Angers
(lat. Iuliomagus)
Città della Francia occidentale, capoluogo dell'Anjou e ora del dip. Maine-et-Loire, A. deve la propria importanza artistica al fatto di essere stata sede della diocesi, della contea e, dopo il 1360, del ducato di Angiò. Situata a km. 6 a N della Loira, è da sempre il punto di passaggio obbligato della Maine (è documentata l'esistenza di un ponte di pietra in epoca gallo-romana; ne fu costruito poi un secondo nel sec. 11°), affluente della Loira, formato dalla confluenza dei fiumi Mayenne, Sarthe e Loir. La città quindi ha sempre avuto un carattere di crocevia commerciale terrestre e fluviale. Non è certo che il sito fosse abitato prima della fine del sec. 1° a.C., tuttavia in periodo romano, Iuliomagus (mercato degli Iulii) occupava due promontori sulla riva sinistra del fiume, estendendosi ulteriormente a E e a N. Alla fine del sec. 3° d.C. una cinta di mura circondava il promontorio settentrionale, divenuto la cité, più alto e isolato dal vicino altopiano. Fin dal sec. 5° è documentata l'esistenza di una cattedrale nell'area nordorientale; nell'851 i conti stabilirono la propria residenza nella parte sudoccidentale della città; al di fuori del centro abitato si trovava il cimitero cristiano con le sue chiese, in prossimità dell'altopiano orientale.
Nel sec. 10° si svilupparono alcuni borghi intorno alle antiche abbazie benedettine di Saint-Aubin, fondata nel sec. 6° e costruita in prossimità della città, e di Saint-Serge (km. 2 a N), del 700 ca., ma riedificata nel sec. 11° sulla riva destra, fino ad allora non abitata, vicino ai monasteri della nuova fondazione di Saint-Nicolas (verso il 1020) e di Ronceray (monastero femminile, ca. 1030). In epoca precedente - forse nel sec. 10° - si era sviluppato, nell'area compresa tra l'inizio della strada per Parigi e la Maine, il vicus senior (via Saint-Laud) sobborgo vicino, ma mal fortificato. Intorno alla metà del sec. 12° veniva preferita, per le abitazioni, l'area dei 'quartieri nuovi' (la Doutre), situata sulla sponda occidentale del fiume e non fortificata. Nel periodo di dominio dei conti locali, il problema difensivo non sembra essere stato oggetto di grande attenzione. Al contrario, l'unione dell'Angiò ai domini della corona, nel 1204, comportò, dopo il 1230, la costruzione di una fortezza reale e di una vasta cinta urbana, che comprendeva entrambe le sponde del fiume. Eretta al sommo dei versanti per sorvegliare gli altopiani circostanti, tale cinta racchiudeva, oltre le antiche strade già prima fiancheggiate da abitazioni, anche vaste zone per molto tempo disabitate.
Malgrado una contestazione episodica dell'autorità comitale avvenuta verso il 1117, A. non sembra aver conosciuto alcuna autonomia municipale nel Medioevo. Definita dalla cinta muraria gallo-romana, la cité restò sotto l'autorità del vescovo (il primo, noto verso il 375, porta il nome significativo di Defensor). La creazione, nel 1476, di una città vera e propria non fu che una manovra politica attuata dal sovrano per contrastare il prestigio e l'autorità dell'ultimo duca.
Oltre che sulle strade romane - del cui allineamento ortogonale non rimane che qualche incerta traccia - la città medievale si sviluppò sulle due sponde della Maine, lungo le strade principali; la sola piazza importante, quella dei mercati, è tarda e irregolare, le altre non sono che stretti crocevia.
