DE GASPERIS, Angelo
Nacque a Maggiora (prov. di Novara) il 2 Maggio 1910 da Giuseppe e da Maria Monti. Dopo gli studi liceali compiuti presso i collegi Rosmini di Domodossola e S. Tommaso di Cuneo si iscrisse alla facoltà di medicina di Torino, dove si laureò a pieni voti nel 1934. Compiuto il servizio militare durante la guerra d'Etiopia, iniziò la sua attività di chirurgo a Milano nel 1938 presso la sezione chirurgica dell'Istituto per lo studio dei tumori diretto dal professor Mario Donati. Richiamato alle armi allo scoppio della seconda guerra mondiale, dal 1940 al 1945 prestò servizio come capitano medico di marina: fu a Venezia, a Lampedusa, a Bordeaux; lavorò all'ospedale Torrebianca di Trapani, prestando la sua opera anche a favore della popolazione civile.
Rientrato nel 1945 a Milano, prese servizio quale assistente ospedaliero presso la clinica chirurgica dell'università, in funzione di capo reparto alle dipendenze del Donati e, successivamente, di G. M. Fasiani.
Nel 1947 frequentò in Svezia la divisione cardiotoracica diretta da C. Crafoord, dove iniziò il suo addestramento sui nuovi tipi di anestesia con respirazione controllata e su interventi di chirurgia toracica. Qui poté assistere alla chirurgia di tutte le principali affezioni - tumorali, malformative, infiammatorie - dei polmoni, dell'esofago e del mediastino in genere; iniziò inoltre le prime esperienze nel campo di alcune malformazioni cardiovascolari come la coartazione dell'aorta e la persistenza del dotto arterioso.
Tornato in Italia, organizzò i servizi di anestesia presso la clinica chirurgica dell'università di Milano, al padiglione Zonda dell'ospedale Maggiore e, certamente fra i primi in Italia, cominciò la sua attività nello studio e nel trattamento chirurgico delle forme morbose del torace.
Sempre per perfezionare la propria conoscenza e soprattutto la sua preparazione culturale e scientifica, compì numerosi viaggi di studio e spesso soggiornò all'estero. Fu a Londra, presso R. C. Brock, e negli Stati Uniti d'America, a Baltimora, presso la Johns Hopkins University, dove ebbe modo di conoscere studiosi come A. Blalock e H. B. Taussig, che hanno lasciato una profonda, storica impronta nella evoluzione della cardiochirurgia. Fu inoltre a Boston, a New York, a Minneapolis; ancora giovane negli anni, manteneva già contatti con tutte le principali scuole di cardiochirurgia del mondo.
Purtroppo nel mondo universitario italiano incontrò molte difficoltà, incomprensioni e ostacoli e per questo trasferì la sua attività dal settore universitario a quello ospedaliero. Dal febbraio 1950 prestò servizio in qualità di aiuto ospedaliero nella divisione chirurgica Pizzamiglio dell'ospedale Maggiore (Milano Niguarda), dove un primario di larghe vedute, Franco N. Rossi, gli permise di continuare, in autonomia, la sua attività nell'ambito della chirurgia polmonare.
Fu in questo reparto che furono compiuti i primi interventi chirurgici sul cuore, per alcuni casi di cardiopatia congenita quale la tetralogia di Fallot, i dotti arteriosi persistenti, le stenosi polmonari, le stenosi istmiche dell'aorta e per cardiopatie acquisite quali la stenosi mitralica.
Si doveva dare l'avvio a un settore della chirurgia del tutto nuovo: fu necessario, pertanto, apprestare i servizi di anestesiologia e rianimazione su basi completamente nuove, istruire il personale a nuovi criteri di assistenza postoperatoria di tipo intensivo e porre le basi per una nuova diagnostica cardiologica che andava dai cateterismi cardiaci alla angiocardiografia, allora ai primi passi e praticata con apparecchi artigianali costruiti nelle officine tecniche dell'ospedale.
Il D. divenne in breve uno dei pionieri della cardiochirurgia italiana. Questa intensa e vasta attività nel campo della chirurgia toracica e della cardiochirurgia ebbe ufficiale riconoscimento nel 1956 quando, dopo essere stato per un breve periodo primario di chirurgia generale all'ospedale di Novara, gli venne affidata una divisione di chirurgia toracica all'ospedale Maggiore di Milano Niguarda: in questo reparto prese l'avvio quella intensa attività di studio, di ricerche di metodologie nuove e di lavoro chirurgico, che fece dell'ospedale di Niguarda uno dei più importanti centri cardiochirurgici del nostro paese.
