ANGINA PECTORIS o angina di petto (fr. angine de poitrine; sp. angina pectoris; ted. Angina pectoris, Herzkrampf; ingl. Angina pectoris)
È una malattia dovuta ad un profondo perturbamento dell'attività del cuore e ad una grave eccitazione dei nervi sensitivi del cuore stesso, che si manifesta con un intenso dolore ed un grave senso d'angoscia, da cui l'infermo è colpito sotto forma di crisi, e che, nei casi nei quali vi sono alterazioni anatomiche del cuore, è fatalmente mortale. È conosciuta anche col nome di stenocardia (dal gr. στενός "angusto" e καρδία "cuore").
Il Romberg la definisce come un'eccitazione dolorosa dei nervi cardiaci sensitivi, la quale provoca la sensazione caratteristica di angoscia e si propaga ai territorî nervosi vicini.
Numerose teorie cercano di spiegare il meccanismo che provoca l'angina. Le principali sono: le teorie nervose, che ammettono una nevralgia o un'infiammazione vera e propria dei nervi sensitivi del cuore, e le teorie cardiovascolari, che spiegano il dolore come espressione di un'insufficiente nutrizione delle carni del cuore prodotta da arteriosclerosi delle coronarie (arterie del miocardio) o dell'aorta, oppure da condizioni di denutrizione del miocardio stesso, che col dolore manifesta la propria insufficienza (così il Mackenzie). Più probabile è che l'angina di petto sia prodotta da un contemporaneo perturbamento, sia del miocardio e dei vasi chc lo nutriscono, sia dei nervi sensitivi del cuore.
Le alterazioni anatomiche osservate nelle autopsie di morti per angina di petto sono straordinariamente varie: l'arteriosclerosi delle coronarie è quella più spesso riscontrata. Tra le cause hanno molta importanza la sifilide pregressa e l'ereditarietà neuropatica e cardiopatica ad un tempo del paziente. Meritano di essere ricordati, fra le cause più frequenti, anche gli abusi di alcool, tabacco, caffè, tè.
Il sintomo più importante è l'accesso doloroso molto intenso alla regione cardiaca e sternale, che quasi sempre si diffonde come una sensazione molto tormentosa alla regione interna del braccio sinistro, molte volte anche alla spalla, alla nuca, al mascellare, alla regione epigastrica. Il dolore si accompagna ad una sensazione di angoscia mortale, a sudori profusi, disordini del respiro, talvolta colorito bluastro della cute. Se l'accesso sorprende durante il cammino, il paziente resta immobile e non osa compiere il più lieve movimento: talvolta l'angina insorge di notte interrompendo bruscamente il sonno. I disordini dell'attività cardiaca, durante l'accesso doloroso, non sono sempre di grande importanza: il ritmo cardiaco spesso è più frequente, il polso talvolta piccolo, talaltra pieno e teso. L'accesso doloroso dura da parecchi minuti a mezz'ora, esplode a intervalli variabili, di giorni, di mesi, di anni persino, talvolta invece si ripete a breve distanza.
Variabili sono le cause immediatamente determinanti l'accesso: gli sforzi corporei, i bruschi raffreddamenti del corpo, i pasti abbondanti, gli abusi sessuali, le emozioni. Uno di questi accessi riesce non di rado fatale per la vita dell'individuo. Vi sono delle angine nelle quali non si riscontra altra causa che quella dell'abuso del fumare, e che scomparisce insieme con la cessazione dell'uso del tabacco. Per una tale forma si parla di pseudo-angina. Se esistano anche altre forme pseudo-anginose di prognosi favorevole, non si può stabilire in base ai sintomi. La prognosi della vera angina pectoris è fatta oggi dai medici in modo meno severo che per il passato; tuttavia, se alcuni casi consentono una lunga vita, in altri la morte può sopravvenire al primo accesso, e non si possono distinguere clinicamente gli uni dagli altri. La cura provvede sia a troncare l'accesso sia ad evitarne la ripetizione. Nel primo caso giovano le rivulsioni alla regione cardiaca e alle ascelle, con senapismi e anche con impacchi caldi che avvolgono tutto il torace. Come calmante del dolore la dionina per bocca, o per iniezione, dà risultati forse migliori della morfina. La nitroglicerina in soluzione alcoolica all'1‰ (30 gocce al momento dell'accesso) è un mezzo spesso efficace per troncarlo; così pure il nitrito di amile (alcune gocce per inalazione). Il Mackenzie raccomanda anche il cloralio. Nel secondo caso giovano il rinvigorimento progressivo del miocardio, quando è indebolito, la cura dell'ipertensione vascolare e quella antisifilitica, quando la sifilide è presente. Recentemente è stata tentata anche la radioterapia.
