Angelo da Orvieto
Architetto attivo in Umbria nella prima metà del sec. 14°, citato per la prima volta in un documento che ne testimonia la presenza a Perugia nel 1317 (Rossi, 1873) come consulente per i lavori di restauro all'acquedotto del 1277, insieme ai magistri Angelo Campanario da Orvieto e Lorenzo Maitani. L'A. del documento perugino ha tuttavia l'appellativo di dominus e ciò ha fatto dubitare che si tratti dello stesso artista attivo a Gubbio e a Città di Castello. In quest'ultima città sicuramente di A. è il palazzo del Comune o dei Priori (ma gli è stato attribuito anche il palazzo del Podestà: Guardabassi, 1872). L'iscrizione nel palazzo comunale attesta l'attività di A., architetto, e di due collaboratori, Baldo di Marco e Meo di Gano, ma, a causa del cattivo stato di conservazione, non si riesce a ricavarne la data di costruzione, sicuramente non anteriore al 1312 e forse posteriore al 1335, quando ebbe termine la signoria dei Tarlati di Pietramala (Magherini Graziani, 1897). L'altra opera legata al suo nome è il palazzo dei Consoli di Gubbio, la cui costruzione fu decisa nel 1321. Nel 1332 iniziarono i lavori e nel 1336 venne affissa sopra il portale l'iscrizione con il nome di Angelo (Mazzatinti, 1888). La storiografia locale (Lucarelli, 1888; Giovagnoli, 1932) aveva attribuito la costruzione del palazzo dei Consoli a Matteo di Giovannello, cosa che è tuttavia da escludere in base all'analisi dei documenti condotta da Mazzatinti (1888; 1901). I dubbi relativi all'ideazione del complesso eugubino da parte dell'A. architetto a Città di Castello erano dovuti in parte a mero campanilismo, in parte invece alla constatazione che il palazzo dei Consoli è stilisticamente molto diverso dal palazzo comunale di Città di Castello. Quest'ultimo, in arenaria, è a due piani e forse non fu mai portato a termine; ha un rivestimento in bugne, le aperture sono a sesto acuto; le bifore, trilobate, hanno nello spazio di risulta un quadrilobo e, intorno all'arco che le inquadra, conci posti a raggiera. L'aspetto è molto simile a quello di edifici toscani pressoché contemporanei, quali il palazzo dei Priori di Firenze, anche se l'assenza di coronamento dà all'edificio tifernate un aspetto più dimesso.
Più imponente è il palazzo dei Consoli di Gubbio, vicino, per impostazione, all'architettura orvietana (Toesca, 1951). Il progetto era anche molto più elaborato di quello di Città di Castello, in quanto prevedeva lavori di sostegno all'intero complesso del quale fa parte anche la piazza e l'antistante palazzo del Podestà o Pretorio, poi non portato a termine. Nel palazzo dei Consoli, in pietra calcarea, venne utilizzato l'arco a pieno centro nel portale e nelle finestre, sormontate da un'elegante cornice continua, ripresa dal palazzo orvietano del Capitano del Popolo. All'interno prevale la volta a botte, mentre nel palazzo comunale di Città di Castello si hanno volte a crociera costolonate. Il compito di movimentare la superficie muraria nel palazzo eugubino non è affidato al taglio della pietra, come accade nel palazzo tifernate, ma a contrafforti notevolmente aggettanti e alla soluzione scenografica del portale sopraelevato, al quale si accede tramite una scalinata (soluzione questa che può ricordare quella della scala esterna del palazzo del Capitano del Popolo di Orvieto).
Bibliografia
M. Guardabassi, Indice-guida dei monumenti pagani e cristiani riguardanti l'istoria e l'arte esistenti nella provincia dell'Umbria, Perugia 1872, pp. 57-58, 105-106.
A. Rossi, Lorenzo e Ambrogio Maitani al servizio del Comune di Perugia, Giornale di erudizione artistica 2, 1873, pp. 57-72.
G. Mazzatinti, I Palazzi del Gonfaloniere, dei Consoli e del Podestà in Gubbio, Archivio storico per le Marche e per l'Umbria 4, 1888, pp. 5-48.
O. Lucarelli, Memorie e Guida storica di Gubbio, Città di Castello 1888, pp. 434-485.
G. Magherini Graziani, L'arte a Città di Castello, Città di Castello 1897, p. 65 ss.
G. Mazzatinti, L'architetto del palazzo de' Consoli in Gubbio, RassA 1, 1901, pp. 187-188.
C. Selvelli, Per la cronaca dei restauri nel Palazzo dei Consoli di Gubbio, Le Marche illustrate nella storia, nelle lettere, nelle arti 2, 1902, pp. 210-213.
id., Monumenti eugubini, ivi, pp. 332-336: 332-334.
G. Sacconi, Relazione dell'Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti delle Marche e dell'Umbria, Perugia 1903, pp. 126-130.
A. Colasanti, Gubbio, Bergamo 1905, p. 80 ss.
A. Bellucci, s.v. Angelo da Orvieto, in Thieme-Becker, I, 1907, pp. 510-511.
A. Briganti, M. Magnini, Perugia, Gubbio, Todi. Guida storico-artistica, Perugia 1910, pp. 266-281.
P. Cenci, Le iscrizioni medioevali e della Rinascenza di Gubbio e del suo territorio, Bollettino della R. Deputazione di Storia patria per l'Umbria 20, 1914, pp. 3-92.
R. Schulze, Gubbio und seine mittelalterlichen Bauten, Berlin 1915, pp. 25-41.
A. Muñoz, Matteo Gattaponi da Gubbio e il chiostro di S. Giuliana in Perugia, BArte, s. II, 2, 1922-1923, pp. 295-300.
E. Giovagnoli, Gubbio nella storia e nell'arte, Città di Castello 1932, pp. 195-203.
Toesca, Trecento, 1951, p. 64 ss.
M. C. Faina, I palazzi comunali umbri, Milano 1957, pp. 57-61.
O. Guerrieri, Angelo da Orvieto, Matteo Gattapone e i palazzi pubblici di Gubbio e di Città di Castello, Perugia 1959.
C. Rosini, Città di Castello. Guida estetica della città, dei dintorni e luoghi vicini, Città di Castello 1961, pp. 62-63.
Palazzi dei Consoli e Pretorio di Gubbio, Architettura 14, 1968, pp. 332-340.
S. Nessi, Matteo Gattapone è stato mai architetto?, "Atti del IX Congresso internazionale di studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 1982", Spoleto 1983, II, pp. 955-975.