Alla fine del Medioevo la città era organizzata intorno a due poli: la cité sotto l'autorità del vescovo e (m. 300 più a N) il quartiere dei mercati, dove ben presto si raccolsero anche il municipio (1527), il palazzo di giustizia e le abitazioni dei funzionari. Tra le due città, in posizione elevata, sorgevano l'abbazia di Saint-Aubin, a S, e il cimitero cristiano con le sue chiese, a N; la stessa contrapposizione si ritrova, anche se meno marcata, nella Doutre, tra l'area meridionale, popolare e artigiana (concerie) - lungo le vie Saint-Nicolas e Lionnaise - e quella settentrionale, con l'insieme dell'ospedale Saint-Jean, il cimitero dei poveri e alcuni palazzi privati.
Per quanto riguarda il periodo altomedievale, si conservano soltanto le fondazioni dell'abside dell'oratorio merovingio di Saint-Martin, mentre nulla resta né del vasto cimitero cristiano e delle chiese annesse (Saint-Maurille, Saint-Mainboeuf, Saint-Denis, Saint-Julien, Saint-Aubin), né della collegiata di Saint-Pierre (forse l'antica cattedrale; un rilievo della pianta fu eseguito nel 1972), né delle chiese della cité (cattedrale, Saint-Evroult, Notre-Dame, Sainte-Geneviève).
Nella prima metà del sec. 11° furono ricostruite la collegiata di Saint-Martin, la cattedrale di Saint-Maurice e l'abbaziale di Saint-Serge. Tutte e tre presentavano all'incrocio un tiburio impostato su quattro arcate di sezione quadrata - al di sopra delle quali si trovavano archi a tutto sesto - animate da una muratura mista in pietra calcarea squadrata e mattoni. A Saint-Martin, ricostruita dalla contessa Ildegarda nel 1020-1030 per ospitare tredici canonici, la crociera, dotata alla metà del secolo di una cupola sostenuta da pilastri polistili, era preceduta da una navata di tipo basilicale. Il coro attuale, ricostruito nella seconda metà del sec. 12°, mostra l'evoluzione del Gotico angioino: dai robusti costoloni a triplice toro della prima campata si passa infatti alle spesse nervature quadrate della seconda e, infine, a quelle a sezione semicircolare dell'abside.
Nella cattedrale sono riferibili alla ricostruzione del 1012-1025 le fondazioni dell'incrocio, in mattoni e pietre, scoperte nel 1902. Alla stessa fase costruttiva appartenevano anche un deambulatorio quadrato - appoggiato alla muratura della cinta gallo-romana - che circondava l'abside e il coro, nonché una navata a capriate di m. 16 di larghezza, illuminata da finestre poste a più di m. 9 di altezza; passaggi laterali ineguali mettevano in comunicazione navata e bracci del transetto. Verso il 1090 questi ultimi furono probabilmente dotati di volte sostenute da semipilastri cilindrici mentre il deambulatorio assunse un tracciato circolare.
A Saint-Serge, prima del 1059, venne adottata per l'incrocio la stessa soluzione (tiburio su arcate sormontate da archi a tutto sesto), ma le arcate che si aprono sui bracci del transetto hanno un'altezza diversa: m. 8 ca., quella verso il braccio nord; m. 11 ca., quella verso il braccio sud, con conseguente occlusione delle finestre meridionali del tiburio. È possibile dunque ipotizzare, durante il sec. 11°, un cambiamento del progetto, testimoniato anche dalle tracce, sul muro dell'abside, di un arco posto a più di m. 13 di altezza, in muratura mista di mattoni e pietra, che conduceva a un coro voltato.Secondo la ricostruzione Saint-Aubin nel sec. 11° doveva presentare un impianto basilicale, mentre in Saint-Nicolas, nella stessa epoca, si preferì probabilmente la navata unica con passaggi laterali verso il transetto, come nella cattedrale.
