RIZZOLI, Angelo.
– Nacque a Milano il 31 ottobre 1889, da Angelo e Giuditta Tamborini, ultimo di tre figli (Antonietta Eva era nata nel 1881 e Andreina Elisa nel 1886). Il padre, oste, era originario di Gravellona Lomellina (Pavia) e, trentasettenne, si suicidò nel cimitero del Musocco il 4 agosto 1889, probabilmente a seguito della perdita del lavoro.
La vedova lavorò come portinaia in uno stabile elegante di via Principe Umberto (attuale via Filippo Turati), dove i Rizzoli alloggiavano in una soffitta. Negli ultimi mesi del 1896, la Tamborini manifestò una malattia cardiaca che la costrinse a frequenti ricoveri in ospedale: la fragilità della situazione familiare diede ad Angelo i requisiti necessari per essere accettato all’orfanotrofio maschile detto dei Martinitt, dove entrò il 10 febbraio 1897. Dopo aver conseguito la licenza elementare (1900), Angelo venne avviato in quello stesso istituto alla formazione professionale: fu indirizzato inizialmente alla carriera di orafo – specializzazione a cui erano ammessi solo gli allievi più promettenti – ma trovò più congeniale il percorso come operaio tipografo, professione grazie a cui riuscì a raggiungere l'autosufficienza economica, tornando a vivere con la famiglia a partire dall’agosto 1906.
Dopo aver lavorato in diverse tipografie milanesi (Marucelli, Bernini, Alfieri & Lacroix), nel 1909 avviò con un socio, Pietro Pizio, una modesta officina, acquistando a rate una prima macchina da stampa a platina, di fabbricazione estera.
Presso uno dei suoi primi clienti, la tipografia Marzorati, Rizzoli conobbe la figlia del titolare, Anita (detta Anna, 1890-1976), con la quale si sposò nel 1912. Dall’unione nacquero Andrea (1914-1983), Giuseppina (detta Pinuccia o Cianupi, 1916-2005) e Giuditta (detta Rina o Rinella, 1918-1930). Durante la Grande guerra, Rizzoli fu mobilitato come conducente di ambulanze a Marostica (Vicenza), nei pressi dell'altopiano di Asiago, e fu congedato nel 1917 a seguito di una pleurite.
L’ampliamento dei suoi primi laboratori di stampa negli anni Dieci e Venti (la tipografia si trasferì da via Cerva a via Anfossi e infine in via Broggi) non implicò solo una crescita di impianti e numero di dipendenti, ma soprattutto un miglioramento qualitativo delle produzioni: dal lavoro in conto terzi per tipografie più grandi e dalla stampa di materiale commerciale, Rizzoli passò a prodotti sempre più sofisticati e alla collaborazione con gli editori.
Le sue attività vennero favorite anche dal rapporto di amicizia che instaurò con Calogero Tumminelli, uno dei due proprietari della casa editrice Bestetti & Tumminelli – la prima in Italia specializzata in pubblicazioni d'arte –, che era anche amministratore della Fratelli Treves. Tale rapporto dapprima procurò a Rizzoli una cospicua commessa pubblicitaria per i grandi magazzini La Rinascente e poi gli permise di candidarsi per la stampa dei primi 36 volumi dell’Enciclopedia Italiana, di cui Tumminelli era direttore editoriale. L’impresa fu resa possibile dalla creazione di un nuovo stabilimento di dimensioni industriali (in piazza Carlo Erba), che Rizzoli poté avviare nel 1929, grazie a una società con altri membri dell’entourage di Tumminelli, ovvero Senatore Borletti (proprietario della Rinascente), Giovanni Treccani ed Ettore Bocconi (Angelo rileverà le quote dei soci nel 1933).
Il contatto con gli ambienti intellettuali legati a Tumminelli fu fondamentale anche per la sua trasformazione in editore, nel 1927.
