angelico
Vale " degli angeli " in If VI 95 Più non si desta di qua dal suon de l'angelica tromba (cfr. Matt. 24, 31 " Et mittet angelos suos cum tuba et voce magna, et congregabunt electos "), in Pg XXX 29 e 65. In Pd XXIII 103 Io sono amore angelico, che giro / l'alta letizia, qualche interprete vide lo stesso riferimento agli angeli in genere, intendendo amore angelico come " rappresentante dell'amore di tutti gli angeli "; ma antichi e moderni preferiscono in genere il riferimento a un determinato angelo, e spiegano " angelo pieno di amore "; che in questo sia da riconoscere l'arcangelo Gabriele è anche opinione comune, ma il Porena considera che " non c'è nessun indizio per affermarlo, e molte ragioni vi sono per negarlo ", e cita come non impossibile l'ipotesi dell'Austin (in Modern language notes, Baltimora 1927) che la ‛ corona ' sia formata da più angeli.
Più spesso qualifica la natura e la virtù degli angeli in genere, come in Cv III VI 6, VII 6 e tra l'angelica natura, che è cosa intellettuale, e l'anima umana non sia grado alcuno, ma sia quasi l'uno a l'altro continuo per li ordini de li gradi (illustrando la diversa perfettibilità. delle creature in comparazione con la facoltà recettiva della luce nei corpi, D. afferma la continuità dei gradi di perfezione di angeli, uomini e bruti); XV 10; IV V 1 Non è maraviglia se la divina provedenza, che del tutto l'angelico e lo umano accorgimento soperchia, occultamente a noi molte volte procede; XIX 6; Pd XXIX 71 l'angelica natura / è tal, che 'ntende e si ricorda e vole (dove D. fa confutare da Beatrice la teoria della memoria degli angeli). In Pd XXVIII 53 in questo miro e angelico templo, ha evidente riferimento ai nove cori angelici indicati ai vv. 25-39, come anche in X 117 il lume di quel cero / che giù in carne più a dentro vide / l'angelica natura (dove ricorda s. Dionigi Areopagita al quale per tutto il Medioevo fu attribuito il De Coelesti hierarchia, e in Cv II V 9 li Serafini, che veggiono più de la Prima Cagione che nulla angelica natura; mentre in Pd XXVIII 126 l'ultimo è tutto d'Angelici ludi, l'aggettivo proviene da ‛ Angelo ', nome del primo ordine delle celesti Intelligenze, i cui ordini precedenti sono stati indicati per nome nei vv. 98-125.
In conformità del valore figurato che assume ‛ angelo ', l'aggettivo è chiamato a significare un superiore grado di perfezione, con un superstite rapporto reale con la natura angelica, come in Cv III III 11 E per la quinta e ultima natura, cioè vera umana o, meglio dicendo, angelica, cioè razionale, in Pg X 125 nati a formar l'angelica farfalla (in ambedue le attestazioni si ricorda la prossimità della perfezione umana alle misure angeliche, le quali possono anche esser da quella superate secundum quid, come nel numero delle virtù intellettuali e morali; cfr. Cv IV XIX 6), e in Pg XXXI 132 danzando al loro angelico caribo, dove significa il grado soprannaturale che si addice alle sette ancelle di Beatrice (cfr. vv. 106-108). Altrove il rapporto con la natura angelica si annulla in una libera indicazione metaforica, come quella della celestialità della voce di Beatrice (in If II 57 con angelica voce, in sua favella), del canto che accompagna la mistica processione (in Pg XXXll 33 temprava i passi un'angelica nota), o dei canti dei giusti raffiguranti l'Aquila nel cielo di Giove (Pd XX 18 puoser silenzio a li angelici squilli). L'unica qualificazione di ordine affatto profano è in Rime dubbie II 5 li occhi miei / per riguardar sua angelica figura / solen portar corona di desiri, ma con le implicazioni mistiche che caratterizzano la poetica stilnovistica.