UBALDI, Angelo
di Francesco degli (Angelus de Ubaldis). – Nacque poco dopo il 1334 a Perugia, terzo figlio (dopo Baldo e Pietro) del medico Francesco di Benvenuto degli Ubaldi.
Va corretta la datazione della sua nascita al 1327/1328, corrente nella storiografia (Vermiglioli, 1829, p. 95; Frova, 2013): il nome di Angelo non appare ancora nel catasto della famiglia dell’anno 1334 (Bistoni Colangeli, 2005, pp. 540 s.; Monacchia, 2000, p. 8, e in VI Centenario della morte..., 2005, p. 103).
Il giovane Angelo studiò, come i suoi fratelli, diritto romano a Perugia con Bartolo da Sassoferrato, Francesco Tigrini e Giovanni Pagliaresi e ascoltò il diritto canonico da Francesco Petrucci da Siena. Secondo le indicazioni che troviamo nelle sue opere divenne avvocato a venti anni e si laureò in diritto civile a ventiquattro. Non ebbe una promozione in diritto canonico in quanto firmò i suoi consilia qualificandosi sempre doctor legum.
Nella documentazione pubblica, appare solo a partire dal 1363 quando è attestato come assessore del podestà Zappo Zappi a Bologna (Scalvanti, 1901, p. 283). Nello stesso anno lo troviamo incaricato per il Comune di Perugia come iudex communis e capitano di parte guelfa (ibid.).
Quanto alla docenza universitaria, risolto definitivamente il vecchio equivoco secondo il quale sarebbe stato assunto già nel 1351 a Perugia come docente per la lettura del Volumen (Monacchia, 2000, p. 8; Nico Ottaviani, 2000, p. 31; Zucchini, 2008, p. 141), la traccia più antica potrebbe essere la Repetitio ad § Si vacantia (Cod. 10.10.4), che viene datata al novembre 1363 nei mss. Madrid, Biblioteca nacional, ms. 2146, cc. 38v-51v e Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat., 2741, cc. 82v-95r.
Tuttavia nella stampa (Venetiis 1567, c. 68v) si legge Repetita Perusii. Mccclxxiii, mense Novemb(ris), datazione quest’ultima registrata anche nel ms. Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, lat., V 2 (2324), c. 286r.
Poco dopo, dal 1364 al 1369, è attestato un insegnamento del Volumen inizialmente con un compenso di 18 fiorini, poi passato a 50 (Zucchini, 2008, p. 68). Il suo stipendio salì lentamente a 80 fiorini per la lettura dell’Infortiatum nel 1379-80 e nel 1382-83.
Nel 1365 aveva sposato Nicoluccia Perosci Massoli, lasciando la casa dei fratelli, Baldo e Pietro, e trasferendosi nella parrocchia S. Angelo (porta Eburnea), dov’è attestato nel Catasto fino al 1382 (Monacchia, 2000, p. 8). Nello stesso anno 1365, divenne per la prima volta podestà, a Città di Castello (Cuturi, 1901, p. 194).
Dalla metà degli anni Settanta Angelo si trovò sempre più coinvolto nelle burrascose vicende politiche di Perugia. Dapprima fu implicato nella rivolta contro il luogotenente papale Gérard du Puy e a causa di ciò fu imprigionato (Scalvanti, 1901, p. 284; Nico Ottaviani, 2000, p. 37). Forse fu costretto a lasciare Perugia per un breve periodo come attesta il colophon della sua Repetitio ad l. Pater filium, de inofficioso testamento (Dig. 5.2.14): «in alma urbe Bonon(iensi) 1375. In qua tunc fui relegatus per pastores ecclesie romane cuius status paulo post funditus ruit existente rectore domino Iohanne de Castelian(o) Romano cive» (Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, lat., V 2 [2324], cc. 305v-312r). Dopo la vittoria della rivolta a Perugia, Angelo riprese a svolgere incarichi pubblici, tra i quali si ricordano nel 1377 ambascerie al papa, a Foligno e a Spello. Nel 1378 negoziò a Serrazzana con i rappresentanti della coalizione capeggiata da Bernabò Visconti e fu inviato presso il nuovo papa Urbano VI per negoziare un trattato di pace. Ricevuto un nuovo incarico nel 1380 come podestà di Città di Castello, da qui ebbe modo di svolgere più volte negoziati per la sua patria e fu inviato all’imperatore, al re di Ungheria e a Carlo di Durazzo.
