FABBRI, Angelico
Nacque a Gubbio (Perugia) il 28 ag. 1822 da Raffaele, originario di Nocera Umbra, e Francesca Leonardi, di antica famiglia eugubina. Dopo aver effettuato gli studi presso il locale collegio retto dai canonici regolari lateranensi e nel patrio ginnasio, distinguendosi nelle belle lettere, si iscrisse per volontà del padre farmacista all'università di Bologna, dove frequentò un corso di scienze fisiche e naturali, appassionandosi particolarmente allo studio della chimica, cui dedicò in seguito alcune pubblicazioni. Terminati gli studi, rifiutò un posto di insegnante presso l'ateneo bolognese offertogli nel gennaio del 1846 dal professor G. Sgarzi, preferendo tornare nella città natale, dove ristabilì prontamente i contatti con i liberali del luogo avviati già nel 1840 - anno della sua adesione alla massoneria - e temporaneamente interrotti a causa del trasferimento a Bologna (dove aveva comunque avuto modo di conoscere e divenire amico di Felice Orsini).
L'ultimo periodo del pontificato di Gregorio XVI lo vide molto attivo, insieme con alcuni amici fidati, nel fornire aiuti ai numerosi proscritti che abbandonavano, attraversando l'Umbria, i territori dello Stato pontificio. Nel 1846 il F. aderì alla carboneria e, l'anno successivo, alla Giovine Italia. Allo scoppio della guerra, nel 1848, fu tra i primi volontari umbri a partire, nonostante le precarie condizioni di salute; a Padova venne eletto dai suoi commilitoni sottotenente della compagnia dei volontari eugubini, con cui partecipò alla sfortunata campagna del Veneto sino alla capitolazione di Treviso (15 giugno).
Tornato dopo quella battaglia nella sua città natale, il F. fu nominato agli inizi del 1849 segretario della Commissione di governo che amministrava Gubbio in nome della Repubblica Romana, ricevendo inoltre il comando di una compagnia di guardia civica incaricata di mantenere l'ordine pubblico e la tranquillità nel paese e nei suoi dintorni. Dopo lo sbarco delle truppe francesi a Civitavecchia, insieme con ventiquattro compagni accorse in difesa di Roma, dove gli venne affidato il comando di una compagnia del III battaglione della legione umbra ed il grado di capitano.
Tornato nuovamente a Gubbio dopo la caduta della Repubblica, il F. riuscì in breve tempo a rìcucire le trame liberali in Umbria, stabilendo contatti diretti con la sede di Perugia ed organizzando una società, denominata mazzinianamente Italia e Popolo, a fronte del ferreo controllo cui era sottoposto da parte della polizia pontìficia e nonostante il divieto (pìù volte violato) di allontanarsi dal paese.
Dopo il fallimento dell'insurrezione di Milano del 6 febbr. 1853, che provocò lo smembramento di quasi tutte le associazioni liberali, una vasta ondata repressiva ed un diffuso senso di scoramento e di sfiducia, il comitato di Gubbio non si sciolse: per merito precipuo del F., che ripristinò in breve tempo i collegamenti non solo con Perugia, ma anche con Roma (avendo come principali interlocutori Pio Cesarei nella prima e David Silvagni nella seconda), alla mazziniana e repubblicana Italia e Popolo successe l'unitaria e monarchica Associazione liberale, il cui comitato eugubino prese il nome di Balilla.
Durante la guerra dei '59 il F. rimase in un primo momento - per ordine del Comitato centrale romano - in Gubbio per accogliervi i volontari ed organizzare il loro invio in Lombardia. Solo in luglio poté recarsi a Bologna, dove la Giunta centrale del governo provvisorio lo nominò capitano di un battaglione di volontari, approntato per la spedizione nelle Romagne; dopo l'annessione della regione al Piemonte, gli fu riconosciuto il grado di capitano dell'esercito regolare, ma il F. rassegnò le dimissioni poco dopo, nel giugno del 1860, onde potersi aggregare al corpo di volontari che il generale E. Cosenz andava allora organizzando in vista di una penetrazione nelle Marche ed in Umbria. Sfumata la progettata invasione, il F. seguì il generale a Palermo, dove gli fu confermato il grado di capitano di fanteria (21 luglio 1860) e fu più tardi (25 settembre) nominato capitano di stato maggiore.
Al termine della campagna dell'Italia meridionale - per la quale gli fu conferita il 15 dic. 1861 la medaglia d'argento al valor militare - gli venne confermato con r.d. 25 giugno 1861 il grado di capitano di fanterìa nel corpo dei volontari; con successivo r. d. del 16 apr. 1862 fu trasferito, con il medesimo grado; nell'esercito regolare.