Il successo imprenditoriale di Rizzoli si fondò inizialmente sulle sue capacità di tipografo (anche una volta diventato industriale seguirà spesso personalmente le attività di stampa), a cui si aggiunse una straordinaria capacità di individuare collaboratori e di stabilire relazioni, coniugando obiettivi commerciali immediati e progetti intellettuali che – per sua stessa ammissione – andavano al di là dei suoi interessi e della sua limitata preparazione culturale.
Insieme al rivale Arnoldo Mondadori, nei decenni successivi Rizzoli sarà il protagonista della trasformazione dell’industria culturale italiana da forme tradizionali della società preindustriale alle strutture della moderna società dei consumi di massa; tale percorso si snoderà, senza sostanziali cesure, dalla fine degli anni Venti agli anni Settanta.
I primi periodici pubblicati da Angelo furono alcune riviste precedentemente facenti capo al quotidiano Il secolo, di proprietà di Borletti (Il secolo illustrato, Novella, La donna e Comoedia), che Rizzoli seppe rilanciare, enfatizzandone il carattere popolare, grazie all’introduzione della stampa in rotocalco, che consentiva un’efficace riproduzione di immagini su carta non patinata. La stessa formula venne utilizzata anche per altre riviste di intrattenimento create in anni successivi, come il quindicinale Cinema illustrazione (1930, la prima rivista italiana dedicata al mondo del cinema) e il settimanale femminile Lei (1933, poi, dal 1938, Annabella e, dal 1984, Anna), mentre Il Bertoldo (1936) e Omnibus (1937) stabilirono nuovi standard innovativi rispettivamente per i periodici umoristici e per i settimanali di attualità, grazie a un gruppo di collaboratori talentuosi (nel primo Giovanni Mosca, Carlo Manzoni, Vittorio Metz e Giovannino Guareschi, nel secondo Leo Longanesi, Arrigo Benedetti, Indro Montanelli e Mario Pannunzio).
La produzione libraria – affidata inizialmente a Tomaso Monicelli – si sviluppò con modalità analoghe ai periodici, con edizioni popolari illustrate edite prima a dispense e successivamente in volume, come Il memoriale di Sant'Elena di Emmanuel de Las Cases (1929). Nel 1934, i contatti con l'entourage di Tumminelli portarono, invece, alla creazione di una collana di classici, promossa da Ugo Ojetti, allora direttore del Corriere della sera.
Anche l’interessamento di Rizzoli alla produzione cinematografica era una diretta conseguenza delle sue attività nel campo dei periodici di intrattenimento, per i quali, negli anni Trenta, i nuovi fenomeni del cinema sonoro e del divismo rappresentavano una fonte inesauribile di contenuti. Nel 1934 Angelo creò la Novella film – dal nome della sua più popolare rivista dell’epoca –, attraverso cui produsse La signora di tutti di Max Ophuls (1934) e Darò un milione di Mario Camerini (1935). Inoltre, nel 1938 rilevò dall'editore Hoepli la rivista romana Cinema, affidandone la direzione al figlio secondogenito di Benito Mussolini, Vittorio; nello stesso anno acquistò una quota dell'Era film – una società di produzione fondata nel 1937 e di cui era presidente lo stesso Vittorio – e ne divenne amministratore delegato.
Negli anni Trenta, Rizzoli veniva ormai considerato un industriale di successo, accolto dall’élite milanese, nonostante alcuni suoi vistosi atteggiamenti da parvenu, che si evidenziavano, ad es., nelle appariscenti feste ospitate a Canzo (Como) nella sua villa in stile neomedievale (era stata costruita tra il 1903 e il 1906), acquistata dall’industriale Magno Magni. Il 23 novembre 1931 venne nominato Commendatore, titolo con cui venne sempre identificato, nonostante le numerose onorificenze ricevute in seguito.
Nel 1933 la seconda generazione dei Rizzoli fece il suo ingresso in azienda: subito dopo aver conseguito la maturità classica, Andrea fu spinto dal padre ad abbandonare il proposito di laurearsi in Giurisprudenza e a sottoporsi a un duro tirocinio in azienda.
