PEZZANA, Angelo
PEZZANA, Angelo. – Nacque a Parma il 17 febbraio 1772 da Giuseppe e da Teresa Droghi.
Il padre (1735-1802), discreto letterato, era stato collaboratore di Guillaume-Léon du Tillot e come altri fu coinvolto nella caduta del ministro nel 1771, in seguito alla quale abbandonò Parma. Tornato in patria nel 1783, dopo alterne vicende fu internato in manicomio nel 1790.
L’infanzia e la prima giovinezza di Pezzana furono segnate dalle difficoltà indotte dalla malattia mentale che dal 1772 colpì il padre e lo tenne lontano dalla famiglia per lunghi periodi. Pezzana seguì studi regolari e, nonostante la passione per le lettere, frequentò giurisprudenza all’Università di Parma, laureandosi il 15 luglio 1794. Per un decennio, mentre il Ducato borbonico si avviava verso la sua fine temporanea dopo l’arrivo dei francesi, esercitò senza soddisfazione l’avvocatura. Già nominato membro del Consiglio generale del Comune di Parma nel 1803, l’anno seguente, grazie al favore dell’amministratore generale francese Médéric-Louis-Élie Moreau de Saint-Méry, fu nominato segretario dell’allora Bibliothèque impériale dopo inconcludenti trattative per la chiamata di Juan Andrès. Divenuto bibliotecario nel 1808, Pezzana svolse l’intera lunga vita professionale in quell’incarico, non sfiorato, per le benemerenze e l’estraneità alla politica, dagli avvicendamenti che si susseguirono nel Parmense: la confusa transizione dal Ducato di Ferdinando I all’amministrazione francese, l’Impero napoleonico, la restaurazione ducale e il Regno d’Italia.
A fine Settecento la Reale Biblioteca di Parma (Biblioteca Palatina dal 1865), come del resto lo Stato ducale, attraversava un periodo di declino. Fondata nel 1761 per il pubblico servizio, come conseguenza dello slancio riformatore degli anni Sessanta e del mecenatismo ferdinandeo, aveva goduto di grande reputazione nazionale e internazionale sotto le direzioni del prestigioso teatino Paolo Maria Paciaudi, che di fatto l’aveva creata, e di Ireneo Affò, minorita.
Accanto alla gestione della Bibliothèque, Pezzana ottenne dai governanti francesi anche altri incarichi: nel 1805 la guida della Commissione per la scelta dei volumi delle istituzioni ecclesiastiche soppresse la direzione degli archivi dello Stato dal 1807 al 1809 e del governativo Giornale del Taro dal 1811 al 1812.
Il 5 giugno 1809 sposò la quarantunenne Maria Maddalena Pelati; nello stesso anno nacque l’unica amatissima figlia, Giustina, che morì di parto nel 1835.
Nel 1814, ricreato il Ducato sotto la sovranità di Maria Luigia d’Asburgo Lorena, Pezzana fu nominato storiografo di Parma e per alcuni anni, dal 1817, fu conservatore del collegio Lalatta.
Prototipo del moderno funzionario civile che nel corso dell’Ottocento sostituì in molte istituzioni culturali italiane i religiosi, oltre al servizio della Biblioteca svolse un’intensa attività di bibliografo, erudito, lessicografo e storico.
Lavoratore instancabile, funzionario puntiglioso perfino nei minuti dettagli, suddito devoto, godette della stima e dell’appoggio di Maria Luigia che, fino alla morte avvenuta nel 1847, per il tramite del ministro delle finanze Vincenzo Mistrali, amico del bibliotecario, elargì finanziamenti adeguati a una politica di acquisizioni impegnativa rispetto alla ristrettezza delle dotazioni ordinarie.
