfissa ritornano in patria e ne rianimano la vita: nel 322, durante la guerra detta Lamiaca, forze armate dell'Etolia sono nel suo territorio, di cui devastano alcune località, senza riuscire a prendere la città. Quando i Galli invasero la Grecia nel 279, Anfissa unì 400 dei suoi opliti alle truppe della Grecia coalizzata. Ma subito dopo entrò nella lega etolica, e vi rimase per più di un secolo, fino al 167, quando i Romani, vittoriosi della Macedonia, umiliarono l'Etolia distaccandone, fra l'altro, la Locride. In questo periodo è da ricordare l'assedio posto da Manio Acilio ad Anfissa (190), che fu tolto per l'armistizio concluso con gli Etoli dai due Scipioni. Quando poi, dopo la guerra acaica, i Romani assoggettarono la Grecia, Anfissa ne ebbe il diritto di immunità, ciò che le procurò un aumento considerevole di abitantì, dopo la battaglia di Azio, per l'immissione di molti Etoli, che vennero così a mutare patria.
La città ebbe vita fino nella tarda età romana; di questo periodo rimane un'iscrizione, in memoria della ripulitura di un acquedotto e della ripartizione delle sue acque, opera di un Dec. Secundinus V. C. proconsul curat(or) et defens(or) Amphissensium.
Bibl.: N. T. ‛Ιηηλέσης, Οδηγὸς τῆς ‛Ελλάδος; Atene 1926.