DRIGO, Angelo
Nacque a Padova il 29 maggio 1907, figlio unico di Antonio, facoltoso proprietario terriero, e di Giuseppina Crivellari Bragadin. Studiò a Padova, prima nel liceo classico "Tito Livio" poi all'università, laureandosi brillantemente in fisica nel 1929 con una tesi teorica sul fenomeno della magnetostrizione. Nello stesso anno gli fu assegnata una borsa di studio presso l'istituto di fisica padovano, dove divenne assistente e poi aiuto di Bruno Rossi. Nel 1934 conseguì la libera docenza in fisica sperimentale.
Col Rossi collaborò nella ricerca di circuiti elettronici veloci e a basso rumore di fondo (La valvola termoionica nella misura delle debolissime correnti elettriche, in Atti d. Ist. veneto, XCVII [1938], pp. 237-265) e nello studio dei processi legati alle radiazioni, studi e ricerche che hanno poi reso possibile la realizzazione del contatore di Geiger ad alta sensibilità per il rilevamento del radium.
Nel 1939 sostituì il Rossi nella direzione dell'istituto padovano. Nel 1943 si trasferì all'università di Ferrara come docente di fisica sperimentale con l'incarico della direzione dell'istituto di fisica, che tenne fino al 1976, e dell'annesso osservatorio meteorologico, trasformando tale istituto in un centro di ricerca che consentì poi di avviare il corso di laurea in fisica (1954). Dal 1951 fu professore straordinario di fisica sperimentale.
In questo periodo riprese, con un gruppo di nuovi collaboratori, le ricerche ferromagnetiche iniziate nel periodo padovano (cfr. Variazioni di magnetizzazione longitudinale e circolare in cilindri di Ni e di Fe, in Atti d. Ist. veneto, XCI [1932], pp. 681-696, 933-975; Variazioni di resistenza elettrica in fili di nichel per magnetizzazioni trasversali, ibid., pp. 173-214; La magnetoresistenza del Ni per magnetizzazioni trasversali, in Nuovo Cimento, VII [1932], pp. 201-223). Il problema più rilevante del ferromagnetismo riguardava, negli anni Trenta, l'ipotesi di C. Kittel, secondo la quale un sistema duodimensionale, non sarebbe ferromagnetico e il D. misurò, in collaborazione con M. Pizzo, la magnetizzazione di sottili lamine ferromagnetiche, deposte elettroliticamente, in funzione dello spessore. Vide così che la magnetizzazione calava in funzione dello spessore, ma molto più rapidamente del volume della lamina e fornì pertanto la prova sperimentale dell'ipotesi del Kittel (cfr. Particolari aspetti di sottili pellicole ferromagnetiche, in collab. con M. Pizzo, ibid., s. 9, V [1948], pp. 196-206; Sulla magnetizzazione di lamine ferromagnetiche sottili, ibid., VII [1950], pp. 527 ss.; Sulla magnetizzazione spontanea e il punto di Curie di lamine ferromagnetiche di piccolissimo spessore, ibid., VIII [1951], pp. 498-501).
Le successive ricerche furono dirette a chiarire particolarità dei processi di magnetizzazione in metalli, leghe e ferriti anche in presenza di sforzi elettrici o di campi magnetici ausiliari e di correnti alternate. Si delineavano così studi e ricerche sui processi elementari di magnetizzazione in ferriti e sull'isteresi rotante in materiali magnetici dolci (Reptazione del ciclo di isteresi in ferriti sottoposte a due campi magnetici ortogonali, in collab. con A. Cecchetti e G. Buttino, ibid., s. 10, XXIV [1962], pp. 324-333, Dipendenza del campo magnetizzante della dissipazione interna e dell'effetto Delta E in ferriti di diversa magnetostrizione, in collab. con G. Bordin, in La Ricerca scientifica, XXXVIII [1968], pp. 522-526; Circular magnetization of Nickel and Ferrite, in Journal of applied physics, XLVIII [1977], pp. 369 ss.) e sull'aumento della permeabilità reversibile associato alla produzione della discontinuità di Barkhausen (Reversible permeability enhanced by Barkhausen jumps in ferromagnetic samples, in collab. con A. Cecchetti c G. Buttino, in Institute of electrical and electronics engineers (IEEE) trans. on magnetics, vol. Mag-4, III [1968], pp. 544-547).
