D'ANNA SOMMARIVA, Angelo (Angelo da Lodi)
Appartenente all'antica e nobile famiglia dei Sommariva di Lodi, attestata sin dal 924, assunse il cognome di una rinomata famiglia napoletana di origine romana (con la quale era imparentato e dalla quale forse era stato adottato) che antepose al proprio. Alla nascita gli fu imposto il nome di Francesco. Si suppone che suo padre fosse quel Matteo Sommariva, dottore in legge e cavaliere aurato, che nel 1384 sposò in seconde nozze Costanza d'Este. Si ha notizia anche di un fratello del D. di nome Niccolò (forse più anziano di lui), anch'egli dottore in legge e giureconsulto di Lodi, il quale nel suo testamento, rogato il 28 giugno 1401 a Roma dal notaio Giovanni Stalberg, segretario del D., nominò quest'ultimo suo erede.
Il D. nacque verso l'anno 1340 probabilmente a Lodi dove la sua famiglia era ritolare di vari possedimenti, tra cui erano anche terre prese in locazione dal capitolo del duomo di Milano.
In giovane età il D. scelse la vita religiosa, entrando nel famoso monastero camaldolese di S. Michele nell'isola di Murano presso Venezia, dove assunse il nome di Angelo (Maria). Non è noto se abbia seguito studi universitari, né si sa quale ruolo abbia svolto fino all'inizio dello scisma del 1378, ma si può supporre che fin dall'inizio egli si sia schierato dalla parte di Urbano VI. Questi, infatti, lo mandò come suo inviato a Napoli, una circostanza da cui si può dedurre che egli doveva avere una certa famigliarità con la difficile situazione locale e doveva godere di qualche prestigio nel Regno. È significativo a questo proposito che anche il fratello del D., Niccolò "miles Laudensis", fu incaricato da Bonifacio IX, il successore di Urbano VI, di una missione nel regno di Trinacria per consolidarvi la posizione del papa romano e per appianare i dissensi tra i quattro vicari che reggevano il governo dell'isola durante l'assenza della regina Maria d'Aragona (cfr. Arch. Segr. Vat., Reg. Vat. 313, ff. 131v-150v, 161r-163r).
Il D. fu elevato alla dignità cardinalizia in occasione dell'ultima creazione di cardinali operata da Urbano VI il 17 (0 14) dic. 1384 a Nocera, dove il papa si era ritirato durante il conflitto con Carlo III d'Angiò-Durazzo. La nomina fu pubblicata il 7 genn. 1385, ma ancora all'inizio di settembre del 1385 Urbano VI sollecitava la partenza dei cinque nuovi cardinali che si nascondevano a Napoli "ut vulpes in foveis" (Theoderici de Nyem De scismate, p.81), affinché potesse appurare se accettavano la nomina. Solo al loro arrivo a Genova (16 ott. 1385) il papa fu certo della loro accettazione e concesse ai neocardinali i loro titoli: al D. fu assegnata la diaconia di S. Lucia in Septisolio.
Poco si sa, comunque, dell'atteggiamento del D. in quegli anni. Partecipò certamente ai conclavi dai quali uscirono nel 1389 Bonifacio IX, nel 1404 Innocenzo VII e nel 1406 Gregorio XII. Il 4 ott. 1399 il cardinale Pileo da Prata, tornato all'obbedienza romana nel 1391, lo nominò suo esecutore testamentario, insieme con Cosimo Migliorati, il futuro Innocenzo VII: a quella data il D. era già cardinal prete con il titolo di S. Pudenziana, titolo probabilmente acquisito subito dopo la morte del titolare precedente, il benedettino Bartolomeo Uliario, avvenuta il 16 apr. 1396.
