ANGELO da Fossombrone
Vissuto nella seconda metà dei sec. XIV e nei primi anni almeno del secolo XV, A. da Fossombrone (la tradizione è composita: Forosempronii, Foresimfraneo, Fossinfronte, Fosseimbruno, Fosumbronio, Fossambruno) fu professore nelle università di Bologna e di Padova. Ma i dati che possono comporre una sua biografia sono estremamente ridotti. Non se ne sa la data di nascita come non si conosce nulla della famiglia di origine.
Il Gloria pensò che A. fosse della stessa famiglia di Pietro de, Ragionieri da Fossombrone, lettore di medicina a Padova, ma il Vernarecci notò l'infondatezza dell'ipotesi. Per altro le ricerche di quest'ultiino negli archivi di Fossombrone non pare abbiano dato risultati, se riuscì solo a rintracciare, in un testamento, un Francesco di Angelo da Fossombrone (m. 1424) e a proporre senza convinzione di identificarlo con un figlio di Angelo.
Siamo meglio informati sull'attività universitaria di Angelo. Nell'anno 1395-96 egli è a Bologna, lettore nello Studio per la logica e la filosofia naturale, come risulta dai rotuli dei lettori per la facoltà degli artisti; e della seconda materia avrà l'incarico anche per gli anni seguenti fino al 1399. Ma sul finire di quest'anno deve aver lasciato Bologna; lo ritroviamo infatti a Padova nell'agosto del 1400, testimone al dottorato di Cristoforo Manfredini da Rovigo. A Padova rimase certamente anche nel 1401 e nel 1402, come documentano le sue presenze ai dottorati di Marco Valla da Venezia (settembre 1401) e di Giuliano da Monte di S. Maria in S. Giorgio (maggio 1402). Nello Studio patavino, egli, artium doctor, insegnò probabilmente la filosofia naturale, ma nelle soscrizioni di alcuni codici delle sue opere lo si dice lettore di fisica, e il Gloria non esclude che abbia insegnato anche la medicina. Dopo il 1402 non si hanno più notizie della sua vita. Il più antico codice datato, in cui siano suoi lavori, è dovuto a Faustino di Brescia, studente in artibus a Padova, ed è del 1412, ma non fornisce alcun elemento per determinare se a tale data A. fosse ancora in vita.
Ci sono rimasti almeno quattro suoi lavori, di cui uno solo è edito. Forse legate all'esperienza dell'insegnamento bolognese sono le Recollectae super Heutisberum de tribus praedicamentis; a Bologna infatti il suo incarico di logica appare chiaramente indicato: "... ellectus ad dictam lecturam loyce. Et teneatur legere sophystarias et regullas Hesberi et sophysmata Hesberi". L'interesse alla lettura ed interpretazione delle Regulae e dei Sophismata di William Heytesbury non pare del resto casuale in Angelo. Nella stessa Bologna all'influenza del logico inglese è legato Pietro da Mantova, che A. dovrebbe aver conosciuto. il commento a Heytesbury propone inoltre di considerare A. all'intemo di una corrente culturale dell'università italiana, che "tra il Trecento e il Quattrocento si sforzò di trovare il modo di calcolare matematicamente la variazione di intensità delle qualità non solo corporee, ma anche spirituali" (Garin). E A. deve a ciò, riteniamo, il credito che ebbe presso i contemporanei, che lo giudicarono maestro famoso, come presso i suoi successori: qualche anno dopo Bernardo Tomi fiorentino si preoccuperà di esaminare e discutere le opinioni di A. insieme a quelle di Giacomo da Forlì. Delle Recollectae conosciamo sette codici (Ambros. 0,51 sup.; Venet. Marc. lat. VI, 105; VI, 155; VI, 160; e numeri del Valentinelli X, 219; X, 221; XI, 15) e l'edizione di Pavia di Antonio Carcano, circa il 1482 (Gesamtkatalog, n. 1947), in cui l'opera è iscritta De velocitate motus; una edizione parziale è contenuta a commento delle Regulae del Heytesbury (Venezia 1494; cf. Hain, n. 7308). Congetturiamo infine che l'opera segnalata dal Tomasini, l'Expositio super tractatum qui vocatur de tribus potentiis, sia da identificare con le Recollectae, leggendo Praedicamentis su Potentiis. Al periodo padovano sono da riportare invece la Quaestio de maxima et minima materia, nota anche come Quaestio de inductione formarum, poiché una soscrizione nel Vat. lat. 2130 la data al 1402 e il Tractatus de reactione, poiché "editus ad petitionem" di Benedetto da Salerno, rettore nel 1399-1400 degli scolari medici e artisti padovani. La Quaestio è in quattro codici (Vat. lat.760, 2130, 3026; Venet. Marc. lat. VI, 155); in uno solo il Tractatus (Venet. Marc. lat. VI,160). Si conosce infine un'altra opera di A., gli Insolubilia, dai codici Vat. lat. 2130, e Venet. Marc. lat. VI, 155 e num. del Valentinelli X, 219.
Bibl.: G. N. Pasquali-Alidosi, Li dottori forestieri..., Bologna 1623, p. 3; G. F. Tomasini, Bibliothecae Patavinae manuscriptae..., Utini 1639, p. 75; Biblioteca Picena..., I, Osimo1790, p. 146; IV, ibid., 1795, p. 196; L. Hain, Repertorium bibliographicum..., I, Stuttgartiae-Lutetiae Paris. 1826, p. 411, nn. 7308-7309; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori..., Bologna 1848, p. 25; J. C. Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwörterbuch zur Geschichte der exacten Wissenschaften, I, Leipzig 1863, col. 779, G. Valentinelli, Bibliotheca manuscripta ad S. Marci Venetiarum..., IV, Venetiis 1871, pp. 148, 161, 163 s., 168, 170, 227, 230 s.; A. Gloria, Monumenti della Università di Padova (1318-1405), Padova 1888, I, pp. 495 s.; II, pp. 364, 388, 398; A. Vernarecci, Fossombrone dai tempi antichissimi ai nostri,I I, Fossombrone 1914, pp. 159-161; I rotuli dei lettori legisti e artisti dello studio bolognese dal 1384 al 1799, a cura di U. Dallari, IV, Bologna 1924, pp. 19, 22 s.; Gesamtkatalog der Wiegendrucke..., II, Leipzig 1926, p. 298, n. 1947; L. Thorndike, Science and thought in the fifteenth century..., New York 1929, p. 261; G. Zaccagnini, Lettori e scolari della Marca d'Ancona allo studio di Bologna dal secolo XIII al XV, in Atti e mem. d. R. Deputaz. di storia Patria per le Marche, s. 4, VII (1930), p. 19; A. Pelzer, Codices Vaticani latini, II, 1, in Bibliotheca Vaticana 1931, pp. 70 s.; A. Sorbelli, Storia dell'Università di Bologna, I, Bologna 1940, p. 124; M.-H. Laurent, Fabio Vigili et les bibliothèques de Bologna au début du XVIe siècle..., Città del Vaticano 1943, p. 128; E. Garin, La filosofia, I, Milano 1947, p. 344; C. Wilson. William Heytesbury. Medieval logic and the rise of mathematical physics, Madison, Wisc. 1956, pp. 26, 106 s.. 116, 195 s., 199, 200, 208.