UBALDI, Angelo
di Alessandro di Angelo degli (Angelo Novello, Angelo II Baldeschi, Angelus de Perusio). – Nacque intorno al 1400, probabilmente a Perugia, figlio del professore di diritto Alessandro di Angelo degli Ubaldi e di Nia di Michelozzo Michelotti, di nobile famiglia perugina.
La data si ricava approssimativamente dal fatto che negli anni Ottanta è più volte detto molto anziano; inoltre nel gennaio del 1489, quando ancora aspirava a una cattedra di diritto a Pisa, si scrive «m. Agnolo degli Ubaldi d’anni 90, di gran dottrina et fama» (Verde, 1973, p. 630).
Quanto al luogo di nascita, non è del tutto certo che sia Perugia, come si afferma comunemente. Con un permesso speciale (Archivio di Stato di Perugia, Consigli e riformanze, 43, c. 178rv; Bellini, 2006-07, p. 213), alla fine del 1398 Alessandro aveva infatti seguito a Firenze il padre, il celebre Angelo di Francesco degli Ubaldi (che morì nella città toscana il 4 settembre 1400; v. la voce in questo Dizionario). Alessandro ritornò presto a Perugia, dove è testimoniato nuovamente il 21 luglio 1403, quando partecipò a un prestito per il Comune (Consigli e riformanze, 48, cc. 112r-116v; Bellini, 2006-07, p. 213).
Il giovane Angelo era dunque un predestinato, sia dal punto di vista professionale sia da quello politico.
Proseguì infatti la tradizione di famiglia e divenne, nella sua generazione, il più importante rappresentante della grande famiglia di giuristi, da ora denominata Baldeschi in omaggio al grande Baldo degli Ubaldi (morto nel 1400), fratello del nonno Angelo I.
Inoltre, sua madre era una sorella di quel Biordo Michelotti (morto nel 1398) che, come leader del partito popolare, per decenni aveva agitato la vita politica di Perugia: uno stretto legame che aveva già portato il padre e il nonno a trascorrere la maggior parte della loro carriera in esilio. Anche sotto quest’aspetto, Angelo II non smentì la tradizione di famiglia.
Angelo trascorse sicuramente la sua infanzia e gli anni di studio a Perugia, dove il padre è continuamente testimoniato anche in questo periodo.
Pur senza essere tra i docenti più celebri, Alessandro di Angelo degli Ubaldi insegnò almeno tra il 1406 e il 1420 diritto civile. Per la sua Lettura dell’Infortiatum nell’anno accademico 1406-07 ricevette solo 40 fiorini; fu più volte interpellato per i prestiti comunali, e presentò due petizioni riguardo la sua eredità paterna; ricoprì vari incarichi pubblici (consultor directorum nel 1407 e 1412; perito comunale e iudex communis nel 1423). Poco dopo, il 25 giugno 1424, fu cacciato da Perugia insieme a numerosi altri oppositori politici (Cronaca della città di Perugia..., a cura di A. Fabretti, 1850, p. 291) e il 26 novembre 1425 figura tra i duecento cittadini perugini cui Guidantonio da Montefeltro, signore di Urbino, nega l’accesso al suo territorio.
Le vicende successive di Alessandro sono in gran parte sconosciute. La sua presenza a Bologna a un esame di dottorato del 12 settembre 1431 suggerisce che anche Alessandro potrebbe avervi insegnato (Piana, 1966, p. 159). Ricompare nella documentazione solo nel 1441, quando afflitto dall’età e dalla malattia chiese e ottenne di poter essere curato nei pressi di Perugia, città e contado comunque esclusi.
L’esilio del padre, tuttavia, non significò automaticamente la stessa sorte per il figlio. Il 23 agosto 1426 Angelo – che aveva sicuramente terminato gli studi – compare per la prima volta nella documentazione comunale perugina ricevendo la carica (vacante per la forzata assenza del padre) di iudex communis (Consigli e riformanze, 66, c. 51r). Il suo primo impiego come professore è documentato nell’anno accademico 1428-29 a Firenze (Park, 1980, p. 284).
