BATTAGLINI, Angelo
Nato a Rimini il 25 febbr. 1759, terzogenito del conte Filippo e della romana Anna Fagnani, dopo la morte dei genitori fu mandato a studio a Roma al collegio Nazareno con i fratelli maggiori Francesco Gaetano e Giulio Cesare, e a differenza di questi abbracciò il sacerdozio e continuò a Roma i suoi studi. Nel 1777 fu aggregato all'Accademia Ecclesiastica riaperta da Pio VI per impulso del riminese Giuseppe Garampi, nel 1781 ebbe la coadiutoria di un canonicato in S. Maria in Via Lata, e in seguito altri benefici ecclesiastici a Roma e a Rimini (dove ritornò spesso per le vacanze o per ragioni di salute e nel 1798-99 e 1808-10 a causa delle vicende politiche). Dei suoi primi studi furono frutto varie dissertazioni, che poi si afferma abbia bruciato insieme con le poesie giovanili, che gli diedero posto in Arcadia col nome di Ergeade Tifeo: alcune, volgari e latine, sono a stampa in raccolte o fogli volanti. Ma ben presto i contatti col Garampi, con l'Amaduzzi, forse col Marini, e certo anche l'esempio e gli impulsi del fratello Francesco Gaetano, l'orientarono verso un più sostanzioso lavoro. Già la sua prima opera, il Saggio di rime volgari di Giovanni Bruni de' Parcitadi riminese con le notizie storiche e letterarie di lui e del suo casato (Rimini 1783; un esemplare largamente annotato dall'autore è presso A. Campana), che fu dedicata appunto al Garampi e che per certi aspetti e temi di storia medioevale si muove sulla scia di una sua opera famosa, indica due precise direzioni dei suoi interessi di studio: verso l'erudizione riminese e verso la letteratura umanistica e quella volgare del Rinascimento. Fu quindi del tutto naturale la sua associazione agli studi del fratello maggiore, che prese forma nel lungo lavoro per la magnifica edizione dei poemi maggiori di Basinio (Basini Parmensis poetae Opera praestantiora nunc primum edita et opportunis commentariis illustrata, 2 voll., Arimini 1794), alla quale il B. diede la vasta ed ordinata monografia Della corte letteraria di Sigismondo PandolfoMalatesta Signor di Rimino, commentario (II, pars I, pp. 43-255). Per essa fu certo aiutato largamente dalle ricerche archivistiche del fratello e di amici riminesi, ma, anche mise a profitto con larga e sagace erudizione le possibilità di ricerca che le biblioteche e i contatti romani gli fornivano abbondantemente: l'opera è ancora oggi molto utile e non è stata sostituita, nel suo insieme, dagli studi moderni. Il carteggio dei due fratelli (nel ms. 4302 della Bibl. Univ. di Bologna) è testimonianza preziosa della lunga e appassionata collaborazione del gruppo di studiosi che produssero quell'importante opera.
Il B. non diede poi altre opere di pari mole o impegno, ma fu in quegli anni operosissimi che cominciò a vagheggiare e a raccogliere materiali per il più vasto disegno di una Biblioteca degli scrittori riminesi, che sarebbe riuscita, per diligenza e utilità, simile alle grandi storie letterarie cittadine che gli eruditi della precedente generazione e della sua avevano pubblicato o stavano pubblicando in quel torno di tempo (Argelati, degli Agostini, Tiraboschi, Affò, Barotti, G. Fantuzzi, ecc.); ne rimangono almeno i materiali diligentissimi, in tre grossi volumi di fascicoli e schede ordinati alfabeticamente, che più tardi furono usati, non certo esaurientemente, nell'opera di C. Tonini (ms. 4301della Bibl. Univ. di Bologna, e materiali sparsi in parecchi volumi del fondo Battaglini di quella Biblioteca, mss. 4246-4304, e altrove).