Cura chirurgica. - Le nozioni poco precise che oggi si hanno sulle cause dell'insorgenza della sindrome angina pectoris non conconsentono alla terapeutica di assumere un carattere causale.
Durante l'accesso anginoso vi è un sintomo, il dolore, che quasi sempre raggiunge gradi altissimi; a correzione di questo sintomo già da tempo sorse l'idea di intervenire chirurgicamente; l'idea fu concepita da F. Frank, nel 1899, e nel 1916 essa fu messa in atto da T. Jonnesco operando sul segmento cervicale del simpatico con l'intento di sezionare i nervi che adducono le stimolazioni dal plesso cardio-aortico ai centri midollari e cerebrali.
Gli effetti di questa operazione risultarono talvolta incoraggianti, ma poiché il Jonnesco aveva eseguito la resezione totale del simpatico cervicale, escluso il ganglio superiore, ma compreso il primo ganglio toracico, a taluno questo intervento parve eccessivo; si reputò allora più conveniente limitare l'operazione alla recisione dei singoli nervi destinati alla conduzione delle sensazioni dolorose, rispettando i gangli (neurotomie elettive). Esiste poi un elemento nervoso che sembra prendere una parte notevole nella trasmissione delle sensazioni dolorifiche dalla regione cardio-aortica verso il midollo, designato come nervo depressore. Si è operata quindi la sezione di questo nervo; gli effetti sono sembrati benefici (Hofer).
M. Donati in una relazione letta al Congresso italiano di chirurgia del 1926, ha indicato l'opportunità di attenuare o troncare l'accesso dolorifico anginoso col ricorrere all'anestesia para-vertebrale mediante l'iniezione di una soluzione anestetica novocainica al o,5% facendo giungere l'anestetico a contatto dei due ultimi elementi cervicali e dei primi dorsali; in modo analogo, per un tempo più o meno lungo, si è ottenuta la cessazione dell'accesso col diffondere il liquido anestetico intorno al ganglio stellato.
L'orientamento odierno (1928) della cura chirurgica dell'accesso dolorifico anginoso può essere così prospettato:
1. resezione del simpatico cervicale, preferibilmente solo a sinistra, escluso il ganglio superiore, compreso il ganglio toracico;
2. recisione dei rami comunicanti che uniscono il ganglio stellare alle radici cervicali VII-VIII e alla I dorsale; sezione del nervo vertebrale; sezione del cordone simpatico al disopra del ganglio stellato;
3. recisione del nervo depressore;
4. iniezioni di soluzioni anestetiche, forse anche di alcool, intorno al ganglio stellato e a contatto degli ultimi nervi cervicali e dei primi dorsali.
Un'esperienza clinica ulteriore potrà dimostrare se e quale contegno operatorio possa essere veramente fruttuoso.
Bibl.: F. Franck, Signification physiologique de la résection du sympathique dans la maladie de Basedow, ecc., in Bulletin de l'Acad. de Méd., Parigi 1899; T. Jonesco, Le traitement chirurgical de l'ang. d. p. per la résection du sympathique cervico-thoracique, in Bulletin de l'Ac. de Méd., Parigi 1920; G. Hofer, Die chir. Behandl. d. Ang. pect., in Klin. Wochenschrift, 1923, n. 37; T. Jonnesco, Traitement chir. de l'Ang. de p., in Presse Méd., 1924, n. 13; M. Donati, Chirurgia del simpatico cervicale, in XXII Congresso della Soc. it. di chir., 1926.