ANELLI, Angelo (pseudonimi: Marco Landi e Niccolò Liprandi)
Nacque a Desenzano sul Garda il 10 nov. 1761. Compi i primi studi nel seminario di Verona, dedicandosi soprattutto alla letteratura e alla poesia; recatosi nel 1793 a Padova, nel 1795 vi conseguì la laurea in utroque iure. Datosi alla politica, aderì alla Cisalpina; sopravvenuta la reazione austro-russa, finì in prigione per due volte. Il sentimento italiano, che in mezzo a queste vicissitudini lo ispirava, è attestato da un sonetto (La calamità d'Italia), scritto nel 1789 e attribuito per lungo tempo al Foscolo. Tornato poi all'insegnamento - era stato non ancora ventenne professore di lettere a Desenzano -, ottenne nel 1802 la cattedra di eloquenza forense a Milano, il che gli attirò l'odio del Foscolo, che vi aspirava. Nel 1809 partecipò a un concorso melodrammatico bandito dalla direzione generale dell'Istruzione pubblica del Regno italico; i giudici, tra i quali era il Monti, non assegnarono il premio ad alcuno adducendo poco fondati motivi, e l'A. si vendicò facendo rappresentare, in un teatro milanese, durante il carnevale del 1815, un suo libretto satirico Dalla beffa al disinganno (musica di G. Pacini), che colpiva il Monti. L'enorme successo di pubblico spinse le autorità a proibire la rappresentazione, e l'A., sempre con musica di Pacini, fece rappresentare altre due opere satiriche, Il matrimonio per procura e Il carnevale di Milano, sullo stesso argomento. In realtà, il difetto dell'A. era proprio quello di rifarsi sempre a immediati motivi di cronaca, usando inoltre uno stile sciatto e volgare: egli stesso, che affermava di comporre per guadagno, non disdegnava di apparire in scena in situazioni volgarissime; aveva però un senso molto spiccato del gioco scenico e un brio costantemente acceso dall'arguzia. Poeta quasi fisso del teatro della Scala dal 1799 al 1817, l'A. fornì a molti grandi musicisti libretti che costituivano un concreto tentativo di uscire dai canoni dell'opera buffa consacrati da Paisiello e da Cimarosa; la sua Italiana in Algeri (musicata da G. Mosca nel 1808 e nel 1813 da Rossini) alternava ad una azione genuinamente comica accenti patriottici. L'A. compose oltre quaranta libretti, tra i quali sono da ricordare La Griselda (musicata da N. Piccinni nel 1793 e da F. Paër nel 1797) e Ser Marcantonio (musicato da S. Pavesi nel 1810), sulla cui traccia M. Accursi compose poi (1843) il Don Pasquale per Donizetti. L'A. fu anche autore di molte opere letterarie - poesie, tragedie, traduzioni, poemi in ottava rima - tra le quali meritano un cenno le sette Cronache di Pindo (Milano 1811-1818), più un'ottava lasciata manoscritta, che, ricalcate sui Ragguagli di Parnaso di T. Boccalini, colpivano, con una violenta e qua e là gustosa satira in versi, letterati e movimenti letterari dell'epoca. A farne le spese erano soprattutto i romantici, che l'A., tradizionalista, colpiva senza ritegno, mettendo in burletta le loro "innovazioni": Monti, Foscolo (che nell'Ipercalisse raffigurò l'A. come l'istrione Fliria), Cesarotti, Giordani, Klopstock, Schiller, Berchet per le sue traduzioni del Bürger piene di suoni onomatopeici, e altri poeti e letterati non furono risparmiati da quelle rime che il Giordani definì "scipite e barbare".
Nel 1817 l'A. tornò a insegnare e ottenne la cattedra di procedura giudiziaria nell'università di Pavia. In questa città morì il 9 apr. 1820.
Bibl.: E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri…, V, Venezia 1837, pp. 383-385; N. Tommaseo, Dizionario estetico, II, Milano1853, p. 100; G. Taormina, Di A. A. e di un sonetto attribuito al Foscolo, in Fanfulla della Domenica, 30 dic.1894; C. Antona Traversi, Un nemico di Ugo Foscolo, ibid.,17 genn. 1915; L. Miragali, Il melodramma italiano nell'Ottocento, Roma 1924, pp. 59-66; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1934, pp. 74, 186-187, 209; Encicl. dello Spettacolo, I, coll. 579-581.