Nel corso degli anni entrarono dunque nella Biblioteca ducale, tra numerosi altri, la pregiata collezione di testi ebraici e orientali di Giovanni Bernardo De Rossi (1816), le incisioni di Massimiliano Ortalli, le pergamene del canonico Pietro Casapini: negli anni Trenta fu acquisita parte della biblioteca dei Sanvitale, negli anni Quaranta le raccolte librarie di Bartolomeo Gamba, Michele Colombo, Filippo Linati e dei gesuiti.
Fra il 1843 e il 1847, Pezzana ottenne dagli eredi di Giambattista Bodoni il prezioso materiale della tipografia, il carteggio e i manoscritti della bottega, nucleo dell’attuale Museo Bodoniano e, dopo la morte di Maria Luigia, il fondo di musica di proprietà della sovrana. Queste e altre transazioni riempirono parte dell’immensa corrispondenza (oltre 25.000 lettere) che Pezzana mantenne con superiori e politici, collezionisti, tipografi, editori e librai, in Italia e all’estero.
Risultato di tale intensa attività furono un notevole incremento dei fondi – la biblioteca passò dai 40.000 volumi di fine Settecento a oltre 140.000 – e un rinnovato prestigio.
Studi recenti hanno riesaminato la figura di Pezzana e, superando la tradizionale visione elogiativa, hanno sollevato questioni, tuttora aperte, sull’efficacia di una politica di acquisti troppo dominata da preferenze culturali personali.
Pezzana prestò attenta e particolare cura all’ampliamento della Biblioteca, che perorò e ottenne con il riallestimento, negli anni Venti, di spazi esistenti e l’edificazione, negli anni Trenta, di una nuova ampia sala, poi affrescata da Francesco Scaramuzza e da altri artisti di scuola parmigiana. L’impegno di bibliotecario per l’amministrazione e per la dotazione dell’istituto non gli impedì di dedicarsi a un’intensa attività di consulenza bibliografica riscontrabile negli epistolari di molti intellettuali dell’Ottocento: bibliotecari come Antonio Panizzi del British Museum e Angelo Mai della Biblioteca Vaticana; letterati come Cesare Cantù, Vincenzo Monti, Pietro Giordani, Antonio Cesari e Camillo Ugoni; bibliofili come Gaetano Melzi al quale lo unì una salda amicizia.
Lessicografia, bibliografia, biografia e storia patria furono i principali ambiti della sua produzione erudita. Tra le numerose opere a stampa, le Osservazioni concernenti alla lingua italiana ed a’ suoi vocabolarj (Parma 1823) gli diedero una buona notorietà e gli procurarono giudizi positivi, anche da parte di Vincenzo Monti (Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca, III, 2, Milano 1824, p. 371), nonostante Pezzana fosse vicino al purismo, i cui eccessi erano stati stigmatizzati, tra gli altri, proprio da Monti. Di formazione classicista e critico del romanticismo, pubblicò edizioni e commenti di documenti del XV secolo e numerose biografie di contemporanei, alcune tuttora inedite (Adeodato Turchi; Michele Colombo, con versione parziale in Biografia degli Italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII e de’ contemporanei, a cura di E. De Tipaldo, VI, Venezia 1838, pp. 97-118). Le opere principali, ancora consultate per la documentata messe di informazioni sulla storia locale, sono le continuazioni dei lavori storici di Ireneo Affò: le Memorie degli scrittori e letterati parmigiani (I-IV, Parma 1825-33) e la Storia della città di Parma (I-V, Parma 1837-59) che egli proseguì fino all’anno 1500.
Questa produzione si inseriva nel filone delle storie municipali e regionali che proliferarono in Italia nella prima metà dell’Ottocento. Se lo stesso Pezzana, pur sostenendo la validità del suo metodo di studio, esitava a definirsi uno storico, altrettanto fa la critica contemporanea, da un lato, riconoscendo alle sue opere di storia sia il rigore erudito della ricerca documentaria sia l’assenza di posizioni localisticamente partigiane, dall’altro sottolineando tuttavia la mancanza di una visione generale delle vicende trattate, ancorate alle minuzie di una narrazione fin troppo dettagliata.
