PAVESI, Angelo
PAVESI, Angelo. – Nacque a Casalmaiocco (provincia di Milano, circondario di Lodi), l’11 gennaio 1830.
Di famiglia agiata e impegnata politicamente (il padre, Giulio Pavesi, fu a lungo sindaco di Casalmaiocco), Angelo frequentò le scuole secondarie presso il collegio dei barnabiti a Lodi. Si iscrisse quindi all’Università di Pavia, dove si laureò in giurisprudenza nel 1852.
Attratto, come molti giovani del suo tempo, dalle discipline scientifiche, nel 1853 iniziò a frequentare la scuola di chimica presso la Società d’incoraggiamento delle arti e de’ mestieri diretta da Giovanni Antonio von Kramer, il quale proprio in quell’anno morì per le conseguenze di una paralisi. La scuola di chimica passò nelle mani di Luigi Chiozza (allievo e poi assistente di von Kramer), che fu il vero maestro di Pavesi.
Deciso a seguire a tempo pieno la professione di chimico, questi, seguendo i consigli di Chiozza, nel 1856 si recò in Germania per perfezionare la sua preparazione con Robert Wilhelm Bunsen a Heidelberg. Nello stesso periodo, il laboratorio di Bunsen fu frequentato anche da un altro allievo della scuola di chimica di Milano, Luigi Frapolli, il quale avrebbe poi assunto la direzione della stessa dal 1859 al 1881. A Heidelberg Pavesi ebbe modo di entrare in stretti rapporti con alcuni dei futuri protagonisti della scena chimica mondiale, come Lothar Meyer e Friedrich August Kekulé. Egli compare anche in una celebre foto assieme a un’altra decina di allievi di Bunsen, tutti destinati a essere famosi.
Nel 1858 Pavesi trovò un impiego presso l’Università di Vienna come assistente di chimica alla cattedra di Joseph Redtenbacher, che era stato allievo di Justus von Liebig. Nel dicembre dello stesso anno fu nominato professore straordinario di chimica all’Università di Pavia.
Nel frattempo aveva stretto amicizia con Stanislao Cannizzaro, documentata da un ampio carteggio grazie al quale è possibile ricostruire nel dettaglio le vicende professionali dei due giovani chimici in questo periodo di straordinaria importanza per la storia della chimica italiana e internazionale. Nel carteggio, peraltro, non mancano ampi riferimenti alle vicende politiche del tempo, alle quali i chimici italiani parteciparono attivamente.
Scriveva ad esempio Pavesi a Cannizzaro da Pavia il 29 luglio 1860: «Le notizie da Milazzo ci hanno gettato nella massima agitazione, finora non si hanno dettagli né i nomi dei nostri, ognuno sta attendendo nuove de’ suoi cari. Sperasi che questo sia l’ultimo crollo dei Borboni» (Lettere a Stanislao Cannizzaro..., 1992, p. 194).
Pavesi ebbe un ruolo determinante nella diffusione del Sunto di un corso di filosofia chimica, pubblicato da Cannizzaro sul Nuovo Cimento nel maggio 1858. Ad esempio, il 4 gennaio 1859 Pavesi comunicava a Cannizzaro di aver fatto avere una copia del Sunto a Kekulé. L’8 agosto successivo, scriveva a Cannizzaro proponendogli l’itinerario di viaggio per raggiungere Karlsruhe, dove dal 3 al 5 settembre 1860 si sarebbe tenuto un Congresso internazionale che avrebbe rappresentato un momento decisivo nello sviluppo della chimica moderna. Pavesi suggeriva a Cannizzaro di partire da Milano il 22 o il 23 agosto, così da poter giungere nella città tedesca tre giorni prima del congresso. A Karlsruhe Pavesi ebbe, per l’ennesima volta, un ruolo determinate nella diffusione dell’opera di Cannizzaro. Infatti, mentre il convegno era alle ultime battute, egli distribuì ai partecipanti una serie di copie del Sunto, «un gesto che entrò nella storia della scienza per le conseguenze conoscitive che ebbe» (Cannizzaro, 1991, p. 213).
Celebre a questo proposito la testimonianza di Lothar Meyer in una lettera a Kekulé: «Anch’io ebbi un esemplare e me lo infilai in tasca per leggermelo lungo la strada del ritorno. Lo rilessi ripetutamente anche a casa e fui stupito dalla chiarezza che il breve scritto infondeva» (ibid.). Il Sunto, infatti, risolveva il problema fondamentale della determinazione dei pesi atomici e della distinzione fra atomi e molecole, grazie a un rinnovato uso dell’ipotesi ‘volumi uguali di gas, nelle stesse condizioni di temperatura e pressione, contengono lo stesso numero di particelle’ (formulata nel 1811 da Amedeo Avogadro), aprendo la strada alla costruzione della Tavola periodica degli elementi di Dmitrij Ivanovič Mendeleev.
