FARNESE, Angelo
Figlio di Pierluigi il Vecchio e di Giovannella Caetani, nacque presurnibilmente nel 1464 0 Poco dopo a Canino (prov. di Viterbo), dove i genitori si erano stabiliti dopo il matrimonio, avvenuto con tutta probabilità l'anno precedente. Nel maggio 1489, in occasione della stesura dei capitoli matrimoniali per sua sorella Giulia, il F. dichiarò di avere meno di venticinque anni, ma più di venti. Non si hanno notizie certe sui primi anni della sua vita, ma è possibile che dimorasse con la famiglia, dapprima nella residenza di Canino, dove nel febbraio 1468 nacque suo fratello Alessandro (futuro Paolo III), e quindi, intorno al 1475, a Valentano (prov. di Viterbo).
Nel 1472 Pierluigi Farnese fece richiesta della cittadinanza di Viterbo, e la ottenne per sé e per i suoi figli. I rapporti con questa città furono frequenti e per lo più amichevoli; ivi i Farnese avevano un palazzo, dove il F. si sarebbe stabilito dopo il suo matrimonio. In qualità di figlio primogenito, ancora giovane fu avviato al mestiere delle armi; il suo nome, unito a quello dei cugino Ranuccio, figlio di Gabriele Francesco, figura infatti in un elenco dei cavalieri che militavano al servizio di Federico da Montefeltro, duca di Urbino. Il documento non è datato, ma dovrebbe riferirsi agli ultimi anni di vita del duca, morto nel 1482, visto che presso il suo successore, Guidobaldo, non risulta più alcun Farnese.
La tradizione politica filopapale, che aveva sempre contraddistinto le scelte dei Farnese - e che era stata una delle cause della loro ascesa per tutta la prima metà del sec. XV - sembrò interrompersi quando scoppiò il conflitto tra Innocenzo VIII e Ferdinando d'Aragona, re di Napoli. In tale occasione i Farnese si schierarono contro il pontefice, con gli Orsini, cui erano legati per la contiguità territoriale dei feudi e per i frequenti matrimoni che nel corso dei decenni erano stati combinati tra le due famiglie. L'8 dic. 1485 il F., insieme con suo cugino Ranuccio, con il fiorentino Baccio Ugolini e con Gentile Virginio Orsini, comandante delle truppe regie, assalì Viterbo, rimasta fedele al papa. Essi non riuscirono però a penetrare nella città, che si era già preparata a subire un attacco, e cosi si sparsero nella campagna circostante, saccheggiando, rapinando merci ed animali e catturando numerosi uomini.
In quello stesso periodo moriva il padre del F., Pierluigi. Il suo testamento reca la data del 12 dicembre e si ha ragione di credere che la sua morte non sia stata di molto Posteriore. Nel testamento il F. era nominato erede universale dei beni, insieme con suo fratello Alessandro. Risulta evidente da ciò il forte senso di coesione all'interno della famiglia Farnese. Sembra infatti, anche se i documenti sono purtroppo lacunosi, che i suoi componenti siano stati fortemente solidali tra loro, e che questa solidarietà esistesse anche tra rami collaterali. Unita ad una accorta politica territoriale e matrimoniale, la coesione poteva essere un valido strumento di difesa e di offesa.
L'inizio del 1486 fece sperare ai Viterbesi e agli abitanti del territorio circostante nella pace, ma si trattava solamente di una tregua dovuta ai rigori della stagione invernale. Nel febbraio l'esercito napoletano e quello pontificio erano alloggiati in varie zone del Patrimonio, e si susseguivano i reciproci attacchi: il 2 febbraio le truppe al comando degli Orsini assaltarono ed espugnarono il castello farnesiano di Ischia (od. Ischia di Castro), occupato dalle truppe pontificie. Apprendiamo infatti da un dispaccio inviato da Pier Capponi, commissario fiorentino alloggiato presso Pitigliano (il feudo degli Orsini che era diventato il quartier generale delle truppe filonapoletane), che l'esercito della Chiesa comandato da Roberto Sanseverino era sparso nei feudi farnesiani. Questa mossa aveva diversi obiettivi: quello, anzitutto, di difendere il territorio al confine tra il Lazio e la Toscana per impedire l'invio di rinforzi alle truppe regie da parte di Firenze e Milano e per fronteggiare un eventuale attacco da Nord, e, in secondo luogo, quello di rappresaglia nei confronti dei ribelli Farnese, signori di quei feudi.
Il dispaccio era del 30 marzo. Il 5 aprile seguente da Pitigliano partiva un'altra missiva in cui Gian Giacomo Trivulzio, ambasciatore milanese, narrava a Gian Galeazzo Sforza di un assalto e di un saccheggio avvenuti tra Farnese e Canino, quindi nel bel mezzo del territorio farnesiano. Non sembra però che le ritorsioni intimorissero i Farnese, che continuarono a militare a fianco di Gentile Virginio Orsini anche quando il fratello di costui si riaccostò ad Innocenzo VIII. Dai brevi che il papa inviava in questo periodo al F. e a suo cugino Ranuccio traspare un tono severo non altrimenti giustificabile; si sa che Ranuccio Farnese in seguito si recò a Pisa con l'Orsini e con Pier Capponi per riorganizzare l'esercito. Dopo la pace tra il pontefice ed il re di Napoli il F. militò al soldo dei Fiorentini nella guerra contro i Genovesi; nel 1487 partecipò alla conquista di Sarzanello.
