GALLI, Angelo
Nacque a Roma nel febbraio 1789, primogenito di sette fratelli, da Vincenzo e da Eugenia Molinari.
Il padre, anch'egli romano, era un capomastro che all'inizio degli anni Venti del secolo XIX poteva qualificarsi "possidente" e "impresario di lavori pubblici" e, in società con il secondogenito Luigi, aggiudicarsi alcuni vantaggiosi contratti di appalto per la manutenzione stradale, stipulati con la presidenza delle Strade.
A differenza del fratello Luigi, il G. non seguì l'attività paterna, ma mise a frutto la sua formazione tecnico-contabile per intraprendere la carriera amministrativa. Un primo impiego di computista dell'Arciconfraternita della Ss. Trinità dei pellegrini e convalescenti - ottenuto nel 1820 dopo un breve apprendistato in cui diede prova di abilità e diligenza -, gli fornì valide credenziali per alcuni importanti incarichi nell'amministrazione finanziaria pubblica. Poco più che trentenne, all'inizio del pontificato di Leone XII un provvedimento della segreteria di Stato lo nominò (29 sett. 1824) membro di una commissione formata da alti esponenti della Curia e del patriziato, con il compito di prendere in esame i conti delle amministrazioni camerali delle truppe, della posta e dei lotti. Seguirono negli anni successivi nuovi incarichi, tra cui, nel 1825, quello di revisore dei conti dell'amministrazione delle pensioni civili e giubilazioni nella commissione formata dal principe F. Barberini, dal duca P. Braschi e dal marchese U. Del Drago. Il buon lavoro svolto gli fece meritare nel giugno del 1826 la nomina di computista generale della Camera apostolica alle dirette dipendenze del tesoriere generale mons. B. Cristaldi.
In seguito alla riforma di Benedetto XIV del 31 dic. 1743, la computisteria generale della Camera apostolica era divenuta l'ufficio che riuniva la contabilità di tutte le amministrazioni finanziarie dello Stato, sotto la direzione di un unico computista, di nomina pontificia, responsabile della regolare tenuta delle scritture contabili con il sistema della partita doppia e della presentazione entro il luglio di ciascun anno del bilancio generale dello Stato. La struttura della computisteria venne meglio precisata con un motu proprio del 6 luglio 1815, che costituì alle sue dipendenze 11 divisioni con attribuzioni specifiche. Nell'ambito della riforma amministrativa del tesorierato generale, operata nei primi anni del pontificato di Gregorio XVI, l'ufficio della computisteria fu disciolto e le sue divisioni assegnate ai due principali dicasteri (Segreteria generale e Depositeria) di cui si componeva la tesoreria; il computista generale continuò a essere responsabile del buon andamento delle singole divisioni e ad avere voto consultivo nelle questioni erariali di competenza del tesoriere. Con la creazione dei ministeri (motu proprio 29 dic. 1847) la computisteria venne assorbita, al pari del tesorierato, nel ministero delle Finanze.
Secondo fonti coeve mons. A. Tosti, tesoriere generale dal 1834 al '45, tenne il G. in disparte e gli dimostrò scarsa stima senza validi motivi. Proprio in questi anni, probabilmente anche a causa delle tensioni con il tesoriere, si registrano evidenti segni di disordine nell'amministrazione, come il ritardo e la sospensione nella compilazione dei bilanci generali, del tutto assenti nel decennio 1835-44. Questo stato di cose ebbe termine solo con la nomina del nuovo tesoriere, mons. G. Antonelli, che nel luglio del 1845 ordinò al G. di compilare il bilancio relativo alla gestione del decennio suddetto. Il consuntivo, sommario e senza scritture di appoggio, venne ultimato alla fine del 1847 durante l'amministrazione di mons. C.L. Morichini, successore dell'Antonelli.
Risale alla metà degli anni Trenta l'inizio della produzione saggistica del G., riflesso - secondo le parole di R. De Cesare - di una "coltura laica proporzionata ai tempi" (p. 22). L'esperienza di computista generale gli suggerì la stesura di un manuale di contabilità (Istituzioni di contabilità coi metodi teorico-pratici per eseguirne le operazioni, Roma 1837) dedicato al cardinale G.L. Brignole, tesoriere generale dal 1833 al '34, con il quale - come il G. stesso ricordava nella prefazione - ebbe modo di "conferire sulle materie computistiche", ricevendo impulsi a portare a compimento l'opera in cui si proponeva di "sviluppare i principi e i metodi della [sua] professione" (p. n.n.).
