FRATTINI, Angelo
Nato a Milano l'8 ott. 1896 da Carlo e da Maria Righini, studiò legge a Pavia, musica e pittura a Milano, dove espose più volte le sue opere. Giovanissimo, intraprese l'attività giornalistica, collaborando al Secolo, al Giovedì e in seguito a numerosi periodici come La Ciurma, Il Tempo (Milano), Il Corriere lombardo, La Stampa, La Gazzetta del popolo, Il Cielo e, da ultimo, Il Secolo illustrato e Fantasie d'Italia, di cui fu direttore.
Tre brevi monografie: Trilussa (Milano 1919), Ada Negri (ibid. 1920), E.L. Morselli (ibid. 1922) possono considerarsi più quali sinceri tributi di ammirazione che non lavori critici stricto sensu. Per diversa strada doveva arridere al F. il successo: quella di fortunati romanzi e racconti umoristici, poi tradotti in varie lingue.
L'umorismo italiano - fecondo tra le due guerre, pur mantenendosi quasi sempre a prudente distanza dagli avvenimenti politici - trovò nel F. un'espressione particolarmente elegante e misurata. Se talvolta nelle sue pagine la crudeltà dell'esistenza o la debolezza umana possono far pensare al teatro del grottesco (P.M. Rosso di San Secondo, L. Chiarelli, L. Antonelli), tutto però vi appare come attutito, quasi ridimensionato da un'indulgenza e da una bonomia di vecchia tradizione milanese, laddove non si consumi in una inaspettata piacevolezza delle avventure, nel gioco della casualità o in una particolare ambientazione.
Il mondo che il F. descrive è quello cosmopolita dei grandi alberghi e dei transatlantici o quello (anche più familiare all'autore) del teatro, con le sue minute storie dietro le quinte e nelle pensioni per artisti. Primo grande successo del F. fu L'amante a mille chilometri (Milano 1928) - storia di una giovane donna intraprendente che riesce a tener vivo il suo rapporto d'amore salvandolo dalla quotidianità - dove si avverte l'intenzione di ricreare con realismo una Milano piccolo-borghese, tranquilla e benpensante, con le figurette quasi caricaturali che le appartengono, a far da contrasto alla fantasia e alla ricerca ostinata di libertà della protagonista. Anche ne La tua signora mi vuol bene (ibid. 1931), romanzo ambientato tra Milano Parma e Livorno, la condizione femminile - mercé una protagonista vittima dell'incomprensione familiare - appare sempre trattata con molta partecipazione. Nell'intreccio particolarmente complesso di Due donne per un uomo (ibid. 1933), il F. si immerge nell'alta società cosmopolita, usufruendo del repertorio tipico del romanzo d'azione e poliziesco sino al finale veneziano che porterà la vicenda al lieto scioglimento. Ne La ballerina della pensione (ibid. 1940) altre figure di caratteristi danno vita a una vicenda, ambientata a Milano, che ruota intorno a una prima teatrale e che nuovamente si colorisce di giallo.
Altri testi, quali L'amante nell'ombra (ibid. 1937) o Bionda in viola (ibid. 1940), non sono veri e propri romanzi umoristici, ma presentano uno sviluppo più sentimentale, a tratti anche drammatico che può spontaneamente apparentarli al tono "rosa delle novelle per signorine", come ebbe a definirlo lo stesso Frattini. Ma è nei racconti più brevi, riuniti in La donna su misura (ibid. 1926; poi La donna su misura. Racconti umoristici, ibid. 1935), Marito e moglie modello (ibid. 1929), È per signorine (ibid. 1932), O sposarmi o niente (ibid. 1941), che il F. mette a punto un umorismo più convincente, con una stimolante varietà di toni e situazioni.
Qui passa con disinvoltura dai pastiches in stili diversi (esotici o russi ecc.) alla rovinosa serie di equivoci tipica dell'umorismo anglosassone alla Wodehouse, fino all'evasione nel fantastico, nel fiabesco addirittura o nel grottesco delle avventure a tesi, laddove la teoria (come ad esempio nel racconto Il divisionismo nella vita) diviene pretesto per spaziare da un'avventura all'altra, da un mondo all'altro. Anche il linguaggio diviene più agile e incisivo, mentre altrove una certa sovrabbondanza descrittiva - pur se riscattata talvolta da accenti autoironici - finisce per appesantire la scrittura.
Quell'amore di Giuditta e altri racconti (ibid. 1935) consiste in una serie di spunti autobiografici che vanno dalle spassose storie di scuola alle più diverse esperienze; Domenica sarà mia (ibid. 1942) narra una lunga serie di prove e di trovate comiche alle quali si sottopone il protagonista per realizzare il suo sogno d'amore deciso ancora in fasce. Nella Guida alla rivista e all'operetta (ibid. 1953), scritta in collaborazione con Dino Falconi, il F. mostra profonda conoscenza della rivista e del teatro comico (v. almeno il capitolo sulla messa in scena del Bertoldissimo), per i quali nutrì sempre una dedizione totale, come testimoniano anche la prefazione scritta per Milano a teatro ieri e oggi di E. Possenti (ibid. 1963), nonché l'appassionata attività di direttore del meneghino teatro Gerolamo in piazza Beccaria, già gloriosa sede dei burattini dei Fratelli Colla, ove si dedicò in particolare alla riscoperta di testi e attori milanesi.
A partire dal 1919, il F. fu altresì fecondo autore di riviste teatrali - dapprima composte insieme con il padre Carlo (1872-1944) - tra cui: Poi ti dirò perché…, L'ottava meraviglia, I promessi sposi, Zigo-Zago, Frate Angelico, Il signore desidera, Infelice, tu credevi.
Nel 1937 ottenne il premio nazionale della rivista per Bertoldissimo (scritto insieme con D. Falconi, come pure Op-là del 1939), cui ne seguirono altre scritte in collaborazione sempre col Falconi, con M. Marchesi e O. Vergani (Che male ti fo?, 1947; Quo vadis?, 1950; Miracolo all'Olimpia, 1951). Curò la rubrica radiofonica Quattro passi in Galleria (in collab. con A. Carosso) nel 1952-53 e, nel 1957, la rubrica televisiva La belle époque (in collab. con I. Terzoli). Dopo esserne stato il critico teatrale dal 1925, dal 1945 il F. divenne anche critico musicale del quotidiano milanese Il Sole.
Morì a Milano il 31 luglio 1967.
Oltre agli scritti già citati vanno ricordati ancora: Il cielo si diverte (Milano 1921); Il cuore non c'entra (ibid. 1923); Aria di Parigi (in collab. con E. Piceni, ibid. 1930); Viaggio intorno all'amore (ibid. 1935); Cento donne di platino (ibid. 1936); MW 4140 (ibid. 1939); Sette più sette quindici (ibid. 1944); Bella come te (ibid. 1944); Un po' di amore ci vuole (ibid. 1945); Mille tutte per me (ibid. 1958).
Fonti e Bibl.: M. Buzzichini - E. Ferrieri, Ridi poco. Umoristi ital. contemporanei, Milano 1943, pp. 149-163; E. Possenti, Milano a teatro ieri e oggi, Milano 1963, p. 86; W. Greco, A. F., in Enc. dell'umorismo, Milano 1964, II, pp. 201 s.; Enc. dello spettacolo, V, coll. 690 s.