Nel maggio 1488 il F. sposò Lella Orsini, figlia di Nicola conte di Pitigliano. Al matrimonio, celebrato l'11 maggio, furono invitate le Comunità vicine, come quelle di Acquapendente e di Viterbo, che donò agli sposi due tazze d'argento. In occasione delle nozze fu restaurato il palazzo di Valentano.
Un altro matrimonio con la famiglia Orsini doveva essere celebrato di li a qualche anno: il 20 maggio 1489 a Roma, nel palazzo del vicecancelliere Rodrigo Borgia, venivano stesi i capitoli per l'unione tra Giulia Farnese, sorella più giovane del F., ed Orso Orsini, figlio di Ludovico signore di Bassanello. Agli accordi erano presenti il F., in qualità di tutore della sorella (che allora aveva circa quindici anni), ed Adriana Del Milà, madre e tutrice dello sposo. Vi assistettero anche due altri tutori della giovane, gli zii Cola Caetani, signore di Sermoneta, e suo fratello Giacomo, protonotario apostolico; non c'era invece l'altro fratello della sposa Alessandro.
Nel gennaio 1490 Guglielmo Caetani, altro zio del F., sposò Francesca Conti. Al matrimonio furono invitati i nipoti, Girolama, con suo marito Puccio Pucci e il F., il quale donò agli sposi una "confectera". Nessuna traccia era quindi rimasta del conflitto di pochi anni prima, quando, durante la guerra e la ribellione dei Farnese, i Caetani si erano schierati dalla parte dei Colonna, i proverbiali nemici degli Orsini. Lo stesso pontefice elogiò la religiosità del F., e nell'agosto 1491 concesse a lui e sua moglie il privilegio di potersi servire di un altare portatile e la facoltà di scegliere il confessore.
Con il pontificato di Alessandro VI l'importanza della famiglia Farnese aumentò, anche per i rapporti amorosi che il pontefice aveva intessuto con la giovane Giulia. Tutti i Farnese, peraltro, godevano della familiarità con il papa: tra le 150 dame della nobiltà romana presenti al matrimonio di Lucrezia Borgia con Giovanni Sforza, signore di Pesaro, c'era anche la moglie del Farnese. Il risultato più brillante fu però la creazione di Alessandro a cardinale, a soli venticinque anni, nel settembre 1493. Per festeggiare l'avvenimento Giovannella Caetani organizzò una riunione nel castello di Capodimonte, alla quale invitò i figli, i Pucci e lo stesso pontefice, che aveva annunciato di volersi recare ad Orvieto con suo figlio Cesare Borgia. Durante il viaggio di ritorno a Roma il giovane cardinale parlò con Lorenzo Pucci del progetto di far sposare Laura, figlia di Giulia (e forse di Alessandro VI), ad Astorre Manfredi, futuro signore di Faenza. Alessandro Farnese aggiungeva che, oltre alla dote, la fanciulla avrebbe portato al marito i suoi beni e quelli del F., qualora egli fosse morto senza prole. Alle trattative intervennero successivamente lo stesso F. e, sembra velatamente, anche il pontefice. Il matrimonio, tuttavia, non si realizzò, perché gli avvenimenti successivi avrebbero mutato la situazione.
Nel maggio 1494, a seguito dell'invasione francese, nel Viterbese scoppiò un'epidemia di peste; il F., che nell'agosto era a Capodimonte, ne fu colpito e non sopravvisse. Era con lui Alessandro, il quale, trovandosi a Viterbo, lo aveva subito raggiunto; le sue sorelle giunsero invece quando era già morto e caddero prigioniere delle truppe francesi. Dopo la morte del F. sua moglie, tenendo fede ad un accordo nuziale, si ritirò nel monastero fiorentino delle Murate. Non si trova conferma della notizia data dal Litta, secondo la quale la coppia avrebbe avuto tre figlie.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio Caetani, c. n. 155314; Ibid., Archivio Capitolino, Corr. Orsini, serie I, b. 101, f. 0121; Bibl. ap. Vaticana, Urb. lat. 829, ff. 51rv; Arch. segr. Vaticano, Arm. XXXIX, t. 19, ff. 70v, 71v, 205v; t. 20, f. 417; Reg. Lat. 912, ff. 162, 217; Arch. di Stato di Napoli, Carte Farnesiane, b. 2071, fasc. 3, ff. 25-27v; Vita di Pier Capponi, in Arch. stor. ital., IV (1853), 2, p. 25; C. Rosmini, Vita del magno Trivulzio, II, Milano 1815, p. 135; F. Gregorovius, Lucrezia Borgia, Firenze 1885, pp. 35, 64, 355, 376 s.; C. Pinzi, Gli ospizi medievali e l'ospedale grande di Viterbo, Viterbo 1893, pp. 238-241; Id., Storia della città di Viterbo, III, Viterbo 1914, pp. 300 s., 312 ss.; G. B. Picotti, Per le relazioni tra Alessandro VI e Piero de' Medici, Firenze 1915, pp. 20, 43 ss.; G. Caetani, Caietanorum genealogia, Perugia 1920, tav. XXXVIII, pp. 68 s.; Id., Domus Caietana, II, San Casciano Val di Pesa 1927, ad Indicem; G. B. Picotti, La giovinezza di Leone X, Milano 1927, ad Indicem; L. Dorez, La cour du pape Paul III, I, Paris 1932, pp. 3-6; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Viterbo 1938, II, 1, pp. 181-85; II, 2, p. 83; E. Del Vecchio, IFarnese, Roma 1972, ad Indicem; L. Luzi, Matrimoni tra le famiglie Farnese e Orsini, in Quaderni di Gradoli, VII-VIII (1990), pp. 144 s.; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, sub voce Farnesi, tav. III, pp. 31, 35.