La chiesa dell'abbazia di Le Ronceray fu costruita probabilmente tra il 1050 e il 1130. La navata concilia la grande luminosità propria degli edifici coperti a capriate con la nuova esigenza della copertura a volta; le navate laterali, infatti, furono dotate di volte a botte trasversali che, oltre ad assolvere la funzione di sostegno della volta a botte longitudinale della navata centrale (di m. 7 di larghezza), consentirono l'apertura di ampie finestre (m. 1,2 x 3 ca.). L'effetto d'insieme - per la scarsa differenza di altezza tra le volte della navata centrale e quelle delle laterali - era, nonostante la robustezza dei pilastri quadrangolari (m. 1,50 x 1,10) con una sola semicolonna addossata, quello dello spazio unitario tipico di un edificio 'a sala'. La suddivisione seicentesca delle navate laterali in due piani, tramite matronei, ha profondamente alterato tale struttura. Il capocroce, in gran parte in rovina, presentava all'incrocio una cupola che si impostava su piramidi rovesciate (invece che su colonne come in Saint-Martin e nella cattedrale) e un impianto di tipo benedettino (ampie arcate mettevano in comunicazione il coro e le cappelle orientate del transetto).
La scultura dei capitelli, elegante nella crociera e nel transetto meridionale, dove le forme sono più tornite, è più rozza nel transetto settentrionale e giunge a forme quasi schiacciate nella navata. Alcuni capitelli istoriati del capocroce (Fuga in Egitto, Peccato originale) possono essere confrontati con quelli del portico di Saint-Benoît-sur-Loire (Loiret). Pitture ornamentali, conservate nella navata, sottolineano le articolazioni essenziali dell'architettura (fine del sec. 12° per la navata centrale; forse ultimo terzo del sec. 13° per le laterali); dei lavori eseguiti nel corso del sec. 12° rimangono poche tracce.
Non resta quasi nulla delle ricostruzioni totali di Saint-Aubin (1128-1150) e Saint-Nicolas (1150-1190) e di quella parziale di Saint-Serge (verso il 1180-1190). La loro caratteristica comune sembra essere stata l'adozione di un largo passaggio, tramite due arcate, tra le cappelle orientate e il deambulatorio. Mentre Saint-Aubin presenta soltanto volte a botte a tutto sesto, l'adozione nel coro di Saint-Nicolas di una volta esapartita permise di aprire ampiamente il coro stesso attraverso il deambulatorio verso le cappelle orientate, grazie alla sottigliezza del supporto mediano costituito da una colonna.
Alcuni resti, spesso di buona qualità, testimoniano in questo periodo rimaneggiamenti degli edifici conventuali: a Saint-Aubin, un portico tra la sala capitolare e il chiostro e una porta del refettorio ancora in situ; a Saint-Nicolas, capitelli e colonne della sala capitolare (conservati nel lapidario dell'abbazia). La decorazione scultorea, pur nell'esuberanza dell'ornamentazione, risultò nel complesso articolata in modo chiaro. A Saint-Aubin resta un raro esempio di combinazione tra i Magi dipinti sugli archivolti delle doppie arcate e la Vergine con il Bambino scolpiti nello spazio di risulta, tra le arcate e l'arco maggiore che le racchiude.
I tre conci scolpiti provenienti da Saint-Serge (Angers, Mus. des Beaux Arts et Mus. David) si distinguono per la loro eleganza raffinata che ricorda le miniature dei manoscritti dell'abbazia (Angers, Bibl. Mun., 47[40]), decorati di intrecci che si contrappongono alle forme più pesanti e ai soggetti più aneddotici dei manoscritti provenienti da Saint-Aubin, quali la grande Bibbia di A. (Angers, Bibl. Mun., 4[2]) e la Vita di s. Albano (Parigi, BN, nouv. acq. lat. 1390).
L'antico vescovado (ca. 1040) testimonia nell'Angiò la continuità con la tradizione delle murature miste e infatti presenta in facciata un minuto apparecchio simulato di mattoni a catena, tecnica a quel tempo completamente abbandonata, mentre la scultura esterna degli archivolti e dei capitelli delle finestre è, per le sue forme pesanti, vicina ai modi della scultura aquitanica. Al contrario, all'interno, nella sala inferiore (oggi cappella), la fila di colonne isolate, capitelli e piani d'imposta in arenaria, le volte a crociera di tufo e le chiavi a forma di croce dimostrano l'eccezionale abilità degli architetti angioini nel taglio delle pietre e nel loro impiego secondo le caratteristiche di resistenza e di leggerezza. Da questo punto di vista la sala inferiore preannuncia le soluzioni del coro di Saint-Serge.
