ANGIÒ (Anjou; A. T., 32-33-34)
L'Angiò, capitale Angers, con una superficie di circa 8940 kmq., antica contea. Nel 1790 il suo territorio formò quasi tutto il dipartimento di Maine-et-Loire e una piccola parte dei dipartimenti della Mayenne, della Sarthe e dell'Indre-et-Loire.
Attraversato dall'est all'ovest dalla valle della Loira, che riceve, a destra, l'Authion e la Maine, formata dal Loir, dalla Sarthe e dalla Mayenne, a sinistra, il Thouet e il Layon, l'Angiò è esposto agli influssi oceanici, ed ha un clima mite (media delle temperature di gennaio, 4°); la media dei giorni di gelo ad Angers non oltrepassa i 49 all'anno, e la media delle piogge è di 620 mm.
Regione di trapasso tra il Massiccio Centrale, il Massiccio Armoricano e il Bacino di Parigi, l'Angiò manca di unità geologica, e comprende soprattutto terreni secondarî, largamente incisi dal Loir e dalla Loira, le cui belle valli, tappezzate d'alluvioni, costituiscono i ricchi Vaux del Loir e d'Angiò. Mancando il Giurassico, il Cretacico posa direttamente sui terreni antichi, formati soprattutto da scisti; cosi nel Bocage Angevin da Martigné-Brìssac a Brissac; poi, verso est, fino alla Sarthe. Questi scisti, che sono assai friabili, dànno un suolo argilloso, mobile, ch'è molto adatto all'agricoltura. Al sud della Loira, i Mauges sono la continuazione del Bocage Vendéen; e gli scisti, ricoperti d'uno strato di sabbie e d'argille del Pliocene, dànno un suolo più povero. L'altitudine aumenta verso il sud (collina dei Gardes, 210 m.). Nonostante il carbone fossile di Chalonnes e i minerali auriferi di La Bellière, il paese è essenzialmente agricolo. Non vi sono molte strade; e la popolazione vive piuttosto isolata nelle case coloniche, provvedendo ai proprî bisogni mercé il louche (orto) e i campi cinti da querce capitozze, nei quali si coltivano il grano, la segale e i cavoli da foraggio. Due città sono grandi mercati di bovini: Chemillé e Cholet (19.542 ab.), centro dell'industria della tessitura dei fazzoletti, che si estende a più di 200 villaggi del Maine-et-Loire.
A nord della Loira, il Ségréen è la regione della Mayenne. Lo sfruttamento degli scisti d'ardesia, che un tempo si faceva all'aperto, oggi si fa nelle gallerie sotterranee, che sono molto attive, particolarmente a Trélazé presso Angers, dove tiene occupati 5000 operai; questi scisti si alternano, in bande di direzione SF.-NO., con le arenarie armoricane, che contengono ferro. Il rilievo è meno accentuato che al sud (Saint-Michel de Chanvaux, 110 m.); il clima è più freddo e specialmente più nebbioso. La vite è scomparsa; prosperano invece i limoni, i prati con piantagioni di meli, il grano e le piante sarchiate che tendono ad aumentare sempre. È per eccellenza il paese delle grandi proprietà: nel circondario di Segré la piccola proprietà copre appena il 10% della superficie coltivabile; a Saint-Gemmes d'Andigné il 56% del comune appartiene a sei sole famiglie. La popolazione è sparsa nelle case coloniche e nei poderi affittati a mezzadria, dove i sublocatarî spesso si succedono di padre in figlio. Soltanto le borgate sono mercati agricoli: Segré (4130 ab.), Pouançon.
La zona secondaria è più scoperta e più accessibile; questa è la zona delle colture ricche, ad eccezione di quelle sui depositi terziarî, che sono infecondi. È un paese di proprietà frazionata, di villaggi ammassati e di città. A nord, il Baugeois, tra la Loira e il Bas-Loir, è la parte meno ricca: lande e pinete, i cui tronchi nelle segherie sono ridotti in tavole e in pali da miniere; un po' di grano; prati con piantagioni di meli, fiancheggiati da pioppi, specialmente nelle parti basse e soprattutto nella pianura d'inondazione intorno a Briolley, al confluente del Loir e della Sarthe; qualche vigneto sulle colline del Loir. Rare sono le abitazioni; una sola città: Baugé, centro agricolo, con 3000 abitanti. Nel Saumurois o Bas-Anjou, al sud, in mezzo alle marne secondarie, isolette di creta tufacea formano le colline lungo la Loira, il Layon e il Thouet, nei fianchi delle quali sono scavate cantine e abitazioni. La vite che alligna sui pendii dà vini spumanti rinomati. La coltura della vite, che nel 1924 occupò 42.000 vignaioli, produsse oltre i milione di ettolitri di vino, in gran parte esportato. I villaggi sono molti e agiati. Il centro principale è Saumur (15.966 ab.).