Accanto a queste attività il D. continuò a coltivare la biofisica mantenendo quell'impegno innovatore e costante che aveva già assunto nel periodo padovano come docente di fisica biologica e di fisica della radiazione. Fu infatti fra i primi e pochi fisici italiani che videro la possibilità di applicare alle scienze biomediche le metodologie fisiche che, nei primi anni Cinquanta, erano limitate ai soli raggi X e alle sorgenti sigillate di radio, la cui manipolazione però era pericolosa. Pertanto egli realizzò una serie di rivelatori Geiger-Müller di alta sensibilità, impermeabili e antishock, in grado di individuare con prontezza sorgenti di radiazioni elettromagnetiche e ionizzanti (Un apparecchio portatile per la rivelazione e la misura di raggi luminosi, ultravioletti, X o gamma, in L'Energia elettrica, XIX [1942], pp. 422-431; Un apparecchio a fotomoltiplicatore per la misura delle emanazioni del radio, in Nuovo Cimento, s. 10, VII [1950], pp. 501-510). L'avvento della medicina nucleare e l'adozione delle sorgenti per teleterapia ad alta energia stimolò ancora di più il suo interesse alla ricerca. Si occupò di elettronica nucleare e anche di quella che coinvolgeva l'impiego di valvole elettrometriche per la misura di piccolissime correnti di ionizzazione. Originale fu il contributo che, in collaborazione con E. Casnati, diede ai primi studi sull'andamento della dose nelle zone di transizione tra mezzi diversi, tipico delle radiazioni fotoniche ad alta energia, e quello sulla dipendenza della emissione elettronica dal numero atomico dei materiali esposti a radiazioni gamma (Recenti contributi della fisica alla biologia e alla medicina, in Annali d. Univ. di Ferrara, n. s., XIII [1956], 1, pp. 1-9; Sugli effetti biologici e fisiologici del campo magnetico, in Atti del XIII Convegno sulla salute, Ferrara 1966, pp. 239-251, in collab. con L. De Marco).
Tali studi lo condussero, nel 1965, ad aggiungere l'indirizzo di biofisica delle radiazioni al corso di laurea in fisica. A queste attività accademiche si aggiunse la collaborazione con l'ospedale di Borgo Valsugana (cfr. Ilreparto di cobaltoterapia di Borgo Valsugana, in collab. con E. Casnati, in Minerva medica, XLVI [1955], pp. 44-68) per la messa a punto della prima bomba al cobalto italiana e successivamente con l'ospedale di Padova. Non minore impegno dedicò il D. alla didattica della fisica (Fisica pratica, Padova 1945, scritto con la moglie, Giulia Alocco, con la quale collaborò anche per ricerche di strutture magnetiche; Fisica sperimentale applicata alla medicina e alla biologia, Padova 1946), attività per la quale, nel 1966, gli fu assegnata la medaglia d'oro dei benemeriti della scuola e della cultura. Il D. fu anche attento alla divulgazione scientifica che attuò mediante conferenze, articoli su giornali locali e con la collaborazione all'Enciclopedia elettrotecnica, al Vocabolario elettrotecnico e all'Enciclopedia medica italiana.
Per la sua attività scientifica fu socio di diverse accademie italiane e straniere: nel 1942 gli fu assegnato il premio Pugno Vanoni dell'Associazione elettrotecnica italiana; nel 1946 Enrico Fermi lo volle membro della American physical Society. In armonia con la tradizione famigliare, illustrata dalla scrittrice Paola Drigo Bianchetti e dal musicista Riccardo Drigo, che fu direttore del teatro Italiano di Pietroburgo, la cultura del D. si estese a interessi di carattere letterario, musicale e storico. Egli attivò infatti a Ferrara, nel 1968, uno dei primi insegnamenti di storia della fisica e, appoggiando le iniziative di L. Munster, docente di storia della medicina, istituì la collana dei Quaderni di storia della scienza e della medicina. Dal 1965 al 1972 fu rettore dell'università di Ferrara, carica nella quale mostrò notevoli capacità organizzative, dando inizio alla facoltà di magistero e gestendo, contemporaneamente, la carica di commissario dell'Opera universitaria e di responsabile del gruppo struttura della materia per il Consiglio nazionale delle ricerche. Fu socio onorario dell'Accademia delle scienze di Ferrara.
Morì a Padova il 3 apr. 1978.
Fonti e Bibl.: Un secolo di progresso scient. ital., Roma 1938, pp. 594, 609, 665, 674, 682; O. Potossi, Su una nuova tecnica miografica, in Atti d. Soc. med. chir. di Padova, XVII (1939), pp. 3-11; Chi è?, 1948; M. Pizzo, Un elettromagnete univers. per ricerche di lab., in Tecnica ital., IV (1949), pp. 330-333; Id., Un apparecchio elettronico atto ad aumentare la sensibilità dei comuni wattometri, ibid., VI (1951), pp. 3 nn.; World who's who in science, 1968, p. 483.