In origine, il primo piano era occupato da una sala a forma di T, costituita da due ambienti perpendicolari tra loro, che comunicavano attraverso tre alte e ampie arcate, le cui tracce sono ancora visibili nel muro che li divide. I capitelli delle finestre della parete nord-sud di questa sala (l'attuale sala sinodale), autentici salvo quelli alle due estremità, mostrano una grandissima attenzione per la simmetria. A quanto attesta un'iscrizione ivi conservata la sala alta era riservata al clero e ai cavalieri.
Il Gotico angioino mostra nel corso di un secolo (1150-1250) una ricerca di eleganza ottenuta non con l'adozione di volumi nuovi, più slanciati, ma con la scelta di soluzioni costruttive illusionistiche, studiate al fine di lasciare a vista, delle strutture portanti dell'edificio, solamente sottili nervature.
Nella cattedrale, la stretta crociera a corsi di mattoni e l'abside del 1090-1100 furono conservate. Alla navata unica furono aggiunte tra il 1149 e il 1153 volte ogivali cupoliformi su robusti archi trasversali e longitudinali, a loro volta sostenuti da pilastri (m. 6 x 1,5) a fascio polistili, cui corrispondono all'esterno contrafforti rettangolari. All'interno, al di sopra delle grandi arcate a sesto acuto, un passaggio in spessore di muro è situato al livello del piano delle finestre. Tutta questa struttura riproduce quella della abbaziale di Fontevrault e della cattedrale di Angoulême con file di cupole.
Una cinquantina di anni più tardi si abbandonò il tipo locale di chiesa, con incrocio più stretto della navata e con passaggi laterali, per una grande navata unica tutta della stessa larghezza fino all'abside e, forse prima del 1250, venne ricostruito il transetto, ciascun braccio del quale corrispondeva a una campata della navata.
Nel rispetto dei volumi tradizionali (la larghezza dell'edificio corrisponde alla sua altezza fino alle imposte, m. 16 ca.) e della struttura della navata, la ricerca di eleganza è sottolineata dall'assottigliarsi, nel capocroce, di costoloni e colonne: alle pesanti ogive a sezione quadrata di cm. 50 di lato della navata corrispondono infatti, nel capocroce, nervature semicircolari dallo spessore di cm. 15 ca.; esse costituiscono la sola parte visibile di conci che penetrano nelle volte per cm. 50 circa. Lo stesso passaggio situato alla base delle finestre è sostenuto nella navata da robusti archi acuti e nel capocroce da snelle arcate quadruple.Il portale occidentale, ispirato al portale dei Re di Chartres (vi sono rappresentate la Visione di Ezechiele e statue-colonna di personaggi dell'Antico Testamento), si apriva probabilmente in un muro di facciata ad archeggiature, ma l'aggiunta di due torri a guglia alte m. 70 ca., nel sec. 15°, al centro delle quali nel 1537 ca. fu posta una torre, ha profondamente turbato il primitivo equilibrio.
I capitelli corinzieggianti della navata hanno forma slanciata, a differenza di quelli del coro, più massicci; così pure sono di fattura relativamente legnosa anche i rilievi al di sopra delle finestre dell'abside, una Vergine in preghiera e alcuni angeli con gli strumenti della passione.
Le vetrate della navata sono una testimonianza dell'originalità dei maestri vetrai della Francia occidentale durante l'ultimo quarto del sec. 12°; successivi stadi evolutivi si possono quindi individuare in quelle del coro (sec. 13°), nei rosoni di Robin (con la rappresentazione dell'Ultimo giorno del mondo e della Visione di Ezechiele) e infine nelle vetrate del braccio nord, del 1450 circa.
Nel tesoro della cattedrale si conservano un'urna di porfido, una vasca antica, alcune croci a smalto e una testa di monaco incisa su una lastra di rame.
