NOTARI, Angelo
NOTARI, Angelo. – La biografia manoscritta stesa da Francis Bernard, astrologo di Giacomo II, e corredata di un oroscopo del tema natale (Londra, British Library, ms. Sloane 1707, f. 2), lo dice nato a Padova il 14 gennaio 1566 secondo il calendario giuliano (24 gennaio gregoriano).
La dicitura «Di Anni 40» che compare in un ritratto calcografico conservato nel Fitzwilliam Museum di Cambridge, concepito forse per le Prime Musiche nuove (che recano la data 24 novembre 1613), sposterebbe la data di nascita al 1573: ma l’incisione potrebbe derivare da un ritratto datato risalente a sei-sette anni prima. Dallo stesso ritratto risulta che era «cittadino veneziano», affiliato all’Accademia degli Sprovisti col soprannome «Il Negligente».
Secondo i registri di corte inglesi sarebbe sbarcato in Inghilterra intorno al 1610, per poi entrare nella famiglia del principe ereditario Enrico; tolti gli anni del Commonwealth, sarebbe rimasto al servizio della casa reale come cantante e liutista fino al 1663 (sotto il principe Carlo nel 1617-25, Carlo I nel 1625-49 e, almeno nominalmente, Carlo II nel 1660-63). Pare che tra il 1621 e il 1623 si sia prestato a far da spia per conto dell’ambasciatore spagnolo, conte di Gondomar, e che il giorno di Natale del 1622 abbia cantato durante la messa nella cappella di costui. Intorno al 1642, con la corte reale allo sbando per i prodromi della guerra civile, sarebbe entrato nella famiglia di Mary Herbert, contessa di Pembroke; e non è improbabile che durante il Commonwealth sia ritornato sul continente per un certo periodo. Con la Restaurazione del 1660, ormai vetusto, fu reintegrato nel precedente incarico tra i liutisti e cantanti di corte; ma si sarà trattato d’una sinecura o poco più e si divise i compiti con Henry Purcell seniore.
L’unica sua composizione nota prima del 1610 è una canzonetta, Io ardo, e gl’occhi miei, pubblicata in Amilla. Libro secondo di Canzonette a tre voci di Nicolò Legname padovano, «suonatore di lauto» (Venezia 1608). Forse è suo il brano per tenore e liuto (Ah dolente partita, dal Pastor fido di Battista Guarini) che nel manoscritto Mus. Sch. D 237 della Bodleian Library di Oxford (cc. 41v-42) reca la dicitura «Angelo Padoana». Le composizioni più importanti sono le Prime Musiche nuove incise da Guglielmo (William) Hole – l’incisore del citato ritratto di Cambridge – e pubblicate a Londra nel 1613.
Il volume fu dedicato a un favorito di corte, Robert Carr conte di Somerset. In realtà, la raccolta dev’essere stata concepita a intenzione del principe Enrico e della sua cerchia, che avranno apprezzato la concezione assai moderna delle Musiche: la morte del principe ereditario, appena diciottenne (6 novembre 1612), avrà determinato il cambio di dedica. Vi sono contenuti 18 madrigali e arie di vario genere e stile per una, due e tre voci col basso continuo. I duetti, a cominciare dal brano proemiale (Intenerite voi, lagrime mie, | intenerite voi quel duro core; versi di Ottavio Rinuccini), sono squisite, rifinitissime miniature in stil moderno; né sono da meno le canzonette strofiche, come Girate, occhi, girate| a’ miei che tanto priegano (Gabriello Chiabrera) per due soprani, o le monodie, come Ahi che s’accresce in me l’usato ardore (rimatore ignoto). La raccolta, che oltre a Guarini, Chiabrera e Rinuccini contiene anche rime di Sannazaro e di Petrarca (una strofe dalla canzone Ben mi credea passar, da Rerum Volgarium Fragmenta, CCVII), comprende anche una serie di variazioni per due soprani sull’aria della «romanesca» (Piangono al pianger mio le fere e i sassi; Rinuccini). Il sedicesimo brano, per due soprani e basso, ha un testo spagnolo, Con esperanças espero | qu’el galardón se me dé (forse di Pedro de Padilla; cfr. Décimas reales, coplas