KAUFFMANN, Angelica
Nacque a Coira, capitale e sede vescovile del Cantone svizzero dei Grigioni, il 30 ott. 1741 dal pittore Johann Joseph e da Cleofe Lutz o Lucin. La forma completa del nome (Anna Maria Angelica Caterina) compare nel registro dei battesimi del Municipio di Coira: nel firmare i dipinti o la corrispondenza la K. usò spesso varianti del cognome, in particolare la forma "Kauffman".
Tra le fonti principali sulla vita e l'attività della K. può essere certamente considerata la biografia, redatta nel 1810 dal suo contemporaneo e conoscente G.G. De Rossi. Questi dichiara di aver basato il suo scritto principalmente sulle Memorie istoriche di Maria A. Kauffman Zucchi, composte nel 1788 dal cognato della K., G.C. Zucchi (il manoscritto è conservato a Bregenz, Vorarlberger Landesmuseum), e completate in seguito da una seconda parte (1798-1804) e da un indice delle opere (Swozilek). Ma va considerato che esiste anche un'altra versione della biografia della K. scritta da Zucchi, con il titolo Notizie di Maria A. Kauffman, alquanto più breve, datata 1794 (pubblicata a cura di Swozilek). De Rossi poté utilizzare diversi altri materiali, come alcuni appunti autografi della K.; l'elenco delle sue opere accuratamente compilato e proseguito, dopo il matrimonio, dal marito Antonio Zucchi; il suo epistolario, oggetto di attenzione anche nella bibliografia successiva. La notevole mole di fonti, dirette o prodotte in un ambito a lei prossimo, sull'operato della K., può essere motivata dalla grande attenzione posta dall'artista stessa, e forse in misura ancora maggiore dalle persone a lei più vicine, alla registrazione della sua produzione e alla trasmissione della sua immagine. Anche la Memoria delle pitture fatte d'A. Kauffman dopo il suo ritorno d'Inghilterra (pubblicata a cura di C. Knight), che documenta la sua attività dal 1781 fino al 1798, unisce al prezioso elenco di 247 opere, con soggetti, committenti, prezzi, date e luoghi di esecuzione, redatto certamente dal marito, una serie di appunti e note autografe della K. a uso, con tutta probabilità, dei suoi biografi.
La formazione della K. avvenne, nell'ambito artistico lombardo-veneto, sotto la guida del padre, pittore di modesta levatura che fu tuttavia in grado di valorizzare il precoce talento della figlia, la introdusse all'esercizio della pittura e allo studio dei grandi maestri inizialmente soprattutto attraverso la copia di modelli in gesso e di stampe, delle quali possedeva una considerevole raccolta (Waterhouse), e la indirizzò verso il ritratto. Contemporaneamente, la K. si esercitava nell'apprendimento delle lingue, seguiva con l'aiuto di un precettore studi filosofici e letterari, intraprendeva lo studio della musica e del canto. Nel 1753 dipinse il suo primo Autoritratto (Innsbruck, Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum), eseguito, secondo quanto si legge nell'iscrizione, a Morbegno in Valtellina, dove viveva con la famiglia poco prima di trasferirsi a Como. Nello stesso periodo (ma, secondo De Rossi, già nel 1752) le fu commissionato il primo ritratto, un pastello, del vescovo di Como A.M. Nevroni, non rintracciato.
Nel 1754 si trasferì con la famiglia a Milano, dove proseguì la sua formazione e conobbe illustri personaggi. Nel 1757 morì la madre, e la K. si ritirò con il padre nel Bregenzerwald a Schwarzenberg, la terra dei suoi avi, dove fu incaricata di eseguire nella chiesa parrocchiale una serie di medaglioni ad affresco con teste degli apostoli, per i quali si rifece ad alcune calcografie di G.B. Piazzetta. Padre e figlia cercarono di procurarsi commissioni presso i castelli del lago di Costanza: come ricordano i biografi la K. dipinse il ritratto del vescovo di Costanza F.K. von Rodt (non rintracciato). A questi anni risale con ogni probabilità l'Autoritratto in costume tipico del Bregenzerwald (Firenze, Uffizi), come testimonia lo stile proprio di un'artista in ancor giovane età: la K. eseguì altri autoritratti con lo stesso abbigliamento, in questo stesso periodo e intorno al 1781, l'ultimo che si conosca, dipinto in occasione di un successivo soggiorno a Schwarzenberg (Innsbruck, Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum).
Il precoce e versatile talento della K. venne in questi anni definitivamente indirizzato verso la pittura dal padre, che le organizzò un viaggio di formazione artistica in Italia; questo momento, caratterizzato dalla definitiva scelta tra musica e pittura, fu ricordato dall'artista in un dipinto eseguito trent'anni dopo, l'Autoritratto tra Musica e Pittura (1791: Mosca, Museo Puškin).
