CAPOCCI, Angelo
Sui legami di parentela che univano il futuro capitano del Popolo alla famiglia romana dei Capocci dei Monti, il documento più esplicito è una lettera che Innocenzo IV aveva inviato il 25 gennaio del 1254 al cardinale Pietro Capocci in cui il pontefice ricordava i nomi dei suoi parenti più stretti: "Iacobus Iohannis Caputii, Archio et Iohannes ac Angelus Capotius, pater, fratres et nepos tui..." (Berger, n. 5847). Per la ricostruzione della linea ascendente dell'albero genealogico del C., questa è l'unica fonte a nostra disposizione. Non si possono quindi confermare senz'altro le asserzioni degli antichi genealogisti della famiglia Capocci e di altri vari scrittori di cose romane, secondo i quali il C. sarebbe stato figlio di Arcione, podestà di Osimo e fratello del cardinale. Tutt'al più si potrà pensare che la suddetta frase innocenziana non impedisce a priori un siffatto accostamento genealogico, se è giusta l'ipotesi secondo cui il Giovanni, fratello del cardinale, sia da identificare con l'omonimo cappellano di Onorio III (Regesta Honorii papae III, a cura di P. Pressutti, Romae 1888-1895, nn. 5626, 5627, 5639 e 6232). In tal caso la paternità del C. può essere attribuita ad Arcione, che è l'unico laico dei due fratelli del cardinale indicati in questa lettera.
Altre importanti notizie di carattere genealogico vengono offerte da una lettera di Onorio IV del 25 genn. 1286, che è del resto il termine post quem della data di morte del C.; qui veniamo a conoscere i nomi di due dei suoi figli: "nobiles viros... Florentium de Caputiis, Iacobum et alios filios et heredes quondam AngeliCapucii..." (Les registres d'Honorius IV, n. 312).
Il nome del C. è legato a un particolare momento della storia di Roma degli anni sessanta del Duecento. Eletto capitano del Popolo a capo di un Consiglio di ventisei boni homines per procedere entro il più breve tempo possibile all'elezione di un nuovo senatore, il C. avrebbe dovuto innanzitutto, nella primavera del 1267, debellare un tentativo di insurrezione da parte dell'opposizione guelfa, relegata a una posizione di secondaria importanza dopo la presa di potere popolare. Fallito quel tentativo, il C. poté rivolgere tutta la sua attenzione alla scelta di una candidato alla carica senatoriale. I fatti sono noti: tra maggio e giugno 1267 venne insediato sul seggio senatoriale Arrigo di Castiglia, fratello minore del re Alfonso di Castiglia. La mossa fu abile: uomo di grandi ambizioni, militare nato, Arrigo portava a Roma ricchezze e lustro, prestigio e grandezza. A Clemente IV, a Carlo d'Angiò, ai Romani, questa scelta non doveva dispiacere. Ognuno vi trovava un proprio vantaggio: il pontefice impediva a Carlo d'Angiò di ritornare a Roma, mantenendo così la città in uno stato di relativa tranquillità; Carlo poteva sperare di aver placato il suo grande rivale politico; per i Romani il nome del nuovo senatore era motivo di orgoglio e promessa di futuro benessere.
Il 18 nov. 1267 il C. fu testimone alla redazione di un documento. Nella chiesa dell'Aracoeli erano convenuti il Maggior e il Minor Consiglio, i consoli dei mercanti e i priori della maestranze per eleggere come sindaco dei Romani il cancelliere della città Giacomo (Gregorovius, p. 45 n. 15).
Null'altro si sa sulla sua attività politica. Dal 1267 al 1286, anno in cui era già deceduto, il C. non compare in nessun altro documento a noi noto.
Fonti e Bibl.: Per la lettera di Innocenzo IV vedi Les registres d'InnocentIV, a cura di E. Berger, Paris; 1884-1921, n. 5847.La lettera di Clemente IV, registrata in Les registres de Clément IV, a cura di E. Jordan, Paris 1893-1945, n. 1207, offre un probl. di dataz.: v. F. Böhmer, Regesta Imperii, V, a cura di J. Ficker-E. Winkelmann, Innsbruck 1881-1901, n. 9789.La lettera di Onorio IV, registrata in Les registres d'Honorius IV, a cura di M. Prou, Paris 1888, n. 312, era già stata citata da G. L. Lello, Historia dellaChiesa di Monreale, Roma 1596, p. 36, opera ricordata dall'autore dell'Historiade gente Capocina, in Vat.lat. 7934, f. 59.Per il passo di Saba Malaspina, Rerum Sicularum, relativo al C., vedi L. A. Muratori, Rerum Italic. Script., VIII, Mediolani 1726, col. 834 e G. Del Re, Cronisti e scrittori sincroni napoletani, II, Napoli 1868, p. 263.Sull'attività politica del C. si vedranno con particolare profitto F. Gregorovius, Storia della città di Roma nelMedio Evo, III, Roma 1901, p. 16-18, 25 nn. 41-43, 45n. 15;R. Sternfeld, Der Kardinal Johann Gaëtan Orsini(PapstNikolaus III.), Berlin 1905, pp. 90-102;E. Tuccio, Moti siciliani, Palermo 1922, p. 19;F. Reh, Kardinal PeterCapocci, Berlin 1933, pp. 12, 175 s.; G. Cencetti, Giovanni da Ignano "Capitaneus populi etUrbis Romae", in Arch. della R. Soc. rom. di storia patria, LXIII (1940), p. 159; K. Hampe, Geschichte Konradins von Hohenstaufen, Leipzig 1940, pp. 151-153, 431, 451, e E. Dupré Theseider, Roma dalComune di popolo alla Signoria pontificia, in Storia di Roma, XI, Bologna 1952, pp. 139-143, 146.