Rientrato da Karlsruhe, nel novembre del 1860 Pavesi fu nominato professore ordinario, sempre presso l’Università di Pavia. Oltre a insegnare chimica farmaceutica, iniziò a tenere gli insegnamenti di tossicologia chimica e farmacia teorico-pratica. Nel 1862 venne inviato a Londra in qualità di giurato all’Esposizione universale di Londra, dove presentò anche una relazione in seguito pubblicata con il titolo I concimi all’Esposizione di Londra. Dopo l’esperienza londinese, nel 1863 avviò anche l’insegnamento di chimica organica.
Successivamente, Pavesi intraprese una serie di analisi chimiche delle acque, pubblicando nel 1864 i risultati delle ricerche effettuate sulla situazione delle riserve potabili della città di Pavia e dei suoi dintorni. Due anni dopo diede quindi alla luce un manuale, che rappresentò a lungo un punto di riferimento per le analisi di laboratorio. Una seconda edizione ampliata del manuale vide la luce nel 1874. Effettuò anche alcuni importanti studi sul colera e i disinfettanti, che uscirono nel 1866 sugli Annali universali di medicina.
Con l’entrata del Veneto nel Regno d’Italia, Pavesi decise di orientare la sua ricerca verso una chimica attenta ai progetti di riforma economica fondati su un rinnovamento delle industrie agricole e tecniche. Per questo motivo, nell’ottobre 1867 si trasferì sulla cattedra di chimica tecnologica presso il Politecnico di Milano (allora chiamato Reale Istituto tecnico e superiore), fondato nel 1863. I risultati delle sue ricerche, relativi alla chimica applicata alle industrie, vennero pubblicati nel 1871 nei Rendiconti dell’Istituto lombardo di scienze e lettere.
Nel 1869 venne istituita a Milano anche la scuola superiore di agricoltura, destinata all’istruzione di agronomi e insegnanti di scienze agrarie. Pavesi, che era anche consigliere provinciale, svolse un ruolo determinante nella fondazione della scuola, coadiuvato in questo dal matematico Francesco Brioschi, uno dei personaggi più attivi e influenti nella politica culturale italiana del periodo. Pavesi andò a occupare la cattedra di chimica agraria e tecnologica, mentre il suo insegnamento al Politecnico venne rilevato da Luigi Gabba, che lo mantenne fino al 1914. Contemporaneamente venne anche incaricato del corso di chimica organica, inorganica, farmacia e tossicologia presso la Scuola superiore di medicina veterinaria di Milano.
Come risulta dai documenti di archivio, passò da un incarico all’altro senza mai dimettersi ufficialmente dai precedenti, cumulando così vari stipendi. Ciò fu probabilmente causa di attrito con Brioschi, che in una lettera del 18 aprile 1870, scriveva a Cannizzaro: «il Pavesi aspira sempre a quello che non ha» (Lettere a Stanislao Cannizzaro..., 1994, p. 97). Alla fine la situazione si sbloccò nel febbraio 1872, dopo che Pavesi ricevette richiesta formale di prendere una decisione.
Ottenne anche la direzione tecnica della stazione agraria di prova annessa alla scuola superiore di agricoltura, elemento decisivo per comprendere le «modalità con le quali la ricerca scientifica fu applicata all’agricoltura e al suo insegnamento» e le «vie per le quali gli agricoltori si accostarono ai concimi chimici, alla meccanizzazione, alla zootecnica, all’analisi dei terreni, alla lotta ai parassiti, alla selezione delle piante e degli animali, all’industria alimentare». La stazione, in particolare, «si occupava dell’esame chimico dei terreni, dei fertilizzanti, dell’allevamento del bestiame, del valore nutritivo dei foraggi. I risultati delle esperienze erano poi diffusi attraverso conferenze e pubblicazioni» (Mantegazza, 2008, p. 203) In molte occasioni, Pavesi fu assistito nelle sue esperienze da Ermenegildo Rotondi, che firmò con lui anche alcune pubblicazioni. Rotondi, che si era laureato in ingegneria civile al Politecnico nel 1869, nel 1876 vinse il concorso per direttore della Regia stazione etnologica di Asti, mentre tre anni dopo ottenne la cattedra di chimica tecnologica al Regio Museo industriale di Torino.
Nel 1875 Pavesi partecipò attivamente alla costituzione del Consorzio degli istituti di istruzione superiore di Milano, appoggiando decisamente l’azione di Brioschi, che in quel momento dirigeva il Politecnico, anche con alcuni interventi pubblicati sulle pagine del giornale Il pungolo. Il Consorzio comprendeva, oltre al Politecnico, l’osservatorio astronomico, le scuole di agricoltura e veterinaria, il Museo di storia naturale, l’orto botanico, l’Accademia scientifico-letteraria e il gabinetto numismatico.
Pavesi tenne la cattedra di chimica agraria e tecnologica fino al 1878, anno in cui la stazione agraria di prova venne trasferita nei locali della scuola di veterinaria, assumendo la denominazione di stazione chimico-agraria. Pavesi ne assunse la direzione, che mantenne fino alla morte. Nell’occasione, la stazione venne chiusa e le sue funzioni vennero rilevate dal laboratorio di chimica agraria della scuola di agricoltura diretto da Angelo Menozzi, che era stato allievo di Pavesi negli anni ’70.
