BENTIVEGNA, Angelario
Appartenne, con probabilità, ad una famiglia di Todi, e forse fu frate minore. È probabilmente quel "fra, Angelerio d'acquasparta" che partecipò al lavoro dell'inquisizione nel ducato di Spoleto negli anni 1267-74.
Nel 1278 il B. fu nominato vescovo di Todi, successore di Bentivegna Bentivegna, di cui era probabilmente parente, forse fratello, anche se le prime notizie relative a questa parentela sembra siano quelle contenute in una cronaca del sec. XV e possano essere errate. Non vi sono testimonianze contemporanee che permettano di attribuire ad Aingelario il cognome di Bentivegna. In qualità di vescovo fu coinvolto negli affari del Comune e diede la sua opera nel 1278 per l'elezione del podestà e per la scelta di rappresentanti per appoggiare la causa di Todi alla corte papale, in materia di esenzione dalla giurisdizione del rettore del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia. Aiutò ancora il Comune in quello stesso anno per impetrare l'assoluzione dalla condanna a una multa imposta dalla Curia quale pena per le lotte intestine della città. Nel giugno 1280 la questione relativa alla giurisdizione provinciale era ancora dibattuta, sì che il B. ricevette l'ingiunzione dal priore della sua Chiesa di porre la città sotto interdetto e di scomunicarne i magistrati; ancora una volta Todi si appellò protestando per il provvedimento. Per un certo periodo dello stesso anno B. agì come podestà di Todi, ma rassegnò le dimissioni da questa carica il 1° ott. 1280. Il suo interesse per l'archivio vescovile appare manifesto per la richiesta avanzata al Comune di ottenere il permesso di aver copia, tratta dall'archivio notarile, dei documenti concernenti la Chiesa tudertina. Nel 1282 egli accettò di compiere indagini relative ad alcune lagnanze del Comune circa alcune fondazioni monastiche che avrebbero usurpato delle proprietà comunali presso le mura della città.
Non è nota con precisione la data della sua morte, ma è probabile che sia avvenuta nei primi mesi del 1282; in una lettera pontificia del 13 aprile viene menzionato un tal Niccolò quale successore del B., dopo che Goffredo di Anagni, che era stato già eletto vescovo, aveva rinunziato alla carica.
Fonti e Bibl.: oltre a C. Eubel, Hierarchia Catholica..., I, Monasterii 1913, P. Soi, si veda dello stesso, Die Bischöfe, Cardinäle und Päpste aus dem Minoritenorden…, in Römische Quartalschrift, IV (1890), p. 227, relativamente alla questione dell'appartenenza del B. ai minori; nella lettera di nomina di Niccolò III egli, comunque, non è chiamato "frater". Si vedano, ma con l'avvertenza di controllare le fonti documentarie ms. contenute nell'Archivio comunale di Todi, Arm. I Cas. I, nn. 24-25, e Arm. VI, Cas. II n. 9A e Rif. I, ff. 8-28, G. Ceci, Todi nel Medio Evo, Todi 1897, specialmente alle pp. 167-175 e 273 s., e L. Leonij, Cronaca dei vescovi di Todi, Todi 1899, pp. 64-67; P. Mariano d'Alatri, L'inquisizione francescana nell'Italia centrale del sec. XIII, Roma 1954, pp. 49-50, 145. La notizia che B. fosse fratello del cardinale Bentivegna, forse originata da una errata interpretazione di un "fratris Bentivegne" che poteva leggersi in un documento coevo, è data da La Cronaca Todina di Ioan Fabrizio degliì Atti, a cura di F. Mancini, in Studi di filologia italiana, XIII (1955), p. 90.