Al centro, la Maine e la Loira si allargano nella pianura secondaria e terziaria, ricoperta d'alluvioni antiche e recenti. Nonostante la sua inclinazione ormai molto ridotta (il fiume ai Ponts de Cénon si trova più che a 16 m. s. m.), il regime ineguale della Loira, e il suo corso ostacolato da banchi di sabbie instabili e da isole ed isolotti, rendono difficile la navigazione. La Maine si getta nella Loira ad Angers. La Vallée è una regione ricca, molto popolata, dove i villaggi, costruiti in pietra bianca, con le case ricoperte d'ardesia, sorgono l'uno accanto all'altro, e dove la proprietà è assai frazionata. Ivi anche le isole e gl'isolotti sono messi a coltura. Su questo suolo mobile allignano poco il grano, la vite e gli alberi, se si eccettuino i filari di pioppi che circondano i prati; vi sono, invece, grandi colture di fiori, vivai di piante e frutteti. Angers (86.158 ab.; v.) è una città ricca di giardini, che possiede anche varî stabilimenti industriali: distillerie, fabbriche di confetture, di corde e di tessuti. Essa è il vero centro economico della regione.
Bibl.: Levainville, Les Manges, in Annales de géographie, 1905, pp. 310-317; Le Moy, L'Anjou, Parigi 1924; A. Siegfried, Tableau politique de la France de l'Ouest sous la Troisième Republique, Parigi 1913.
Storia. - Parecchi avanzi (dolmens, menhirs, ecc.) ci assicurano che la regione oggi chiamata Angiò fu abitata sin dai tempi preistorici. In età storica, vi troviamo stanziata la popolazione celtica degli Andecavi (Andes in Cesare, Bell. Gall., II, 35; III, 7; VII, 4; Hirtius, VIII, 26), i quali avevano il loro centro politico nella città che fu poi la romana Iuliomagus. Dopo aver lottato inutilmente contro Cesare, nel 52 e nel 51 a. C., ed aver tentato ancora di ribellarsi sotto Tiberio, nel 21 d. C., gli Andecavî rimasero tranquilli per quattro secoli sotto il dominio romano, di cui rimangono numerosi avanzi archeologici. Nell'ultima età dell'Impero, la regione faceva parte della provincia lugdunensis tertia; nel sec. VI, l'Andegavus (come l'Angiò è chiamato da Gregorio di Tours; anche Andegava urbs, territorium Andegavum, terminus Andecavus, Andegava regio), comprendeva, oltre la città di Angers, i villaggi e luoghi abitati chiamati Carnonensis pagus e Cracatonnum, Crovium, Geinensis vicus (cfr. A. Longnon, Géographie de la Gaule au VII siècle, Parigi 1878, p. 299 segg.). Il Cristianesimo vi era penetrato tardivamente, verso il principio del sec. IV: solo verso la metà di questo secolo troviamo un vescovado di Angers. Sopravvennero le invasioni dei Germani i quali si riversarono sull'Angiò già nella grande invasione del 407 (Alani e Svevi). Ma le incursioni più gravi furono, nella seconda metà del secolo, quelle dei Sassoni, i quali, sotto la guida di un Odoacre, alla morte del magister militum per Gallias Egidio avrebbero ricevuto ostaggi da Angers e da altre città (464). Lo stesso Odoacre ritorna all'attacco alcuni anni più tardi; Angers viene presa e saccheggiata, ma è subito liberata dal re franco Childerico. In breve, la regione passa in pieno potere dei Franchi, appartenendo al regno di Clodoveo prima, di Clodomiro di Orléans poi; infine, dal 524, al regno di Austrasia. Sulla fine del secolo, invece, viene annessa al reame di Borgogna con Childeberto II; ma dal 613 passa al regno di Neustria, restandovi aggregata fino al sec. VIII. quando trascorre sotto il dominio di Carlo Martello e dei suoi successori.
