BASSINI, Angelo
Nato a Pavia da Giacomo, possidente, e da Luigia Pozzi, vi fu battezzato il 29 luglio 1815Cadetto per leva nel 1836 nell'I.R. reggimento ussari "Imp. Alessandro delle Russ. le", fu congedato nel 1839. Di professione commerciante, si venne interessando alle vicende politiche frequentando in Pavia l'ambiente dei Cairoli. Nel 1848 militò nelle formazioni organizzate nella città natale: prima soldato, poi capitano nel battaglione bersaglieri. pavesi che si battè a Morazzone e a Luino nella breve guerriglia di Garibaldi dell'estate di quell'anno. Coi resti del corpo sconfinò nel Canton Ticino, donde nell'óttobre, colla colonna Medici, partecipò al tentativo mazziniano della Val d'Intelvi, dopo il quale nel novembre da Lugano seguì Garibaldi a Ravenna nella Legione italiana, prima come sottotenente d'aminùnistrazione, indi a Foligno collo stesso grado nel battaglione bersaglieri. Ricco ormai di esperienze multiple, capitano della Repubblica romana per il valore dimostrato a Velletri e, a Palestrina nel 1849, si distinse al Casino dei Quattro Venti ed a Villa Corsini, di cui tentò quasi da solo la riconquista il 3 giugno. Ferito, cessata la spedalizzazione il 18.luglio, fu esule in Svizzera: è controverso, per la incertezza della documentazione, se sia rientrato poi a Pavia. Certo è che nel piano d'azione del 6 febbr. 1853 egli dal Piemonte doveva comandare una colonna di appoggio esterno alla divisata propagazione del moto di Milano alla piana sud-occidentale.
Già nella primavera successiva movendosi tra Zurigo e Ginevra, in assoluta povertà e rifiutando aiuti e prestiti, era in contatto diretto con Mazzini sia per i nuovi tentativi, da quello di A. Franceschi all'altro di F. Orsini, di cui fu un elemento. primario, sia offrendosi di agire per piccoli nuclei con cui egli, Chiassi, Maiocchi e altri militari rivoluzionari, assecondavano la nuova prospettiva di tentare diversioni dal territorio elvetico. Arrestato dalla polizia confederale ed espulso nell'agosto 1854, si rifugiò a Londra: lo stesso Mazzini protestò formalmente nei confronti del Consiglio federale là difficile seguire le vicende successive del B.: probabilmente egli rientrò a Pavia nel 1858 per l'amnistia generale.
Alla vigilia del 1859 si arruolò nei Cacciatori delle Alpi e fece la campagna, senza parte di rilievo. Continuando a tenere i contatti con le organizzazioni democratiche della pianura padana, dopo Villafranca fu, come capitano, nell'esercito della Lega che il partito d'azione concepiva come massa di manovra della nuova iniziativa "dal Centro al Sud"; dimessa la quale, si ritirò a Genova, che tra il 1859 ed il 1860 di quell'orientamento era la base e il centro d'osservazione. Organizzato il gruppo di Pavia per la spedizione dei Mille, vi prese parte coman, dando l'8ª Compagnia.
Il B. seppe fare di essa un efficiente strumento di guerra: omogeneo per origine e natura coi suoi 150 uomini, quasi tutti bergamaschi, di cui metà operai e un quinto studenti, poteva contare su eccellenti subalterni (abbondanti in un corpo che doveva dar vita e guidare una forte iniziativa popolare nel sud). Da Calatafimi a Palermo egli manovrò le squadre con sistema moderno portando la compagnia al fuoco organicamente. A Palermo essa fu impiegata nel combattimento per l'entrata nella città (Bixio scrisse che il B. aveva "preso l'ultima barricata") e nel cuore della battaglia di strade, specialmente al Palazzo reale. Creato l'esercito meridionale, il B., che Garibaldi in un autografo annovera fra i suoi dieci più valorosi compagni in quella spedizione, fu maggiore del 3° battaglione (e poi del I reggimento) della 2ª brigata Eber nella 15ª Divisione, e si distinse nelle vicende di quelle formazioni con le quali prima fu attraversata la Sicilia, (da Palermo a Misilmeri, Roccapalumba, Caltanissetta, Catania), e poi la penisola fino al Volturno. A Prizzi prima ed a Resuttano poi venne impegnato ad impedire che moti e sollevazioni contadine, nel chiuso ambiente di omertà e di trasformismo feudali dell'interno dell'Isola, facessero il gioco della reazione ininando alle spalle la solidità della faticosa quanto rapida costruzione militare garibaldina. Sempre con quella Divisione l'unità del B. il 1° ott. 1860 alla battaglia del Volturno venne impiegata sotto Capua, davanti ai Cappuccini tra S. Angelo e S. Maria, con un intervento che valse al B. l'ordine militare di Savoia.