Nel 1760 o 1761 tornò a Milano, dove Carlo Gottardo conte di Firmian, da lei conosciuto precedentemente, aveva assunto il ruolo di ministro plenipotenziario. Con ogni probabilità una sua lettera di presentazione contribuì ad aprirle le porte delle maggiori collezioni italiane. Fu a Parma, a Modena, a Bologna, dove poté studiare le opere del Correggio, dei Carracci, di G. Reni, del Guercino (G.F. Barbieri) e del Domenichino (D. Zampieri); nel 1762 era a Firenze, dove ottenne di poter lavorare, in una stanza riservata, separata dai suoi numerosi colleghi, alla copia dei preziosi dipinti conservati nella Galleria ducale. Nello stesso anno divenne membro d'onore dell'Accademia Clementina a Bologna e ottenne il diploma dell'Accademia del disegno di Firenze. Qui la K. conobbe il pittore e mercante J.F. von Rieffenstein, sotto la guida del quale verosimilmente creò le sue prime incisioni. Negli anni 1763-65 si situa il primo soggiorno romano, intervallato da un viaggio a Napoli, dove poté studiare le collezioni del palazzo di Capodimonte, e a Ischia. A Roma la K. strinse importanti amicizie: oltre a B. West già conosciuto a Firenze, suo primo contatto con la pittura di A.R. Mengs (Baumgärtel, 1998; Sandner, 1998), frequentò artisti inglesi, come G. Hamilton e N. Dance (Roworth, 1992), e inoltre P. Batoni, G.B. Piranesi, G.B. Casanova. Fondamentale per il suo crescente interesse per l'antico, in relazione soprattutto alla formazione di un gusto destinato a incontrare il grande favore di un certo pubblico colto e di élite, fu il rapporto con J.J. Winckelmann, suo tramite anche per la conoscenza delle collezioni del cardinale A. Albani e, inoltre, con l'arte e in particolare la ritrattistica di Batoni (Ritratto di Winckelmann, 1764: Zurigo, Kunsthaus). Frequentò i viaggiatori inglesi del grand tour e ne dipinse i ritratti: J. Byng (1764: Barnet, Hertfordshire, Wrotham Park Collection), lord B.C. Exeter (1764: Stamford, Burghley House Collection), J. Parker (1764: Plymouth, Saltram Collection, National Trust), che con la moglie Teresa fu tra i suoi più importanti mecenati, e il famoso attore shakespeariano D. Garrick. Il notevole dipinto (1764: Stamford, Burghley House Collection), che ritrae l'attore mentre si volta sulla sedia posta con la spalliera verso l'osservatore, fu inviato dalla pittrice a Londra per esporlo alla Free Society, dove suscitò l'ammirazione dei contemporanei facendola conoscere agli Inglesi ancor prima del suo arrivo a Londra.
Questi anni sono marcatamente segnati dalla determinazione con la quale la K., seguita ancora da vicino dal padre, costruiva la sua personalità e la sua collocazione artistica, sia attraverso lo studio degli antichi e dei contemporanei sia intessendo proficui rapporti sociali e personali nel mondo artistico e culturale del tempo. Nonostante l'abilità raggiunta nella copia e la sua capacità ritrattistica riscuotessero un notevole successo, la K. tendeva a rivolgersi verso la pittura di storia, scelta inusuale per una pittrice. Oltre a una buona conoscenza delle fonti letterarie, lo studio della scultura antica e di disegni di nudo (ebbe l'opportunità di esercitarsi su disegni messi a sua disposizione da Batoni) le permise di coltivare tale proposito; tra i suoi primi studi è il disegno Nudo virile firmato e datato 1763 (Berlino, Staatliche Museen, Kupferstichkabinett).
Realizzò presto i primi dipinti di soggetto storico, come Penelope al telaio (Hove, Museum and Art Gallery) e Bacco e Arianna (ripr. in A. K. e Roma, p. 12 n. 10), dove, seppure con qualche debolezza nella struttura della figura, riunì con grande capacità in una sintesi personale riferimenti al classicismo seicentesco (Reni) e allo stile della prima generazione neoclassica, ancora permeato di quella complessità di stimoli tipica del primo Settecento romano. Del 1764-65 sono due dipinti commissionati da Byng, Criseide riunita al padre Crise e Coriolano, Veturia e Volumnia (ambedue nella Wrotham Park Collection), un soggetto trattato nello stesso periodo da F. Imperiali e A. Masucci. Il 5 maggio 1765 fu accolta tra gli accademici di merito dell'Accademia di S. Luca (Archivio storico, Decreti delle congregazioni, vol. 52, cc. 77v, 78), alla quale, come pièce de réception, donò La Speranza (ivi collocata). A Roma seguì inoltre lezioni di prospettiva, forse da G.B. Piranesi e C.-L. Clérisseau (Clark, in A. K. und ihre Zeitgenossen, pp. 5 s.). Da Roma raggiunse Bologna e quindi Venezia, dove incontrò lady B. Wentworth, moglie dell'ambasciatore inglese John Murray, che l'anno seguente la invitò a seguirla in Inghilterra.