Nello stesso periodo vediamo il D. implicato in alcune vertenze relative al possesso di benefici di cui era stato investito: un canonicato con prebenda a Gnesen, lo scolasticato nel capitolo del duomo di Cracovia (23 ag. 1393), un canonicato con beneficio nel duomo di Costanza, al quale ultimo rinunciò volontariamente il 15 dic. 1397 in cambio di una pensione annua di 30 fiorini d'oro (ma fu poi costretto ad intentare una causa, trascinatasi per anni, perché il suo successore non gliela volle pagare). Nel 1404 Innocenzo VII gli concesse in commenda il monastero dei canonici agostiniani di S. Maria delle Carceri presso Este, nella diocesi di Padova, e nel maggio del 1406 il D. è ricordato anche come preposito del capitolo di Deventer nella diocesi di Utrecht. Il 4 sett. 1405 lo stesso Innocenzo VII gli concesse l'ospedale di S. Biagio della carità a Lodi, al quale più tardi il D. fece una donazione. Il 18 giugno 1406 il D. partecipò al concistoro in cui fu pronunciata la scomunica contro re Ladislao di Napoli. Durante il pontificato di Gregorio XII il D. rinunciò al monastero di S. Maria delle Carceri dopo che gli era stata promessa una pensione annua a favore dell'Ordine camaldolese. Ma ci vollero anni di causa - che continuò a svolgersi anche durante il concilio di Costanza - prima che il 6 giugno 1421 Martino V decidesse la controversia assegnando al D. una pensione annua di 100 fiorini d'oro sulle entrate di quel monastero.
Insieme con l'altro cardinale napoletano Enrico Minutoli il D. rimase a fianco di Gregorio XII fino all'ultimo. Al seguito di questo papa giunse il 26 genn. 1408 a Lucca dove prese alloggio "in santo Michele in mercato" (Sercambi, p. 128). Il 12 maggio però stava preparando la partenza, ma rimase poi a Lucca, poiché il signore della città, Paolo Guinigi, garantì per la sua sicurezza. Quando, poi, il 14 luglio il papa abbandonò la città per recarsi a Siena, i due cardinali non lo seguirono, ma si trattennero nella città "propter infirmitatem" (Arch. Segr. Vat., Div. Cam. 2, f. 13r), senza però rompere definitivamente con Gregorio XII. Solo il 30 ag. 1408 il D. si trasferì a Pisa, dove un gruppo di cardinali si adoperava per la composizione dello scisma mediante la convocazione di un concilio generale. Il D. fu quindi uno degli ultimi cardinali a lasciare l'obbedienza di Gregorio XII, precedendo di poco il Minutoli. Fu quindi deposto e scomunicato da Gregorio XII il 19 genn. 1409 come eretico. Il 21 maggio successivo furono poi tolti, "de mandato capitum regionum Urbis", gli stemmi dei cardinali che si trovavano a Pisa, dalle loro dimore romane. Il 7 giugno 1409 Gregorio XII privò il D. anche del priorato dei canonici agostiniani di S. Maria in Portu nella diocesi di Ravenna. Tuttavia il D. e il Minutoli furono gli ultimi a sottoscrivere il 14 sett. 1409 l'accordo dei cardinali stipulato a Firenze il 29 giugno, dichiarando in tal modo ufficialmente il loro passaggio alla fazione cardinalizia che convocò un concilio a Pisa. Il D. partecipò quindi ai conclavi che elessero i papi dell'obbedienza pisana: Alessandro V nel 1409 e Giovanni XXIII nel 1410. Già nel 1409 aveva fatto parte di una commissione che aveva l'incarico di preparare la deposizione di Gregorio XII e di Benedetto XIII. L'interrogazione dei testimoni convocati a tale proposito avvenne nella casa dove alloggiava il D'Anna Sommariva.
Giovanni XXIII gli concesse un canonicato con prebenda nel duomo di Breslavia (resignato da Hermann Dwerg, 22 giugno 1410) e alcune abbazie francesi tenute in precedenza dal cardinale Pierre de Thury, deceduto ad Avignone il 9 dic. 1410. Il 9 giugno 1410 lo stesso papa gli concesse una casa a Roma nel rione Parione, che egli stesso aveva posseduto prima della sua elezione a papa "pro usu nostra et familie nostre" (Arch. Segr. Vat., Reg. Lat., 142, f. 47rv). Il 23 sett. 1412, dopo la morte del cardinale Guido de Malesec (Pictavensis) avvenuta l'8 marzo 1412, il D. ottenne anche il vescovato suburbicario di Palestrina, entrando in tal modo nel primo ordo dei cardinali (Ibid., Acta Misc., I, f.43r). La notizia, riferita in certa biografia, secondo la quale egli sarebbe anche stato nominato vescovo di Lodi, è errata e si basa su un malinteso: l'epiteto "Laudensis" si riferisce alla sua origine, non alla sua sede vescovile. Già il 17 settembre del 1412 il D. aveva rinunciato "in manibus pape" al monastero benedettino di S. Bassiano fuori di porta regale a Lodi che fino ad allora aveva avuto in commenda (Bibl. Apost. Vat., cod. Vat. lat. 12126, f. 45r).