Sono però i Cenni economici e statistici sullo Stato pontificio (ibid. 1840) l'opera del G. più nota e a tutt'oggi una fonte indispensabile per gli studi economici sullo Stato pontificio. Come egli stesso ricorda nella prefazione al volume, i risultati parziali e talvolta le imprecisioni riscontrati in autori coevi che si erano dedicati all'analisi dell'economia pontificia lo avevano spinto a mettere a disposizione dei lettori quei "dati principali delle cose che costituiscono l'insieme nostro economico" (p. XIV), in ciò facilitato dal ruolo da lui ricoperto nella pubblica amministrazione.
I Cenni, pur accolti come "opera coscienziosa, utile e degna d'elogi" per avere ridestato l'interesse dei sudditi pontifici per i problemi economici, furono tuttavia criticati puntigliosamente dal ferrarese G. Recchi (La libertà degli scambi sostenuta… in opposiz. al signor A. G., in Annali universali di statistica, economia pubbl., storia, viaggi, commercio, XXII (1845), poi Ferrara 1847) per la loro appartenenza al filone protezionista.
Attivo fautore delle strade ferrate, nel 1846 il G. pubblicò a Roma uno studio Sulla opportunità delle strade ferrate nello Stato pontificio e sui modi per adottarle in cui ribadiva i vantaggi derivati dalle comunicazioni ferroviarie alle economie dei paesi che già da tempo le avevano sperimentate, auspicando la costruzione di una vera e propria rete di trasporti nelle regioni pontificie, convinto che un collegamento con i principali nodi commerciali dell'Adriatico e del Mediterraneo, avrebbe migliorato la circolazione e gli scambi a totale beneficio delle attività produttive.
Il G. non fu solo un attento osservatore della realtà economica; il suo nome infatti ricorre negli elenchi degli azionisti e promotori di diverse tra le iniziative finanziarie di maggiore interesse che si concretizzarono a Roma tra la metà degli anni Trenta e Cinquanta dell'Ottocento. Fu tra i sottoscrittori del capitale di fondazione della Pontificia Società di assicurazioni, la prima società anonima per azioni costituitasi nella capitale alla fine del 1837; la Cassa di risparmio di Roma, sorta nel 1836, lo annoverò fra i propri soci azionisti, al pari di altre istituzioni finanziarie promosse negli anni successivi. Nel 1854, ormai ministro delle Finanze, avrebbe sottoposto, alla consulta di Stato un proprio progetto di Banca fondiaria per soccorrere i bisogni delle attività produttive e in particolare dell'agricoltura.
Dopo la fuga di Pio IX a Gaeta (24 nov. 1848), il G. preferì rinunciare alla propria carica di amministratore pubblico piuttosto che compromettersi con il governo provvisorio (25 nov. 1848 - 9 febbr. 1849), mai ufficialmente riconosciuto dal papa, né tantomeno con le autorità repubblicane. Caduta la Repubblica Romana (3 luglio 1849), il generale N.-Ch.-V. Oudinot, comandante in capo del corpo di spedizione francese, gli affidò, dopo le dimissioni del ministro G. Lunati, l'incarico di commissario straordinario al ministero delle Finanze. A distanza di pochi giorni, il 6 ag. 1849, un provvedimento della Commissione governativa di Stato formata dai cardinali G. della Genga, L. Vannicelli Casoni e L. Altieri lo nominava, insieme con altri tre ministri laici e un ecclesiastico, proministro delle Finanze nel nuovo governo.
Toccò al G., nel quinquennio del suo ministero (agosto 1849 - novembre 1854), il difficile compito di rimettere ordine nei conti pubblici, in grave dissesto dopo gli avvenimenti rivoluzionari. Bisognava in primo luogo affrontare uno dei problemi più urgenti che affliggevano in quegli anni l'economia romana: il disordine monetario e creditizio causato dalle ingenti emissioni di titoli governativi e di biglietti della Banca romana a corso forzoso, cui avevano fatto ricorso tra il 1848 e il '49 sia il governo provvisorio, sia quello repubblicano. I suoi primi provvedimenti impostarono la lunga e laboriosa opera di stabilizzazione monetaria, portata a termine nei primi mesi del 1855 in un clima di tensioni economiche causate dal riproporsi di fenomeni di carestie che misero a dura prova le già dissestate finanze pontificie. In quest'ambito si inscrive la sua partecipazione - insieme con A. Neri, direttore del debito pubblico, al card. Antonelli, e al conte V. Pianciani - alla commissione di studio incaricata di portare a termine la liquidazione della Banca romana e la sua trasformazione nella Banca dello Stato pontificio, attivata con le modalità enunciate nella notifica firmata dal G. il 29 apr. 1850.