In questo periodo Angelo sostenne, a Perugia, il partito popolare dei Michelotti e quando la congiura di Nicolò e Michelozzo fu scoperta nel 1384, venne bandito dalla città per cinque anni con l’obbligo di risiedere a Padova. La confisca dei beni fu in un primo tempo annullata, grazie all’intercessione dei fratelli, ma venne più volte reiterata negli anni seguenti.
A Padova ebbe dall’anno accademico 1384-85 una cattedra ordinaria di diritto civile e pronunciò diverse repetitiones e disputationes pubbliche. Trascorsi appena due anni decise di lasciare la città dei da Carrara. Ottenne dal governo il permesso di recarsi, anche prima della scadenza del suo esilio, a Ferrara, Cremona o Mantova (3 settembre 1386; cfr. Scalvanti, 1901, doc. XX, pp. 342 s.), ma non accettò alcuna di queste tre destinazioni alle quali preferì piuttosto Firenze.
Perugia reagì a questa decisione, nel 1387, con un rinnovo del bando e una confisca dei beni. Le sanzioni furono ulteriormente aggravate nel 1388 in quanto era apparso nuovo materiale compromettente, mentre Angelo continuava a collaborare con i Michelotti (ibid., pp. 290, 292). Secondo le nuove disposizioni chiunque avrebbe potuto impadronirsi dei suoi beni oppure distruggerli; tale provvedimento venne tuttavia revocato nel 1389.
Non è peraltro nota la data del trasferimento effettivo e duraturo: già il 19 e 20 luglio 1386 firmò consilia come judex et advocatus Florentie (Archivio di Stato di Firenze, Arte dei giudici e notai, 670, cc. 10r-12v, 36rv; cfr. Cuturi, 1901, p. 209), ma la sua presenza a Padova è attestata, secondo Andrea Gloria (1888, p. 179), ancora fino al 1387, come risulta da alcune promozioni.
In effetti il colophon del suo consilium XCIII (ed. Venezia 1487, c. 43rv) lo attesta ancora nel 1388 come actu regens sedem ordinariam iuris civilis in studio Paduano, ma le Repetitiones ad l. Si certis annis (Cod. 2.3.28) e ad l. Iudicio cepto (Cod. 3.1.1) sarebbero state tenute, secondo il ms. Madrid Biblioteca nacional, ms. 2139, cc. 151v, 171v, nel settembre e ottobre del 1387 a Bologna; e in questa fase della carriera che presenta ancora molti aspetti da chiarire, fra il 1388 e il 1390, viene inserita anche una sosta nell’università romana, attestata pure da alcuni passaggi nelle sue opere (cfr. Schwarz, 2013, p. 509, con esempi). Nel 1390 Angelo potrebbe inoltre aver assunto la funzione del vicario del vescovo di Arezzo, Giovanni III Albergotti (cfr. Cuturi, 1901, p. 210, con un documento del 13 giugno 1390).
Alla fine del 1390 Angelo provocò un notevole scompiglio negli Studia di Firenze e Bologna per aver firmato un contratto di insegnamento in entrambe le città (cfr. Statuti della Università..., a cura di A. Gherardi, 1881, pp. 356-359).
Per risolvere il problema il Comune di Bologna inviò a Firenze, come ambasciatore, Gaspare Calderini; il quale, nell’ottobre del 1390, ottenne che fino alla fine dell’anno Angelo potesse insegnare a Bologna, ma doveva lasciare libri e fideiussori a Firenze per garantire il suo ritorno.
A seguito della minaccia della confisca dei beni Angelo tornò a Firenze nel febbraio del 1391, ma il problema si ripresentò nell’anno accademico 1391-92 in quanto il giurista aveva prolungato il proprio contratto nella città toscana, e si era al tempo stesso impegnato a insegnare a Bologna. Firenze rispose minacciandogli nuovamente la confisca dei libri ed è a motivo di ciò che abbiamo una conoscenza approfondita della biblioteca del giurista.
A parte le collezioni di leggi e glosse consuete, risulta possessore di opere di Azzone, Odofredo, Bartolo, Baldo, Dino del Mugello, Iacopo Dell’Arena, Iacopo Belvisi, Ranieri da Forlì, Jacques de Révigny e altri (Spagnesi, 1979, pp. 37, 53, 105).