Contea e ducato. - Nell'organizzazione amministrativa di Carlo Magno compare, all'inizio del sec. IX, la circoscrizione (missaticum) formata dalle tre civitates Tours, Angers, Le Mans. Conosciamo i nomi di qualcuno dei funzionarî locali, che avevano il titolo di Comes Andecavensis (Angers): nell'846, Guérard, abate di Saint-Serge; nell'851, Eude; fra l'861 e l'867, Roberto il Forte, il capostipite dei Capetingi; fra l'867 e l'886, Ugo l'Abate, conte così ad Angers come a Tours; poi, Eude figlio di Roberto il Forte. L'attività di questi conti era diretta a difendere il regno contro Normanni e Bretoni; combattendo contro i primi, morì, appunto, Roberto il Forte.
Nella tradizione storica locale fu considerato come capo della prima dinastia dei conti tale Ingelger, figlio di Tertullo, detto siniscalco del Gatinais, e di Petronilla, figlia di Ugo l'Abate, fatto conte da Ludovico il Balbo. Ma il personaggio fu creato di sana pianta dai cronisti posteriori. Il primo vero capostipite dei conti d'Angiò è Folco il Rosso che, dopo l'886, compare nelle carte andegavensi e turonensi come visconte: Signum Fulconis Vicecomitis. Nel 905, incomincia a dirsi sporadicamente Turonorum et Andecavorum Comes: ma solo dopo il 930 è veramente conte di Angers. Le carte lo ricordano sino al 942 circa. Suo padre era davvero un Ingelger; la moglie, Roscilla. Probabilmente non era di Angers; ma, portatosi lì coi fedeli di Roberto il Forte, vi divenne potente alle dipendenze di questa famiglia.
Dopo il 942, è conte di Angers il figlio Folco II, un fratello del quale, Guido, è vescovo di Soissons; la moglie è una Gerberga di ignota famiglia. Lasciando le fantasie dei cronisti che lo dicono affabile, buono, pio, ecc., sappiamo solo che nel 942 interviene ad un atto con cui Ugo il Grande ratifica una donazione a San Martino di Tours; nel 958 dirige un placito con Teobaldo, conte di Tours e di Blois, per i confini delle contee.
La tradizione gli attribuisce cinque figli e due figlie; ma certi sono Goffredo, il primogenito ed erede, e Guido, abate di Cormery e vescovo di Puy; Drogone invece è dubbio. Incerta è la data di morte di Folco II, dalle cronache fissata nel 958, ma forse da posticipare di qualche anno. Il successore, Goffredo Grisegonelle, come è dall'abbigliamento soprannominato nella tradizione locale, compare col fratello Guido, per la prima volta, nel marzo del 966. Le cronache ci dànno solo racconti leggendarî sopra la partecipazione di Goffredo Grisegonelle alla guerra di Lorena contro l'imperatore Ottone II, e pure dubbî sono i racconti sulle sue lotte coi Bretoni. I legami famigliari che lo uniscono alla casa di Parigi appaiono nel suo titolo: Gratia Dei et senioris mei d. Hugonis largitione Andegavorum Comes. Tarda falsificazione è l'assunzione a siniscalco del re di Francia. Contrasse due matrimonî, con Adele di Vermandois e con Adele figlia di Gislebert, conte d'Autun e Châlon. Morì, pare, il 21 luglio 987. Gli successe il figlio di primo letto, Folco III, soprannominato Nerra (il Nero), principe violento e guerriero, che ebbe una vita piena di lotte e passioni. Fu tre volte pellegrino a Gerusalemme, nel 1003, verso il 1010 e poi nel 1039. In uno di questi suoi viaggi, si fece trascinare al Santo Sepolcro con una corda e frustare da due valletti che gridavano: "Signore, abbiate pietà del traditore e spergiuro Folco". Morì a Metz, il 21 giugno 1040, al ritorno da Gerusalemme. Questo bizzarro e pio principe fondò varie abbazie: quella di Loches, quella di San Nicola d'Angers, quella di Roncerai. Aveva sposato in prime nozze Elisabetta, figlia di Bouchard, conte di Vendôme, e ne ebbe una figlia, Adele, madre di Bouchard II, e Folco, conte di Vendome; poi sposò un'Ildegarde, da cui ebbe il figlio maschio Goffredo, e due figlie, Adele ed Ermengarda che andò sposa a Goffredo di Châteaulandon. A Folco Nerra successe quindi il figlio Goffredo II, detto Martello (nato il 14 ottobre 1006), che governò fra il 1040 ed il 1060. Cercò egli di estendere la sua autorità nella Turenna, a danno di Teobaldo III, conte di Blois, e nel Maine, atteggiandosi a protettore di quei conti; combatté con Guglielmo, duca di Normandia, e con lo stesso re di Francia, ma con poca fortuna. Dal matrimonio con Agnese, già vedova del duca di Aquitania, non ebbe figli, e con lui si spense la prima dinastia dei conti d'Angiò (16 novembre 1060).
