BENINCORI, Angelo Maria
Nato a Brescia (Fétis) o a Casalmaggiore (Lancetti) il 28 marzo 1779, iniziò giovanissimo lo studio della musica insieme col fratello Giuseppe. Recatosi a Parma in compagnia del padre, che era segretario del duca di quella città, nel 1784 seguì un regolare corso di teoria musicale con G. Ghiretti e di violino con A. Rolla; a soli otto anni fece il suo esordio in pubblico, eseguendo a corte un concerto per violino. Dopo la morte del padre, inviato in collegio e costretto a interrompere lo studio della musica, non riuscendo a rinunciare alla sua vocazione, riprese lo studio dello strumento prediletto esercitandosi durante le ore notturne. Il Rolla gli fu di grande aiuto: oltre ad incoraggiarlo, lo raccomandò ai migliori maestri dell'epoca, segnalandolo al Cimarosa perché lo accogliesse tra gli allievi del corso di perfezionamento. Tale richiesta venne subito accolta e al termine degli studi il B. volle dedicarsi alla composizione scrivendo a soli 14 anni una Messa che fu subito eseguita (Fétis). La sua educazione musicale poté dirsi compiuta all'età di diciassette anni; il duca di Parma gli fu prodigo di incoraggiamenti e di aiuto, ma il B. preferì abbandonare la corte per recarsi nel 1797 in Spagna insieme col fratello. Il viaggio si rivelò ben presto molto sfortunato: dapprima il B. fu derubato di tutto il suo denare e costretto a dare concerti per vivere, poi, in seguito ad una epidernia di febbre gialla, vide morire il fratello che, pur giovanissimo, si era rivelato eccellente violoncellista. Scampato al terribile male, il B. lasciò la Spagna, recandosi probabilmente in Germania (Michaud).
Tornato in Italia, fece conoscere molte sue composizioni; fu allora rappresentata la sua prima opera Nitteti (1797) su libretto del Metastasio, poi replicata con successo al Teatro di corte di Vienna durante il carnevale del 1800. Nella capitale austriaca conobbe Haydn e, attratto dalla sua arte, per un certo periodo di tempo non compose che quartetti; nel 1803 si recò a Parigi, dove il suo nome era conosciuto e dove erano stati pubblicati i suoi quartetti, il primo dei quali dedicato a Haydn.
A Parigi trovò inizialmente non poche difficoltà: per viv ere diede lezioni di canto, violino, piano, composizione e armonia. Tuttavia ebbe la fortuna di trovare un amico in Ignazio Pleyel, che fu per lui un protettore e un maestro affezionato fino alla morte. Nel 1804 l'Académie imperiale de musique accolse la sua opera, Galatée ou le Nouveau Pygmalion, che però non fu rappresentata. La stessa sorte subì Hésione nel 1807. Finalmente il Teatro Feydeau mise in scena tre opere comiche: Les Parents d'un jour (7 nov. 1815) su libretto di A. de Beauplan, La promesse de Mariage ou Le Retour au Hameau (Teatro Feydeau o forse Opéra Comique, 14 maggio 1818), su testo di M. Dieulafoy e N. Gersin, e infine Les Epoux indiscrets ou Le danger des confidences (16 genn. 1819), libretto di SaintAlme e C. de Saint-just.
Il successo, forse per colpa dei libretti meno che mediocri, fu assai scarso, e il B. ne ebbe una delusione tanto forte da ammalarsi. Tuttavia la musica fu giudicata gradevole e spiritosa ed egli ebbe l'incarico di portare a termine un'opera incompiuta di N. Isouard, Aladin ou la lampe merveilleuse (libretto di C. T. Etienne), di cui restavano incompleti i primi due atti. Il B. compose gli altri tre atti, la marcia finale del primo, la fine del primo coro, la seconda e la quarta scena, una parte dell'ultimo coro del secondo atto, l'ouverture e tutte le arie di danza. Non riuscì, però, a vedere rappresentata questa ultima fatica cui si era dedicato con grande entusiasmo: morì a Belleville il 30 dic. 1821 a soli 42 anni, sei settimane avanti la prima esecuzione dell'opera, rappresentata all'Opéra il 6 febbr. 1822 con immenso successo.
Le splendide scenografie e l'uso del gas per l'illuminazione del palcoscenico, fatto assolutamente nuovo e ammiratissimo, contribuirono non poco al trionfo dell'opera, che ebbe ben centotrentasette repliche successìve e dominò il teatro francese fino all'avvento dell'astro rossiniano. L'esecuzione veramente spettacolare destò l'ammirazione del pubblico e della critica, sia per la bravura degli interpreti, tra i quali si ricordano la Bigottini e la Jawurek, sia per la maestosità dell'allestimento che costò al governo ben 170.000 franchi. I critici furono unanimi nel riconoscere la raffinatezza della partitura (A. Jullien, Paris dilettante, Paris 1884), tuttavia alcune parti apparvero particolarmente noiose per la mediocre stesura del libretto (Castil-Blaze); particolare interesse destò l'introduzione in orchestra di uno strumento come l'oficleide (esecutore il Pavart), prima di allora mai utilizzato in tal genere di spettacoli.
Il B., membro dell'Accademia filarmonica di Bologna, fu variamente giudicato: mentre venivano riconosciute le sue qualità di uomo onesto e pieno di humour, non altrettanto avvenne per le sue doti di artista. Il Fétis lo giudicava privo di genio drammatico, ma ammirava l'eleganza stilistica e la grazia dei suoi quartetti. Il Torchi più severamente, invece, lo includeva in quella schiera di musicisti "decadenti, frivoli, di pseudoartisti... eccezion fatta per Viotti e L. Boccherini, esponenti tipici del periodo della decadenza della musica strumentale in Italia". I quartetti, il cui stile è personalissimo e non risente di quello di Haydn, Mozart e Beethoven, meriterebbero di essere conosciuti più di quanto non lo siano. Le prime due opere di questo genere furono composte e pubblicate in Germania e in seguito ristampate a Parigi. Nella capitale francese il B. pubblicò poi le opere terza, quarta, quinta; l'opera sesta, comprendente tre Trii per piano, è inferiore ai quartetti. Le opere settima e ottava, composte ciascuna di tre quartetti, furono pubblicate rispettivamente nel 1809 e 1811.
Tra le altre sue composizioni restano ancora una Symphonie dédiée à Haydn, Messe, Litanie, tutte in manoscritto. Delle opere rappresentate al Teatro Feydeau fu stampata qualche aria ma non le partiture.
Bibl.: L. Lancetti, Biografia cremonese..., II, Milano 1820, pp. 163 s.; F. H. I. Castil-Blaze, L'Académie Imperiale de Musique... de 1645 à 1855, II, Paris 1855, pp. 173, 350, 436; L. Torchi, La musica istrumentale in Italia neisecc. XVI, XVII e XVIII, Torino 1901, p. 230; A. Loewenberg, Annals of Opera, I, Genève 1955, p. 682; F. J. Fétis, Biogr. univ. des Musiciens, I, Paris 1860, pp. 344 s.; I. F. Michaud, Biogr. Univ., Paris s.d., p. 28; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 103; Enciclopedia dello Spettacolo, II, col. 248.