Dalle lettere del cancelliere bolognese Pellegrino Zambeccari (Epistolario di Pellegrino Zambeccari, a cura di L. Frati, 1929, pp. 90-93), che possono essere datate con la più alta probabilità in questo tempo, apprendiamo altri dettagli. Zambeccari chiese più volte la conferma della ripresa dei corsi a Bologna, così come convenuto nel contratto, in quanto alcuni studenti avevano seri dubbi che il giurista potesse mantenere la parola data. La violazione del contratto era sanzionata a Bologna con una multa di 2000 fiorini, ma oltre a ciò i bolognesi tenevano in ostaggio suo figlio Alessandro. Nello stesso tempo i bolognesi si videro costretti a difendere i propri interessi anche contro i tentativi del papa di attirare Angelo a Roma.
Una promozione attesta ancora la presenza di Angelo a Firenze il 9 ottobre 1391 (Statuti della Università..., cit., p. 359; Davies, 1992), ma subito dopo lasciò la città (ove il giorno successivo fu assunto in sua vece Rosello Roselli: cfr. Spagnesi, 1979, p. 26), ottenendo la restituzione dei libri; e sebbene si fosse impegnato a tornare a Firenze dopo un anno (ibid., p. 109), rimase a insegnare a Bologna fino al 1394.
Grazie alle indicazioni presenti nel ms. Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat., 2614 abbiamo attestazioni sul suo programma di docenza a Bologna: nell’anno accademico 1391-92 lesse il Digestum novum, nel 1392-93 l’Infortiatum e nel 1393-94 ancora il Digestum novum (cfr. Valentini, 1985, p. 123; Dolcini, 1988). Il 1° dicembre 1393 partecipò a una cerimonia di dottorato di Giovanni Panciatichi da Pistoia e tenne il discorso al posto di Gaspare Calderini, arcidiacono di Bologna (Dolcini, 1988, p. 99).
Nel 1393 il partito popolare di Biordo Michelotti riprese il potere a Perugia e ciò rese possibile il ritorno in patria del giurista. Ancora nel luglio del 1394 tenne a Bologna la disputatio ‘Duo ad invicem litigantes’ e sistemò i propri affari a Firenze (cfr. il salvacondotto in Statuti della Università..., cit., p. 362), ma immediatamente alla fine dell’anno scolastico, dopo dieci anni di esilio, tornò a Perugia. Nell’agosto del 1394 ricevette un risarcimento per i danni subìti durante il bando. Riprese anche la docenza allo Studio di Perugia e svolse alcune missioni importanti dal papa, a Todi e nelle Marche. Fu inoltre eletto in uffici del Comune e partecipò nel 1396 alla riforma degli statuti dell’elezione del podestà.
Dopo la morte di Biordo Michelotti (10 marzo 1398), ripresero i disordini politici a Perugia. Pur se anziano ormai, non sentendosi al sicuro Angelo decise, nell’anno accademico 1398-99, di ritornare a Firenze le cui autorità avevano tentato nel 1395 e nel 1396 di riassumerlo. Nel luglio del 1399 sottoscrisse un consilium (Archivio di Stato di Firenze, Pareri dei Savi, 2, cc. 297r-301r) mentre il suo stipendio dell’anno accademico 1399-1400 risulta essere stato di 600 fiorini (Cuturi, 1901, p. 218). Il 1° ottobre 1399 un candidato venne presentato all’esame da Giovanni de’ Ricci, Torello Torelli e Angelo degli Ubaldi (Statuti della Università..., cit., p. 372).
Morì con ogni probabilità il 4 settembre 1400, a Firenze, dopo una vita particolarmente avventurosa per un professore di diritto: molti particolari restano ancora oscuri e contraddittori, a causa dei complessi sommovimenti politici nei quali fu coinvolto e dei conseguenti spostamenti.
Fu seppellito nella cappella della famiglia nella chiesa S. Francesco al Prato a Perugia. Suo nipote Angelo di Alessandro (v. la voce in questo Dizionario) proseguì la tradizione giuridica della famiglia.
La data è fornita da un consilium di Iacopo Niccoli: il 22 settembre fu posto il quesito se lo stipendio dovuto ad Angelo degli Ubaldi dovesse essere pagato per l’intero anno accademico oppure solo fino alla morte del giurista. Nel parere la data del decesso è indicata esattamente: «sequitur, quod infra dictum annum decessit, videlicet die quarta presentis mensis septembris, non completa eiusdem lectura» (Archivio di Stato di Firenze, Arte dei giudici e notai, 670, c. 78r, edito da Cuturi, 1901, pp. 189, 219 s.).
