LOTTERI, Angelo Luigi
Nacque a Bollate, alle porte di Milano, il 24 nov. 1760 da Giuseppe, medico, e da Anna Riva.
Alla sua educazione e istruzione provvidero principalmente gli oblati nei seminari di Arona, Monza e Milano. Nel 1779 fu accolto nel monastero gerolamino di Ospedaletto Lodigiano dove un anno dopo prese i voti. Dopo il biennio di studi filosofici, nel 1783 entrò nel monastero di S. Marino a Pavia con il proposito di seguire i corsi della facoltà di teologia dell'Università. In linea con le direttive asburgiche che volevano indirizzare i membri degli ordini regolari allo studio delle discipline scientifiche, frequentò pure la facoltà di filosofia e, con particolare interesse, i corsi di matematica e di fisica.
Seguiva specialmente le lezioni di matematica elementare di P. Paoli (al quale succedette nel 1786 L. Mascheroni) e, per quattro anni, di analisi sublime di Gregorio Fontana, del cui ristretto e selezionato gruppo di allievi il L. entrò a far parte.
Nel 1787 ottenne l'incarico di ripetitore di matematica sublime, incarico che gli sarebbe stato confermato anche negli anni successivi (non ebbe successo nel 1794 la partecipazione al concorso per la cattedra di matematica elementare al ginnasio di Cremona). Nel 1796 fu nominato supplente di Mascheroni e dal 1797 fu impegnato sul fronte politico tra i compilatori della costituzione della Repubblica Cisalpina.
In una vicenda umana che si configura appartata e dedita principalmente allo studio e all'insegnamento, un momento critico fu rappresentato dai tredici mesi della restaurazione austrorussa (aprile 1799 - maggio 1800), quando il L., come del resto tutti i professori dell'Università di Pavia, chiusa dagli Austriaci, fu destituito dall'insegnamento. La precedente soppressione del suo Ordine (1797) ne aggravava la condizione economica, privandolo di uno status sociale ed esistenziale che gli era particolarmente congeniale. La secolarizzazione non lo aveva portato, comunque, alla rinuncia alla vita sacerdotale, i cui doveri continuò a esercitare per tutta la vita.
Proprio per il suo evidente distacco dall'attività politica, il restaurato governo austriaco lo destinò alla cattedra di algebra e geometria del ginnasio di Como, incarico che durò comunque pochi mesi, per il ritorno dei Francesi. Alla riapertura dell'Università di Pavia (1800), fu destinato a supplire Fontana, che, segnato dalla carcerazione da parte degli Austriaci, intendeva ritirarsi dall'insegnamento. L'arrivo di V. Brunacci l'anno seguente non privò il L. dell'onorario, anche per la stima che aveva di lui B. Oriani (il quale lo nominò erede di tutti i suoi manoscritti, successivamente [1837] venduti all'Osservatorio di Brera).
Con la riforma scolastica promossa dal governo della Repubblica Italiana nel 1803, il curriculum degli studi di ingegneria era ampliato con nuove discipline: a quella di introduzione al calcolo sublime fu destinato il L. che ne fu titolare sino al collocamento a riposo (1830), malgrado aspirasse a cattedre più prestigiose, come quella di matematica sublime che, resasi vacante per la morte di Brunacci, fu attribuita al giovane A. Bordoni. Come sottolinea il suo biografo e allievo A. Gabba, il carattere schivo e la forte timidezza non aiutarono il L. nella carriera e neppure nell'insegnamento: le sue qualità didattiche spiccarono più nei testi che nelle lezioni orali. Molto limitati anche gli incarichi pubblici e le attività extrascolastiche: fu due volte rettore, nel 1815 e nel 1825 (ma va notato che tale carica, annuale, toccava a rotazione a tutti i professori che non demeritassero agli occhi del governo) e solo l'Ateneo di Brescia lo annoverò nel 1825 tra i suoi soci.
Il L. visse gli ultimi anni a Milano, dove morì il 23 genn. 1840.
Funzionale al ruolo docente e alla connotazione fortemente applicativa dell'insegnamento universitario della matematica appare il complesso, peraltro numericamente limitato, delle sue pubblicazioni, a partire dai Principii fondamentali del calcolo differenziale-integrale, appoggiato alla dottrina dei limiti (Pavia 1788), integrati da quattro Appendici di Fontana. Si tratta di un testo dalle finalità dichiaratamente didattiche, che - tenendo anche conto dei contributi di d'Alembert - andava oltre le Istituzioni analitiche (1748) di G. Agnesi, il manuale sino ad allora più diffuso, e dava una sistemazione all'analisi su una piattaforma euleriana. Composto sotto la guida di Fontana, fu da questo adottato per il suo corso destinato principalmente a studenti indirizzati alla professione di ingegneri e architetti.