Poco dopo il B. pubblicò, anonima, la memoria sulla Originalità della Leggenda italiana della b. Chiara da Rimino pubbl. dal ch. monsignor G. Garampi nel MDCCLV (di pp. 16, s.n.t., forse Roma, Pagliarini, 1784; cfr. Novelle letterarie di Firenze, 1784, n. 29, col. 455), e la Dissertazione accademica sul commercio degli antichi e moderni librai, recitata in Arcadia (Roma 1787), nella quale sono rispecchiate le sue prime esperienze di ricercatore di codici (per un esemplare annotato dall'autore, v. G. Mercati, Note..., p.77 n. 2). Il Garampi lo avrebbe voluto suo bibliotecario privato, ma costretto a vivere, dopo che fu divenuto cardinale, nella sua residenza vescovile di Montefiascone, lo designò per lo stesso ufficio al card. Francesco Saverio de Zelada, segretario di Stato di Pio VI, cardinale bibliotecario di S.R.C. e insigne bibliofilo. Il B. si immerse allora nello studio dei codici zeladiani, col compito e il proposito di prepararne un catalogo che poi, per le vicende politiche sopraggiunte, il trasferimento a Toledo dei codici e la morte del cardinale, non poté giungere alla pubblicazione. Ma il B., oltre a fare dei codici zeladiani numerosi estratti in servizio dei propri studi (che rimangono abbondanti tra i suoi mss.), conservò presso di sé la stesura del catalogo (Latinorum Italorum Gallorum Hispanorumque manuscriptorum codicum Zeladianae Bibliothecae catalogus: descrizione analitica di 1277 codici, esclusi, come si vede, quelli greci), che forma oggi, con il materiale per gli indici, il ms. 4256 della Bibl. Univ. di Bologna, in 2 volumi di complessive pp. 1558 (disgraziatamente si sono smarrite le prime 140 pagine, relative ai primi 164 codici della preziosa collezione).
Frattanto, senza lasciare l'impiego presso il cardinale, il B. era stato nominato scrittore soprannumerario (1791), poi effettivo (1795), della Biblioteca Vaticana, e secondo custode nel 1800, quando fu nominato primo custode G. Marini. Tali uffici giovarono grandemente agli studi da lui intrapresi, e in essi poté svolgere, specialmente negli anni, fortunosi per la biblioteca, dell'occupazione francese, una preziosa opera di controllo, ordinamento e salvaguardia, anche del materiale bibliografico di varia provenienza che venne allora concentrato nella Vaticana. Le vicende politiche lo allontanarono per alcuni mesi (1808-10) dalla biblioteca, della quale divenne primo conservatore, con A. Uggieri, nel 1810 dopo la partenza del Marini per Parigi; nel maggio 1814, in seguito ad accuse certamente calunniose, fu privato dell'ufficio, ma poté essere pienamente riabilitato il 17 agosto dello stesso anno (Arch. della Bibl. Apost. Vat., t. 3, ff. 183r-185v, 266r-267v, 316r-342r, 346v-349r; t. 4, ff. 71r-96r, 146v-147v; t. 59, ff. 18v-21r; t. 102, ff. 55v-64r (Breve e sincero ragguaglio dell'operato del Canonico A. B. Custode della Biblioteca Vaticana nell'assenza da Roma di N. S. Papa Pio VII", del 22 apr. 1814, del quale hanno dato saggi S. Le Grelle, in C. Serafini, I, pp. LI-LII e G. Mercati, Note..., pp. 45 n. 2 e 83-84], 69r, 72r-107v, 116r-117r, e molte altre carte dello stesso Arch.; ms. 4299 della Bibl. Univ. di Bologna, fasc. 15). Le gravi sofferenze procurategli dalle ingiuste accuse nel 1814, l'avanzare dell'età e il declinare della salute indussero il B. a chiedere la giubilazione nel 1818 (Arch. della Bibl. Apost. Vat., t. 4, ff. 182r-184r). Le stesse cause e le mutazioni dei tempi ridussero progressivamente le sue possibilità di lavoro scientifico, tanto che dopo la eccellente monografia malatestiana del 1794, cioè quando il B. poteva ormai considerarsi uno specialista ferratissimo di manoscritti, di letteratura umanistica e di letteratura italiana del Cinquecento, ben poche volte si indusse a pubblicare, e solo memorie accademiche o brevi articoli.
Una sua felice scoperta, quella dello sconosciuto scultore Isaia da Pisa rivelato da un carme di Porcelio Pandoni, fu prima esposta in una lettera ad A. da Morrona (ed. in parte in da Morrona, Pisa illustrata nelle arti del disegno, 2 ediz., II, Livorno 1812, pp. 455-464), poi in una Memoria sopra uno sconosciuto egregio scultore del secolo XV, e sopra alcune sue opere, in Dissertazioni dell'Acc. rom. di archeol., I, 1, Roma 1821, pp. 113-132; una Dissertazione sopra l'autore [Franc. Griffolini] della prima traduzione latina delle lettere greche di Falaride e di altre traduzioni, delle quali si attribuisce la gloria al famoso legista aretino Francesco Accolti, letta il 15 marzo 1812, fu pubbl. solo nelle Effemeridi letterarie di Roma, V (ott.-dic. 1821), pp. 341-373, poi nelle Dissertazioni..., II, Roma 1825, pp. 369-400, e rimase sconosciuta allo stesso G. Mancini, che giunse alle stesse conclusioni (F. Griffolini, Firenze 1890); cose minori nelle Effemeridi letterarie di Roma, I (ott-dic. 1820), pp. 141-146 (Lettera... con tre lettere del Castiglione), e III (apr-giugno 1821), pp. 145-164 (Lettera... al Signor Filippo de Romanis con una lettera illustrata del Senatore Francesco Bolognetti: importante per le notizie di M. Bruni, in aggiunta al suo vol. del 1783, e più per le notizie dei mss. Bolognetti compresi fra gli zeladiani). Risale a lui, cioè alle copie che egli aveva fatte e che cedette al marchese G. G. Trivulzio, l'edizione delle Lettere inedite di Annibal Caro, pubblicate da P. Mazzucchelli, Milano 1827, 3 voll.