y octavas, a cura di F. Arias de la Canal, México 2003, p. 67). Dice l’autore nei suoi «avertimenti»: «la canzonetta spagnuola che mi capitò alle mani composta a due voci mi parve assai vaga, io le aggiunsi per mio gusto la terza parte vocale, alterando però in qualche parte quella del basso secondo». Il manoscritto Add. 36887 della British Library di Londra contiene alla c. 53 una copia di Con esperanzas espero, inclusa in una serie di canzoni spagnole così descritte: «Villanelle di più sorte con l’Intra volatura per sonare et cantare su la Chittarra alla Spagnola di Giovanni Casalotti»; manca la parte del canto, ma l’intavolatura chitarristica rivela trattarsi di una versione assai simile a quella delle Prime Musiche nuove. Il manoscritto contiene anche i versi di Occhi un tempo mia vita (Guarini) e Piangono al pianger mio, quinto e quarto brano nell’edizione del 1613. Le Prime Musiche nuove si chiudono conuna serie di virtuosistiche ‘diminuzioni’ per voce di basso intessute su un madrigale a quattro voci di Cipriano de Rore (Ben qui si mostra il ciel vago e sereno, 1561): le fioriture (canore e forse strumentali) si estendono per ben due ottave e una quarta.
Sopravvivono soltanto due esemplari delle Prime Musiche nuove, nella British Library e nella Biblioteca Reale di Copenaghen. La copia danese andrà ricondotta alla visita che nel 1611-14 compirono in Inghilterra quattro musicisti della cappella reale di Cristiano IV, Hans Brach-rogge, Jacob Ørn, Martinus Otto e Mogens Pedersøn, destinati al servizio di Anna, sorella del sovrano danese e consorte (cattolica) di Giacomo I. Avranno avuto modo d’incontrare i musicisti della famiglia del principe ereditario ed è plausibile credere che Notari li abbia omaggiati di una copia delle Prime Musiche prima che ripartissero per la Danimarca. In Inghilterra la pubblicazione di Notari dev’essere stata un efficace vettore dello stile musicale italiano più progredito nei circoli della corte.
Si deve a Notari anche la redazione di un ampio manoscritto in partitura di musica italiana (Londra, British Library, Add. 31440) e di una muta, oggi incompleta, di parti staccate (Oxford, Christ Church, Mus. 877-880): entrambe includono musiche di Monteverdi (tra cui alcuni madrigali a cinque ridotti per due voci e basso continuo) accanto a numerosi brani monodici e per due-cinque voci di vari compositori italiani. Può darsi che parte delle musiche non identificate sia opera dello stesso Notari, ivi compreso il pregevole ‘dialogo a cinque voci’ Splendea qual vivo sole.
Morì a Londra nel dicembre 1663.
Fonti e Bibl.: I. Spink, A. N. and his «Prime Musiche Nuove», in Monthly Musical Review, LXXXVII (1957), pp. 168-177; P. Willetts, A neglected source of monody and madrigal, in Music & Letters, XLIII (1962), pp. 329-339; Id., Autographs of A. N., ibid., L (1969), pp. 124-127; S. Boorman, N., Porter and the lute, in Lute Society Journal, XIII (1971), pp. 28-32; R. Strong, Henry, prince of Wales and England’s lost Renaissance, London 1986, p. 173 (per il ritratto di Notari); C. Egerton, The horoscope of Signor A. N. (1566-1663), in Lute Society Journal, XXVIII (1988), pp. 13-18; P. Holman, Four and twenty fiddlers: the violin at the English court 1540-1690, Oxford 1993, ad ind.; J. Wainwright, Musical patronage in seventeenth-century England: Christopher, first baron Hatton (1605-70), Aldershot 1997, ad ind.; A. Ashbee - D. Lasocki, A biographical dictionary of English court musicians 1485-1714, II, Aldershot 1998, pp. 839-842; S.M. Henson, Foreign songs for foreign kings: the manuscript scorebook of A. N., diss., Florida State University, 2012. Registra-zione audio: A. Notari, Prime Musiche nuove, 1613, The Consort of Musicke, dir. Anthony Rooley (Columns Musica Oscura, 1994).