Angola
Stato dell’Africa sudoccidentale. Popolato da antenati dei pigmei e khoisan, dal 1° millennio a.C. il territorio dell’od. A. conobbe lo sviluppo di agricoltura e metallurgia del ferro nel contesto delle migrazioni . Fra il 15° e il 16° sec. d.C. alcuni regni occuparono il settentrione e il centro del territorio: il regno del Congo, che nel 1483 stabilì rapporti coi portoghesi e si cristianizzò; più a S il suo vassallo, Ndongo – dal titolo del cui re, ngola, derivò il nome A. –, Benguela e altri minori. Difficoltà nei rapporti col Congo determinarono la fondazione nel 1575 della colonia di Luanda da parte di Paulo Diaz de Novaes, sulla costa dello Ndongo; qui i portoghesi si misurarono a partire dal 1579 in conflitti di vario esito, occupandone una parte. Tentata di nuovo la conquista dal 1617, i portoghesi furono fermati dalla regina Nzinga Mbande (regno 1624-63) di Ndongo e Matamba, la quale si alleò con gli olandesi (occupanti di Luanda nel 1641-48). I portoghesi si consolidarono sulla costa e nel Benguela, concentrandosi nel traffico degli schiavi, di cui l’A. divenne uno dei maggiori esportatori nel Sei-Settecento, specie in conseguenza delle guerre civili in Congo e dell’espansione del regno di Loango e dell’impero . La tratta, vietata nel 1836, cessò solo dopo il 1850, mentre la schiavitù, abolita nel 1875, sopravviveva ancora in pieno Novecento. La presenza portoghese ebbe ragione degli Stati dell’interno solo nel tardo Ottocento. Definiti i confini con le colonie europee circostanti fra 1885 e 1905, l’A. divenne nel 1935 parte integrante del Portogallo e provincia d’oltremare nel 1951. Il regime salazarista portoghese incentivò l’immigrazione europea, mentre gli africani restarono sprovvisti di diritti, salvo un’esigua minoranza di assimilati. La guerra anticoloniale iniziò negli anni Cinquanta nelle terre congo, a opera di un movimento che diede poi origine al FNLA (Frente nacional de libertação de Angola) di H. Roberto, moderato e filoccidentale. A.A. Neto e M. de Andrade fondarono nel 1956 il MPLA (Movimento popular de libertação de Angola), radicato intorno alla capitale, Luanda. Di impostazione marxista-leninista, sosteneva l’unione fra nazionalismo e lotta di classe. Più tardi fu costituita l’UNITA (União nacional de independéncia total de Angola), di J. Savimbi, forza originariamente rivoluzionaria basata nel Centro-Sud. I tre movimenti furono subito su posizioni antagonistiche. A dispetto delle concessioni del leader portoghese M. Caetano, nel 1970, la guerra si intensificò. La Rivoluzione portoghese del 1974 aprì la strada all’indipendenza (11 novembre 1975).
Saltato l’accordo per un governo di transizione, le truppe portoghesi si ritirarono, seguite dai civili bianchi, senza un formale passaggio di consegne, mentre i tre movimenti si contendevano l’egemonia. A imporsi nella capitale fu il MPLA – grazie anche ai sostegni di URSS e Cuba – che proclamò la Repubblica popolare di A., con Neto come presidente. Truppe cubane giunsero a sostegno del nuovo governo. Il FNLA fu appoggiato dallo Zaire fino al 1978, mentre il Sudafrica intervenne subito a fianco dell’UNITA, sostenuta anche dagli USA. Il conflitto angolano fu un importante teatro della Guerra fredda. Distruzioni e perdite civili furono immense, vanificando i piani di riforma sociale. Nel 1988 un accordo tra Cuba, A. e Sudafrica stabilì il ritiro dei sudafricani, l’indipendenza della Namibia (1990) – teatro di un conflitto legato strettamente a quello dell’A. – e la partenza dei cubani (1991). Nel 1990 il regime di Luanda optò per un’apertura democratica e un’intesa con l’UNITA (1991), che tuttavia contestò la vittoria del MPLA e del presidente J.E. Dos Santos (in carica dalla morte di Neto, nel 1978) nelle elezioni del 1992 supervisionate dall’ONU. Gli scontri ripresero. Nuovi negoziati, mediati da N. Mandela, condussero alla Pace di Lusaka (1994). Tuttavia la capacità militare dell’UNITA rimase attiva, con nuovi scoppi bellici. Solo l’uccisione di Savimbi (2002) determinò la piena smobilitazione. Un accordo di autonomia ha chiuso la lotta secessionistica del distretto petrolifero di Cabinda (2006). L’A. è un grande produttore di petrolio, la redistribuzione dei cui proventi è nodo cruciale nel processo di pacificazione e democratizzazione.