Descritto dai contemporanei come riservato, dedito al lavoro e alla famiglia (nelle lettere faceva spesso riferimento all’affetto per la nipote Ezilda, figlia di Giustina, e nel testamento nominò con espressioni amorevoli diversi nipoti acquisiti), fu nondimeno attivo nelle iniziative culturali parmensi.
Fu membro della società del Gabinetto letterario, fino alla sua chiusura per cautele politiche nel 1832, della Società parmense di storia patria, fondata nel 1854, e della successiva Deputazione di storia patria costituita nel 1860, che diresse fino alla morte. Collaborò con il periodico di istruzione popolare Il Facchino (1839-45) diretto da Carlo Malaspina. Fu socio corrispondente della Crusca dal 1838 e di numerose altre accademie italiane e straniere, gratificato di importanti benemerenze e cavalierati.
Circondato da generale venerazione, provato da una vecchiaia inconsuetamente protratta per i tempi, morì a Parma, ancora in carica, il 20 maggio 1862.
Opere. Oltre ai testi citati, per un quadro completo delle opere si rimanda sia all’Elenco bibliografico stilato da C. Malaspina, Cenni biografici del commendator A. P. bibliotecario della parmense, I ed., Parma 1862, sia al diverso elenco delle Opere edite e inedite accluso alla II ed. (Parma 1862) di questa stessa pubblicazione.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Parma, Domania del Battistero, Registro anno 1762; Stato civile, Parma, b. 168; Gabinetto di Lettura (1813-1832); Archivio storico dell’Università di Parma, Registro delle funzioni scolastiche, Verbali per Gradi e lauree, 1768-1817; Registro del personale, n. 1; Firenze, Archivio dell’Accademia della Crusca, U.D., ms. 99: Rapporto accademico e commemorazione, 1862. Presso la Biblioteca Palatina di Parma sono conservati numerosi materiali di Pezzana, in gran parte inediti. Si segnalano, in particolare, i manoscritti delle opere edite e inedite e le migliaia di lettere in Epistolario Parmense, Carteggio Pezzana, cass. 190-235; Copialettere istituzionale, 24 voll., 1804-62; C. Guasti, Necrologio di A. P., in Archivio storico italiano, n.s., XV (1862), 2, pp.169-174, ripubblicato in Id., Biografie, Prato 1895, pp. 93-98; C. Bustico, Lettere inedite di A. P. a G. Brunati, in Archivio storico per le province parmensi, n.s., X (1910), pp. 171-191.
P. A., in A.V. Arnault, Biographie nouvelle des contemporains, ou Dictionnaire historique et raisonné de tous les hommes qui, depuis la révolution française, ont acquis de la célebrité par leurs actions, leurs écrits, leurs erreurs ou leurs crimes, soit en France, soit dans les pays étrangers, XVI, Paris 1824, pp. 222 s.; P. A., in Biographie universelle et portative des contemporains, ou Dictionnaire historique des hommes vivants et des hommes morts depuis 1788 jusqu’a nos jours, V, Paris 1836, p. 923; Delle lettere del P. Antonio Cesari dell’Oratorio, raccolte e pubblicate ora la prima volta dall’abate G. Manuzzi, I, Firenze 1845, p. 296; II, Firenze 1846, pp. 522-573; E. Diamilla-Müller, Biografie autografe e inedite d’illustri italiani di questo secolo, Torino 1853, pp. 281-288; P. Martini, A. P.: memoria intitolata all’accademia parmense di belle arti, Parma 1862; A. Ronchini, In morte del Commendatore A. P., in Atti e Memorie della deputazione di storia per le province modenesi e parmensi, s. 1, I (1863), pp. CXXXI-CXXXVI; G.B. Janelli, Dizionario