VISCONTI, Angelo
– Nacque a Siena il 2 novembre 1829 da Francesco, medico, e da Maddalena Donatelli (Mengozzi, 1907, p. 110).
Dopo gli studi umanistici al collegio Tolomei di Siena si iscrisse tredicenne al locale istituto d’arte, dove si applicò alla pittura sotto la guida di Giovanni Bruni, per passare poi, nel 1845, nella classe del direttore Francesco Nenci. Allievo discontinuo, sempre in cerca della propria strada, fu pronto a mettere in discussione la formazione accademica fino ad allora ricevuta quando Luigi Mussini fu nominato direttore della scuola nel 1851. Ne divenne subito uno degli allievi prediletti, e il suo profitto crebbe notevolmente, tanto da aggiudicarsi nel 1853 il concorso triennale bandito dall’istituto con il tema Raffaello presentato da Bramante a Giulio II (Asciano, Museo Cassioli).
Nel 1855 gli fu assegnato dalla Società esecutori di pie disposizioni di Siena l’Alunnato Biringucci, borsa di studio della durata di tre anni da trascorrere a Roma per un periodo di formazione.
Il soggetto elaborato dalla commissione, composta dai professori dell’Accademia Fiorentina Enrico Pollastrini, Antonio Marini e Vincenzo Lami, fu l’aneddotico Cosimo II nell’uscire dal suo palazzo (detto oggi Palazzo Vecchio) riconosce il frate che lo salvò dal pericolo di annegare quand’era giovinetto a Venezia. Il bozzetto di Visconti (Siena, Società di esecutori di pie disposizioni), singolarmente ambientato all’ingresso del senese palazzo del Capitano – tra i primi esempi del neogotico cittadino –, restituisce un’immagine quasi da melodramma della vicenda, curata nella composizione e nei costumi sebbene non priva di un gusto teatrale fin troppo marcato.
Visconti chiese di poter procrastinare di un anno l’inizio dell’alunnato, trattenendosi ancora un po’ a Siena, e partì dunque nel gennaio del 1856. Decise tuttavia di recarsi prima a Firenze, dove entrò in contatto con la cerchia di artisti del Caffè Michelangiolo. Caduto in depressione e desideroso di riconciliarsi con Mussini, rimasto deluso dalla stravaganza e dall’incostanza del carattere dell’allievo, nel maggio del 1857 fece una rapida visita a Siena. Ottenne in questo periodo la commessa di un S. Luigi Gonzaga per la chiesa di S. Maria del Soccorso di Livorno, che espose, con vasto consenso, a Firenze nel 1858 assieme al ritratto, oggi disperso, di Muzio De Metz e a quello di Ulisse De Matteis (Firenze, Galleria Palatina), restauratore e inventore di vetrate all’antica.
Nell’ottobre dello stesso anno, dopo aver inviato una copia in scala ridotta del S. Luigi alla Società di esecutori di pie disposizioni, che ancora la conserva, partì infine per Roma, fermandosi nel tragitto ad Arezzo, Perugia e Assisi, dove rimase estremamente colpito dagli affreschi di Giotto. A Roma venne ospitato a palazzo Firenze in Campo Marzio, nel quale già soggiornava l’amico Amos Cassioli. Durante i primi mesi intraprese copie da Raffaello, visitò senza ricavarne buone impressioni gli studi dei pittori romani Tommaso Minardi e Nicola Consoni, si applicò allo studio di un Buon Samaritano, soggetto già vagheggiato durante il soggiorno fiorentino, e realizzò qualche bozzetto a olio, tra i quali probabilmente la Ciociarella (Asciano, Museo Cassioli). Nell’autunno del 1859 il governo toscano indisse un concorso per la realizzazione di sei tele di soggetto storico, antico e moderno; su sollecitazione di Mussini, tanto Cassioli quanto Visconti si misero al lavoro, il primo sulla Battaglia di Legnano, il secondo su Mario vincitore dei Cimbri.
Il 14 marzo 1860 a Firenze s’inaugurò l’esposizione di tutti i cartoni in gara; la composizione di Visconti fu apprezzata dalla critica, e tuttavia la commissione giudicatrice le preferì quella di Saverio Altamura e assegnò al senese un premio ‘di consolazione’ in denaro (Pignotti, 1916, pp. 112 s.). Visconti, come sua abitudine, aveva cambiato più volte partito e si era risolto a lavorare alla versione definitiva solo all’ultimo momento. È possibile farsi un’idea del cartone da due bozzetti a olio (uno in collezione privata, l’altro all’istituto d’arte di Siena) dai quali emergono un dinamismo tumultuoso e un’espressività drammatica che collocano il Mario vincitore dei Cimbri come un deciso superamento degli insegnamenti puristi di Mussini. Tuttavia fu proprio il vecchio maestro a raccogliere sottoscrizioni tra i senesi perché – a riparazione per il torto subito – si affidasse un altro dipinto di analogo carattere a Visconti. La scelta cadde sul Giuramento della Lega Lombarda, al quale però il pittore riuscì a dedicare solo qualche abbozzo.
