SCARENZIO, Angelo
– Nacque a Pavia il 1° febbraio 1831 da Luigi, medico e professore all’Università di Pavia, e da Teresa Martinazzi.
Frequentò l’Imperial Regio ginnasio di Pavia e, nel 1846-47, s’iscrisse al primo anno del corso di studi filosofici dell’ateneo cittadino. Nell’anno accademico 1848-49 s’immatricolò nella facoltà medica e fu seguito, tra gli altri, da Bartolomeo Panizza, con cui coltivò lo studio dell’anatomia, contribuendo anche ad accrescere la collezione del museo anatomico. Ancora studente, si distinse vincendo il premio Grassi di Pavia attribuito a giovani pavesi per la pubblicazione di memorie di argomento medico-chirurgico di particolare interesse. Ottenne più volte il riconoscimento fino al 1861, pubblicando anche i suoi lavori (Del luogo ove avviene la fecondazione nella donna, in Annali universali di medicina, s. 4, 1853, vol. 10, n. 436, pp. 5-37; n. 437, pp. 225-258; Della elettricità considerata come mezzo diagnostico nelle diverse specie di paralisi, Milano 1855; Dell’uso dell’acqua fredda nelle infiammazioni dell’occhio, in Annali universali di medicina, s. 4, 1858, vol. 30, n. 497, pp. 281 ss.). Nel 1854 si laureò in medicina (Della paralisi generale progressiva dei non alienati, ibid., s. 4, 1854, vol. 11, n. 439, pp. 68-112; n. 440, pp. 336-369; n. 441, pp. 449-484) e in chirurgia. Nello stesso anno conseguì anche il grado accademico di ‘maestro’ in ostetricia, un titolo di specializzazione professionalizzante.
Dopo un periodo di servizio gratuito come medico chirurgo terziario all’ospedale S. Matteo di Pavia divenne, nel triennio 1854-57, assistente alla cattedra di clinica chirurgica e operativa di Luigi Porta. Acquisì presto una buona esperienza pratica fondata su solide basi scientifiche (Aneurisma traumatico popliteo, curato colla compressione dell’arteria femorale comune, ibid., vol. 22, n. 474, pp. 559-562; Sulla sede della addolorabilità, ibid., 1857, vol. 24, n. 479, pp. 272-280) che gli consentì di ottenere nel 1857, a soli ventisei anni, il posto di chirurgo primario al civico ospedale di Mantova. Qui soccorse anche i feriti delle battaglie di Solferino e San Martino nei mesi di giugno e luglio 1859. Nel 1860 fece ritorno a Pavia: prestò servizio gratuito come chirurgo primario nell’ospedale militare diretto da Porta che, in qualità di rettore dell’ateneo pavese, lo propose per il nuovo insegnamento universitario di clinica delle malattie sifilitiche dall’anno accademico 1860-61. Fu così instradato allo studio della malattie veneree, cominciando un nuovo, e particolarmente fertile, percorso scientifico (Della cauterizzazione delle ulceri sifilitiche primitive quale mezzo profilattico contro la lue, ibid., 1861, vol. 41, n. 529, pp. 115-138; Rivista sifilografica, ibid., 1862, vol. 44, n. 539, pp. 325-373, n. 540, pp. 563-607; 1868, vol. 70, n. 617, pp. 418-455, n. 618, pp. 646-688; 1869, vol. 73, n. 625, pp. 153-189, vol. 74, n. 630, pp. 636-682) anche in collaborazione con l’oftalmologo Antonio Quaglino (Tributo alla storia delle malattie sifilitiche del sistema nervoso, ibid., 1863, vol. 47, n. 547, pp. 58-67; Nuovo tributo alla storia delle malattie sifilitiche del sistema nervoso, ibid., 1863, vol. 50, n. 558, pp. 557-590).
Divenne professore incaricato e poi straordinario degli insegnamenti di clinica delle malattie sifilitiche e della pelle. Nel 1864 pubblicò i primi risultati ottenuti nel trattamento della sifilide con le iniezioni di un sale di mercurio, il calomelano (Primi tentativi di cura nella sifilide costituzionale mediante la iniezione sottocutanea di un preparato mercuriale, ibid., 1864, vol. 53, n. 566-567, pp. 602-622). Il suo metodo fu accolto inizialmente con diffidenza da parte dei colleghi, frenati dagli effetti collaterali causati dalle iniezioni. Anche grazie ai miglioramenti apportati negli anni Ottanta dal sifilografo finlandese Georg Smirnoff, che individuò nella regione retro-trocanterica il sito più adatto per effettuare l’iniezione di calomelano, il metodo di Scarenzio guadagnò l’approvazione della comunità medica, che ne fece il trattamento più utilizzato per la cura della malattia fino all’avvento degli arsenobenzoli e del bismuto all’inizio del XX secolo.