Nel 1956 cominciò il periodo più attivo, più prestigioso della vita del D.: in quell'anno eseguì un intervento a cuore aperto, il primo in Italia, mediante circolazione extracorporea, per la chiusura di un difetto del setto ventricolare. Nel volgere di pochi anni acquisì una preziosa esperienza nell'impiego di tale tecnica. Per la correzione di alcuni vizi cardiaci più semplici, quali i difetti del setto atriale o le stenosi valvolari polmonari, sviluppò anche la tecnica dell'arresto circolatorio temporaneo mediante ipotermia di supeficie che, raffreddando il paziente per ridurre il suo metabolismo, consentiva di operare a cuore aperto, senza ricorrere alla circolazione extracorporea, per periodi brevi di 5-6 minuti.
Per raggiungere tale scopo il D. realizzò un metodo originale per raffreddare il sangue, inserendo nel sistema di circolazione extracorporea uno scambiatore di calore da lui studiato e realizzato, che gli permetteva di raggiungere nel tempo di 10-20 minuti temperature corporee estremamente basse, intorno ai 15° C (Sulla ipotermia profonda con un nuovo scambiatore di calore, in Ospedali d'Italia. Chirurgia, III [1960], pp. 495-503, con R. Donatelli). A tale temperatura si ha un arresto circolatorio completo: il cuore è immobile, può essere aperto, tenuto esangue, per un controllo della situazione anatomica e per la correzione, nel modo più preciso possibile, della malformazione. Dal febbraio del 1960 al giugno del 1962, ottantadue pazienti affetti da vizi cardiaci congeniti complessi furono operati con tale tecnica, il cui impiego consentì anche di compiere preziose osservazioni fisiopatologiche (Modificazioni fisiopatologiche osservate in 64 interventi cardiaci condotti in ipotermia profonda, ibid., VI [1962], pp. 425-40, con R. Donatelli).
Questa autentica conquista chirurgica, che il D. illustrò ancora ampiamente su periodici specialistici stranieri (An ultrarapid heart exchanger for profound hypothermia, in The Journ. of Thor. and Cardiovas. Surg., XLV [1963], pp. 343-52, con C. Demetz e R. Donatelli; Profound hypothermia and cardiocirculatory arrest for intracardiac surgery, ibid., pp. 353-67, con C. Demetz e R. Donatelli), doveva naturalmente affermarsi e subire successivi perfezionamenti e modifiche. Il D. deve anche essere ricordato per le sue doti di organizzatore: riuscì a realizzare nella sua divisione all'ospedale Maggiore di Milano Niguarda un centro perfettamente efficiente in cui l'ammalato, cardiopatico o comunque affetto da patologia toracica, poteva trovare l'ambiente più adatto non solo per gli interventi chirurgici di cui era bisognoso, ma anche per i necessari trattamenti terapeutici e per i più complessi accertamenti diagnostici.
Diagnostica cardiologica, tecnica di anestesia, tecnica operatoria sono le tre branche di attività che ebbero nella sua divisione il massimo impulso, sia come tema di studio e di ricerche sperimentali sia come pratica quotidiana applicazione.
Il D. mirava sempre, nella sua opera, alla cura dell'ammalato; raramente concedeva spazio ad astrazioni teoriche e sempre mirava alla realizzazione dei problemi pratici. I suoi lavori scientifici e le sue pubblicazioni furono improntati a questi stessi criteri. Il D. pubblicò certamente meno di quanto avesse realizzato, in quanto scriveva o comunicava solo il frutto di esperienze maturate; poco gioco lasciava alle ipotesi, nessuno alla fantasia. I suoi scritti, le sue relazioni scientifiche erano lineari, chiari, semplici. Tra gli scritti più significativi, si ricordano: La broncolitiasi, in La Chirurgia toracica, III (1950), pp. 394-404, con A. Vago; Trattamento chirurgico della stenosi mitralica. Considerazioni su 50 casi operati, in Ospedale maggiore, XLII (1954), pp. 51-97, con F. Rovelli; Considerazioni sull'ernia diaframmatica nell'infanzia, in Ricerca pediatrica, IX (1957), pp. 680-90, con P. Fornara; Rilievi sperimentali sulla circolazione extracorporea, in Chirur. e patol. sper., VII (1959), pp. 427-74, con R. Donatelli; La chirurgia a cuore aperto nelle cardiopatie congenite ed acquisite, in Boll. e mem. d. Soc. tosco-umbra di chir., XXI (1960), pp. 687-704; Considerazioni su 20 casi di malattia di Morgagni-Adams-Stokes trattati con stimolazione elettrica, in Minerva medica, LIII (1962), pp. 3457-66, con R. Donatelli, A. Palminiello, F. Rovelli.
La sua opera fu interrotta precocemente da una grave malattia neoplastica che lo portò a morte a Milano, il 18 luglio 1962, a soli 52 anni, dopo alcuni mesi di sofferenze, nonostante le quali continuò fin quasi all'ultimo il suo lavoro.
Il presidente della Repubblica A. Segni gli concesse la medaglia d'argento al valore civile.
Bibl.: In memoria di A. D., in Ospedali d'Italia. Chirurgia, VII (1962), pp. 314-18.