L'Angiò passò allora ai visconti d'Orléans o Gâtinais, avendo Goffredo Martello designato come erede il nipote Goffredo il Barbuto, figlio primogenito della sorella Ermengarda e di Goffredo di Châteaulandon. L'altro figlio Folco, detto Le Réchin (Il Rissoso), ebbe solo pochi castelli in feudo. Erroneamente la tradizione erudita affermò che i possedimenti di Goffredo Martello venissero spartiti fra i due fratelli. La nuova dinastia cercò premurosamente di far dimenticare la propria origine straniera e favoleggiò quindi di Ingelger del Gâtinais, primo conte d'Angiò. I due fratelli Goffredo III e Folco furono presto in lotta aperta: Folco riuscì ad imprigionare il fratello in Angers nel 1067; liberatolo per ordine del papa Alessandro II, venne con lui di nuovo a guerra nel 1068, nuovamente lo catturò e chiuse a Chinon sino al 1096, quando, per intimazione di Urbano II, lo liberò, perché presso a morte. Folco IV ebbe così la contea, difendendola energicameme contro i principi limitrofi avidi di conquiste. Al re di Francia dovette Folco cedere la contea paterna del Gâtinais; ma combatté intrepidamente contro i duchi di Normandia. Fu ripetutamente scomunicato per le sue violenze contro le chiese e per questioni matrimoniali. Sposò dapprima un'Ildegarde, da cui ebbe una figlia, Ermengarda; poi, un'Ermengarda dalla quale, perché sua consanguinea, dovette separarsi nel 1081 per ordine di Gregorio VII; nel 1087, un'Arengarda, per poi ripudíarla e sposare una Bertrada che, stanca del marito, offrì sé stessa a Filippo I, re di Francia. Questi non esitò allora a fare rapire e a sposare la contessa; e Folco IV, dapprima corrucciato, finì col diventare cortigiano dell'ex-consorte per procurarsi l'amicizia del re. Si associò nella contea il figlio di seconde nozze Goffredo IV, il quale morì già nel 1106, combattendo contro vassalli ribelli; Folco IV invece morì solo nel 1109, dopo avere ricevuto ad Angers la visita, prima del re Filippo e della regina Bertrada, e poi del papa Pasquale II. Gli successe allora Folco V, natogli da Bertrada nel 1092 ed educato alla corte di Filippo I. Questi nel 1110 ereditò dal suocero la contea di Maine; negli anni seguenti, combatté a varie riprese con Enrico I d'Inghilterra, col quale però nel 1113 si era inteso, promettendo in isposa la figlia Matilde a Guglielmo d'Inghilterra, che morì nel 1119, poco dopo le nozze. Nel 1113, dopo aver lottato col capitolo di San Martino di Tours, intimidito dai provvedimenti dell'autorità ecclesiastica, clamorosamente si umiliò; nel 1120 fece un pellegrinaggio a Gerusalemme; poi, nel 1123, diede una figlia in isposa a Guglielmo Cliton, e, poiché il matrimonio fu sciolto da un legato pontificio per la consanguineità, Folco cacciò il legato in prigione. Ma, avendolo il papa scomunicato, egli acconsentì ad umiliarsi. Nel 1129, fu invitato a recarsi presso di lui dal re di Gerusalemme, Baldovino II, che gli offriva la figlia primogenita in isposa e la successione nel regno. Folco accettò e se ne partì, lasciando la contea al figlio Goffredo il Bello natogli nel 1113 dalle nozze con Ermentrude.