Giunse a Londra nel giugno del 1766, dopo una breve sosta a Parigi (dove fu colpita, in particolare, dai dipinti allegorici di P.P. Rubens nel palazzo del Luxembourg), per la prima volta lontana dal padre. Il soggiorno inglese fu di grande importanza per la formazione e la carriera della K. (Walch, 1969), che subito dopo il suo arrivo, stabilita la sua abitazione a Londra in Suffolk street, ebbe importanti committenti e mecenati in lord J. e lady G. Spencer e in lord B.C. Exeter, che la presentò a J. Reynolds. È in questo periodo che si fa strada l'immagine romanzesca caratteristica di un'ampia letteratura sulla pittrice, ben introdotta nella vita sociale, inserita con successo nel mondo artistico, inseguita dal pettegolezzo per le sue relazioni con N. Dance, forse con H. Füssli, quindi con Reynolds. Lo stesso Füssli negli anni successivi non le risparmiò critiche pungenti in vari scritti (Sandner, 1998, pp. XIII s.). Pochi mesi dopo l'arrivo del padre, il 20 nov. 1767 sposò il sedicente conte F. Horn, che tuttavia si rivelò presto un impostore; separatasi nel febbraio 1768, fu libera dal vincolo matrimoniale solo nel 1780, con la morte di Horn.
Il suo interesse per la pittura di storia e per l'aspetto allegorico, concettuale, letterario dell'opera d'arte trovò molti punti di contatto con l'idea di pittura che Reynolds intendeva diffondere in Inghilterra. Nel 1768 fu probabilmente tra i membri fondatori della Royal Academy, l'unica donna insieme con Mary Moser: le due pittrici furono rappresentate in effigie, per ragioni di opportunità, da J. Zoffany nel ritratto di gruppo dei membri dell'Accademia (1772: Londra, Buckingham Palace, Royal Collections). In quella stessa sede, nel 1775 la K. e Reynolds furono oggetto di scherno nel dipinto di N. Hone The conjuror, riuscendo tuttavia a ottenerne l'immediata rimozione. Nel 1773 la pittrice fu proposta, con Reynolds, Dance, J. Barry e G.B. Cipriani, per la decorazione di St. Paul, progetto non più realizzato.
Numerose le commissioni di ritratti: Augusta, madre di Giorgio III, la incaricò di eseguire il ritratto della figlia Augusta, duchessa di Brunswick (1767: ibid.) e quello della moglie del sovrano, Carlotta Sofia con il Genio delle arti, noto attraverso la mezzatinta di T. Burke del 1772. Del 1767 è il ritratto di Joshua Reynolds (Plymouth, Saltram Collection, National Trust), dove il pittore è rappresentato seduto a un tavolo, tra libri di autori inglesi e un busto di Michelangelo. Influenzati in parte dalla "maniera grande" e dalla concezione del ritratto storico di Reynolds, i suoi ritratti presentano una forte componente allegorica, spesso in relazione con i riferimenti all'antico: Henrietta Williams Wynn come Pandora (1769: Bregenz, Vorarlberger Landesmuseum); Francesca Anna Hoare con un busto di Clio (1770-75: Stourton, Wiltshire, Stourhead House Collection, National Trust); Teresa Parker (1773: collezione privata, in Baumgärtel, 1998, n. 96), commissionato come dono per un'amica, dove la reciprocità dell'amicizia è rappresentata, secondo l'Iconologia di G.C. Ripa, dalle tre Grazie raffigurate sul piedistallo di un busto femminile all'antica; Anna Townshend e suo figlio (Cambs, Burghley House) raffigurati come Venere e Amore. La ricamatrice (1773: Mosca, Museo Puškin) in costume turco è tra le prime testimonianze, insieme con quello di Teresa Parker, dei suoi ritratti in costume.
Nel 1768 la K. partecipò all'esposizione in onore di Cristiano VII di Danimarca presso la Free Society of artists con tre dipinti su temi tratti dalle vicende troiane. Esposti l'anno seguente alla Royal Academy insieme con un quarto sullo stesso tema, furono acquistati da J. Parker per il salone della sua dimora a Saltram Park, forse commissionati sin dall'origine come parte dello schema decorativo disegnato da R. Adam, sembra su ispirazione di Reynolds (Roworth, 1992). D'altra parte la pittura della K. era felicemente utilizzata nella decorazione di ambienti di edifici, dagli ovali per la nuova sede della Royal Academy in Somerset House (Intenzione, Composizione, Disegno, Colore: 1780, ora a Burlington House) ai dipinti per varie dimore londinesi. Ampiamente diffuse attraverso le stampe - molto stretti furono i rapporti della K. con i maggiori incisori e stampatori del tempo, come F. Bartolozzi e W.W. Ryland - le sue composizioni furono utilizzate anche nelle arti applicate, come nella decorazione di mobili e porcellane.