biografico dei parmigiani illustri e benemeriti nelle scienze, nelle lettere e nelle arti o per altra guisa notevoli, Parma 1877, pp. 309-312; Id., ibid., Prima appendice, Parma 1882, pp. 181 ss.; G. Mazzoni, Storia letteraria d’Italia, L’Ottocento, I-II, Milano 1913, ad ind.; G.P. Clerici, Lo storico A. P. giudice di pace, in Archivio storico per le province parmensi, n.s., XXII bis (1922), pp. 129-132; A. Boselli, Il carteggio di Luigi Bramieri conservato nella Palatina di Parma, in Bollettino storico piacentino, XIX (1924), pp. 69, 74-76; Id., A. P. e Antonio Panizzi. Maestro e discepolo, in Archivio storico per le province parmensi, n.s., XXXIII (1933), pp. 249-268; C. Frati, Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliografi italiani, Firenze 1933, pp. 455 ss.; G. Natali, A. P., in Enciclopedia italiana, XXVII, Roma 1935, p. 81; G. Ferretti, Pietro Giordani sino ai quaranta anni, Roma 1952, pp. 141 s., 288; A. Ciavarella, A. P. corrispondente del Mai, in Bergomum, XLVIII (1954), 4, pp. 203-230; Notizie e documenti per una storia della Biblioteca palatina di Parma. I 200 anni di vita dalla sua fondazione (1762-1962) e il centenario della morte di A. P. (1862-1962), a cura di A. Ciavarella, Parma 1962, passim; Per il centenario della morte di A. P., in Archivio storico per le province parmensi, s. 4, XIV (1962), pp. 219-326 (contributi di R. Andreotti, A. Ciavarella, E. Nasalli Rocca, G. Forlini, G. Allegri Tassoni); G. Allegri Tassoni, Il copialettere di A. P., in Archivio storico per le province parmensi, s. 4, XV (1963), pp. 287-346; G. Tamani, Il carteggio De Rossi - P. (1804-1829), in Aurea Parma, LII (1968), pp. 59-91; A. Ciavarella, A. P. nel secondo centenario della nascita, in Archivio storico per le province parmensi, s. 4, XXIV (1972), pp. 235-239; Il carteggio Mai - P., 1818-1853, a cura di A. Ciavarella, Parma 1973; F. da Mareto, Bibliografia generale delle antiche province parmensi, II, Soggetti, Parma 1974, pp. 833 s.; L. Farinelli, La biblioteca e Maria Luigia, in Maria Luigia donna e sovrana. Una corte europea a Parma (1815-1847), II, Saggi, Parma 1992, pp. 128-135; R. Lasagni, Dizionario biografico dei parmigiani, Parma 1999, pp. 896-898; V. Botteri Cardoso, A. P. nel carteggio lombardo, in Archivio storico per le province parmensi, s. 4, LIV (2002), pp. 349-422; L. Farinelli, Ricerca e riviste storiche a Parma tra Otto e Novecento, in Le riviste storiche fra coscienza nazionale e memoria municipale, a cura di A. Cerizza - A. Stroppa, Lodi 2003, pp. 49-64; R. Necchi, La prego di separare me e lei dai piacentini e dai parmigiani. Luciano Scarabelli e A. P., in Erudito e polemista infaticato e infaticabile. Luciano Scarabelli tra studi umanistici e impegno civile, a cura di V. Anelli, Piacenza 2009, pp. 361-385; A. De Pasquale, Le raccolte private del XIX secolo della Biblioteca Palatina di Parma, in Collezioni Scelte. Libri rari nelle raccolte private acquistate nel XIX secolo dalla Biblioteca Palatina di Parma, a cura di A. De Pasquale, Parma 2010, passim; L. Farinelli, La biblioteca pubblica parmense e i Governi ducali e nazionali, in 1859. Parma dal Ducato all’Unità d’Italia. Aspettative e delusioni, a cura di L. Farinelli, Parma 2012, pp. 120-139; Intorno ad A. P.: cultura emiliana e cultura europea nell’Ottocento. Atti del convegno… Parma... 2013, e-book in uscita.