Il G. è ricordato anche per la riorganizzazione del servizio di navigazione fluviale del Tevere nel tratto da Fiumicino a Ripagrande, che consentì di ridurre costi e tempi di trasporto, con incremento del traffico di merci e passeggeri.
Nel novembre del 1854, dopo avere presentato un ultimo rapporto in cui ripercorreva i principali provvedimenti del suo ministero, il G. rassegnò le dimissioni, non volendo rinunciare, come sembra, alla propria condizione di laico, in un clima di irrigidimento delle direttive in materia di amministrazione pubblica. Gli succedette in effetti un ecclesiastico, mons. G. Ferrari.
Il G. morì a Roma il 23 luglio 1859, assistito dalla moglie Elisabetta Castellacci, sposata in seconde nozze nel 1854, e fu sepolto nella basilica di S. Maria sopra Minerva.
Poco meno di un anno prima, nell'agosto del 1858, aveva consegnato a un notaio di Castel Gandolfo un testamento nel quale istituiva erede universale Pietro Salustri, probabilmente un nipote della moglie.
Fonti e Bibl.: Le carte relative all'attività di amministratore pubblico del G. si conservano in gran parte nell'archivio Salustri Galli presso gli eredi a Castelnuovo di Farfa (in particolare v. Cat. 1, Amministrazioni pubbl., Istituti, Società). Per i dati biogr.: Roma, Arch. del Vicariato, Parrocchia di S. Eustachio, Stati delle anime, 1822-24, c. 169; Parrocchia di S. Maria sopra Minerva, Stati delle anime, 1859, c. 56; Arch. di Stato di Roma, Notai del Tribunale Acque e Strade, vol. 239, cc. 164r-177v, 198r-213v, 415r-450v; Trenta notai capitolini, uff. XXIII, 1859, cc. 311r-395v; Ospizio della Ss. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, b. 388, f. D; b. 74; Camerale II, Computisteria generale della Rev. Camera apostolica, b. 1.
Tra le fonti coeve contenenti riferimenti, non sempre favorevoli, alla sua attività: [C. Callier], Rome et les États pontificaux sous l'occupation étrangère: lettres du colonel Callier (juillet 1849 - mars 1850), a cura di A.B. Duff - M. Degros, Paris 1950, pp. 100 s.; F. Liverani, Il Papato, l'Impero, il Regno d'Italia, Firenze 1861, pp. 72-75; L.C. Farini, Lo Stato romano dal 1815 al 1850, Firenze 1853, IV, pp. 234 s.; G. Spada, Storia della rivoluz. di Roma e della restauraz. del governo pontificio dal 1° giugno 1846 al 15 luglio 1849, I-III, Firenze 1868-69, I, pp. 158-162; G. Leti, Roma e lo Stato pontificio dal 1849 al 1870, Ascoli Piceno 1911, I, ad ind.; N. Roncalli, Cronaca di Roma, I, 1844-1848, a cura di M.L. Trebiliani, Roma 1972, ad ind.; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor.- eccl. (per la consultaz. Indici, III, Venezia 1878, ad nomen). Tra i contributi più recenti: R. De Cesare, Roma e lo Stato del Papa. Dal ritorno di Pio IX al XX settembre, Roma 1907, I, pp. 17-22; C. Spellanzon, Storia del Risorg. e dell'Unità d'Italia, a cura di E. Di Nolfo, Milano 1960, VII, p. 582; C. Lodolini Tupputi, La commissione govern. di Stato nella restauraz. pontificia (17 luglio 1849 - 12 apr. 1850), Milano 1972, ad indicem; Vincenzo Pianciani al figlio Luigi. Carteggio 1828-1856, a cura di S. Magliani, IV, Roma 1996, ad indicem.