Entrato il B..per breve col Corpo Volontari Italiani nel R. Esercito come ten. colonnello, per l'insostenibilità della situazione che a quello creava l'ostilità governativa se ne allontanò nel novembre '61, passando poi in aspettativa. Sorvegliato e perquisito all'epoca di Aspromonte, nella campagna del Trentino fu ten. colonnello del 3° reggimento dei volontari garibaldini della 4a Brig. del Gen. Corte con cui a Monte Suello, pur ferito, continuò a combattere e fu decorato di medaglia d'argento. Congedato definitivamente nel gennaio 1868, non si mosse da Pavia dove visse occupandosi di assistenza educativa e dove morì il 3 genn. 1889.
Fonti e Bibl.: Documenti del B. o a lui relativi trovansi soprattutto in Pavia, Museo del Risorgimento; Milano, Museo del Risorgimento, Archivio Guastalla Medici; Milano, Bibl. Ambrosiana. Quasi tutti gli storici e i memorialisti garibaldini ricordano il B.: lo stessò Garibaldi nelle Memorie, G. Sacchi, N. Bixio nel Diario, G. C. Abba, G. Bandi, le memorie autobiograliche di G. Dezza, inedite; le opere sulla campagna del 1860, come quelle di C. Agrati o la storia della XV Div. Türr di G. Pecorini Manzoni, sulle campagne del 1848-49, come quella di G. Loevinson. Più particolarmente si vedano le storie dell'8ª Compagnia dei Mille del Sylva (G. Sylva, La VIII Compagnia dei Mille. Scritti vari di argomento garibaldino, a cura di A. Agazzi, Bergamo 1959) e dell'Agazzi (A. Agazzi, Bergamo 1860: da Fillafranca alla liberazione del Mezzogiorno, in Storia del volontarismo bergamasco, a cura di A. Agazzi edito da Istituto Civitas garibaldina, Comune di Bergamo, Bergamo 1960, pp. 201-270). Altre notizie si hanno in A. Gallotii, La compagnia dei volontari pavesi nella campagna 1848, Pavia 1912, nonché nei giornali specie lombardi del tempo, fino al 1889. Utili pure le varie pubblicazioni sulle cospirazioni mazziniane specie sul moto del 6 febbr. 1853 e il Diario di P. Cironi, conservato nella Bibl. Naz. di Firenze. Per il carteggio di G. Mazzini col B. (in parte raccolto da R. Soriga, Dodici lettere di Giuseppe Mazzini a cittadini pavesi, in Bollett. d. Soc. pavese di storia patria, XVI [1916], pp. 91-108) cfr. soprattutto i voll. XXXVII-IL-L-LII dell'Ediz. naz. degli Scritti editi ed inediti di G. Mazzini. Espressamente del B. scrissero: P. Schiarini, I Mille nell'Esercito, in Mem. stor. militari, V, Città di Castello 1911, p. 26; M. Milani Le Monografie dei Bergamaschi dei Mille, a cura di A. Agazzi, Bergamo 1960, pp. 219-232; E. Sanesi Tambassi, in Pavia e la Spedizione dei Mille, Pavia 1960, pp. 87-89; Diz. del Risorgi Naz., II, p. 201; Enc. Ital., VI, p. 344.