La struttura del clan familiare si ampliò ulteriormente negli anni della Seconda guerra mondiale: il 16 ottobre 1940 Pinuccia sposò Gian Gerolamo (Mimmo) Carraro (1914-2003) e, il 21 ottobre 1942, Andrea si unì a Lucia Solmi (1922-2006); dal primo matrimonio nacque Nicola (1942), mentre dal secondo Angelo Giorgio (poi detto Angelone, 1943-2013), Alberto (1945) e Anna Grazia (detta Annina, 1956).
La parziale distruzione della tipografia di piazza Carlo Erba nei bombardamenti su Milano del 13 agosto 1943 fu il principale evento bellico che coinvolse i Rizzoli; Angelo, inoltre, nei primi mesi del 1945 subì due brevi fermi, prima da parte delle autorità di occupazione tedesche, poi delle forze partigiane, entrambi senza rilevanti conseguenze.
Con la ricostruzione postbellica, Angelo poté riprendere rapidamente le proprie attività, che riuscirono a espandersi e a differenziarsi in breve tempo grazie alla rinascita democratica del Paese e al successivo boom economico.
Quel periodo vide la prosecuzione o il rinnovamento delle linee di sviluppo di maggiore successo dei periodici Rizzoli. Il Candido raccolse dal 1945 l’eredità del Bertoldo, una posizione di leadership nei periodici femminili venne rapidamente ristabilita grazie ad Annabella e Novella (nel 1967 Enzo Biagi aggiungerà al titolo 2000), pubblicazioni di vario genere (come Sorrisi e canzoni e L’europeo) furono assorbite da concorrenti in crisi, ma il successo del dopoguerra fu legato soprattutto al nuovo rotocalco di attualità, Oggi, che esordì il 21 luglio 1945 (il titolo era già stato utilizzato da una rivista pubblicata da Rizzoli tra il 1939 e il 1942). Diretto da Edilio Rusconi, originariamente socio di Rizzoli nell’iniziativa, il settimanale divenne popolare soprattutto grazie alle sue 'favole moderne', aventi come protagonisti membri di case reali e personaggi famosi. Nel 1950 Oggi, con 500.000 copie vendute, superava già i rivali Epoca e Tempo, e ancora negli anni Sessanta sarebbe stato il settimanale di maggiore diffusione in Italia, con oltre 900.000 copie vendute. Alla fine degli anni Cinquanta i periodici Rizzoli raggiunsero la tiratura di due milioni e mezzo di copie alla settimana: oltre a modernizzare la storica cartiera di Lama di Reno (presso Marzabotto, in provincia di Bologna), recentemente acquistata, Rizzoli trasferì tutte le attività in un nuovo gigantesco stabilimento editoriale, in via Civitavecchia, nella periferia orientale di Milano (oggi via Angelo Rizzoli); il complesso iniziò a funzionare all'inizio del 1960.
Nel campo della produzione libraria, Rizzoli mantenne anche nel dopoguerra la commistione fra ambizioni intellettuali e popolarizzazione della cultura che aveva caratterizzato le sue prime iniziative negli anni Trenta. Tale commistione è riconoscibile anche nella sua più celebre iniziativa in questo campo, la creazione, nel 1949, della Biblioteca universale Rizzoli (BUR). Ideata da Luigi Rusca e sviluppata da Paolo Lecaldano, la collana offriva settimanalmente edizioni qualificate di opere classiche a un prezzo estremamente contenuto, diventando una formula di successo mantenuta fino ai primi anni Settanta (le tirature raggiungevano le 100.000 copie a titolo).
Nel 1949 Rizzoli tornò a occuparsi di cinema, prima sostenendo economicamente le iniziative del produttore Giuseppe Amato e successivamente dando vita a diverse costruzioni societarie, impegnate sia sul fronte della produzione sia su quello della distribuzione (Rizzoli film e Cineriz furono i nomi utilizzati per indicare società diverse, con oggetti sociali che cambiarono nel tempo). Con risultati economici alterni, Rizzoli produsse e distribuì film di intrattenimento di grande successo, come la popolare serie Don Camillo – tratta dalle raccolte di racconti (1948-1966) di Guareschi; il primo film, diretto da Julien Duvivier, è del 1952 –, vari spaghetti-western e i discussi docufilm di Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi (a partire da Mondo cane, 1962), ma anche film d’autore che contribuirono alla notorietà del cinema italiano nel mondo, come Umberto D. (1952) di Vittorio De Sica, La dolce vita (1960) e 8 ½ (1963) di Federico Fellini, L’eclisse (1962) di Michelangelo Antonioni, e così via.