Goffredo V il Bello, detto Plantageneto dall'uso di portare un ramoscello di ginestra sul berretto, aveva sposato nel 1127 Matilde, figlia di Enrico I, re d'Inghilterra, e vedova dell'imperatore di Germania Enrico V, la quale portò in dote al secondo marito la Normandia. Ma l'occupazione del ducato fu impedita a Goffredo per molti anni da Teobaldo, conte di Blois, alleato del re di Francia ed appoggiato dai feudatarî angioini, ribellatisi al conte. Solo nel 1141 Goffredo V riuscì a penetrare in Normandia; nel 1144 fu padrone di Rouen, ottenendone l'investitura dal re di Francia. Morì nel 1151. Dalle nozze con Matilde aveva avuto due figli, Enrico Plantageneto erede della contea e del ducato, e Goffredo, conte di Nantes. Enrico nel 1152 sposò Eleonora d'Aquitania, ripudiata dal re di Francia, unendo così ai suoi stati anche l'Aquitania. Costretto a guerra da Luigi VIII, si accordò con Goffredo di Nantes, e riuscì vincitore. Nel 1154, diventò re d'Inghilterra per i diritti materni. L'Angiò, come la Normandia e l'Aquitania, rimase in conseguenza nelle mani dei re d; Inghilterra: Enrico II, Riccardo Cuor di Leone, Giovanni Senza Terra, il quale contese per i possessi francesi col nipote Arturo, figlio del fratello premorto Goffredo.
Fu questo il periodo di maggior importanza storica dell'Angiò. Secondo recenti studî, le istituzioni amministrative, giudiziarie, ecc., dell'Angiò avrebbero allora largamente influito su quelle inglesi; benché la questione sia ancora dibattuta, e non sembri interamente esatto parlare di un Angevin empire (Powicke), è indubbio che l'Angiò costituì uno dei centri vitali del dominio dei Plantageneti.
Le guerre combattute fra Filippo Augusto di Francia e Giovanni Senza Terra, al principio del sec. XIII, portarono ad una prima dichiarazione di confisca dell'Angiò da parte della monarchia francese, nel 1205; poi, nel 1214, Giovanni Senza Terra fu sconfitto a La Roche aux Moines ed Angers fu occupata. Nel 1222, il duca di Bretagna, Pietro Mauclerc, rivendicò l'Angiò e lo ottenne dalla regina Bianca di Castiglia; ma Luigi IX, nel 1234, rioccupò Angers e vi costruì contro gl'Inglesi il formidabile castello che rimase in piedi attraverso i secoli. Così l'Angiò fu annesso al regno di Francia.
Luigi IX il 27 maggio 1246 assegnò le contee dell'Angiò e del Maine al fratello Carlo, diventato, pure per nozze, conte di Provenza: tentativo di conciliare le tradizioni autonomistiche locali e gl'interessi della monarchia. Carlo I conservò l'Angiò ed il Maine anche quando, nel 1266, diventò re di Sicilia; anzi, l'elemento angioino fece le spese della spedizione in Italia e vi partecipò attivamente. Le contee passarono nel 1285 a Carlo 11, che, nel 1290, le diede in dote alla figlia Margherita, sposata a Carlo di Valois, figlio di Filippo III l'Ardito. Carlo di Valois, già nel 1317, le cedette al figlio Filippo, che, diventato re di Francia, a sua volta le diede al figlio Giovanni (1332). Questi, nel 1350, le riunì alla corona. Ma già il 23 luglio 1356, Giovanni II ridiede l'Angiò ed il Maine, in appannaggio, al suo cadetto Luigi; nel 1360, glieli riconfermò a titolo di possesso perpetuo ed ereditario, erigendo l'Angiò in ducato. Godettero l'appannaggio dell'Angiò, successivamente, Luigi I (morto a Bisceglie nel 1384); Luigi II (morto ad Angers nel 1417); Luigi III (morto a Cosenza nel 1434); Renato, fratello di Luigi III (morto ad Aix nel 1480). L'Angiò dovette provvedere alle spese che i quattro principi successivamente fecero per riconquistare il regno di Napoli: ma si avvantaggiò delle loro cure. Così, Luigi II fondò, nel 1398, l'università di Angers, diventata nei secoli XV e XVI centro rinomato di studî.
Negli ultimi anni di Renato, cui premorirono il figlio Giovanni (morto nel 1470) e il nipote Nicola (morto nel 1473), il re di Francia Luigi XI, nel timore che l'Angiò fosse dal vecchio Renato assegnato al nipote Carlo II, conte del Maine, dopo avere denunciato il duca al Parlamento come reo di tradimento, decise di occupare Angers. Renato si rifugiò allora in Provenza, ad Aix, ed alla sua morte il re incamerò il ducato.