Un consilium da lui esposto nel 1428 si trova a Cortona, Biblioteca del Comune e dell’Accademia etrusca, ms. 422 (520), cc. 51r-57r, conservato come autografo; si sottoscrive «Angelus Novellus de Ubaldis de Ubaldis de Perusio utriusque iuris minimus doctor» (c. 57r).
Nell’anno accademico 1429-30 Angelo è attestato come professore di diritto civile a Bologna, ove lesse il Digestum novum nel pomeriggio. Rimase a Bologna fino al 1432-33, quando è docente di Infortiatum de sero (Dallari, IV, 1924). Qui nel febbraio e maggio del 1431 rappresentò l’arcidiacono durante gli esami di dottorato (Il ‘Liber secretus iuris caesarei’..., a cura di A. Sorbelli, 1942). Nel 1434 (circostanza sinora ignota) fu a Basilea: il 10 dicembre i protocolli del Concilio di Basilea registrarono l’incorporazione di un Angelus de Perusio, utriusque iuris doctor (Concilium Basiliense, a cura di J. Haller, 1900, p. 267).
Non si può infatti trattare di Angelo I, morto da tempo, né di Angelo Perigli da Perugia, che non ottenne il dottorato in diritto canonico fino al 1436. Il Concilio era del resto il trampolino di lancio ideale per i giovani giuristi: il lavoro nelle commissioni conciliari e nei tribunali come la Rota, e i numerosi processi, richiedevano un gran numero di avvocati. Né mancavano le legazioni, a fianco di prelati di alto livello.
Nel febbraio del 1435 Angelo si recò dal duca di Savoia, come inviato del Concilio, per negoziare l’assegnazione, politicamente molto delicata, della diocesi di Losanna. Nel verbale del Concilio appare con il diminutivo (Angelotus de Perusio; ibid., p. 325), probabile indizio della sua ancora relativamente giovane età, e con l’appellativo advocatus, che indica l’esercizio di una attività professionale e retribuita.
La stessa indicazione (avvocato in sacro synodo, il che significava certamente il suo ruolo al Concilio di Basilea e non uno status di avvocato concistoriale presso la Curia come ipotizza Griguolo, 2010, p. 171) viene da una lettera non datata del celebre umanista Guarino Veronese, che testimonia dunque una precoce contiguità al movimento umanistico (poi riflessa anche in uno scambio di lettere con l’umanista veronese Lodovico Sambonifacio del 1444 (Segarizzi, 1910, p. 104).
Angelo è tuttavia testimoniato una sola volta con un discorso pubblico davanti alla congregazione generale del Concilio, cioè il 29 luglio 1435 come avvocato del capitolo e del clero di Cambrai (Concilium Basiliense, cit., p. 458).
Poco dopo, Angelo lasciò il Concilio di Basilea e continuò la sua carriera universitaria. Nell’ottobre del 1435 fu assunto all’Università di Padova (Belloni, 1986, p. 128). Dal maggio 1436 in poi è frequentemente presente agli atti degli esami di dottorato, spesso come promotore di candidati all’esame di diritto civile (Acta graduum..., I, 2, a cura di G. Zonta, 1970, n. 1125, ad ind. p. 105). La fitta catena di testimonianze negli Acta graduum si interrompe solo nel settembre del 1443 (ibid., n. 1738).
La tappa successiva della sua carriera universitaria fu Ferrara, dove insegnò tra il 1444 e il 1456. Anche in questo caso la sua presenza è attestata dai documenti di dottorato, ove compare più volte come promotore dei candidati d’esame, e via via più spesso anche canonisti (Pardi, 1900, pp. 17, 19, 21, 23, 27). All’epoca, nel 1452-53, Angelo ricopriva la carica di giudice delle appellazioni in Modena, soggetta anch’essa agli Estensi.
A Ferrara Angelo acquistò nel 1454 una casa dal ricco artigiano Giovanni Magno, ma in un primo momento non riuscì a pagarla per intero e quando Angelo lasciò la città nel 1456, il venditore cedette la quota residua al famoso umanista Giovanni Aurispa, che vi abitò fino alla sua morte, avvenuta nel 1459; ciò costrinse Angelo a una causa, vinta, con gli eredi, pur con l’onere delle riparazioni nel frattempo effettuate (Franceschini, 1976; Griguolo, 2010, p. 169).