Non è in contraddizione con questa l’attestazione fornita dal Catasto del 1415 di Perugia, ove si dichiara che la morte di Angelo era avvenuta più di 8 anni prima: «iam sunt viii anni et ultra» (Archivio di Stato di Perugia, Catasti, I, 33, c. 462r; cfr. Monacchia, 2000, p. 13); in considerazione di ciò il suo decesso è stato fatto risalire al 1407 (Vermiglioli, 1829; Frova, 2013).
La tradizione manoscritta delle numerose opere di Angelo degli Ubaldi non è ancora sufficientemente conosciuta; a causa di possibili scambi dovuti all’omonimia con suo nipote Angelo di Alessandro degli Ubaldi e con Angelo Perigli da Perugia, l’attribuzione di alcune di esse resta incerta. Inoltre, soltanto poche delle sue numerose lecturae alle varie parti del Corpus Iuris Civilis possono essere associate a un particolare momento della sua attività accademica.
Opere. Il ms. Vat. lat., 2614 contiene alle cc. 1r-372r le Lecturae al Digestum novum che Angelo tenne nel 1391-92 e 1393-94 a Bologna e nel 1395-96 a Perugia (cfr. Valentini, 1985, p. 122; Dolcini, 1988). Dall’ultima fase della vita trascorsa a Firenze (1399-1400) provengono le Recollecte ad Cod. 6-9 che si sono conservate nel ms. Vat. lat., 2615, cc. 1r-203v. Altre lecturae non sono datate. Angelo scrisse inoltre numerose repetitiones, disputationes, tractatus e consilia (per un elenco delle opere, della loro tradizione manoscritta e delle edizioni a stampa v. Woelki, 2016b).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Arte dei giudici e notai, 670, cc. 10r-12v, 36rv, 78r; Pareri dei Savi, 2, cc. 297r-301r; Archivio di Stato di Perugia, Catasti, I, 33, c. 462r; Statuti della Università e Studio Fiorentino dell’anno MCCCLXXXVII seguito da un’appendice di documenti dal MCCCXX al MCCCCLXXII, a cura di A. Gherardi, Firenze 1881, pp. 303, 356-362, 372; Epistolario di Pellegrino Zambeccari, a cura di L. Frati, Roma 1929, pp. 90-93.
G.B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini I, Perugia 1829, pp. 95-108; F.K. von Savigny, Geschichte des römischen Rechts im Mittelalter, VI, Heidelberg 1850, pp. 249-255; A. Gloria, Monumenti della Università di Padova (1318-1405), I, Padova 1888, pp. 73, 176-180; T. Cuturi, Angelo degli Ubaldi in Firenze, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, VII (1901), pp. 189-221; O. Scalvanti, Notizie e documenti sulla vita di Baldo, Angelo e Pietro degli Ubaldi, in L’opera di Baldo, Perugia 1901, pp. 185-359; T. Cuturi, Dei manoscritti d’Angelo degli Ubaldi in Firenze e dell’ultimo consiglio di lui, in Archivio storico italiano, s. 5, XXIX (1902), pp. 344-379; T.M. Izbicki, Ista questio est antiqua: two consilia on widows’ rights, in Bulletin of medieval Canon Law, VIII (1978), pp. 47-50; E. Spagnesi, Utiliter edoceri. Atti inediti degli ufficiali dello studio fiorentino (1391-96), Milano 1979, pp. 26, 36-38, 49-53, 105, 109; S. Reymond Munari, La stampa dei ‘Consilia’ di Bartolomeo Montagnana e dei ‘Consilia’ di Angelo Ubaldi in due contratti del 1475, in Quaderni per la storia dell’Università di Padova, XIII (1980), pp. 182-187; A. Padovani, Studi storici sulla dottrina delle sostituzioni, Milano 1983, pp. 305-309; J. Kirshner, A question of trust. Suretyship in Trecento Florence, in Renaissance studies in honor of Craig Hugh Smyth, a cura di A. Morrogh et al., I, Firenze 1985, pp. 129-145; D. Maffei, Un privilegio dottorale perugino del 1377, in Satura Roberto Feenstra sexagesimum quintum annum aetatis complenti ab alumnis collegis amicis oblata, a cura di J.A. Ankum - J. E. Spruit - F.B.J. Wubbe, Fribourg 1985, pp. 437-444; V. Valentini, L’ordine degli apparati accursiani in una notizia di Angelo degli Ubaldi, in Tijdschrift voor Rechtgeschiedenis, LIII (1985), pp. 99-134; A. Belloni, Professori giuristi a Padova nel secolo XV. Profili bio-bibliografici e cattedre, Frankfurt am Main 1986, p. 236; C. 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