Una breve dissertazione accademica, Sull'architetto della fortezza riminese eretta nel secolo XV, fu pubblicata dal nipote C. B[attaglini] a Rimini 1882 (estr. dal periodico La parola). Altre memorie rimasero inedite, tra le quali era forse, al suo tempo, particolarmente importante quella intitolata Notizie di Porcellio de' Pandoni autore dell'Elegia intorno ai Poeti ed Oratori illustri del suo tempo (autografo molto elaborato nel ms. 4299 della Bibl. Univ. di Bologna, fasc. 13; ivi parecchie altre memorie sia edite che inedite; altre altrove). Molti estratti e copie di documenti, mss. e stampe in servizio dei suoi lavori pubblicati e da pubblicare, sono sparsi, con resti del suo carteggio letterario, in molti altri manoscritti del fondo Battaglini di Bologna (specialmente importanti le "Memorie della città di Rimini e sua diocesi", ms. 4303, con copie anche di M. A. Zanotti, ecc., e anche frammenti di mss. antichi) e nelle collezioni Piancastelli della Bibl. Com. di Forlì.
Il B. raccolse nella sua lunga vita una preziosa biblioteca, comprendente anche non pochi mss. e incunabuli, particolarmente ricca, a quanto sembra, di edizioni di scrittori italiani del Cinquecento (ne resta il catalogo alfabetico nel ms. 4246 della Bibl. Univ. di Bologna); alcuni codici da lui posseduti passarono alla Biblioteca Vaticana (come i Vat. Lat.8883-8885, 9010); la biblioteca fu trasferita dopo la sua morte a Rimini e riunita alla biblioteca della famiglia, e fu accresciuta ancora nel sec. XIX da un colto discendente, il conte Giulio Cesare Battaglini più tardi cominciò il distacco, l'incuria e la dispersione: la parte più pregevole sembra figurare nel Catalogue de la bibliothèque de M. le Comte F. Battaglini de Rimini, Florence, De Marinis, 1910 (venduta all'asta il 2-4 maggio 1910). Altre cose, specialmente mss., furono acquistate dal benemerito bibliofilo romagnolo C. Piancastelli e si trovano ora con le sue collezioni nella Bibl. Com. di Forlì. Quello che rimaneva (non c'erano più codici e incunabuli, ma gran parte delle carte di studio di A. e F. G. Battaglini) fu venduto alla Libr. Antiquaria Hoepli e miseramente disperso nel 1942: un benemerito bibliotecario, D. Fava, salvò almeno i mss. acquistandoli per la Bibl. Universitaria di Bologna.
Morì in Roma il 20 o 21 febbr. 1842 e fu sepolto in S. Andrea della Valle; gli fu posto un cenotafio nella chiesa di S. Maria in Via Lata di cui era canonico dal 1800 (qui è la data 26 marzo).
Bibl.: Rimini, Bibl. Gambalunghiana, G. Urbani, Raccolta di scrittori e prelati riminesi, ms., pp. 87-91, 727 s.; ibid., Z. Gambetti, Catalogo degli scrittori ed opere riminesi, ms., I, fasc. 3, 7; III, fasc. 39; ibid., Id., Schede mss.; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edificii di Roma, VIII, Roma 1876, p. 410, n. 979; C. Tonini, La coltura letter. e scientifica in Rimini, Rimini 1884, I, pp. XV-XVII, XXXI, XXXIII s.; II, pp. 508 s., 517-528, 688 (indice); Id., Storia civile e sacra riminese, VI, 2, Rimini 1888, p. 738; L. Cavazzi, La diaconia di S. Maria in Via Lata, Roma 1908, pp. 65-66, 182-183, 443; S. Le Grelle, in C. Serafini, Le monete e le bolle plumbee pontificie del medagliere vaticano, I, Milano 1910, pp. LI s.; Lettere inedite di Gaetano Marini, a cura di E. Carusi, I, Roma 1916, pp. 50, 53; III, Città del Vaticano 1940, p. 109; A. Campana, Vicende e problemi degli studi malatestiani, in Studi romagnoli, II (1951), pp. 7 s.; G. Mercati, Note per la storia di alcune biblioteche romane nei secoli XVI-XIX, Città del Vaticano 1952, pp. 45 n. 2, 65 n. 1, 77 n. 2, 83 s., tav. 13.