COLOCCI, Angelo
Nato a Jesi nel 1474, dal 1497 fu abbreviatore delle lettere apostoliche e poi segretario di Leone X e di Clemente VIII. Scomparso Pomponio Leto, fu l'anima dell'umanesimo romano: sono celebrati dai poeti del tempo gli Orti Colocciani. Nel 1537 succedette a Varino Favorino nel vescovado di Nocera Umbra. Morì nel 1549. Fu grande grecista e latinista. Compose, oltre a qualche mediocre poesia volgare, carmi latini di classica fattura. È da annoverare, in ordine di tempo e di eccellenza, tra i primi nostri che rivolsero la loro attenzione alla poesia italiana delle origini e a quella di Provenza; senza dubbio è il primo che si occupò d'antico portoghese. Possedeva una magnifica raccolta di manoscritti, fortemente danneggiata durante il sacco di Roma: dopo la sua morte, ne venne in possesso la Biblioteca Vaticana.
Bibl.: G. Lancellotti, Poesie italiane e latine di mons. A. C., Jesi 1762; S. Debenedetti, Gli studi prov. in Italia nel Cinquecento, Torino 1911; id., in Mél. Picot, Parigi 1913, I, p. 511; A. Colocci Vespucci, A.C. e Hans Goritz, Fabriano 1922; L. Berra, in Giorn. stor. d. lett. it., LXXXIX (1927), p. 305.