Tra il 1860 e il 1861 Visconti realizzò a olio un’incompiuta figura maschile di Bagnante e una Strage degli innocenti, entrambe oggi al Museo Cassioli di Asciano. Ancor più evidente risulta in questi dipinti il distacco dal Purismo e l’adesione a una sorta di plastico e dinamico naturalismo che guarda al lontano e inarrivabile modello di Michelangelo. Si rivolse infine, pur senza riuscire a condurla a termine, alla tela con il rarissimo soggetto del Cattivo Levita, il passante che nel racconto di Luca (10, 32) incontra il ferito prima che sopraggiunga il buon Samaritano, ma voltatosi a guardare decide di proseguire nel cammino senza prestare aiuto. Scrisse Visconti in una lettera al cugino: «Il quadro mi offre gran difficoltà per l’effetto che ho scelto, e per la figura nuda, grande al naturale. L’effetto è dopo il tramonto, per cui mi tocca a fare in modo che ogni posto riveli quell’ora, senza alterare il carattere severo del soggetto e ottenere rilievo e modellato che, in questo caso, è difficilissimo» (Mengozzi, 1907, p. 354).
Morì a Roma, annegato nel Tevere, il 4 agosto 1861 (Pignotti, 1916, p. 117). Fu l’amico scultore Tito Sarrocchi, giunto da Siena, a recuperare le sue cose e a compilare l’inventario delle opere e degli oggetti presenti nello studio (Del Bravo, 1967), compreso un raro album di caricature oggi conservato alla Biblioteca comunale degli Intronati di Siena. Lo stesso Sarrocchi, su disegno dell’architetto Pietro Marchetti, eseguì un piccolo monumento funebre con il profilo a bassorilievo di Visconti collocato a Siena nella chiesa di S. Domenico tra il 1862 e il 1863, ma oggi disperso (Tito Sarrocchi. 1824-1900, 1999).
All’Esposizione nazionale di Firenze del 1861 vennero esposte molte opere di Visconti; subito dopo, Mussini promosse una massiccia acquisizione di oli e carte dell’artista da destinare all’istituto d’arte di Siena.
Fonti e Bibl.: U. Forni, A proposito d’un quadro rappresentante San Luigi Gonzaga penitente e di due ritratti dipinti dal sig. Angiolo Visconti, in L’Arte, XLIV (2 giugno 1858), n.n.; Yorick (P. C. Ferrigni), Viaggio attraverso l’Esposizione italiana del 1861, Firenze 1861, pp. 216 s.; G. Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei contorni di Livorno, Livorno 1873, p. 353; L. Mussini, Scritti d’arte, Firenze 1880, pp. 83 s., 86, 90; N. Mengozzi, Lettere intime di artisti senesi, in Bullettino senese di storia patria, XIV (1907), pp. 106-115, 121, 125, 127 passim; G. Pignotti, I pittori senesi della Fondazione Biringucci, 1724-1915, Siena 1916, pp. 73-121; V., A., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXXIV, Leipzig 1940, p. 418; C. Del Bravo, A. V. e la gioventù di Amos Cassioli, in Antichità viva, VI (1967), 6, pp. 3-28; Id., Dell’autoritratto di A. V., purista, creduto autoritratto di Giuseppe Abbati, macchiaiolo, in Paragone, XIX (1968), 215, pp. 67 s.; Disegni italiani del XIX secolo (catal.), a cura di C. Del Bravo, Firenze 1971, pp. 22, 94; E. Carli, Maestri e allievi, in R. Barzanti et al., L’Istituto d’arte di Siena, Siena 1986, pp. 37-59 (in partic. pp. 41 s.); G. Uzzani, A. V., in Siena tra Purismo e Liberty (catal., Siena), a cura di B. Sani, Milano-Roma 1988, pp. 99-105; Disegni dell’Ottocento dalla raccolta dell’Istituto di Belle Arti di Siena (catal.), a cura di F. Petrucci, Poggibonsi 1991, pp. 52-111; E. Spalletti, La pittura dell’Ottocento in Toscana, in La pittura in Italia. L’Ottocento, I, Milano 1991, pp. 288-366 (in partic. pp. 326, 331); G. Mazzoni, ibid., II, pp. 1063 s.; E. Spalletti, Il secondo Ottocento, in La cultura artistica a Siena nell’Ottocento, a cura di C. Sisi - E. Spalletti, Cinisello Balsamo 1994, pp. 305-572 (in partic. pp. 306, 326 s. e passim); Tito Sarrocchi. 1824-1900 (catal.), a cura di M. Pierini, Siena 1999, pp. 104 s.; F. Petrucci, in Nel segno di Ingres. Luigi Mussini e l’Accademia in Europa nell’Ottocento (catal.), a cura di C. Sisi - E. Spalletti, Cinisello Balsamo 2007, pp. 192 s., 198-203; Società di Esecutori di Pie Disposizioni. Le opere d’arte della Fondazione Biringucci, a cura di L. Bonelli, Siena [2008], pp. 31-36.