La frequentazione del mondo del cinema veniva considerata da Angelo anche un passatempo personale; una commistione analoga di interessi può essere riconosciuta nel suo coinvolgimento nello sviluppo turistico di Ischia, isola dell’arcipelago campano che, al contrario di Capri, era rimasta al di fuori del boom turistico del dopoguerra. Attirato da alcuni conoscenti nel finanziamento di attività termali all’inizio degli anni Cinquanta, l’imprenditore si impegnò vigorosamente nel ramo immobiliare e alberghiero, sostenendo il rilancio turistico dell’isola attraverso le proprie riviste e addirittura attraverso il cinema (con Vacanze a Ischia di Camerini, del 1957, Appuntamento a Ischia di Mario Mattoli, del 1960 e Ischia operazione amore di Vittorio Sala, del 1966).
Anche le iniziative benefiche di Rizzoli ebbero molti legami con la sua attività professionale: ad es., nel 1951 Angelo mise a disposizione la sede dell’Istituto grafico Bertieri di Milano (acquisito nel 1940) per la creazione di una scuola per l'insegnamento delle arti grafiche che oggi porta il suo nome, e contribuì a dotare Ischia di infrastrutture moderne, tra cui l’ospedale Anna Rizzoli (inaugurato nel 1962). Fu inoltre uno dei massimi benefattori dei Martinitt: secondo l’aneddotica su di lui, pare che si 'punisse' versando all’orfanotrofio cifre pari alle somme che perdeva giocando al casinò.
Oltre al già citato titolo di Commendatore – che veniva utilizzato addirittura in famiglia –, Rizzoli ricevette quelli di Cavaliere del lavoro (14 maggio 1936), di Grande ufficiale (30 dicembre 1952), di Cavaliere di gran croce (27 dicembre 1965), di Chevalier de la légion d'honneur (2 settembre 1953) – su proposta dell'allora ministro degli Esteri francese, Georges Bidault –, e infine di conte (6 aprile 1967) – su iniziativa dell'ex re d'Italia Umberto di Savoia.
Negli anni Sessanta, gli impegni della famiglia Rizzoli si estendevano ormai dall’editoria al cinema, dal settore alberghiero allo sport (dal 1954 Andrea Rizzoli e Mimmo Carraro presiedettero l’Associazione calcio Milan, guidandola per nove stagioni ricche di successi). All’ascesa imprenditoriale di Angelo si associava anche un’intensa vita mondana, in gran parte risultato del suo crescente coinvolgimento negli ambienti romani legati alle attività cinematografiche. La sua villa affacciata sul Foro romano, lo yacht Sereno e la residenza di Lacco Ameno, sull’isola d'Ischia, divennero luoghi di richiamo per personaggi del cinema, intellettuali di prestigio e celebrità di vario genere.
Nel nuovo clima politico e culturale dei primi anni Sessanta, l'editore cominciò a elaborare il progetto per un nuovo quotidiano, che avrebbe sfidato l’egemonia del tradizionalista Corriere della sera, la cui fragilità era già stata dimostrata dal rapido successo de Il giorno, nato nel 1956. L’idea era quella di un giornale moderno, accattivante, a grande diffusione popolare – non a caso si sarebbe dovuto chiamare Oggi, come il settimanale. Nel periodo 1962-1964, la gestazione del nuovo quotidiano – guidata da Gianni Granzotto e Gaetano Afeltra – si dimostrò particolarmente macchinosa, anche perché per molto tempo sembrò plausibile un acquisto de Il giorno dall’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi). Il successivo abbandono del progetto, che Angelo vedeva come un coronamento della propria attività di editore, lasciò una sorta di ‘eredità’, che sarà poiu raccolta da Andrea e dai suoi figli, con la dispendiosa operazione di acquisto del Corriere, conclusa nel luglio 1974, e le successive iniziative per consolidare la presenza del gruppo Rizzoli nel settore dell’informazione.