L'interesse della chiesa della Trinité, parrocchiale dell'abbazia femminile della Ronceray, è duplice. Questa grande chiesa (lunga m. 60 ca.), eretta tra il 1150 e il 1180 ca., mostra la fedeltà del primo Gotico angioino, come accade anche nella cattedrale, allo schema romanico (incrocio più stretto della navata e passaggi laterali) nonostante le volte cruciformi esapartite - vere o false che siano - ricordino quelle della Normandia. Per contro, la grande navata unica, costituita da tre campate e mezza, contrasta con la sobrietà del capocroce che, meno luminoso, occupa una superficie pari a una sola campata. Queste sproporzioni sono dovute probabilmente a cause diverse: all'estensione eccezionale dell'edificio, alle variazioni nel tempo dello stato patrimoniale della parrocchia e ai conflitti tra i quattro curati e i quattro vicari - che officiavano la parrocchiale e l'abbaziale - e le badesse del monastero.
Il coro dell'abbaziale di Saint-Serge (degli inizi del sec. 13°), a tre navate di quattro campate ciascuna, è fedele alla stessa scelta estetica (già vista nella cattedrale) delle volte relativamente basse, misuranti meno di m. 13 al livello delle chiavi. Le volte di tufo calcareo, scelto per la sua leggerezza, sono sostenute da sottili colonne di arenaria, una pietra che resiste allo schiacciamento. L'eleganza di questo coro 'a sala' (m. 14 x 20) dipende in realtà dall'esile diametro delle otto colonne (m. 0,48) e dall'illusione ottica delle nervature a sezione circolare di m. 0,15 ca. di spessore, che costituiscono solo una parte degli archi (di m. 0,50 di spessore) i cui estradossi, celati dalle volte, sono visibili nel sottotetto. La decorazione del coro è concentrata nelle volte basse e dunque ben visibili e consiste nell'intreccio delle nervature che in corrispondenza delle finestre si rialzano a formare una sorta di lunetta. L'incrocio dei vari costoloni è inoltre caratterizzato o da chiavi intonacate o dalla presenza di piccole statue.
La decorazione delle colonnine diviene invece più sobria al livello delle finestre e scompare del tutto nella parte bassa dei muri. Se le figure nelle chiavi di volta (Agnello pasquale, Incoronazione della Vergine, Cristo giudice, Anime nel seno di Abramo, Nuovi apostoli) evocano il Giudizio universale, la molteplicità dei costoloni figurati, raramente in rapporto con le chiavi vicine (Trombe del Giudizio universale, Angeli che portano gli strumenti della passione), non permette di individuare un coerente programma iconografico.
Nell'abbaziale di Toussaint, eretta nel secondo terzo del sec. 13° per i canonici regolari, le volte a crociera ogivale si innestano l'una a metà dell'altra e si rialzano formando delle lunette laterali: si crea in tal modo una fitta rete di nervature. Le colonnine di supporto si appoggiano sulla cornice superiore di un'altra fascia di muro completamente spoglio, tramite statue di buona qualità sormontate da un baldacchino. Anche in questo monumento si ritrovano dunque le tipiche caratteristiche del Gotico angioino: scarsa altezza delle navate e decorazione spostata sulle volte.
Del sec. 15° non rimangono che due edifici religiosi importanti: la cappella del castello (del 1411 ca.) e la navata di Saint-Serge, della metà del 15° secolo. Il primo presenta accanto al tradizionale volume schiacciato (larghezza superiore all'altezza fino ai capitelli) la tipica decorazione dell'epoca. Allo stesso modo la navata di Saint-Serge riprende la struttura di quella della cattedrale, con grandi archi al di sopra dei quali si trova il passaggio ricavato nello spessore del muro, alla base delle finestre, ma è rivestita da una decorazione di tipo nuovo: chiavi di volta che rappresentano un Albero di Iesse e vetrate con raffigurazioni di Profeti, nelle finestre della parete nord, e di Apostoli in quelle della parete sud.