Del 1792 è la Memoria sopra le curve parallele (Pavia), in cui il L. si confrontava con un problema - quello della misura dell'area compresa tra due circonferenze concentriche - ancora inedito, nonostante il forte interesse applicativo nel campo dell'architettura, e che veniva affrontato contemporaneamente - ma ciascun autore in modo indipendente dall'altro - da A. Kaestner a Gottinga e da L. Cagnazzi De Samuele a Napoli. Tali ricerche sarebbero state poi riprese e approfondite da Bordoni.
Nel 1799, con data di stampa "anno VII repubblicano", il L. pubblicava gli Elementi della dottrina degli interessi, delle anticipazioni e delle pensioni annuali, lavoro concernente un filone di studi già coltivato nella scuola pavese, a partire dalla Dottrina degli azzardi di R. Gaeta (1776) e dal Saggio analitico sopra una svista comune nel problema per la valutazione delle annualità( (1782) di G. Gratognini. Erano intervenuti sul tema anche Fontana e Mascheroni, quest'ultimo con una Nota (I, p. 355) inserita nella seconda edizione della traduzione del Corso di matematica di Ch. Bossut, uscita nel 1790 a Pavia "ad uso della Regia università", tradotto e arricchito da A. Mozzoni. Traendo spunto proprio da tale Nota, il L. presentò nei suoi Elementi un'analisi che voleva essere esaustiva, e che per molti versi si rivelò originale sia della teoria degli interessi, sia in generale dei problemi riguardanti l'impiego del denaro. La formula da lui trovata, relativa all'interesse composto continuo, metteva in discussione una precedente formula di d'Alembert: e questo gli venne rimproverato da Gratognini, suo collega di matematica applicata, nell'Esame analitico di alcuni punti concernenti la dottrina degli interessi (Pavia 1800); il L. rispose nello stesso anno con un Trattenimento apologetico. Come dimostrò successivamente Bordoni, ambedue gli autori avevano trovato formule corrette, partendo però da premesse diverse.
Il contributo principale del L. è il manuale pubblicato in collaborazione con il collega dell'Università di Padova A. Collalto, a lui ben noto dai tempi in cui aveva insegnato matematica alla Scuola militare di Pavia (1803-06). Mentre Collalto curava la seconda edizione della sua Geometria analitica a due coordinate (Milano 1806), aggiungendovi la parte relativa alla geometria a tre coordinate (Nuove lezioni di geometria analitica a tre coordinate, Padova 1809), il L. pubblicò le Lezioni di introduzione al calcolo sublime (Pavia 1809) che contenevano il Trattato delle serie e delle equazioni. I due volumi costituirono il manuale del corso di introduzione al calcolo sublime: come tali vennero adottati dalla direzione generale della Pubblica Istruzione per le tre università del Regno d'Italia e mantenuti in uso anche durante la Restaurazione. Nel 1821, un anno dopo la morte di Collalto, il L. dette alle stampe a Pavia una seconda edizione dell'opera, con rifacimenti tali da costituire un manuale nuovo sia nella parte algebrica, sia nella parte di geometria analitica. Vi figurava anche una prima trattazione della geometria descrittiva. Le Lezioni di introduzione al calcolo sublime ad uso delle I.I. R.R. Università del Regno Lombardo-Veneto ebbero ampia fortuna e lunghissima durata, con edizioni anche fuori del Lombardo Veneto.
Il L. concluse la propria attività scientifica con la memoria Sull'iscrizione continua de' cerchi ne' poligoni e delle sfere nei solidi. Esercizio geometrico elementare (in Giorn. di fisica e chimica, storia naturale, medicina ed arti, XX [1823], 6, pp. 115-128, 361-373).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Studi, p.a., cartt. 411, 418; Autografi, 138; Arch. di Stato di Pavia, Arch. antico dell'Università, Rettorato, cart. 211; Fonti per la storia della scuola, V, L'istruzione universitaria (1859-1915), a cura di G. Fioravanti - M. Moretti - I. Porciani, Roma 2000, p. 103; A. Gabba, L., A.L., in E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri(, VIII, Venezia 1841, pp. 107-114; Memorie e documenti per la storia dell'Università di Pavia e degli uomini più illustri che v'insegnarono, I, Serie dei rettori e professori con annotazioni, a cura di A. Corradi, Pavia 1877, pp. 19 s., 441, 452; J.C. Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwörterbuch zur Geschichte der exacten Wissenschaften, I, p. 1499; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Österreich, XVI, pp. 63 s.