Si occupò del trattamento chirurgico delle complicanze delle malattie veneree e di metodi operatori (Del valore della legatura elastica in chirurgia, in Rendiconti del R. Istituto lombardo, s. 2, 1875, vol. 8, pp. 722-739; Litontritore a dinamometro, in Annali universali di medicina e chirurgia, s. 1, 1878, vol. 245, n. 735, pp. 259-262). Nel 1862 fu ripetitore di operazioni chirurgiche al Collegio Ghislieri e, alla morte di Porta, diventò professore straordinario di medicina e clinica operatoria per l’anno accademico 1875-76. Come il suo maestro si occupò diffusamente di plastiche cutanee e pubblicò diversi studi sugli Annali universali di medicina (divenuti dal 1875 Annali universali di medicina e chirurgia) e sui Rendiconti dell’Istituto lombardo a partire dagli anni Ottanta (cfr., ad esempio, Genio-meloplastica a ponte, in Annali universali di medicina e chirurgia, s. 1, 1885, vol. 271, n. 814, pp. 288-291; Degli innesti dermici, previo congelamento dei tessuti; e dell’etere peranestetico locale proposto dai dott. E. Brugnatelli ed A. Astolfi, in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, 1890, vol. 23, n. 9, pp. 395-401). In particolare si interessò di rinoplastica, che vantava a Pavia una significativa tradizione (La mia quinta rinoplastica totale a lembo frontale cutaneo-periostio duplicato, ibid., 1893, vol. 26, n. 6-7, pp. 263-265; Il processo di rinoplastica a lembo frontale duplicato di Blasius: quattordici casi operati, in Memorie del R. Istituto lombardo di scienze e lettere. Classe di scienze matematiche e naturali, s. 3, 1900, vol. 19, pp. 17-38).
Nell’anno accademico 1888-89 fu incaricato della supplenza dell’insegnamento di clinica operatoria con la direzione dell’annessa clinica (Il corso di clinica operatoria di Pavia, dato dal prof. Angelo Scarenzio nell’anno scolastico 1888-89: parole di chiusura, Pavia 1889). Nel 1882 ottenne l’eleggibilità nel concorso alla cattedra di dermosifilopatia nell’Università di Napoli e fu quindi nominato ordinario a Pavia. Nello stesso anno fondò un gabinetto dermosifilopatico, provvisto di pezzi patologici e modelli utilizzati per le lezioni, che s’impegnò a mantenere personalmente con un assegno annuo. Nel 1899, per onorare la memoria della consorte deceduta, Innocentina Platner, s’impegnò con un atto ufficiale a donare al gabinetto una rendita annua. Fu un autore prolifico; nel corso della sua lunga carriera pubblicò circa centoquaranta articoli su argomenti di chirurgia, dermatologia e sifilografia (per un elenco delle pubblicazioni cfr. Ad A. Scarenzio in occasione del XL anniversario della prima iniezione di calomelano. Colleghi e discepoli, Milano 1904, pp. 15-22).
Fece parte di accademie e società scientifiche italiane ed estere. Fu membro effettivo del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, dell’Accademia Virgiliana di Mantova, dell’Ateneo di Brescia, dell’Accademia medico-chirurgica di Perugia e di Napoli, della società medico-chirurgica di Bologna, delle società italiane di chirurgia e dermosifilopatia. Fu corrispondente della Società di dermatologia e di sifilografia di Parigi, della Società dermatologica di Berlino, della Società reale delle scienze mediche e naturali di Bruxelles e membro della Società anatomica della Germania. Ricoprì anche la carica di consigliere e assessore municipale a Pavia, consigliere provinciale e membro del Consiglio provinciale di Sanità. Nel 1887, fu promosso al grado di ufficiale dell’Ordine della corona d’Italia, inoltre ricevette la croce dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Morì a Pavia il 29 giugno 1904.
Nel 1906 gli eredi donarono all’Università di Pavia cento esemplari del volume pubblicato nel 1904 in occasione del quarantesimo anniversario della prima iniezione di calomelano (Ad Angelo Scarenzio in occasione del XL anniversario della prima iniezione di calomelano. Colleghi e discepoli, cit.) perché fossero distribuite tra i laureandi in medicina e chirurgia che si fossero distinti nello studio delle discipline dermosifilopatiche.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Pavia, Antico fondo dell’Università, Medicina, c. 325, 616; Università. Registri medicina, cc. 610, 611; Università. Facoltà filosofia e lettere, c. 73; Pavia, Archivio storico dell’Università, Fascicoli docenti, S. A.; Economato, spese, b. 2082, ff. 1-2; Borse di studio ecc., b. 682, ff. 5, 11, 2219.
M. Truffi, A. S., in Annuario della Regia Università di Pavia anno accademico 1904-05, Pavia 1904, pp. 266-268; A. Faga - L. Valdatta, Plastic surgery in early Nineteenth century: notes on the collections in the University of Pavia’s Museum of history, in Plastic and reconstructive surgery, LXXXVI (1990), 6, pp. 1220-1226; A. Pensa, Ricordi di vita universitaria (1892-1970), Milano 1991, pp. 71, 143; P. Mazzarello, Il Nobel dimenticato, Torino 2006, p. 479; C. Gelmetti, Storia della dermatologia e della venereologia in Italia, Milano 2015; P. Mazzarello - V. Cani, La facoltà di medicina (1859-1918), in Almum studium papiense, a cura di D. Mantovani, Milano 2017.