BARDI, Angelo
Dalle scarsissime notizie biografiche del B. si sa che fu canonico della metropolitana senese, non solo perché così egli si qualifica nelle sue storie, ma anche perché come tale appare in un registro dei Quattro Segreti di Balia della Repubblica di Siena (Arch. di Stato di Siena, Balia, 143, Cc- 40 ssalle date del 10 e 18 marzo 1556). In un bando del'io marzo risulta condannato in contumacia al confino a Milano e il 18 deferito all'arcivescovo di Siena, giudice competente per causa di stato. Nello stesso registro sono segnati i nomi di molti altri arrestati, multati e confinati tra il 10 marzo 1556 e il 27 marzo 1557 ad opera del governatore imperiale don Francisco de Mendoza, cardinale di Burgos. Oltre il B., figurano condannati per attività antispagnola e filofrancese e per segrete intese col governo di Montalcino noti patrioti e personaggi coinvolti nella congiura del 1552 e nella guerra di Siena, come Claudio Zuccantini, Marcantonio Amerighi e lo storico Annibale Simoni. Questa è la notizia a carattere biografico più rilevante che il B. fornisca di se stesso ("Il medesimo che scrive le presenti istorie"); aggiunge che la notte del 23 febbr. 1556 era stato citato con nove persone, tra cui un Bardo Bardi, tutti "tenuti molti giorni costretti in palazzo", confinati, poi parte nel proprio domicilio, parte a Pisa e a Milano; sulla propria sorte non specifica di più. Nel corso della narrazione si limita ad affermare per inciso la sua presenza in città nel dicembre 1554 e la sua temporanea dimora in Arezzo nel 1555.
La sua qualifica di canonico trova conferma ulteriore nel libro dei sepolti in duomo, al 2 luglio 1570, giorno in cui avvenne la sua morte.
Ha lasciato manoscritta un'importante cronaca delle vicende' specialmente inteme, della sua città dal 1512 al 1556 il cui originale andò perduto. Ne fu tratta una copia, che alla fine del '600 era in possesso di Francesco Piccolomini e successivamente di Fabio Petrucci e alla metà del secolo seguente di G. A. Pecci, che la seguì pedissequamente nei tomi III e IV delle sue Memorie storico-critiche della città di Siena (Siena 1755-60). Tale manoscritto mancante di 32 cc., come segnala il Pecci (IV, p. 64 n. a), consta di 406 cc. e si conserva oggi all'Archivio di Stato di Siena (ms. D 50). Il titolo (La seconda parte delle historie sanesi di messer A. B. canonico sanese)farebbe supporre, come pensò l'Ugurgieri, che il B. avesse scritto anche una storia, mai rintracciata, del periodo anteriore al 1512. Deriva da tale manoscritto l'altra copia (oggi a Firenze in Biblioteca Laurenziana, Ashb. 959) che, per ordinazione dell'abate Galgano Bichi, certo don Tommaso Mocenni, prete senese, approntò nel 1719. L'opera consta di otto libri; l'interruzione delle 32 cc. cade tra la fine del VI e l'inizio del VII (dalla rotta di Scarlino, 15 marzo 1553, al giorno successivo all'aggressione medicea contro Siena, 27 genn. 1554). La narrazione si ferma al grigio periodo di repressione che segui di poco la resa della città, al tempo del cardinale di Burgos e all'inutile convegno in Val di Cava, presso Montalcino, per l'applicazione dell'armistizio stipulato tra il Soubise e il conte di Santa Fiora (ii apr. 1556) e non sembra affatto conclusa. È probabile che le vicende cui il B. andò allora incontro lo abbiano distolto dal continuare l'opera sua.
Il B. ci dà nella sua cronaca, che dal 1545 in poi si fa addirittura mensile, un vivo quadro della lotta senza quartiere fra le fazioni interne o "monti" da cui era dilaniata la sua città. Accanito avversario della parte novesca e filospagnola, le sue simpatie sono rivolte non tanto ai popolari, che furono gli estremistici sostenitori della resistenza a oltranza a fianco dei Francesi (e a cui rimprovera la supina acquiescenza alla volontà dello Strozzi da lui severamente giudicato uomo testardo e di scarso ingegno), quanto soprattutto al piccolo gruppo dei "riformatori", moderato fiancheggiatore dei popolari, e al quale, per tradizione, era legata la famiglia Bardi.
Gli avvenimenti vengono esposti sempre in modo evidentemente partigiano; non si nascondono certo errori e colpe di uomini di qualsiasi parte, ma alla fazione dei Nove viene sempre, come per principio, attribuita la maggior responsabilità e riportata a carico, con compiacenza, qualsiasi incontrollata accusa o diceria a dritto o a torto appuntatale dagli avversari.
Insieme con la Cronaca di Alessandro Sozzini, le storie del B., pur formalmente meno felici e non esenti da numerose e gravi inesattezze, costituiscono, ben più di quelle degli altri cronisti coevi, Malevolti, Tommasi e Simoni, un prezioso documento sulla vita, la psicologia, il costume della società senese a metà del secolo XVI.
Fonti e Bibl.: Firenze. Bibl. Laurenziana, ms. Ashb.959, pp. 7-12, T. Mocenni, Sposizione circa la presente Istoria e suo autore; I.Ugurgieri, Le Pompe Sanesi, I, Pistoia 1649, p. 632; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 329; D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana,Firenze 1805, p. 83; L. De Angelis, Biografie degli scrittori sanesi,Siena 1824, 1, p, 64; F. Inghirami, Storia della Toscana,Fiesole 1843, XII, p. 187; XV, p. 59.