L’azienda veniva guidata dal fondatore in maniera accentrata e personalistica: fino al 1957 nessun dipendente venne inquadrato come dirigente; Andrea, che pur svolgeva ruoli significativi nell’ambito delle attività tipografiche e librarie, continuava a essere subordinato all’autorità del padre, e anche la terza generazione dei Rizzoli-Carraro iniziò la propria esperienza lavorativa sotto il rigido controllo di Angelo. Sia Nicola Carraro sia Angelo Jr furono costretti a interrompere gli studi subito dopo la maturità (rispettivamente nel 1961 e nel 1962), iniziando un severo apprendistato 'dal basso'. Alberto seguirà lo stesso percorso nel 1966. Angelo Jr riuscirà successivamente a ottenere la laurea in Scienze politiche (1968), alternando faticosamente gli studi agli impegni lavorativi e alle cure a cui era sottoposto dopo che, dall’età di 17 anni, gli era stata diagnosticata una grave malattia degenerativa.
A metà degli anni Sessanta cominciarono a emergere i primi contrasti all’interno del gruppo familiare. Andrea e Mimmo Carraro (coinvolto nella direzione del gruppo dagli anni Quaranta) manifestarono forti divergenze sulle scelte dell’azienda in campo librario, a cui si associavano le tensioni alimentate dalla relazione fra Andrea e Maria Luisa (Ljuba) Rosa – dalla quale nacque Isabella (1964-1987). L’esito fu, nel 1968, il divorzio di Andrea da Lucia Solmi, accompagnato da numerosi contrasti con i figli e gli altri rami della famiglia.
In questo contesto, Andrea iniziò a manifestare gravi problemi cardiaci e, soprattutto, apparvero i primi sintomi di un deterioramento della salute di Angelo. Le condizioni dell’imprenditore, ormai ottantenne, peggiorarono rapidamente nel corso del 1970: dopo una serie di ricadute, Rizzoli si aggravò durante la permanenza estiva a Ischia e morì in una clinica milanese il 24 settembre 1970, probabilmente in conseguenza di un tumore alla cistifellea.
Le difficoltà in cui il gruppo si dibattè durante la gestione dei suoi successori, Andrea, Angelo Jr e Alberto – compresi gli strascichi giudiziari e il processo di estromissione della famiglia dalla proprietà (che nel 1983 passò a una cordata finanziaria Gemina-Meta-Mittel-Arvedi) –, piuttosto che essere conseguenza di una sorta di inevitabile 'effetto Buddenbrook', come spesso sono presentate, andrebbero messe in relazione con i problemi che fu necessario affrontare quando strategie fino a quel momento rivelatesi di grande successo si confrontarono con nuove sfide, come quelle della concentrazione editoriale, delle limitate possibilità di capitalizzazione del sistema industriale italiano, e del vero e proprio terremoto nel settore dell'informazione, dell’intrattenimento e della pubblicità portato dallo sviluppo della televisione commerciale.
Fonti e Bibl.
La documentazione conservata dal Museo Martinitt e Stelline di Milano (Archivio storico dell'orfanotrofio maschile, Fascicoli orfani, serie I, cartella 222) permette una minuziosa ricostruzione delle condizioni familiari e dei primi anni di vita di Rizzoli. Sintetiche informazioni biografiche e sulle iniziative professionali sono presenti presso l’Archivio storico Cavalieri del lavoro di Roma (cartella 7, busta CLXVII, brevetto 1025). L’Archivio storico della Fondazione Corriere della sera di Milano conserva invece parte della documentazione societaria relativa al gruppo Rizzoli, con estremi cronologici che spaziano dagli anni Quaranta agli anni Novanta (con una forte prevalenza della documentazione del ventennio più recente).
