BARBARIGO, Angelo
Nacque a Venezia intorno alla metà del sec. XIV, da antica famiglia patrizia. Era nipote, per parte di madre, del pontefice Gregorio XII (Angelo Correr).
Ben poco si conosce degli studi da lui compiuti durante gli anni giovanilì e della carriera ecclesiastica prima dell'episcopato. Licenziato in dirìtto canonico, incontrò subito larga stima a Venezia per l'integrità della vita e la vasta cultura. In virtù di queste doti, la Repubblica ottenne da Urbano VI la sua promozione a vescovo di Kisamos nell'isola di Creta. Non si sa con precisione quando ciò sia avvenuto; il B. risulta comunque vescovo "eletto" di Kísamos il 4 dic. 1385, data in cui esegue il pagamento di 33 fiorini d'oro alla Camera apostolica per i consueti servìzi comunì. La sede vescovile era però già vacante dall'estate del 1383 per la morte di Marco Marcello, in quanto l'11 luglio di quell'anno l'antipapa Clemente VII aveva preposto ad essa il minore francescano Pietro da Lerino. Kisamos venne così ad avere contemporaneamente due titolari, uno di obbedienza romana, l'altro di obbedienza avignonese.
L'episcopato del B. a Kisamos durò un ventennio, ma di esso non è rimasta alcuna notizia; si sa soltanto che egli vi diede prova di saggia amministrazione. Secondo il Comer, tra il 1390 e il 1392 circa, il B. avrebbe aspirato alla sede metropolitica di Creta prima, al patriarcato di Aquileia e al vescovato di Castello (Grado) poi, senza per altro ottenere alcuna di tali dignità.
Nel 1404, mentre si trovava a Venezia, Bonifacio IX gli affidò la riforma del monastero veneziano di S. Giorgio in Alga, dell'Ordine agostiniano, sollecitata dallo stesso priore commendatario Ludovico Barbo. Il B., con decreto esecutoriale del 30 ott. 1404, soppresse il priorato e insediò canonicamente nel monastero un gruppo di giovani ecclesiastici desiderosi di vivere vita comune, tra i quali, oltre al Barbo, s. Lorenzo Giustiniani e Gabriele Condulmer, il futuro Eugenio IV. Il decreto formulava anche i 12 articoli che avrebbero rappresentato la base della costituzione e delle regole della nuova congregazione, denominata dei canonici regolari di S. Giorgio in Alga. L'istituzione compiuta dal B. fu confermata poi dal pontefice Gregorio XII, con bolla del 27 giugno 1407.
Nel frattempo Venezia, protesa nella sua politica di espansione in terraferma al consolidamento delle conquiste raggiunte, meditava la sostituzione di Giacomo Rossi col B. sulla cattedra vescovile di Verona; e non tanto perché il primo fosse divenuto sospetto al Senato veneziano, quanto perché il B., cittadino di Venezia e personalità di rilievo e di sicura fedeltà, poteva contribuire a rendere più sicuri e stabili i legami col clero e col popolo di Verona, che nel 1405 aveva compiuto atto di dedizione alla Repubblica. A tal fine Antonio Loschi da Vicenza, oratore veneto alla corte pontificia, ebbe dal doge Michele Steno l'incarico di interporre i suoi buoni uffici presso il papa; e nel sett. 1406 Innocenzo VII, venendo incontro ai desideri della Serenissima, trasferì il Rossi alla diocesi di Luni e il B. a quella di Verona.
Durante il breve episcopato il B. introdusse a Verona i canonici regolari agostiniani di S. Frediano di Lucca, assegnando loro il monastero di S. Leonardo fuori le Mura, abbandonato dai canonici regolari di S. Marco di Mantova. Ebbe a cuore la promozione della religione e la salvaguardia della disciplina ecclesiastica e condusse la sua opera di pastore sorretto da sincero zelo e amore della giustizia. Nel 1407 il nuovo papa Gregorio XII lo nominò collettore generale nelle province di Milano e di Genova, e nelle città e diocesi di Como, Parma, Reggio Emilia, Mantova, Padova, Vicenza, Verona, Trento, Bressanone, Feltre e Belluno. Creato cardinale prete del titolo dei SS. Marcellino e Pietro, nel concistoro tenuto a Siena il 19 sett. 1408, il B. conservò tuttavia l'amministrazione della sua diocesi.
Siamo ormai in pieno scisma e il B. aderisce naturalmente a Gregorio XII; per questa ragione il 29 nov. 1409 Alessandro V, il papa di obbedienza pisana, lo priva del vescovato di Verona, trasferendovi Guido Memo, vescovo di Pola. Da questo momento è da ritenere che il B. sia rimasto sempre al fianco di Gregorio XII, seguendolo nelle varie peregrinazioni, a Cividale del Friuli, a Gaeta e infine a Rimini, sino alla definitiva rinuncia al pontificato, avvenuta il 4 luglio 1415. Sembra sia da escludere che nello stesso anno (come asserisce il Ciacconio) il B. venisse traslato al titolo presbiterale di S. Prassede.
Il B. partecipò attivamente ai lavori del concilio di Costanza nella sua seconda fase, e si fece apprezzare per prudenza e dottrina. Sempre col titolo dei SS. Marcellino e Pietro fu tra i cardinali che posero fine allo scisma, con la elezione al pontificato di Martino V (11 nov. 1417) - Poco meno di un mese prima era intanto morto a Recanati Gregorio XII, e il B. l'anno seguente (dopo la chiusura del concilio) lasciò Costanza assieme al nuovo pontefice per far ritorno in Italia. Colpito da grave malattia, morì a Ginevra il 16 ag. 1418 e fu sepolto nella cattedrale.
L'opinione di alcuni storici che collocano invece la morte del B. a Genova è da far risalire ad una errata lettura o traduzione del nome latino di Ginevra (Gebennae o Geneva).
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