SILESIUS, Angelus
Nome assunto al battesimo cattolico dal poeta tedesco Johann Scheffler, nato a Breslavia nel dicembre del 1624, ivi morto il 9 luglio 1677. Studiò nelle università di Strasburgo, di Leida e di Padova, dove nel 1640 si laureò in medicina. Rimpatriato nel 1649, ottenne un posto alla corte del duca di Oels. La conoscenza di Abraham von Franckenberg, lo scolaro di J. Boehme, lo orientò decisamente verso le speculazioni teosofico-mistiche, alle quali si era già iniziato nel soggiorno olandese. Venne perciò a contrasto con le autorità ecclesiastiche del ducato, sì che morto l'amico nel 1652, egli si ritirò senza impiego a Breslavia, dove, il 12 giugno 1653 si convertì al cattolicesimo, vivendo da allora asceticamente, tutto dedito a opere di pietà.
Frutti poetici del suo ritiro furono, nel 1657, due raccolte, una di epigrammi, Cherubinischer Wandersmann, l'altra di canti spirituali, Heilige Seelenlust. Nel "Pellegrino cherubico" tutta la somma di pensieri morali, gnomici, naturali-filosofici, mistici, che lo spiritualismo slesiano aveva raccolto da fonti antiche e recenti nel suo gran secolo religioso, trovava - non senza perigliose audacie d'espressione - formulazioni immaginose, efficacissime, spesso paradossali, che rinnovavano nel breve ambito di un distico d'alessandrini la vecchia materia con freschezza inaudita. I predecessori del Silesius, il Franckenberg, il Tschesch, lo stesso Czepko (i cui Sexcenta Monodisticha Sapientum gli diedero probabilmente l'avvio) furono posti in ombra dal convertito di Breslavia, al quale l'ossequio al dogma cattolico non frenò certo, come si pretese, né l'ardimento speculativo né la baldanza fantastica. Vero è pure che in lui non erano quei sensi ereticali, panteistici e quietistici, che gli si vollero attribuire, benché egli si valesse di molti concetti di dubbia ortodossia. Ai cinque libri della giovinezza un sesto ne aggiunse il S. nel 1675. Fervore d'affetto serafico è invece nei canti del "Sacro gaudio dell'anima", ove la "Psiche innamorata del suo Gesù" evoca il dramma terreno dell'amato - il Natale, la Passione e la Risurrezione - e dà sfogo all'appassionata brama di riunirsi a Lui. Si pone la Psiche - che ricorre pur essa alla finzione pastorale - accanto alla Trutznachtigall di F. Spe come il secondo grande monumento poetico della mistica amatoria del Seicento tedesco. Un quinto libro, aggiunto ai quattro giovanili nel 1668, risente dell'atteggiamento polemico assunto nel frattempo dal S.
Fu dopo aver preso, nel 1661, gli ordini sacerdotali, ch'egli si lasciò trascinare nella lotta della Controriforma, particolarmente accanita a Breslavia, divisa in due campi nimicissimi. Scrisse in una dozzina d'anni, 1663-1675, non meno di 55 opuscoli, taluni di grande violenza, e 39 ne raccolse poi in un grosso in-folio (Ecclesiologia, 1677) atti a formare un'apologia della chiesa fuori della quale non vedeva salvezza. Gli ultimi anni li passò in raccoglimento.
Era ritornato alla "dolce intimità" della giovinezza, prima di giungere alla liberazione agognata tutta la vita. Lo testimoniano la traduzione di un'opera di edificazione (Köstliche evangelische Perle, 1676) e soprattutto la Sinnliche Beschreibung der vier letzten Dinge, 1675, una descrizione dei Novissimi, la Morte, il Giudizio finale, le Pene dei dannati, le Felicità dei beati, quattro poemetti che dalle crasse rappresentazioni dei terrori e degli orrori care alle immaginazioni del Barocco passano ai sensi sereni e ai colori dorati d'una dolce fiaba infantile. Così, mentre l'epoca della soggettività non era ancora sorta, il S. esprimeva in sostanza d'arte la storia della propria anima perennemente assetata del divino.
Ediz.: Sämtliche poetische Werke und eine Auswahl aus seinen Streitschriften. Mit einem Lebensbilde, ed. da Georg Ellinger, Berlino 1924 voll. 2; Sämtliche poetische Werke, voll. 3, a cura di H. L. Held, Monaco 1924.
Bibl.: G. Ellinger, Angelus Silesius. Ein Lebensbild, Breslavia 1927; L. Vincenti, Angelo Silesio, Torino 1931.