Lo stesso Angelo, poco prima della morte, divulgò diversi particolari della propria biografia in interviste raccolte da La stampa (L. Bargagna, Dalla miseria a re della stampa nelle confidenze di Angelo Rizzoli, 6 dic. 1968, p. 7) e da L’europeo (G. Gerosa, L. Montesi, F. Pierini, "L’europeo" chiede tutta la verità a Rizzoli, 26 marzo 1970, pp. 21-25). Ha carattere di raccolta di testimonianze anche il più completo saggio finora pubblicato sulla famiglia, A. Mazzuca, La erre verde. Ascesa e declino dell'impero Rizzoli, Milano 1991: il libro è basato su una vasta collezione di interviste raccolte dall’autore tra i membri della famiglia e altri personaggi a loro vicini. Costituiscono una testimonianza diretta anche i ricordi familiari di Nicola Carraro e Alberto Rizzoli, Rizzoli. La vera storia di una grande famiglia italiana, Milano 2015.
Il contesto delle attività di Rizzoli viene definito in lavori dedicati alla storia della stampa o dell’editoria, come: N. Tranfaglia, A. Vittoria, Storia degli editori italiani dall'unità alla fine degli anni Sessanta, Roma-Bari 2000; A. Cadioli, G. Vigini, Storia dell’editoria italiana dall’Unità ad oggi. Un profilo introduttivo, Milano 2012; Editori a Milano (1900-1945). Repertorio, a cura di P. Caccia, Milano 2013; i volumi IV (Roma-Bari 1980), V (1980) e VI (1976) di Storia della stampa italiana, a cura di V. Castronovo, N. Tranfaglia.
L’assidua frequentazione di Rizzoli con alcuni dei protagonisti della cultura italiana dell’epoca mette a disposizione una mole ingente di ritratti, aneddoti e indiscrezioni,m che ne offrono una descrizione molto vivida, seppure generalmente non verificabile. Rientrano in questa categoria alcuni degli articoli pubblicati in occasione della morte dell’imprenditore (I. Montanelli, Angelo Rizzoli, in Corriere della sera, 25 sett. 1970, p. 3; G. Mosca, L’uomo d’oro e il suo sogno, in Il corriere d’informazione, 25 sett. 1970, p. 3; S. Bertoldi, Sono un uomo fortunato, in Oggi, 6 ott. 1970, pp. 21-23) o del centenario della sua nascita (E. Biagi, Rizzoli, commenda aspro e sentimentale; S. Bertoldi, Tutte le sfide dell’ex Martinitt; T. Kezich, Fellini: «Un misto di Bonaventura, zio Paperone e Papà Natale», tutti in Corriere della sera, 31 ott. 1989, p. 5). Alcuni ricordi di giornalisti sono stati pubblicati dalla rivista aziendale del gruppo Pagine nostre e poi raccolte in Angelo Rizzoli: 31 ottobre 1889 - 31 ottobre 1989, Milano 1989; ai Rizzoli è dedicato uno spazio consistente in E. Biagi, Dinastie: gli Agnelli, i Rizzoli, i Ferruzzi-Gardini, i Lauro, Milano 1988. Relativamente agli eredi di Angelo, le vicende più recenti della famiglia sono oggetto di inchieste giornalistiche come: G. Carcano, L'affare Rizzoli: editoria, banche e potere, Bari 1978; G. Leuzzi, Mediobanca Editore: poteri di fine millennio, Roma 1997.
Alcuni degli intellettuali che collaborarono con Rizzoli si 'vendicarono' di certe sue cadute di stile rappresentandolo in maniera caricaturale nelle proprie opere, attraverso personaggi a lui direttamente ispirati: ad es., l’editore Perigold nel romanzo Mezzo miliardo di G. Marotta (Milano 1940), il capitalista Mobbi nel film Miracolo a Milano (1951) di Vittorio De Sica, o il produttore cinematografico Pace nel citato 8 ½ di Fellini.