Nel 1866 il F. fu eletto, quale rappresentante del collegio di Città di Castello, deputato al Parlamento (IX legislatura); venne riconfermato anche nella legislatura successiva, ma questa volta l'elezione venne invalidata dalla Camera nella seduta del 3 giugno 1867, per irregplarità riscontrate nel collegio elettorale d'appartenenza. Alla ripresa delle ostilitá con l'Austria nel 1866 il F. aveva comunque voluto nuovamente seguire Garibaldi e sì era arruolato come capitano nel 4° reggimento dei volontari, per essere subito dopo promosso a maggiore del III battaglione del 6° reggimento. Nel settembre del 1867 ricevette l'incarico di raccogliere volontari in Umbria per tentare un colpo di mano su Roma; egli accolse prontamente l'invito e, ricevuto il grado di tenente colonnello, organizzò con i suoi uomini il corpo di Cacciatori romani a Torre Alfina, fortificando quella importante posizione. Agli ordini del generale G. Acerbi, ai primi di novembre, fu a Montefiascone e ad Acquapendente, per essere infine nominato commissario prodittatoriale della provincia di Viterbo.
Chiusasi fallimentarmente dopo Mentana la sfortunata impresa garibaldina, il F. si ritirò definitivamente a Gubbio, partecipando attivamente quale consigliere comunale, assessore e consigliere provinciale alla vita politica cittadina.
Insegnò scienze naturali nella locale scuola tecnica dal 1869 al 1874 e tornò a coltivare i propri interessi letterari, antica passione giovanile mai del tutto sopita. Si adoperò inoltre alacremente per la costruzione della linea ferroviaria Fossato di Vico-Arezzo via Gubbio, che, sebbene a scartamento ridotto, fu una delle prime realizzazioni del genere nella zona e, soprattutto, aprì nuove prospettive economiche alla piccola cittadina umbra.
Morì a Gubbio il 7 luglio 1886.
Scritti: Del modo di riconoscere i principali avvelenamenti. Trattato medico-chimico, Firenze 1851; Risultati chimico-analitici di alcune acque minerali di Gubbio ottenuti da Angelico Fabbri nell'anno 1854, Gubbio 1854; La città di Gubbio; sua pianura suoi monti studiati dal lato atmosferìco - mineralogico - fitologico - zoologico, ibid. 1855; Il latte considerato quale nutrimento dei neonati, Bologna 1856, Come si ottengono i lustri ad iride, Roma 1857; L'artista italiano. Dramma in tre atti, Firenze 1859; Ai suoi onesticoncittadini, Perugia s.d. [ma 1872]; Parole dette da Angelico Fabbri nell'apertura della Biblioteca popolare circolante in Gubbio (17 nov. 1872), Gubbio s.d. [ma 1872]; Tre alunne di una scuola elementare. Racconto, Foligno 1874; Il figliodi un ricco. Dramma, ibid. 1874; Dante a Gubbio. Commedia in versi, ibid. 1874; L'eremita di Gand. Dramma storico, Perugia 1875; Eduardo il minatore. Dramma... che faseguito al dramma Il figlio di un ricco..., Foligno 1876; Consorzio per la ferrovia Umbro-Aretina. Relazione per l'Assemblea generale del 15 sett. 1881, Città di Castello s. a. [ma 1881]; Nel giorno che la vaporiera giungeva per la prima volta nella stazione ferroviaria di Gubbio Angelico Fabbri dettava il seguente sonetto, Gubbio s.d.; Poesie, Roma 1884.
Fonti e Bibl.: L. Tiberi, A. F., in La Favilla. Rivista di letteratura e di educazione, X (1886), pp. 169-181; G. Mazzatinti, Contributo alla storia del 1859, in Arch. stor. del Risorgimento umbro (1796-1870), I (1905), pp. 69-81; Id., L'"Italia e Popolo", in Gubbio nel 1853, ibid., pp. 212-215; Id., Contributo alla storia della campagna del 1867, ibid., pp. 273-287; Id., I civici volontari di Gubbio nella guerra del 1848, ibid., II (1906), pp. 186 ss.; Id., L'"Associazione liberale italiana" in Gubbio nel 1862, ibid., pp. 189-191; Antonio Colocci nel lavoro preparatorio della liberazione delle Marche (1859-1860). Ricordi e documenti, a cura di A. Colocci, Jesi 1915, pp. 7 s., 10 s., 54, 113-116; A. Silvestrini, Gubbio nel Risorgimento. (L'idea italiana in un piccolo centro). 1796-1849, Perugia 1919, pp. 65 s., 73, 77 s., 83; G. Degli Azzi, A. F., in Diz. del Risorg. naz., a cura di M. Rosi, Milano 1933, III, pp. 17 s.; M. Finori, A. F., in L'Eugubino, X (1959), maggio, pp. 8 s.; B. Moretti, L'eugubino A. F. protagonista ed eroe dell'Unità d'Italia, ibid., XII (1961), maggio, pp. 19 s.; R. Ugolini, Cavour e Napoleone III nell'Italia centrale. Il sacrificio di Perugia, Roma 1973, pp. 52 n., 53 n., 83 s., 90 s., 99, 227, 399 s.; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, p. 431.