Angola
Quella angolana è una delle cinematografie più politicizzate del continente africano, in sintonia con il percorso storico del Paese. L'A., in mano portoghese dal 16° sec., fu per molto tempo la tipica colonia di sfruttamento; nel 1961 vari movimenti indipendentisti (il più importante dei quali era il MPLA, Movimento Popular de Libertação de Angola) iniziarono le operazioni di guerriglia. Dopo l'indipendenza (1975) cominciò tra le diverse organizzazioni, divise da motivi etnici e politici, un'ininterrotta guerra civile, seppure intervallata da lunghi periodi di tregua.Il cinema ha rispecchiato le vicissitudini dell'opposizione anticoloniale e della guerra civile. Negli anni Sessanta, durante la guerra di liberazione, i documentari del dipartimento di informazione e propaganda del MPLA costituirono materiali preziosi di controinformazione, che anticiparono i successivi lavori dei protagonisti del cinema angolano. Il primo lungometraggio a soggetto, tratto da un'opera dello scrittore angolano L. Vieira, è stato Sambizanga (1972) di Sarah Maldoror (una francese con padre della Guadalupa); girato in Congo, racconta con grande forza espressiva, attraverso il ritratto di un caparbio personaggio femminile, la ribellione di un popolo nei confronti della dittatura portoghese di A. Salazar: per questo fu possibile proiettarlo in A. soltanto dopo la fine della dominazione coloniale.
Gli anni immediatamente successivi all'indipendenza furono i più significativi per la cinematografia angolana, dal 1977 all'inizio degli anni Ottanta garantita e sostenuta dall'Instituto Angolano do Cinema, diretto da L. Vieira. Tra i film importanti vi sono i documentari Resistencia popular en Benguela (1975) di Antonio Ole, Retrospectiva (1976) di Carlos de Sousa e Costa, i dieci episodi Presente angolano della serie Tempo mumuila (1979-1981) di Rui Duarte de Carvalho (un portoghese divenuto cittadino angolano dopo l'indipendenza) e Memoria de um dia (1982) di Orlando Fortunato de Oliveira, tra documentario e finzione, una delle opere migliori. Da ricordare inoltre i numerosi documentari realizzati in quel periodo dai fratelli Carlos, Francisco e Vitor Henriques: in particolare, rispettivamente, Asas da revolução, canhoes da libertade (1979), O golpe (1977), Revolução revolução (1980). Duarte de Carvalho è stato il primo a girare un lungometraggio di finzione di produzione locale, Nelisita (1982): un film politico e visionario, contraddistinto dall'uso del bianco e nero e basato sulla tradizione orale dei Nyaneka, una popolazione del Sud-Est del Paese.
La produzione cinematografica è poi entrata in una grave crisi: Duarte de Carvalho ha dovuto attendere il 1989 per girare (ma a Capo Verde) il suo secondo lungometraggio a soggetto, Moia, o recado das ilhas, noto anche come Le message des îles, costruito sul percorso di una donna che torna in patria alla ricerca delle proprie radici; e in seguito l'attività è stata tenuta in vita soltanto da pochi autori di cortometraggi, come Zézé Gamboa (di cui si ricorda Mopiopio, noto anche come Souffle d'Angola, 1990, una ricognizione della capitale Luanda e dei suoi gruppi musicali) e Mariano Bartolomeu (Un lugar limpio y bien iluminado, 1991; Quem fas correr Quim?, 1992). In anni più recenti, l'utilizzazione del video ha permesso all'A. di non sparire del tutto dalle mappe del cinema africano. I contesti sociali e politici, in particolare il dramma della guerra civile e dei campi minati, con il loro impatto sulla vita della popolazione, hanno costituito ancora il cuore di questi lavori: The sun still shines (in Angola) diretto nel 1995 da Bartolomeu, il reportage Dissidencia (1998) di Gamboa e, in maniera più sperimentale, Blending emotions (1999) dell'artista multimediale Fernando Alvim.