Insieme con Giovanni XXIII il D. si recò al concilio di Costanza, ma quando la posizione del papa pisano diventò insostenibile egli lo abbandonò e passò dalla parte della fazione conciliare. Partecipò al conclave che avrebbe restaurato l'unità della Chiesa eleggendo l'11 nov. 1417 il cardinale Oddone Colonna che assunse il nome di Martino V. Ancora a Costanza il D. rinunciò al monastero cisterciense di Casamari nella provincia di Frosinone in cambio di una pensione annua di 100 fiorini d'oro (Ibid., cod. Vat. lat. 12126, f. 48r). Poi accompagnò il nuovo papa fino a Roma dopo un soggiorno della Curia a Firenze. In questa città egli alloggiò nel convento di S. Maria del Carmine. Bartolomeo di Michele del Corazzo lo ha descritto in quella occasione con le parole seguenti: "Mons. di Lodi... era homo vechio et pieno di carne, d'età d'anni 70 o di più. L'arme sua erano liste bianche et rosse a traverso con un rastello di sopra" (Diariofiorentino...,p. 274). Questa descrizione concorda con lo stemma riprodotto dal Ciacconio.
Il D. passò gli ultimi anni di vita in Curia, dove condusse, però, una vita molto ritirata. Dopo la morte del cardinale Jean de Brogny detto "Vivariensis" (16 febbr. 1426) diventò il decano del S. Collegio.
Non si hanno più notizie relative a qualche attività politica del D. occupato tutt'al più di faccende riguardanti Ordini religiosi e donazioni pie. Nel 1401 aveva ereditato, in base al testamento, i ricchi possedimenti del fratello Niccolò nel Lodigiano, il quale aveva anche disposto di istituire con l'eredità un monastero olivetano per dieci religiosi. Dopo controversie iniziali e con l'incorporazione dell'ospedale di S. Biagio in Lodi, al quale il D. aveva rinunciato, si riuscì a creare le basi per un monastero "ad onore di SS. Angelo e Niccolò" per venti monaci a Villanova Sillaro presso Lodi, in modo che nel 1424 poté aver inizio la costruzione. Il D. mise a disposizione anche la casa da lui posseduta a Lodi ed ottenne alcuni privilegi da parte dei duchi di Milano. Nel 1427 i primi monaci presero la loro dimora nel nuovo monastero, ma solo il 13 sett. 1429 fu realizzata l'incorporazione dell'ospedale di S. Biagio approvata da Martino V il 1º luglio 1426, cosicché solo allora il primo priore poté prendere possesso della nuova casa. Il D. si adoperò presso il papa anche per la costruzione di un convento francescano a Palestrina istituito da Iacopo Colonna, che doveva servire alla conversione degli eretici (Arch. Segr. Vat., Reg. Lat. 263, ff. 142v-143r).
Va ricordato ancora che il D. partecipò al concilio di Siena, senza peraltro distinguersi in alcun modo. Il suo nome è ricordato tra quelli che presenziarono alla sessione dell'8 nov. 1423, l'unica in cui furono emessi dei decreti.
Il D. morì in età molto avanzata il 21 luglio 1428 a Roma (Bibl. Apost. Vat., cod. Vat. lat. 12123, f. 285r). Aveva fatto il suo testamento il 6 dic. 1427, nella cappella del suo palazzo sito nei pressi della chiesa di S. Lorenzo in Damaso, presenti il vicario generale dell'Ordine olivetano, fra' Francesco da Piacenza, e fra' Benedetto di Spagna, frate olivetano nel convento di S. Maria Nuova in Campo Vaccino a Roma. Fu sepolto in un primo momento nel suddetto convento; successivamente le sue spoglie furono trasferite, secondo il suo desiderio, a Napoli e tumulate nella chiesa di S. Maria di Porta Nuova, dove si conserva il suo sepolcro.
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