CAVACCIA (Cavazza), Angelo
Nacque da famiglia veneziana verso la fine del sec. XIV. Quando, nel 1428, fu promosso al vescovato di Arbe in Dalmazia, era dottore in diritto. Conobbe senza dubbio il cardinal Gabriele Condulmer prima che questi fosse eletto pontefice con il nome di Eugenio IV: infatti, mentre non aveva fatto parte del personale della Camera apostolica durante il pontificato, di Martino V, lo troviamo citato dall’ottobre 1431 in poi come vicetesoriere.
Il tesoriere titolare era Daniele Scotti, allora vescovo di Parenzo e anche lui da poco venuto alla Camera apostolica. Anche se lo Scotti restò ufficialmente tesoriere fino al 1441, il C. lo sostituì spesso nelle sue funzioni. Il 7 genn. 1433, avendo lo Scotti ottenuto la sede di Concordia, fu trasferito alla diocesi di Parenzo: i buoni uffici del predecessore lo fecero esentare dal pagamento dei servizi comuni e minuti dovuti alla Camera. Il suo vescovato fa segnato soprattutto dall’unione provvisoria di Città Nova d’Istria alla sede di Parenzo, avvenuta nel 1434.
Il C., in realtà, non lasciò mai la Curia, che si spostava a seconda delle fluttuanti fortune di Eugenio IV: così assistette al concilio di Firenze, dove sottoscrisse la bolla di unione dei greci il 5 luglio 1439. I documenti non ci consentono di valutare la sua influenza personale sulle misure finanziarie che caratterizzarono quel difficile pontificato, ma i suoi rapporti con i personaggi più importanti dell’amministrazione pontificia ne lasciano intravedere l’importanza del ruolo. Così, a partire dall’aprile 1440, egli fu luogotenente del cardinale camerlengo, Ludovico Scarampo, che aveva dovuto recarsi in fretta a Roma per riprendere in mano il governo della città dopo la tragica morte del cardinal Vitelleschi. La scomparsa di quest’ultimo aveva reso vacante il vescovato di Traù in Dalmazia, e il 18 aprile Eugenio IV vi trasferì il Cavaccia. La sua luogotenenza finì in novembre, ma il 5 sett. 1441 fu nominato tesoriere e riprese nello stesso tempo la luogotenenza del camerlengo, che mantenne fino a dicembre. Il 1º apr. 1443 fu sostituito nella carica di tesoriere da Francesco Legnano di Padova, ciambellano del papa, che fino ad allora aveva svolto la funzione di depositario con il titolo di “receptor pecuniarum”. In quel momento Eugenio IV aveva lasciato Firenze e si preparava a ritornare a Roma. Non si esclude che il C. cadesse in disgrazia, poiché egli non ritornò più alla Curia prima del pontificato di Niccolò V, che lo nominò di nuovo tesoriere il 7 ott. 1448.
Ma anche se portò questo titolo egli non dovette esercitare l’ufficio, giacché dall’aprile 1449 in poi la sequela dei suoi luogotenenti è ininterrotta. Sembra che egli sia risieduto a Venezia o nella sua diocesi: ciò appare da una lettera che gli indirizzò il 18 febbr. 1451 l’arcivescovo di Zara, l’umanista Maffeo Valaresso rimproverandogli amichevolmente di non averlo avvertito del suo ritorno a Traù dopo un soggiorno a Venezia (Barb. lat. 1809, ff. 291 s.).
Il C. morì nel maggio 1452.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Vat., Barb. lat. 1809, ff. 291-292; Arch. Segr. Vat., Registra Lateran., 388, f. 230; Registra Vaticana, 382, ff. 167 rv; Introitus et exitus, 390, 394, 397, 406-408, 417; Diversa cameralia, 17, 18, 20; Obligationes, 64; Archivio di Stato di Roma. Camerale I, 1118, ff. 35v, 94; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, V, Venetiis 1720, col. 410; F. A. Vitale, Mem. stor. dei tesorieri generali pontifici, Napoli 1732, p. XXXIV; G. Moroni, Dizion. di erudiz. storico-ecclesiastica, XXXII, p. 37; LXXIV, pp. 280 s.; C. Eubel, Hierarchia catholica…, I, Monasterii 1913, p. 101; II, ibid. 1914, pp. 212, 253.