LAVAGNINO, Angelo Francesco
Nacque a Genova il 22 febbr. 1909, da Alessandro e da Luisa Bussola. Frequentò il conservatorio G. Verdi di Milano, dove studiò violino con A. Fossa e composizione con M. Barbieri, R. Bossi e V. Frazzi. Dal 1929 al 1938 diresse il liceo musicale di Genova e dal 1941 insegnò composizione all'Accademia musicale Chigiana di Siena. Dopo le prime prove nella musica da concerto, dove il suo stile apparve subito influenzato dalla scuola di I. Pizzetti, sul finire degli anni Quaranta iniziò a dedicarsi alla musica per film, attività che nel decennio successivo lo vide imporsi come uno dei primi musicisti specializzati in questo genere. Esordì nel 1947, con la colonna sonora della commedia Che tempi! di G. Bianchi (che include canzoni di C.A. Bixio), e già nell'anno seguente iniziò a insegnare musica per film presso l'Accademia Chigiana, attività che proseguì fino al 1962.
Tra le prime colonne sonore del L. spicca in particolare quella di Othello (1952; Otello) di O. Welles, firmata insieme con Alberto Barberis e affidata a un organico dalle dimensioni ridotte, dove prevale il timbro del mandolino. Ma va soprattutto ricordato il contributo dato dal L. al nuovo genere di documentario, dai contenuti esotici e dalle immagini a colori, che si impose in Italia nella prima metà degli anni Cinquanta. Dopo aver partecipato a Magia verde (1953), lungometraggio sul Brasile di G.G. Napoletano, in cui le musiche esaltano la spettacolarità delle immagini, il L. si specializzò in questo genere, non limitandosi ad assemblare materiali folclorici originali, spesso attinti direttamente sul posto, e rielaborati in forma sinfonica, ma mirando piuttosto a restituire nella colonna sonora la dimensione musicale e più generalmente sonora dei luoghi. Questa attività lo portò a sperimentare soluzioni tecniche di registrazione e riproduzione dei suoni innovative per l'epoca, a partire da Continente perduto (1955), documentario girato in Indonesia da L. Bonzi, M. Craveri, E. Gras e G. Moser, alla cui riprese partecipò lo stesso L., che in tale occasione sperimentò, per la prima volta in Europa, la stereofonia su quattro piste magnetiche.
Vinti due "nastri d'argento", il primo nel 1955, con le musiche di Continente perduto, il secondo l'anno seguente, con la colonna sonora di Vertigine bianca (1956) di G. Ferroni, il L. intensificò decisamente il proprio impegno nel cinema, mettendo a frutto una tecnica sicura che gli avrebbe consentito di comporre un numero elevatissimo di colonne sonore. L'attenzione per la dimensione comunicativa e spettacolare della musica, unita alla curiosità verso gli aspetti tecnici della composizione per il cinema, lo portò a ottenere risultati originali, sia pure all'interno di una produzione codificata, incline a un sinfonismo di tipo tradizionale. Dalla seconda metà degli anni Cinquanta, infatti, il L. dimostrò di sapersi adattare a quasi tutti i generi del cinema italiano, sia a quelli già in voga sia a quelli emergenti.
Pur continuando a comporre per i documentari (La grande Olimpiade, 1961, di R. Marcellini; Concilio ecumenico Vaticano II, 1963, di A. Petrucci), si segnalò in particolare nel campo della commedia all'italiana (Un americano a Roma, 1954, di Steno [S. Vanzini]; Lo scapolo, 1955, di A. Pietrangeli; Tutti a casa, 1960, di L. Comencini, e molti dei film interpretati da Totò), del "peplum" (El coloso de Rodas, 1961, noto anche come Il colosso di Rodi, di S. Leone; Ulisse contro Ercole, 1962, di M. Caiano; Il colosso di Roma - Muzio Scevola, 1964, di G. Ferroni), del film di cappa e spada (Zorro, il ribelle, 1966, di P. Pierotti) e di quello in costume (Beatrice Cenci, 1969, di L. Fulci), ma lasciò la sua impronta anche nei generi cinematografici affermatisi negli anni Sessanta, come il western all'italiana (Johnny West, il mancino, 1965, di G. Parolini), il film di spionaggio (Agente 077: missione Bloody Mary, 1965, di S. Grieco) e di fantascienza (I diafanoidi vengono da Marte e I criminali della galassia, entrambi del 1966, diretti da A. Margheriti).