Nel 1781 sposò il pittore veneziano Antonio Zucchi, amico del padre da lungo tempo, che da quel momento si dedicò all'organizzazione dell'attività artistica della moglie. Lasciata l'Inghilterra la coppia si diresse a Venezia, passando per le Fiandre. Nel 1782 il padre della K. morì, e pochi mesi più tardi i coniugi, passando per Ferrara e Loreto, tornarono a Roma dove, tramite i servigi di G. Prosperi (Castellani), acquistarono una casa in via Sistina presso Trinità dei Monti, trascorrendo a Napoli i mesi necessari alla sua ristrutturazione. Nonostante la vivacità culturale della città e l'insistenza della regina, la K. non vi si trattenne oltre (vi tornò brevemente solo nel 1785), rifiutando l'invito a divenire pittrice di corte: il Ritratto della famiglia reale (1782: Napoli, Museo nazionale di Capodimonte) fu infatti terminato a Roma.
Il suo tenore di vita e la sua abitazione romana rispondevano alle esigenze e al decoro di una condizione altoborghese; l'atelier e, soprattutto, il salotto della K. divennero un punto di riferimento irrinunciabile della vita artistica e intellettuale della città. Importante e intenso per la pittrice fu il rapporto con J.W. Goethe, che conobbe subito dopo il suo arrivo e del quale eseguì il ritratto (1787: Weimar, Goethe Nationalmuseum).
In un mercato artistico, che offriva in quegli anni a Roma una concorrenza sempre meno rilevante, la pittrice mantenne forti contatti con la clientela inglese, mentre contemporaneamente la sua opera era richiesta dai più importanti committenti e dalle maggiori corti italiane ed europee. Secondo l'elenco delle opere, Giuseppe II le commissionò due dipinti di soggetto storico e per Caterina la Grande di Russia dipinse Servio Tullio e Achille tra le figlie di Licomede, un soggetto più volte ripreso (per l'individuazione dell'opera si veda Rosenthal, 1996, p. 273; Sandner, 1998, p. 42). In questo periodo eseguì alcune tra le sue opere migliori, dai ritratti (Autoritratto con busto di Minerva, 1780: Coira, Bündner Kunstmuseum; Autoritratto, 1787: Firenze, Uffizi; Ritratto della poetessa Fortunata Sulgher Fantastici, 1792: Firenze, Pitti; Giovinetta in veste di baccante, 1801: Roma, Galleria nazionale d'arte antica, Palazzo Barberini) ai quadri storici e letterari (Cornelia madre dei Gracchi, 1785: Richmond, VA, Museum of fine arts; Virgilio legge l'Eneide ad Augusto e Ottavia, 1788: San Pietroburgo, Ermitage; Amore e Psiche, 1792: Zurigo, Kunsthaus), ai dipinti religiosi (Cristo e la samaritana, 1795-96: Monaco, Neue Pinakothek; Natan e Davide, 1797 circa: Bregenz, Vorarlberger Landesmuseum), produzione centrale nel periodo tardo, culminata nella prestigiosa commissione per la decorazione della cappella del santuario di Loreto, insieme con V. Camuccini e C. Unterberger. Con L'educazione della Vergine (1790-91), destinata alla traduzione in mosaico, la K. si confermò, con un riferimento all'opera dei "primitivi", al centro degli orientamenti più aggiornati.
Dopo la morte del marito, il 26 dic. 1795, le fu vicino il cugino J. Kauffmann, che avrebbe ereditato molto del suo materiale artistico e dei suoi libri (Baumgärtel, 1990, pp. 2832 s.). Durante la Repubblica Romana (1799-1800) poté proseguire il lavoro nel suo atelier, anche se in modo più ridotto. Nel 1800 il mercante d'arte G. Vallardi acquistò e fece rilegare un voluminoso gruppo di suoi disegni, acquisito in seguito dal Victoria and Albert Museum di Londra. Tra il 1800 e il 1802 eseguì l'Incoronazione della Vergine per la parrocchiale di Schwarzenberg.
Dopo un periodo di malattia, intervallato da brevi viaggi di riposo, la K. morì a Roma il 5 nov. 1807.
Il suo funerale, descritto da De Rossi, fu organizzato da A. Canova; vi parteciparono gli accademici di S. Luca e i più famosi artisti e letterati. Due sue opere furono portate in processione insieme con un calco della sua mano. Fu sepolta in S. Andrea delle Fratte, accanto al marito; l'anno seguente un suo busto fu collocato nel Pantheon.
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