Nell’agosto del 1456 Angelo stipulò un lucroso contratto d’insegnamento a Siena, dove fu assunto per 450 fiorini all’anno come professore di diritto canonico (Archivio di Stato di Siena, Concistoro, 539 c. 45r; Denley, 2006, p. 157). La sua lettura sul sesto libro del Codex Iustiniani, datata 1456, tuttavia, testimonia che Angelo vi insegnava anche diritto civile (Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, A 991). Un consilium del 1459 lo conferma, e informa inoltre che a questa data era anche accreditato come avvocato concistoriale presso la Curia: «Angelus condam domini Alexandri domini Angeli de Ubaldis de Peruxio utriusque iuris doctor et consistorialis advocatus Senis iura civilia ordinarie legens...» (Siena, Archivio dell’Università, senza segn., cc. 71r-74r; Ascheri, 1971, p. 132).
La qualifica era probabilmente risalente, come suggerisce un consilium non datato, ma conservato in una raccolta di vari consilia originali di Padova negli anni Quaranta del Quattrocento: consistorialis advocatus Padue iura civilia legens (Ravenna, Biblioteca comunale Classense, 485, IX, pp. 247-251, in partic. p. 251).
A Siena ebbe a lamentarsi per il ritardo nei pagamenti stipendiali – ben 1000 fiorini nel 1460 – e accettò in fretta e furia un contratto a Padova, ove insegnò dal 1460 al 1480, ma con almeno un’interruzione visto che a Padova nel gennaio del 1468 si provvide alla sua sostituzione, essendosi egli allontanato durante l’anno accademico (De Sandre, 1968, p. 29).
Nell’anno accademico 1460-61 aveva letto la seconda parte del Codex Iustiniani (Belloni, 1986, p. 31); nei documenti di dottorato è regolarmente documentato dall’aprile del 1461 al giugno del 1467 (Acta graduum..., II, 2, a cura di G. Pengo, 1992, nn. 29, 661).
Al più tardi nel 1471 Angelo era tornato a Padova (Belloni, 1986, p. 129), anche se consta un Angelus de Perusio come lettore del Libro Sesto e delle Clementine a Bologna nel 1472-73 (Dallari, I, 1888).
Nonostante l’età avanzata, l’insegnamento continuò e la sua inquieta carriera non era ancora giunta al capolinea. Nel 1473 cercò di trovare lavoro a Pisa (Martellozzo Forin, 2003, p. 193). Nel dicembre del 1475 aiutò a correggere vari modelli di stampa per le edizioni dell’Institutiones, dell’Authenticae e dei Tres libri, ma abbandonò poi l’impegno a causa dei suoi compiti di insegnamento: «occupatus circa lecturam suam non potuit prosequi» (Rigoni, 1933-1934, pp. 294 s., 328 s.).
Nel 1473 (Griguolo, 2010, p. 175), non riuscì a negoziare il matrimonio per il figlio Alessandro. Sempre a Padova, ove viveva in burgo Teutonico, fu in contatto con Iacopo Rubieri da Parma (1477-78), come dimostrano alcune note nei suoi manoscritti (Schizzerotto, 1971, pp. 50 s., 77). Prima del 1480 ricevette anche la dignità di conte palatino dall’imperatore Federico III, con la connessa autorizzazione a conferire dottorati (Martellozzo Forin, 1999, pp. 93, 110).
Il ritorno a Perugia avvenne probabilmente poco dopo l’ottobre del 1480, quando le indicazioni contenute nei fascicoli di promozione padovana si esauriscono (Acta graduum..., II, 6, a cura di E. Martellozzo Forin, 2001, n. 685). Una cronaca perugina registra infatti il suo ritorno ante 1486 (Cronaca perugina..., a cura di O. Scalvanti, 1903, p. 254: «parechi anni prima»). Proprio in quell’anno egli chiese un posto di professore e l’ammissione al collegio dei dottori, ma fu invece di nuovo bandito da Perugia, con i figli Alessandro (detto Alexandro Cavo) e Domenico (ibid., pp. 254 s., 257).