Nel corso degli anni il L. partecipò a coproduzioni internazionali, lavorando a film di avventura come Legend of the lost (1957; Timbuctù) di H. Hathaway, o The savage innocent (1959; Ombre bianche) di N. Ray, in cui mise a frutto la sua esperienza nel documentario per commentare uno straniante affresco di vita eschimese. Ottime critiche ricevettero anche le partiture di Jovanka e le altre (1960) di M. Ritt, Che gioia vivere! (1961) di R. Clément e Madame Sans-Gêne (1962) di Christian-Jaque (Christian Maudet), queste ultime due ispirate all'opera buffa.
Una menzione a parte spetta infine al commento musicale che il L. realizzò per Gorgo (1960), racconto di fantascienza diretto da E. Lorie, la cui colonna sonora è incentrata su una melodia insolitamente dolce, e alla seconda e ultima colonna sonora che il L. compose per Welles, quando riprese e ricreò musiche antiche per commentare Campanadas de medianoche (1966; Falstaff).
Il L. morì a Gavi, presso Alessandria, il 21 ag. 1987.
Tra le circa 250 colonne sonore realizzate dal L. si segnalano, oltre quelle citate in precedenza: 1951: Strano appuntamento, di D. Akos Hamza; Mamma mia, che impressione!, di R.L. Savarese; 1953: Africa sotto i mari, di G. Roccardi; L'uomo, la bestia, la virtù, di S. Vanzina (Steno); 1954: La donna del fiume, di M. Soldati; 1955: Totò e Carolina, di M. Monicelli; La risaia, di R. Matarazzo; Tam-tam mayumbe, di G.G. Napolitano; 1956: Calabuch (Calabuig), di L.G. Berlanga; Vertigine bianca, di G. Ferroni; L'impero del sole, di M. Craveri - E. Gras; 1957: Il conte Max, di G. Bianchi; La muraglia cinese, di C. Lizzani; L'ultimo paradiso, di F. Quilici; 1958: Ladro lui, ladra lei, di L. Zampa; 1959: Calypso, di G. Colonna - G. Moser - F. Rossi; Policarpo ufficiale di scrittura, di M. Soldati; 1961: I briganti italiani, di M. Camerini; Odissea nuda, di F. Rossi; Vénus impériale (Venere imperiale), di J. Delannoy; 1963: Zorro contro Maciste, di U. Lenzi; 1965: A 008: operazione sterminio, di Lenzi; Una raffica di piombo, di P. Heusch; 1966: Le spie amano i fiori, di Lenzi (in collaborazione con A. Trovajoli); 1967: Pane amaro, di G. Scotese (in collaborazione con Trovajoli); 1969: Gli specialisti, di S. Corbucci; 1971: Africa ama, di Al. Castiglioni - An. Castiglioni - G. Guerrasio - O. Pellini.
Composizioni: Malafonte, opera teatrale in tre atti, su libretto di A. Borella (1952); per orchestra: Volo d'api (1932); Ouverture a La locandiera di C. Goldoni (1933); Tempo alto (1938), Inno vesperale, Pocket Symphony, per archi (1949); Le cronache, sinfonia (1951); L'Annunciazione, concerto sacro per tre violini solisti (1945); Messa Chigiana, per soli, coro, orchestra e organo (1946); inoltre numerose messe, cantate, mottetti per coro e organo. Musica da camera: quartetto (1938); trio per due violini e viola (1939); 2 Studi da concerto, per violino solo (1939); quintetto con pianoforte (1942); Il riposo, sonata per violino e pianoforte (1943); 20 studi per arpa (1943); 7 Invenzioni, per 2 violini (1944); Sonatina, per 2 pianoforti (1948). Scritti: La musica nel disegno animato, in La musica nel film, a cura di E. Masetti, Roma 1950, pp. 63-68.
Fonti e Bibl.: M. Giusti, Conversazione con A.F. L., in Filmcritica, XXXI (1980), pp. 230-234; Filmlexicon degli autori e delle opere, III, coll. 909 s.; Aggiornamenti e integrazioni 1972-1991, coll. 549 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 323; E. Comuzio, Colonna sonora. Diz. ragionato dei musicisti cinematografici, pp. 312-314; Enc. del cinema, III, p. 485; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XIV, p. 386.