Nell'851, all'epoca delle incursioni dei Normanni che giungevano ad A. risalendo il fiume, i conti stabilirono la loro residenza in corrispondenza del lato nordoccidentale della cinta muraria gallo-romana che dominava la Maine. Dell'edificio comitale dei secc. 11° e 12° sussistono ancora la grande sala (m. 40 x 10) e la cappella Saint-Laud, al di fuori della cinta. Le fondazioni massicce (m. 11 x 8 e m. 4 x 3), separate da un passaggio di m. 2,8 di larghezza, potrebbero essere quelle di una porta aperta verso la città; il rilievo permette di escludere la presenza di qualsiasi altra porta carrozzabile. A partire dal 1230 la robusta cinta muraria della residenza, che racchiudeva allora una superficie quattro volte maggiore di quella primitiva - munita di diciassette grandi torri di m. 13 di diametro separate da cortine murarie inferiori a m. 20 di altezza - ebbe due entrate: la porta di città a N e la porta di campagna a S-E; quest'ultima assicurava l'indipendenza reciproca tra la città e le truppe e i funzionari del re che vi alloggiavano. Si trattava dunque di una fortezza dotata di una doppia funzione: di difesa contro i nemici esterni (Bretoni) e di controllo su di una città poco sicura perché annessa da poco tempo (1204).
I prìncipi della seconda dinastia capetingia (ducale), spesso presenti in Angiò, rinnovarono a partire dal 1360 le antiche sedi (a questi lavori sono collegati l'interno della porta di città, le finestre e il camino della grande sala), costruendo anche nuovi edifici di cui si conservano la cappella, gli appartamenti reali e il castelletto.
La 'torre dei druidi', situata un tempo sull'isola della Maine (distrutta alla metà del sec. 19°), con i suoi tre piani di sale quadrate (m. 10 x 11) - un sotterraneo a volta ribassata, un pianterreno a volte a botte e un primo piano a volte ogivali - era senza dubbio una torre di abitazione, adattamento urbano dei torrioni feudali. I suoi capitelli e fregi, conservati, fanno propendere per una datazione intorno alla fine del sec. 12°; la scomparsa del piano o dei piani superiori non permette di sapere se il suo coronamento fosse fortificato.
L'ospedale Saint-Jean (1180-1190 ca.) ha conservato l'insieme dei suoi edifici funzionali: la grande sala per i malati (m. 22,50 x 60), la cappella, i chiostri, la cantina e i granai. La sua architettura si avvicina a quella del coro di Saint-Serge: sottili colonne sostengono volte ogivali cupoliformi di uguale altezza, suddivise in tre navate nella sala dei malati, in due navate nella cappella. Nel sotterraneo invece vennero impiegate massicce volte a crociera posteriori, destinate a sostenere il peso dei viveri ammassati nel granaio coperto da tetto ligneo a capriate a vista.
Delle centocinquanta abitazioni in legno delle quali rimangono tracce (si conservano una dozzina di facciate), per la maggior parte datate al sec. 16°, la casa di Adam appare eccezionale per grandezza e ricchezza decorativa, mentre quella Barrault (ca. 1490) conserva una galleria aperta e una torre con scala gotica.
Il Mus. des Beaux Arts et Mus. David conserva - oltre ad alcune lapidi e a oggetti di oreficeria medievale di provenienza locale, come la maschera di Badessa in rame dorato, croci, reliquiari e avori - anche alcuni dipinti europei del 15° e 16° secolo.
Nel castello (Gal. de l'Apocalypse) è esposta la grande serie di arazzi dell'Apocalisse tessuti per Luigi I di Angiò verso il 1373-1383, su disegni di Jean de Bandol (Hennequin de Bruges), pittore di Carlo V: restano settantaquattro dei novanta pannelli originari (sei pezzi di quattordici pannelli sono preceduti ciascuno da una grande figura seduta). Nicolas Bataille si sarebbe limitato a svolgere funzione di intermediario per assicurare la suddivisione, l'esecuzione e il prefinanziamento del lavoro.
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