Lo sfondo era certamente la vecchia affiliazione al partito popolare. Inoltre, suo figlio Alessandro («el quale era odiato da ogni persona», ibid., p. 254) a quanto pare aveva agito in modo piuttosto aggressivo e all’università si erano verificati dei disordini. Anche negli anni successivi del resto, si sarebbe comportato in modo turbolento e facinoroso, attaccando nel 1490 delle proprietà perugine; catturato il 28 marzo 1490 in S. Maria degli Angeli, trascorse tre mesi in prigione e poi morì il 6 giugno 1490 durante disordini urbani (ibid., p. 360: «caduto dalla finestra del Palazzo del Podestà»).
L’ordine di espulsione fu emesso il 19 agosto 1486 e il 22 Angelo dovette lasciare la città. Ma abbastanza rapidamente – dopo l’intervento infruttuoso del cugino Pietro II (il quale sostenne che Angelo non era mai stato veramente nemico dello stato) – un provvedimento di Innocenzo VIII portò alla revoca del bando nel 1487 (Pellini, 1664, p. 862).
Non si sa se ottenne davvero una cattedra a Perugia, ma in ogni caso l’indomito, quasi novantenne Angelo non aveva ancora concluso la sua carriera di professore. Già nel novembre del 1486 era tra i potenziali candidati all’Università di Pisa (Verde, 1973, p. 629: «sta a Fuligno»), poi ancora nel novembre del 1488 (in civile et canonico) e nel gennaio del 1489, quando le sue referenze vennero scrupolosamente valutate: «m. Agnolo degli Ubaldi d’anni 90, di gran dottrina et fama. Ha letto più di 30 anni a Padova. È della extimatione di m. Baldo [Bartolini]; è raspante, idest, opposite factionis. Non ha lectione: verrebbe l’anno futuro» (ibid., p. 630).
Angelo degli Ubaldi probabilmente morì nel 1492 (Griguolo, 2010, p. 177) e fu sepolto nella cappella di famiglia di S. Francesco al Prato a Perugia.
Opere. L’elenco delle opere conosciute di Angelo è finora frammentario. Ciò è in parte dovuto al fatto che le sue opere, a eccezione di alcune consilia sparse in opere raccolte (cfr. Lanza, 2001), sono tutte conservate solo manoscritte. D’altra parte, l’identità del nome con il celebre avo, e i rischi di confusione con Angelo Perigli da Perugia, provocano molte incertezze. Ad Angelo Novello sono stati finora accreditati alcuni commenti su varie parti del Corpus iuris civilis, come il Digestum vetus (Verona, Biblioteca comunale, ms. 91.6; datato novembre/dicembre 1475; cfr. Belloni, 1986, p. 130) e il sesto libro del Codice (Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, ms. A 991). In aggiunta ci sono alcune ripetizioni, in particolare alla l. Admonendi ff. de iureiurando (Dig. 12.2.31; Zagabria, Universitetska i Narodna Knjiznica, senza segn., datato a Padova il 1° gennaio 1467; cfr. Belloni, 1986, p. 130) e alla l. Unde liberi (C. 6.14; Bologna, Collegio di Spagna, ms. 83, cc. 77va-81vb; cfr. Belloni, 1986, p. 131). Diversi codici miscellanei contengono dei consilia di Angelo: Eichstätt, Universitätbibliothek, ms. 484; Modena, Biblioteca Estense e Universitaria, lat. 1161 (α M 8, 19); München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm, 241, c. 156r; Ravenna, Biblioteca comunale Classense, mss. 450, 485 (voll. IV, V, VII, IX, X); Siena, Archivio dell’Università, senza segn.; Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Urb. lat., 1132; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, lat., V 2 (2324). L’unica opera canonistica è un Tractatus Veritas, datato il 25 novembre 1475 a Padova (Verona, Biblioteca comunale, ms. 91.6).
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