Successivamente il titolo di duca d'Angiò fu accordato, ma solo onorificamente, a qualcuno dei figli cadetti del re: lo ebbe Carlo VIII, e Francesco I diede alla madre, Luisa di Savoia, il titolo di duchessa d'Angiò; successivamente furono duchi d'Angiò: i quattro figli di Enrico II: Francesco II, Carlo IX, Enrico III, Francesco d'Alençon; la duchessa Maria de' Medici; Luigi XIV diede il titolo a due figli, morti bambini, e poi a Filippo, il pronipote che diventò poi re di Spagna; ultimi duchi d'Angiò furono Luigi XV e un suo figliolo.
Le vicende generali dell'Angiò a partire dal sec. XVI divengono pertanto le vicende generali della Francia; le lotte interne, le rivolte, le manifestazioni popolari che contrassegnano la vita della regione, sono quelle stesse che contrassegnano la vita interna di tutto il reame. Così è delle lotte di religione, nel sec. XVI, della Fronda, a mezzo il sec. XVII; della rivoluzione, nell'ultimo decennio del sec. XVIII. Giova qui soltanto ricordare che in tutti questi movimenti l'Angiò ebbe parte notevole. Le dottrine dei riformatori vi penetravano infatti sin dai primi anni del regno di Enrico II; nel 1558 i ministri calvinisti vi predicavano pubblicamente "cose scandalose"; nell'ottobre 1560, 1200 persone, armate, si radunavano ad Angers, partecipando ai prêches: gentiluomini campagnuoli, ma anche piccoli commercianti, artigiani, ecc. Agli stati d'Angiò, l'avvocato Francesco Grimaudet rivolgeva un discorso sugli "abusi del governo e della religione". Cominciate le guerre di religione, l'Angiò diveniva campo di battaglia per i due partiti, devastato e impoverito e da ugonotti e da cattolici; ai massacri della notte di S. Bartolomeo a Parigi seguivano i massacri di Saumur e di Angers (28 e 29 agosto 1572); infine, ai tempi della Lega, nuovi conflitti desolavano la provincia. Le due Fronde trovarono pure largo appoggio nell'Angiò. Infine, i principî dell'89 sollevarono l'entusiasmo delle popolazioni angioine: almeno in un primo tempo, ché poi, nel 1793, la ribellione vandeana si propagava a parte notevole dell'Angiò. E. seguirono anni di lotte, che terminarono solo con l'avvento della dittatura napoleonica.
Bibl.: Come fonti principali v. le Chronique des Comts d'Anjou, ed. Marchegay e Salmon, con introduzione di E. Mabille, Parigi 1856-1871; Chroniques des comtes d'Anjou et des seigneurs d'Amboise, ed. L. Halphen e R. Poupardin, Parigi 1913, (cfr. F. Lot, Geoffroi Grisegonelle dans l'épopée, in Romania, XIX, p. 377-93; L. Halphen, Étude sur le chroniques des comtes d'Anjou, et des seigneurs d'Amboise, Parigi 1906), Chronique des Eglises d'Angiou, ed. Marchegay e Mabille, Parigi 1869. Altre, in L. Halphen, Recueil d'annales angevines et vendômoises, Parigi 1904; e, in genere, per le fonti cfr. Les sources de l'histoire de France, I: A. Molinier, Des origines aux guerres d'Italie, II, Parigi 1902, nn. 1276-1310. Manca una storia critica complessiva dell'importante feudo, per il quale occorre riferirsi alle storie generali della monarchia francese; bene studiati sono però i secoli XI-XII. V. L. Halphen, Le Comté d'Anjou au XI siècle, Parigi 1906; Powicke, The loss of Normandy (1189-1204). Studies on the history of the Angevin empire, Manchester 1913; J. Chartrou, L'Anjou de 1109 à 1151, Parigi 1928. Per il sec. XV, Lecoy de la Marche, Le Roi René, Parigi 1875. Sulle istituzioni, ecc., v. Ch. J. Beautemps-Beaupré, Coutumes et institutions de l'Anjou et du Maine, antérieures au XVIe siècle, Parigi 1897, voll. 4; id., Les jugs ordinaires d'Anjou et du Maine (1371-1508), Parigi 1886; J. X. Carré de Busserolle, Catalogue analytique d'aveux de fiefs rendus par des familles de la Touraine, de l'Anjou, du Maine et du Loudunois (XVIIe et XVIII siècle), Parigi 1886; id., Inventaire de la noblesse d'Anjou et du pays saumurois en 1789, Parigi 1890; A. Joubert, Étude sur les misères de l'Anjou au XVe et XVIe siècle, Parigi 1886; A. Meynier, Cahiers des gens du tiers état du pays et duché d'Anjou en 1614, Parigi 1905.