Come consigliere comunale, Pavesi partecipò attivamente alla discussione sui problemi relativi alle acque potabili di Milano, sottolineando nel 1876 «di non lasciare “in mano a una società privata” un “elemento di prima importanza” per la salute pubblica come l’approvvigionamento dell’acqua» (Bigatti, 2000, p. 222). La decisione presa nel 1877 dalla giunta municipale di costruire un acquedotto pubblico fu indubbiamente influenzata dalle analisi effettuate da Pavesi, sempre coadiuvato da Rotondi, sulle acque dei pozzi della città. La sua relazione venne premiata dall’Istituto lombardo di scienze, lettere e arti.
Pavesi si impegnò anche in un’opera di diffusione e divulgazione della cultura chimica, attraverso la traduzione di alcuni testi e manuali stranieri, come quelli di Adolf Eduard Mayer e di Henry Enfiled Roscoe. Partecipò inoltre con costanza al dibattito pubblico, intervenendo spesso sia su giornali o periodici locali, sia in pubbliche adunanze.
Membro della giuria nelle sezioni di molte esposizioni nazionali e internazionali, fu presidente della Associazione farmaceutica italiana, membro corrispondente della Società farmaceutica di Parigi e della Società di farmacia di Torino, membro corrispondente dell’Istituto lombardo di scienze e lettere e consigliere della Società chimica di Milano.
Morì a Milano il 12 aprile 1896.
Opere. Delle acque potabili nella città e nei dintorni di Pavia, in Notizie naturali e chimico-agronomiche sulla provincia di Pavia, Pavia 1864, pp. 121-140; I concimi all’Esposizione di Londra nel 1862: rapporto, Firenze 1866; Il cholera e i disinfettanti, in Annali universali di medicina, s. 4, 1866, n. 62, f. 593, pp. 387-455; Resoconto di lavori eseguiti nel Laboratorio chimico del R. Istituto tecnico superiore, in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, 1871, n. 4, pp. 581-601; La chimica delle fermentazioni, esposta in undici lezioni dal dott. Adolfo Mayer; traduzione autorizzata del prof. Angelo Pavesi, Milano-Napoli 1874; Relazione dei lavori eseguiti nel laboratorio chimico della stazione di prova presso la R. Scuola superiore d’agricoltura in Milano per Angelo Pavesi ed Ermenegildo Rotondi, Milano 1874; Guida allo studio della analisi chimica qualitativa. Manuale pratico con tavole ad uso degli studenti degli istituti tecnici e delle scuole universitarie, 2a ed. migliorata ed accresciuta, Milano 1874; Studii chimico-idrologici sulle acque potabili della città di Milano: memoria del professore Angelo Pavesi e dell’ingegnere Ermenegildo Rotondi, Milano 1876; Chimica di H. E. Roscoe, traduzione di Angelo Pavesi, Milano 1877; Memorie per servire alla storia del commercio dello stato di Milano, e di quello della città, e provincia di Como in particolare. Raccolte, ed esposte da Angelo Pavesi, Como 1778; Le industrie chimiche, Milano 1883 (con L. Gabba - A. Cattaneo); L’ impiego del glucosio nella fabbricazione dei vini, Milano 1885.
Fonti e Bibl.: A. Menozzi, A. P., in Annuario della Società chimica di Milano, Milano 1896, p. 72. A. Coppadoro, I chimici italiani e le loro associazioni, Milano 1961, passim; F. Bourlot, Nata a Torino, nel 1852, la prima moderna società di farmacia in Italia, in Atti dell’Accademia Italiana di storia della farmacia, VIII (1991), 5, pp. 215-222; S. Cannizzaro, Sunto di un corso di filosofia chimica, a cura di L. Cerruti, Palermo 1991, passim; Lettere a Stanislao Cannizzaro, a cura di L. Paoloni, Palermo 1992 (Lettere 1857-1862), 1993 (Lettere 1863-1868), 1994 (Lettere 1868-1872), passim; G. Bigatti, La città operosa. Milano nell’Ottocento, Milano 2000, passim; S. Licini, Guida ai patrimoni milanesi. Le dichiarazioni di succesione ottocentesche, Soveria Mannelli 2000, passim; L. Cerruti, ‘Concordia discors’. I chimici italiani dell’Ottocento fra politica e scienza, Venezia 2001, pp. 11-72; M. Ciardi, Reazioni tricolori. Aspetti della chimica italiana nell’età del Risorgimento, Milano 2010, passim; E. Canadelli, Alla ricerca del coordinamento. Dal “grande Politecnico” all’“Università politecnica”, in Milano scientifica 1875-1924, I: La rete del grande Politecnico, a cura di E. Canadelli, Milano 2008, pp. 17-45; A. Mantegazza, Laboratori di chimica, campi sperimentali e gabinetti di zoologia, ibid., pp 185-207; R. Airoldi, Prefazione, in A. Stoppani, L’Iliade Brembana, Milano 2012, pp. VII-XX; I professori dell’Università di Pavia, 1859-1961 (http://prosopografia.unipv.it/).